Capitolo 29
Per vincere occorre
anche la scaltrezza di Sisifo o di Ulisse
Rico l’aveva
distolta dal suo arrotolarsi nella tristezza, anche se non si sentiva certo a
posto, non aveva voglia di uscire, era una giornata che pareva di novembre,
piovigginava ed era freddo, considerando che fino ad ieri la temperatura era
stata oltre la media stagionale, ma era curiosa di sapere cosa c’entrasse il
gruccione con Rocco.
Rocco, era
passato ormai un anno dalla fine della loro storia, lui le era parso come
l’uomo del destino, aperto e solare, poi in realtà si era dimostrato strano,
misterioso e inafferrabile, spariva per lunghi periodi in cui non era possibile
rintracciarlo e se inizialmente si era mostrato interessato a lei come persona
e le diceva che nessuna donna mai lo aveva intrigato mentalmente come lei, che
il sesso era importante ma non come le affinità elettive, poi invece ogni volta
che si vedevano, per accontentarlo, finiva esclusivamente nel suo letto, Lyuba
così si era sentita come un oggetto sessuale e lo aveva lasciato e Rocco
indifferente le aveva detto, come vuoi
e non lo aveva più visto né sentito.
Ma ora Lyuba era
alle prese con cosa indossare, si era in quella stagione dove si incontravano
persone coi sandali e senza calze ed altre con gli stivali, gente col piumino e
altre a mezze maniche, alla fine decise per un paio di jeans, una delle
magliette di sua creazione, un chiodo in pelle nera legato ai fianchi e un paio
di ballerine, per ultimo passò a sistemare i capelli che quando era giù li
trovava orribili e non sapeva mai come sistemarli, alla fine li lasciò sciolti,
brutti come erano senza farci niente, spettinandoli con le dita e dandogli un
filo di lacca illuminante.
Uscì
sentendosi sciatta e insulsa e in bici andò all’appuntamento con Rico.
Dopo i
convenevoli, Lyuba rimase un poco interdetta Rico abbracciandola le aveva messo
le mani sulle reni, ebbe anche l’impressione di un palpeggio, scosse la testa e
gettò via la sensazione, si sedettero al tavolino ordinando tè speziato
all’orientale e i dolci al cioccolato e Rico iniziò una storia che pareva assurda.
“Una persona
importante, molto importante, un nuovo conoscente di Rocco, che non usa il suo
nome ma uno pseudonimo: Duga, e sei stata proprio tu che mi hai parlato del
controllo mentale e del segnale radio
militare, proveniente dall’Unione Sovietica chiamato Duga, questa è la prima
analogia col tuo gruccione”.
“Io ti ho
parlato delle onde elettromagnetiche, del controllo mentale ma del Duga mai”
“Te ne sei
già dimenticata tu lo chiami Woodpecker, in realtà il suo nome vero era Duga”.
“È vero me ne
ero dimenticata, che strana questa cosa, or ora mi hai fatto venire in mente che
Woodpeker era anche chiamata una discoteca di Milano Marittima su cui si
narravano certe cose strane. La discoteca aveva lo steso nome del segnale russo
“Woodpecker”, il quale si supponeva che emettesse frequenze in tutto il mondo
da un trasmettitore vicino Kiev. I russi avrebbero recuperato le carte di Tesla
riguardanti lo studio di queste frequenze, quando furono finalmente riportate
in Iugoslavia dopo la sua morte. Nikola
Tesla aveva rivelato nel 1901, che l’energia avrebbe potuto essere trasmessa
attraverso il terreno servendosi di onde ELF. Rico hai presente per andare a
Milano Marittima, quella cupola che sembra un’astronave aliena, là abbandonata
in un campo che sembra geometricamente inquadrato per un invito ad uno sbarco
di extraterrestri?”
“Certo che ho
presente, hai proprio poca fiducia sulla mia qualità di studioso degli alieni,
la struttura è unica nel suo genere: una collina artificiale ad anello
racchiude al suo interno un piccolo laghetto ed una struttura di passerelle che
forma alcune “isole”, su una delle quali poggia una enorme cupola in
vetroresina, non è altro che la ricostruzione di un atterraggio realmente avvenuto negli anni Cinquanta, non mi interrompere
che non ho finito, il Woodpecker era uno dei club più in voga della vita notturna tra
gli anni ‘50 e ’70, un po’ come è stato il Pineta per la nostra generazione, un
locale di prestigio, con prezzi molto alti e molti vip dello spettacolo e dello
sport. Nel 1975, guarda caso la tua data di nascita, divampò un incendio e come
fu chiuso il sistema di onde in Russia, così la discoteca chiuse
definitivamente. Il Woodpecker, forse non lo sai, nacque in un altro luogo, nel
cuore di Milano Marittima, fu spostato perché era troppo vicino agli edifici e
agli alberghi, che risentivano del rumore e del traffico causato dal locale. Fu
da subito un locale “aristocratico”, aveva i prezzi altissimi ma le persone
accorrevano da tutta Italia, non aveva la struttura aliena che fu poi adottata quando il locale si spostò in periferia,
ma il terrazzo superiore ebbe per un certo periodo un locale chiamato Pepper,
nome che è legato a personaggi connessi alla magia, all’horror e agli alieni
senza contare il famoso disco dei Beatles Sgt.
Pepper’s, la cui copertina può essere letta in svariati modi e livelli a
cominciare da quello dell’esoterismo e del complotto mondiale, sulla copertina
appare Aleister Crowley, esoterista e scrittore, una figura oscura e inquietante e appaiono indizi e
messaggi che rimandano alla leggenda della morte del vero McCartney che sarebbe avvenuta nel 1966 in un incidente
stradale e adesso stai attenta…”
“No, non sto
attenta, stai dicendo un mucchio di razzate, pepper è il termine inglese per il
pepe, nome che sta assai bene per una discoteca in quanto è sinonimo di brioso
e frizzante. Oppure con riferimento alla santoreggia che è chiamata anche erba
pepe o erba dei satiri, in quanto ritenuta altamente afrodisiaca ed è un dato
di fatto che in discoteca non si va solo a ballare e a pomiciare. Sai Rico, con
questa storia mi hai fatto ricordare un fatto che capitò a mia madre negli Anni
Settanta in discoteca. Stava pomiciando e ballando un lento con un ragazzo, si
accesero le luci, coi cosiddetti balli della mattonella le luci si spegnevano
per creare l’atmosfera giusta per limonare, accanto a lei un ragazzo lanciò un
urlo mentre dall’inguine fuoriusciva del sangue: il ragazzo che stava facendo
sesso, con una tipa appena conosciuta, all’accensione delle luci si era tirato
su velocemente la lampo dei jeans e il suo
gioiello era rimasto incastrato e sanguinolento… arrivò l’ambulanza e lo
portarono in ospedale”.
“Fai pure la
spiritosa, non solo pepper è esoterico e legato alla teoria del complotto ma
anche pepe, hai presente Pepe the frog, Pepe la rana? La rana, tu lo sai benissimo
è una delle divinità primordiali egiziane con simbolo di continuità e di
resurrezione. Pepe è una rana umanoide, un fumetto diventato virale in
Internet, pensi che sia solo un caso che Pepe the Frog, sia diventato una
specie di simbolo per la destra estrema, associato a Hitler o anche a Donald
Trump? Per me è chiaro il complotto ha cambiato vertice, sta andando verso la
destra conservatrice”.
“Rico sei
veramente peso, è lampante che se
Trump è associato alla rana è per via del connubio salto/colpo di vento. Se fai un salto generi
movimento e vento e i capelli si muovono e mi pare inevitabile che la chioma di
Trump quando è mossa dall’aria generi qualcosa di spaventoso, staccandosi come
una specie di tappeto volante e mandando alle ortiche, tutto il complicato lavoro
del parrucchiere che ha raccolto le cime dei capelli che crescono attorno alla
pelata riunendole al centro e poi sparpagliate e solidificate con dello
spray/colla hihihihihi.
“Hahaha, continua a fare la spiritosa,
fra poco smetterai di ridere, stai bene attenta ora ti dirò dove è nato
inizialmente il Woodpecker: negli anni Cinquanta apre un locale in centro a
Milano Marittima, alla Terza Traversa, hai capito bene? Alla Terza Traversa e
sai quale era il nome esatto del segnale russo? Duga-3, le coincidenze sono
troppe, tenuto il conto che dopo quarant’anni il Woodpecker sta per essere
ristrutturato e riqualificato, te ne rendi conto? Il riferimento ai
quarant’anni, numero legato alle Pleiadi e perciò anche alla costellazione del
Toro è connesso a una configurazione particolare celeste che prevedeva un
evento eccezionale terrestre, poi salta fuori questa persona il cui nick name è
Duga, ti renderai conto Lyuba che le tue ricerche hanno un senso e che devi
assolutamente continuarle, no non mi interrompere”.
“Volevo solo
chiederti che cosa sta cercando questo fantomatico Duga, perché sono d’accordo
con te, il gruccione mi sta indirizzando in una cerca che qualcun altro sta
effettuando perché bene informato, qualcuno facente parte dell’esclusivo club della
lista delle persone più ricche e quindi anche più importanti del mondo,
qualcuno che sta ben lontano dalla ribalta, perché come dici tu l’anonimato è
la garanzia di poter agire liberamente”.
“Te lo stavo
appunto dicendo, questo Duga, sta ricercando una pianta estinta, che secondo
lui fu donata agli antichi egizi dai pleiadiani. Secondo la leggenda, la pianta
era stata un dono del dio Apollo alla ninfa Cirene, che dimorava in Libia e
solo nella città di Cirene tale pianta era possibile coltivarla. La teoria
degli antichi astronauti, non è così sballata come credi tu, ci fu un tempo in
cui genti che vennero dal cielo visitarono i
popoli primitivi della terra, portando a loro conoscenza e tecnologie
impensabili, furono chiamati dèi. Apollo come sai trascinava il carro del sole
e del fuoco, altre macchine di fuoco appaiono nella Bibbia, come il carro di
Elia o di Ezechiele. La Bibbia e la mitologia raccontano di astronavi con genti
venute dal cielo: i pleiadiani sono simili a noi, ma più angelici e hanno caratteristiche
apollinee, molto diversi dai rettiliani che somigliano caratterialmente di più
a Dioniso, il suo opposto. La pianta chiamata silfio, fu donata da un
pleiadiano, anticamente sceso in Egitto, ad una principessa libica che fondò la
città di Cirene e per secoli portò enormi benefici ai suoi abitanti, tanto che
il suo commercio era un compito reale e tanto da ipotizzare che il mitico giardino
delle Esperidi si trovasse nella cirenaica e che l’albero con le mele d’oro non
fosse altro che il silfio. Nell’antichità si diceva silfio per indicare la
ricchezza estrema e si riteneva che la più grande prosperità della terra fosse
costituita dal possesso di tale pianta. La cosa più strana è che questo silfio
produceva una specie di gomma che era chiamata laser, di cui non si conosce
l’uso, laser fa pensare subito agli alieni”.
“Sì, hai
ragione Rico, i casi sono due, un tempo antico sono atterrati degli alieni
oppure è esistita una civiltà assai progredita scomparsa come lo sono stati i
dinosauri, in entrambi i casi è rimasto qualcosa tramite i miti. Strano, molto
strano è ciò che mi dici sulla pianta del silfio, me ne ha parlato il
bibliotecario, e che adesso salti fuori un tale che lo sta ricercando in ogni
dove è ben inconsueto, inoltre Apollo, se un pleidiano non so, ma un mito su di
lui racconta che in Etiopia, ma forse si intendeva la Libia chissà, difficile
riconoscere i confini di un tempo così lontano, gli abitanti avevano la pelle
bianca e i loro sovrani, pensa un po’, erano Merope e Climene. Merope, ritorna
il gruccione. Climene invece era una figlia di Teti, e tanto per chiarire che è
una leggenda molto, molto antica non era la Teti, ninfa del mare, madre di
Achille, era una sua antenata che faceva parte dei Titani e dei Giganti,
“razze” già estinte nella mitologia. Dunque, un giorno accadde che Apollo,
durante la sua quotidiana traversata del cielo col carro del sole, vide e si
innamorò della regina Climene, fu così che Climene cornificò Merope e nacquero
le Eliadi, sorelle di Fetonte; erano sette e fra di loro una si chiamava Merope.
Le Eliadi si confondono con le Pleiadi, che erano sette pure queste, fra di
loro vi era un’altra Merope di cui era innamorato Orione, che faceva il
cascamorto anche con le altre sorelle, così Zeus trasformò le Pleiadi in stelle
e pose accanto a loro il cacciatore Orione con i suoi due cani da caccia, Cane
Maggiore e Cane Minore, che combatte in eterno contro il Toro, inseguendo le
Pleiadi… un casino del genere certo è difficile da decifrare”.
“Lyuba,
conosco anch’io questo mito, Merope era chiamata la “Pleiade persa”, perché era
poco visibile agli astronomi in quanto si narra che stava nascosta, perché si
vergognava, avendo sposato Sisifo uno scaltro e truffaldino mortale”.
“Ricapitoliamo
un po’, un tale soprannominato Duga, che evoca col nome il controllo mentale;
persona molto importante che conosce sicuramente ciò che cela il mito. Cerca il
silfio, una pianta miracolosa perduta, coltivata un tempo molto antico a Cirene
e donata, secondo te, dai pleiadiani. Pianta che produce anche una gomma
chiamata laser, termine futuristico che rimanda anche alle Eliadi, in quanto,
secondo la mitologia, quando Fetonte, figlio di Apollo, fu ucciso, le Eliadi,
sue sorelle, furono tramutate in pioppi e le loro lacrime divennero perle
d’ambra: l’elektron! Pensa Rico, che
tutto combacia perché io ho iniziato a indagare sull’elettricità e il
magnetismo e l’elettricità prende il
nome dal termine greco che indica l’ambra, fu Talete di Mileto, nel 600 a.C.
che scoprì che l’ambra presentava la proprietà di elettrizzarsi per strofinio e
l’ambra che non è altro che la resina o la gomma degli alberi. Si presume che
la gomma/resina del silfio doveva essere veramente preziosa e speciale. Perché questo
Duga la cerca ora? Perché il gruccione/Merope mi ha inviato ora il messaggio?
La pleiade persa può sottintendere il silfio perduto? Eliadi e Pleiadi sono
sette possono avere a che fare con una congiunzione astrale e un luogo geografico?
E tal unto/designato/eroe e molto furbo ovvero il Sisifo mortale sposo della
pleiade Merope può essere paragonato a questo Duga? Le domande sono tante cosa
mi rispondi?”
“Rocco mi ha
detto che non sa niente, tranne che Duga sta cercando nella zona del Delta del
Po, che è l’antico e mitologico luogo della caduta di Fetonte e del pianto
delle Eliadi. Inoltre una serie
di congiunzioni planetarie astrali molto rare in un determinato punto della
precessione degli equinozi, un evento che si ha una volta ogni mille anni circa,
presuppone un ritorno dei pleiadiani o comunque un qualcosa che farà ritrovare
il silfio. Con questa pianta Duga salverà il mondo perché diventerà così
potente da imporre finalmente una giustizia uguale per tutti, ho subito pensato
a te, secondo me la ricerca tua è la medesima di Duga, ma stai tranquilla non
ho detto nulla a Rocco del tuo gruccione e della tua cerca”.
“Bè mi sa che
abbiamo parlato abbastanza, certo è che mi hai ridato lo stimolo per riprendere
gli studi, mi manca poco, devo solo esplorare sul tema del silfio e su cosa lo
lega agli zingari, in effetti ho sempre pensato, diversamente da molti studiosi,
che gli zingari avessero dei legami con i berberi della cirenaica e di tutta la
costa del Nord Africa. Mi raccomando non dire nulla se incontri Rocco e ora dimmi
qualcos’altro su questo Duga.”
“Rocco me
l’ha presentato qualche mese fa, ogni tanto viene alle conferenze dell’Associazione,
Gli ufo sono tra noi, è una persona
piacevole, ritiene che molti fenomeni apparentemente distanti dal mondo
ufologico, siano in realtà ad esso interconnessi, così si interessa all’arte in
generale e poi ai miti e in genere a tutto il paranormale, il religioso e il
medianico, è convinto di essere stato contattato dai pleiadiani, da quello che
ci ha raccontato è molto, ma molto probabile. Differentemente dall’aspetto di
commesso viaggiatore, è una persona altolocata, amministratore delegato di una
banca molto nota in città, è per questo che usa un soprannome, lo sai che non è
così insolito nella nostra Associazione il farlo. È misterioso e poco loquace
sulla sua vita, in quanto sarebbe seriamente danneggiato, nella sua carriera
bancaria, se si spargesse la voce che lui è un ufologo convinto di essere in
contatto coi pleiadiani, lo sai come sono chiacchieroni i ravennati.”
“Un altro
taroccato come te, sto scherzando, io non ci credo ma ognuno è libero di
pensare come vuole, ma perché ha scelto come nome Duga? Te lo ha detto?”.
“Si è scelto
come soprannome Duga, proprio per la gigantesca antenna che doveva interferire
con le comunicazioni, in realtà un contatto con gli alieni nordici, che come
sai si stanno impegnando in una invisibile guerra cosmica contro gli alieni
rettiliani, se sta dalla parte dei pleiadiani, è dalla parte di Apollo, di
Cristo, del Buddha e di tutti i Santi, è dalla parte della luce. Stai
tranquilla. Ma per vincere occorre anche la scaltrezza di Sisifo o di Ulisse e
questo Duga se vuole la giustizia nel mondo deve essere più furbo degli altri,
senza astuzia, non arriverà a nulla”.
Si
salutarono, con il bacio guancia a guancia ma Lyuba ebbe l’impressione che Rico
le volesse baciare la bocca. Si avviò per andare a casa, pedalando veloce con la
sua bici, pensando che aveva amato tanto Rocco, con lui poteva parlare
liberamente di tutto, ok anche con Rico parlava di tutte le corbellerie, ma con
Rico era amicizia e basta, con Rocco era stata passione, era stata così felice
ma poi nell’opposto piatto della bilancia aveva pagato con altrettanto dolore.
Frenò la
bici, il cellulare stava suonando:
“Pronto,
Rico, che è successo?”
“Non andare a
perlustrare la Via degli Zingari da sola, non ti infilare in uno dei sentieri
della pineta da sola, ti accompagno io, sto fuori un mese per lavoro,
aspettami”.
“Sono una donna non sono una santa. Non
tentarmi non sono una santa. Non mi portare nel bosco di sera. Ho paura nel
bosco di sera”.
“Lo sai
Lyuba, sei stonata”.