sabato 29 settembre 2012

OH COME AMO LE FAVOLE E VOI?




In  letteratura per bambini Mamma oca è un'oca umanizzata che nelle vesti di un'anziana signora racconta delle favole.
Non è chiaro a quale autore specifico debba essere attribuita l'invenzione del personaggio ciò non toglie che sia diventata famosa per una celebre raccolta di fiabe sotto al titolo "I racconti di Mamma Oca"  di Charles Perrault in cui compaiono le più belle e famose fiabe che hanno fatto fantasticare tutti i bambini del mondo.
La bella Addormentata, Cenerentola, Il Gatto con gli stivali, Capuccetto rosso, ho sempre preferito lo stile dolce e fantastico di Perrault a quello più freddo e triste dei fratelli Grimm.
Il nome di Mamma Oca è anche usato per filastrocche di vario genere ma per me rimane indissolubilmente legato a Charles Perrault e alle favole indimenticabili.
Una curiosità su di me...ho letto le favole sino ai 25 anni, mai stanca di leggerle, le ho interpretate in disegni, ancora mi piacciono, e forse ho rovinato mio figlio allevandolo come un principe delle fiabe, la sera per farlo dormire modificavo le favole per lui, così terminavano che il principe azzurro, il salvatore era lui.

Il compositore franceseMaurice Ravel scrisse un'opera intitolata Ma Mere l' Oye, una suite per pianoforte da cui in seguito fu tratto un balletto.
Nel video che vi presento,  vi è un' animazione,  di Tom Scott, che io considero una vera opera d'arte, se volete, troverete su You Tube altri quattro video con la stessa animazione...meravigliosa.

mercoledì 26 settembre 2012

SENZA FINE

SENZA FINE
Senza fine mi dicevi
sul finire io replicavo
ma in fondo
dei due
ero io quella che più credeva.
Senza fine può essere un bacio
uno sguardo
ed anche un orgasmo
ero io quella che più credeva
per il semplice fatto
di avere una paura blù
di tutto ciò che finisce
ero io quella che più credeva
e perciò mai avrei iniziato una storia con te
senza inizio è senza fine.
Ma tu mi hai detto, vieni con me
senza fine mi dicevi
ed io sapendo che è sul finire
sono venuta lo stesso.


                 Paola Tassinari in arte Teoderica

domenica 23 settembre 2012

POPULOS o PIOPPO


L'albero simboleggia in generale il cosmo vivente, la rigenerazione ciclica della natura, l'ascensione verso il cielo e lo sprofondamento nella terra, unisce in sè tutti gli elementi e i diversi livelli del cosmo, produce il fuoco e la cenere, nella tradizione cristiana è albero della Vita e albero della Scienza del Bene e del Male, nella mitologia greca l'albero nel giardino delle Esperidi porta le mele d'oro dell'immortalità. Nelle regioni scandinave l’albero è mitico, asse e supporto del mondo. Durante la rivoluzione francese per festeggiare l'abolizione della tirannide e il ritorno della libertà i repubblicani piantano l'"Albero della libertà"; succede a Parigi la prima volta nel 1790, poi un po' dappertutto. Molto probabilmente l' albero della Libertà era un Pioppo ricordiamo che il nome scientifico del Pioppo è Populos, la pianta del popolo. Rimane il fatto che sulla pianta viene posta la scritta "Tremate o tiranni, tremate o perfidi, alla vista della sacra immagine della libertà!"




video di Teoderica

giovedì 20 settembre 2012

TUFFIAMOCI NELLA VITA


L'oca





Un'oca
vestita da cuoca
per gioco
accese il fuoco
sotto una pentolata
d'acqua salata.
Ci mise un pizzico
di basilico,
un aglio
(per sbaglio),
mescolò lentamente
col mestolo lucente,
aggiunse un po' di menta,
e quando fu contenta
si tolse il vestito da cuoca,
lo appese a un chiodo,
quell'oca,
e si tuffò nel brodo.

ROBERTO PIUMINI




immagini di Teoderica

lunedì 17 settembre 2012

CALENDULA MON AMOUR



La Calendula è conosciuta anche con il nome di Fiorrancio e costituisce una pianta erbacea annuale o perenne con foglie verdi e fiori gialli o arancioni. Il nome scientifico della suddetta pianta è Calendula officinalis.

La calendula è un fiore povero, si trova un po' daperttutto e può essere coltivata anche in terreni aridi , non necessita di fertilizzante ed ha una fioritura abbondante e luminosa .

La calendula va seminata in marzo e vi regalerà una miriade di rosette gialle e arancioni. ( poi raccogliete i semi in un sacchettino di carta e il prossimo anno li seminerete, come vedete è un fiore generoso e di poca spesa)

Un fiore di vita, ma anche di morte, questo nascere e morire , perchè di sera la calendula chiude lo sfarzo delle sue corolle, proviene forse da una leggenda.

Adone, quando la madre venne trasformata in albero fu adottato da Afrodite. Questa però, turbata dalla sua bellezza, lo chiuse in una cassa affidandolo a Proserpina, la signora degli Inferi che, anch’essa colpita dall’avvenenza del giovane, non glielo volle più restituire.
Zeus tentò di porre fine al contrasto : Adone doveva passare parte dell’anno con Afrodite nel mondo dei vivi e parte con Proserpina in quello dei morti. Il passaggio tra i due mondi era segnato da una ferita di cinghiale , dal cui sangue che bagnava la terra crebbe questo fiore.

Una versione un po’ diversa della storia, narra che la calendula nacque dalle lacrime che ogni anno Afrodite versava nel veder ‘morire’ Adone trafitto dal cinghiale. Da queste lacrime nasceva il fiore, destinato a consolarla per tutto il tempo che Adone sarebbe stato lontano: perciò nel linguaggio delle piante la calendula significa ‘consolazione’
E per finire vi dico che è anche una pianta officinale con proprietà antinfiammatorie, antiscettiche ed emollienti, si ricava anche un vino per mantenere la cavità orale in ottimo stato.
In cucina si usa, foglie e fiori, per insalate e minestre, i boccioli si possono conservare sotto sale e poi usati al posto dello zafferano, mentre i fiori possono essere conservati nel congelatore ed utilizzati per decorare i dolci.
Questo è il mondo meraviglioso di un piccolo ed umile fiore.



immagine di Teoderica

venerdì 14 settembre 2012

VOGLIAMOCI BENE DA VIVI NON DA MORTI


A VACANZA CONCLUSA

A vacanza conclusa dal treno vedere

chi ancora sulla spiaggia gioca si bagna

la loro vacanza non è ancora finita:

sarà così sarà così lasciare la vita?

PS.: Siamo poeti

vogliateci bene da vivi di più

da morti di meno

che tanto non lo sapremo


Vivian Lamarque

martedì 11 settembre 2012

UN PO' VERGINE UN PO' LILITH


Volpe, assurda signora della terra
senza tentacoli né prede
con il solo fogliame della bugia
madre che non hai mai dormito
sapresti darmi la vellutata immagine
di una donna che non è mai sazia di vento
e che corre da un posto all'altro
come se avesse un vicolo nel cuore.


ALDA MERINI dalla raccolta LA VOLPE E IL SIPARIO


La postfazione della raccolta di poesie " La volpe e il sipario" recita così:
"Intanto il titolo, La volpe e il sipario, che ci afferra alla gola e ci trasporta sulla scena della vita intesa come teatro perenne: in mezzo lei, l'attrice, vittima e carnefice allo stesso tempo. Non è forse la volpe l'animale che, dietro l'apparente esilità delle forme, nasconde insospettabile forza e ferocia?"
.
Se ci pensate, citiamo sempre la volpe al femminile, Alda Merini ce la presenta come una Dea Madre della Terra, come la femminilità stessa così vellutata esile e morbida e allo stesso tempo irrequieta e senza soste, un po' Vergine un po' Lilith.



immagine : Volpe nera di Teoderica

sabato 8 settembre 2012

FESTA DEL FALO'


Fra le tradizioni più sentite a Rocca San Casciano vi è la Festa del Falò, che si richiama alle antiche usanze celtiche di accendere fuochi nelle campagne per salutare la fine dell’inverno e l’arrivo della primavera, detti anche fogarène o lom a merz.Dal 1700 l' usanza si ricollegò a San Giuseppe e alla "focarina". A Rocca sono famosi i fuochi di San Giuseppe o falò dei rioni Borgo ( falò a forma bombata come i pagliai che si facevano in Romagna) e Mercato( falò a forma conica come i pagliai della Toscana), che gareggiano sulle rive del fiume la sera dell’ultimo sabato di marzo. Ai fuochi iniziali si sono aggiunti i fuochi d’artificio e i carri allegorici. Tre mesi prima della festa, iniziano i lavori per preparare i grandi pagliai di “spini”( ginestre e aghi di pino). Fuochi sul fiume, allegoria della primavera, addio all’inverno, invocazione di buona annata per i raccolti nei campi, propiziatrice di buona sorte, si narra che a Rocca San Casciano, fin dal secolo XII venivano accesi falò lungo le rive del fiume Montone, a seguito delle inondazioni assai frequenti in quell’epoca, allo scopo di placare le acque. Vincerà il falò più bello e che durerà più a lungo sulle rive contrapposte del fiume Montone, in fantasmagorica sfida di fuoco e di luci sull’acqua. La Festa dei Falò poi continua in Piazza per tutta la notte, tra carri allegorici, stand gastronomici, musica ed allegria: una “canta”, cioè una canzone, accompagna ironicamente il borgo che ha perso: “Chi ha la rabbia al cuore / si metta al tavolino / con un bicchier di vino / la rabbia passerà”. L’accensione dei falò è seguita da un lungo spettacolo pirotecnico; mentre le fiamme calano di intensità iniziano le sfilate dei carri. La Festa del Falò attira migliaia di persone da tutta Italia.



immagine: Falò di Teoderica

mercoledì 5 settembre 2012

CORALLO MON AMOUR

Si pensa che la parola corallo derivi dal greco koraillon, cioè "scheletro duro."

Secondo Ovidio il corallo rosso nacque dal sangue di Medusa , quando Perseo la decapitò. Le Gorgoni avevano la capacità di pietrificare con lo sguardo, e il sangue di Medusa, al contatto con la schiuma creata dalle onde, pietrificò alcune alghe che col sangue divennero rosse.

Il corallo rosso è l'unica specie del genere che vive nel Mediterraneo , ma è diffuso anche nell'Atlantico’ , vive di solito fino a 200 metri di profondità in luoghi poco illuminati e con scarsa vegetazione.Ha bisogno di condizioni di vita particolari: salinità dell'acqua costante (che deve essere compresa tra il 28% ed il 40‰, in relazione al luogo ed al tipo di corallo), ridotto movimento dell’acqua e scarsa illuminazione . Il tasso di sedimenti in sospensione nell'acqua, se troppo elevato, ne limita la sopravvivenza, inoltre cresce solo di pochi centimetri all' anno e la sua riproduzione deve avvenire in modo sincronizzato: i gameti, lanciati a caso fra corallo e corallo si devono incontrare . La riproduzione può essere anche asessuata.Si nutre di plancton e di sostanze organiche sospese, catturate dai tentacoli dei polipi.lIl corallo rosso viene pescato e commercializzato principalmente per la creazione di gioielli ed opere d'arte.
La raffigurazione nelle opere d' arte è innumerevole, al collo di dame per raffigurare la loro regalità, o al collo di Gesù Bambino come amuleto, è raffigurato nelle tele dei pittori più famosi.

Il corallo riassume in sé gli aspetti simbolici dell' albero, infatti è solido e ramificato come l' albero.

Il corallo è anche simbolo dell' acqua,quale sorgente della Vita per tutte le creature e come origine del Mondo a causa della sua provenienza dalle profondità del mare , inoltre per il suo colore rosso è collegato al simbolismo del sangue e quindi alla vita e alla generazione.Grazie alla sua forma, al suo colore e alla sua misteriosa capacità di indurirsi al contatto con l’aria, il corallo nell’Antica Roma aveva assunto qualità curative.

Era infatti consuetudine far indossare ai neonati dei pendenti formati da rametti di Corallo e somministrare come medicinale la polvere da essi ricavata per la prevenzione e la cura delle crisi epilettiche, degli incubi e dei dolori della dentizione.

Il significato del Corallo come amuleto specifico dell’infanzia venne conservato anche durante il Medioevo e il Rinascimento ed oltre.
In Romagna, sino a pochi anni fa, era consuetudine regalare ai neonati, monili con palline di corallo, considerati prottettivi e beneauguranti.





domenica 2 settembre 2012

UN MUSEO GIOIELLO








Verrucchio è un ameno paese di collina in provincia di Rimini, ai confini con S.Marino, che è vicinissimo e un po' gli somiglia, con tanto di Rocca e stradine ripide. Uscendo dalla Rocca Malatestiana e scendendo per la via S. Andrea, si raggiunge, attraverso una contrada dalla antica struttura, la via che, percorsa per un breve tratto, conduce alla chiesa di S. Agostino. Risalente al XIV secolo ha subito numerose trasformazioni; di quella barocca restano i segni più evidenti.
Qui si trova il Museo Civico Archeologico inaugurato nel 1985.

Il museo conserva reperti assolutamente unici per raffinatezza e gradi di conservazione, riemersi dalle necropoli verucchiesi di epoca villanoviana-etrusca (IX al XVII secolo a.C.)

Nelle sale allestite su tre piani sono visibili i reperti provenienti dagli scavi locali, le armi dei guerrieri, il vasellame rituale, i resti dei carri in legno parzialmente combustibili sulle pire, i favolosi gioielli in oro e in ambra, gli strumenti di filatura delle donne e, soprattutto, straordinariamente conservati grazie alla particolare conformazione chimico-fisica del terreno di Verucchio, i mobili in legno che arredavano le tombe “ a camera” di tipo etrusco, come il celeberrimo trono intagliato dalla tomba “Lippi 89” e gli ampi lacerti di abiti in lana dei quali sono ancora visibili i colori.

Lascio parlare le immagini in cui vedete la bellezza del luogo espositivo e la preziosità degli oggetti esposti.