sabato 24 novembre 2018

JOAN MIRO'


Pittore, scultore e ceramista, Joan Miró ( 1893/ 1983) è stato un pittore, scultore e ceramista spagnolo. Inizialmente studia economia, poi si rivolge all’arte, si trasferisce a Parigi, dove conosce i dadaisti e l’altro grande spagnolo Pablo Picasso da cui trae ispirazione. Tornerà a Barcellona la città natia, ma allo scoppio della Guerra Civile Spagnola fugge a Parigi, la quale successivamente viene invasa dalle truppe naziste, così Miró  torna in Spagna, fra la Catalogna e l’isola di Maiorca dove muore nel 1983. Esponente di spicco del Surrealismo, la realtà per lui è un punto di partenza che si sgretola completamente in forme oniriche e irreali. Miró usa ogni tipo di materiale come base per i suoi lavori: tele, cartoni, masonite, pezzi di ferro: tutto ha dignità per divenire opera d’arte. I suoi colori sono accesi, sono colori primari, il giallo, il rosso, il blu, ma ama tanto anche il nero. I suoi soggetti sono pochi, la donna, l’uccello, il sole, la luna, il paesaggio, il personaggio. La sua creatività è eclettica non si esprime solo attraverso la tecnica del dipinto ma anche per mezzo di collage, sculture, monumenti, litografie, ceramiche, scenografie, assemblaggi, arazzi ecc. Mirò aveva l’abitudine di lavorare contemporaneamente su più opere, “Il mio studio è come un orto ed io sono il giardiniere” diceva, non amava l’arte classica diceva di voler assassinare la pittura. Proprio per questa sua caratteristica presento nell’immagine una mia foto, in cui l’opera astratta di Mirò si riflette in uno specchio assieme all’affresco antico del soffitto di Palazzo Albergati a Bologna.

domenica 18 novembre 2018

PAUL DELVAUX


Paul Delvaux (1897/1994) è stato un pittore belga surrealista, nacque vicino a Liegi nel 1897. Di condizioni agiate ebbe una buona educazione studiando musica greco e latino, questi ultimi studi lo influenzarono sui suoi soggetti pittorici preferiti, ovvero le scene mitologiche. Studiò pittura e architettura all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, iniziando poi ad esporre tele parzialmente influenzate dall’Impressionismo e dall’espressionismo. Successivamente ispirato da Giorgio de Chirico e da Renè Magritte e dal movimento del Surrealismo, a cui aderì, cambiò radicalmente stile. In realtà Delvaux non si considerò mai come un vero surrealista in quanto si riteneva un pittore classico, un classicismo attraverso riportare la vita moderna dei suoi giorni in maniera criptica e velata di arcano. Nelle sue tele domina un inquietante nudo femminile, carico di erotismo sfinito e finito, talvolta li presenta come scheletri, quasi una trasposizione delle danze macabre dei castelli medioevali. Eseguì anche dei murales, nonché molte interessanti acqueforti. Nel 1965 fu nominato direttore dell’Accademia Reale di Belle Arti del Belgio. Morì a Furnes il 20 luglio 1994. Aspettando la liberazione (Scheletri in ufficio) tela del 1944, che potete vedere nell’immagine, gli impiegati, non sono uomini in attività sono scheletri, sono già dei morti e il titolo gioca su due aspetti, la liberazione dall’orario di lavoro e dalla vita assai breve che abbiamo, in quanto appena nasciamo abbiamo già la spada della morte sulla nostra testa. Una rivisitazione in chiave moderna della danza macabra un tema iconografico tardomedievale, un memento mori (ricordati che devi morire) che esprime una visione  esasperata della morte. Delvaux insiste su questo tema portandoci o ad essere troppo allegri e spensierati  addirittura menefreghisti o all’opposto tristi e depressi quasi pensando al suicidio… meglio pensare che se c’è vita non c’è morte e viceversa.    

lunedì 12 novembre 2018

RENE' MAGRITTE 3

René Magritte (1898-1967) fu un pittore surrealista, una specie di mago illusionista. Le sue tele stupiscono allo stesso modo in cui un prestigiatore tira fuori un coniglio dal cappello. Magritte inserisce oggetti ordinari in contesti inaspettati, le sue tele ci lasciano con una percezione della realtà misterica e magica, sconvolge senza trasgredire, la sua immaginazione è fredda in quanto si inserisce in maniera statica e immobile. In tutti i suoi dipinti sembra di ascoltare il silenzio. Non fu apprezzato molto in vita, giunse al successo pochi anni prima di morire. La fama di Magritte si diffuse negli anni ‘60, le sue opere vennero riprodotte sulle copertine dei dischi e dei fumetti, anche pochi anni fa su Dylan Dog apparvero i suoi omini in bombetta che piovono dal cielo. Le chateau des Pyrénées (Il castello dei Pirenei) è un olio su tela di Renè Magritte realizzato e tutt’oggi esposto all’Israel Museum di Gerusalemme. Il dipinto per qualcuno è ispirato ad un racconto di Edgar Allan Poe, per altri all’isola volante di Laputa apparsa ne I viaggi di Gulliver. L’enorme masso di pietra appare pesante e allo stesso tempo quasi sospeso nel suo volo su un mare in tempesta. Il castello minuscolo, appare ben installato sulla grande roccia, che fluttua quasi senza peso. Il castello dei Pirenei pare allora, come il rifugio pietrificato e pesante del nostro vissuto, che trasvola su quel mare tempestoso, librandosi in un cielo nuvoloso, quasi un invito a vivere la nostra quotidianità, anche se pesante, anche se tumultuosa con un pizzico di leggerezza. 

mercoledì 7 novembre 2018

RENE' MAGRITTE 2


La vita di Magritte fu normale come quella dei tanti omini borghesi e seriosi in giacca e bombetta scuri, che dipinse tante volte. Eppure appena quattordicenne, la sua vita fu stravolta da un doloroso evento, la madre si suicidò buttandosi e annegando in un fiume. Fu ritrovata con la testa avvolta nella camicia da notte. Un  evento che il giovane Magritte non dimenticherà facilmente, dipingendo in alcuni suoi dipinti dei volti coperti e avvoltolati da teli. Anche se Magritte negò sempre il legame tra i suoi volti rappresentati velati e la morte della madre. Il titolo di questo dipinto, che vedete nell’immagine è Les Amants (Gli Amanti), è del 1928, un olio su tela. Esistono due quadri uguali realizzati dallo stesso Magritte ed esposti in due musei diversi, la National Gallery of Australia e il Moma di New York.  Il telo che copre i volti dei due amanti, se da una parte può essere collegato alla morte della madre, il titolo del quadro però fa pensare a due amanti che non comunicano fra di loro e neppure si vedono. Magritte rappresenta due individui molto borghesi, lui in giacca e cravatta, lei in abitino senza maniche rosso, con alle spalle un cielo tempestoso, con il volto coperto, anonimi, senza identità. Se dai critici è visto come un sentore di morte e di alienazione fra i due amanti, all’opposto si può pensare al detto che l’amore è cieco, quindi i due amanti non si amano per ciò che sono ma per un sentimento che nasce da qualcosa di sconosciuto e profondo.



giovedì 1 novembre 2018

RENE' MAGRITTE 1


René François Ghislain Magritte (Lessines21 novembre 1898 – Bruxelles15 agosto 1967) è stato un pittore surrealista belga. Magritte, detto anche le saboteur tranquille per i suoi lavori che presentano scene reali tranquille e asettiche cambiandone però i parametri, decontestualizzando gli oggetti dipinti,  così può presentare una semplice pipa iperrealista scrivendoci sopra questa non è una pipa oppure un paio di scarpe che al posto della parte davanti presenta delle dita oppure un masso pesantissimo che vola. Magritte vela di mistero il reale, il normale, insinuando dubbi attraverso la realtà. I suoi lavori fantastici, immaginari ed enigmatici lo avvicinano agli artisti della Metafisica come Giorgio de Chirico. La vita di Magritte, al contrario di altri surrealisti e dadaisti non è trasgressiva, nel 1916 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles più tardi si sposa con la compagna di sempre. Lavora come grafico, cambiando vita quando incontra le opere di de Chirico. Conosce il teorico dei surrealisti, Breton, aderisce al movimento ma viene stroncato dalla critica. Successivamente sempre con la moglie va a Parigi, ma la galleria La Cantaure di Bruxelles  per cui lavorava a tempo pieno  chiude e Magritte torna in Belgio e riprende il lavoro di grafico. Per sfuggire ai nazisti ritorna in Francia, questa volta al Sud, a Carcassonne. Magritte raggiunge il successo solo negli anni Sessanta, dopo pochi anni muore. Nel 1953 esegue Golconda che raffigura una serie di uomini in bombetta  che cadono dal cielo, come se si trattasse di pioggia. Così Magritte descrive la tela:   “C’è una multitudine di uomini, di uomini diversi. Ma poiché una multitudine non fa pensare a un individuo, tutti gli uomini sono vestiti allo stesso modo… “Golconde” era una ricca città indiana, una specie di miracolo. Io ritengo che sia un miracolo poter camminare attraverso il cielo sulla terra”.