sabato 28 settembre 2013

CHE SENSO HA MORIRE IN CORSIA

Stavo cercando un romanzo d'amore, ai tempi ero una sedicenne "schiava d'amore" lessi un titolo: "Il maestro e Margherita" e pensai, sicuramente una dolce storia d'amore, invece mi imbattei  in un intreccio di fantasia, satira e tanto divertimento, quanto risi, solo un altro libro mi ha rallegrato così ed è il Don Chisciotte. Il Maestro e Margherita  è un romanzo scritto da Michail Bulgakov nel 1940, ma pubblicato solo nel 1966, quando la Russia si avviava a destalinizzazione.
Pensate che ancora oggi nell'ex Russia si "tirano" l'un l'altro la mummia di Stalin, c'è chi vuole sbarazzarsene e chi come Putin  dice:"altolà Stalin non si tocca".
Nel 1961 Stalin sloggiò dal mausoleo che divideva con Lenin, perchè una stimata donna bolscevica disse di aver sognato Lenin che le diceva di non voler dividere il catafalco con Stalin, quest'ultimo fu traslato appena dietro al mausoleo.
Questo fatto è  divertente, pensare agli eruditi comunisti che si affidano ad un sogno superstizioso.     
La storia di Bulgakov comincia con l’introduzione di due personaggi: Berlioz e Ivan.
I due sono intenti in una conversazione ai giardini, nel centro di Mosca. La loro conversazione è interrotta da un uomo vestito in modo strano, Woland ovvero Satana in persona, che farnetica cose strane, racconta ai due uomini che Gesù è esistito realmente e che lui era presente quando è stato condannato, inoltre presagisce la morte del povero Beriloz. Questi preso dal terrore e credendolo pazzo va a cercare aiuto, ma nello stesso istante in cui esce dal cancello del parco trova la morte nello stesso modo in cui Woland aveva predetto.
A Mosca avvengono molti fatti strani e Ivan cerca di spiegare a tutti  la presenza di  Woland in città e dei suoi poteri magici. Preso per pazzo viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Qui fa la conoscenza di un altro paziente che si fa chiamare “Maestro”. Questi è autore di un romanzo su Ponzio Pilato e portato alla follia dai critici che gli hanno stroncato la carriera.  Ivan spiega al Maestro del suo incontro con Woland e di quello che questi gli ha raccontato sul processo di Gesù. A questo punto il Maestro gli rivela che in realtà Woland è Satana in persona e parla della sua storia.
Nel frattempo a Mosca Woland, che si è insediato nell’appartamento di Berlioz, viene contattato da un impresario teatrale e tiene uno spettacolo di magia nera  sui  i vizi e l’avidità dei moscoviti.
Margherita è stata l’amante del Maestro. Hanno avuto un breve relazione, poi lui è scomparso ma lei non ha mai rinunciato a cercarlo. Un giorno, viene avvicinata da uno sconosciuto, Azazello, seguace di Woland. Azazello le dice di sapere delle sue sofferenze per il Maestro, le da una crema che, spalmata sul corpo le farà rincontrare il suo amato. All’inizio la donna è titubante ma al pensiero di poter ritrovare finalmente il suo amato obbedisce e si spalma la crema su tutto il corpo. Improvvisamente si ritrova ringiovanita e capace di volare.
Volando arriva da Satana che le dice di essere stata scelta per essere la regina di un  sabba che aveva organizzato, al termine del quale, avrebbe potuto scegliere un desiderio che sarebbe stato esaudito.
La donna partecipa al gran ballo del plenilunio e alla fine esprime il suo desiderio e può finalmente riabbracciare il suo amato Maestro al quale viene anche restituito il suo libro, un tempo bruciato. I due tornano a vivere nella vecchia casa del Mestro e sembrano finalmente felici. Ma un giorno torna a fargli visita Azazello che, per ordine di Woland, li uccide facendoli poi ritornare in vita al seguito di Satana.
A questo punto Woland con tutti i suoi proseliti va via da Mosca e Margherita e il Maestro vengono accompagnati in un luogo sconosciuto dove trovano Ponzio Pilato che si tormenta per aver condannato Gesù. Ma il Maestro non può lasciare tutto così e chiede ed ottiene da Woland che Ponzio Pilato venga liberato dal suo tormento. Finalmente in pace i due amanti possono vivere il loro amore e trovare la serenità.


Che senso ha morire in corsia, con l'accompagnamento dei gemiti e dei rantoli dei malati inguaribili? Non sarebbe meglio organizzare con quei ventisettemila rubli una bella festa e prendere del veleno, trasferirsi nell'altro mondo al suono della musica, circondato da belle ragazze ebbre e da amici scanzonati?( da "Il  Maestro e Margherita")



immagine di Teoderica

mercoledì 25 settembre 2013

IL TAVOLACCIO DEL PASSATORE

Vi ho raccontato la storia del Passatore diventato mito, qualcuno storce il naso, era un assassino, ma ai suoi tempi, a metà ottocento mica c'era l'animo gentile e sofisticato di oggi, era molto facile diventare briganti, bastava ubriacarsi,  succedeva spesso.
Dopo una  giornata lunga e faticosa, ingollando umiliazioni, l'unico piacere era  trangugiare in fretta un bicchiere di vinaccio all'osteria, mica si beveva Martini con l'oliva all' American bar, per stordirsi , bastava litigare con qualcuno e all'improvviso si tirava fuori la saracca, la si infilava nella pancia di qualcuno e a quel punto o si diventava briganti o si andava impiccati dalle autorità papaline.
Questa era la vita dei romagnoli all'epoca, fatica, miseria, fame, vino pessimo e sempre il coltello in tasca.
Il Passatore era un brigante ma era capace di tenere testa sia alle guardie papaline che a quelle austriache, aveva una rete formidabile di osterie, case coloniche che lo proteggevano, lo nascondevano e lo
rifocillavano, lui e la sua banda
Questa osteria, quella che oggi è un bar,  che gestisco assieme a mia sorella, era un tempo un punto d'appoggio del Passatore e conservava nelle sue cantine il tavolo dove mangiava e beveva il Robin hood  romagnolo, ancora  è visibile il punto dove infilava il coltello nel legno del tavolo.
Il tavolaccio, in legno povero, chiamato in dialetto "albaraz" cioè in gattice, è stato riportato dalle cantine, appena, appena un poco restaurato ed ora  se ne avete voglia, sedetevi e cantate questa strofa:  

Questa è la triste storia di Stefano Pelloni
In tutta la Romagna chiamato il Passatore.
Odiato dai signori, amato dalle folle
Dei cuori femminili incontrastato re.

domenica 22 settembre 2013

AMARENE MON AMOUR


Pedalando in bicicletta, lungo la ciclabile che porta al mare, il mio mare e cioè quello di Marina di Ravenna, incontro un appezzamento di terreno con alberi da frutto, qui crescono gli alberi delle amarene. Dentro al recinto ci sono le ciliegie durone , grosse e gustose, e fuori dalla recinzione ci sono le piccole e succose ed eleganti ciliegine: le amarene le parenti povere delle ciliegie. Allora mi fermo, lascio la bici appoggiata al muretto e mangio con dolce ingordigia le piccole perle rosse ringraziando Dio per tanta bontà.
L'amarena è il frutto del Prunus cerasus, originario dell'Asia Minore, che venne portato in Italia da Lucullo. Questo generale romano, famoso per i pranzi succulenti, trasportò la pianta d'amarena da Cerasunte, città dell'Asia Minore, e la fece piantare nei suoi giardini. L'amarena è una varietà di ciliegia di sapore molto acidulo e dissetante. Forse tutti avrete mangiato le famose amarene Fabbri ed io voglio lasciarvi una ricetta facilissima per conservare le amarene che avrete eventualmente raccolto durante le vostre passeggiate.

Si leva il picciolo alle amarene, si sistemano nei vasi mettendo uno strato di frutta e una spolverata di zucchero. Quando il vaso è pieno si lascia riposare per qualche ora e, poiché la frutta diminuisce di volume, si aggiungono altre amarene e altro zucchero. Si chiudono i vasi ermeticamente e si sterilizza...se non volete sterilizzare, prima di chiudere i vasi, allo zucchero e alle amarene aggiungete alcool a 60 gradi, otterrete così un cordiale per i giorni d'inverno, solo per adulti.


immagine di Teoderica

giovedì 19 settembre 2013

VICINA ALLA SERA

ALLA SERA

    Forse perché della fatal quïete
    Tu sei l'imago a me sì cara vieni
    O sera! E quando ti corteggian liete
    Le nubi estive e i zeffiri sereni,

    E quando dal nevoso aere inquïete
    Tenebre e lunghe all'universo meni
    Sempre scendi invocata, e le secrete
    Vie del mio cor soavemente tieni.

    Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
    che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
    questo reo tempo, e van con lui le torme

    Delle cure onde meco egli si strugge;
    e mentre io guardo la tua pace, dorme
    Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.


    UGO FOSCOLO

    E' una delle tante poesie che un tempo ci facevano imparare a scuola, qui Foscolo paragona la sera alla morte, ma la trova anche riposante, alla sera Foscolo trova pace allo spirito guerriero che entro di lui rugge. Consolazione effimera di una morte che porta pace ma che non ha più vita. Mi piace riproporre questa poesia perchè i miei ruggenti anni giovanili sono passati e solo il ricordo rimane.

    immagine di Teoderica

lunedì 16 settembre 2013

LA PRESENTAZIONE DEL ROMANZO "LA BALDRACCA DI VENEZIA" MIO ULTIMO LAVORO

              
        


Trama del romanzo "La baldracca di Venezia"
 Teodora, in un giorno assolato d’agosto, cerca refrigerio ed ombra dentro le spesse mura di San Vitale; davanti al mosaico che raffigura l’imperatrice Teodora, sente una voce, una voce che viene dagli abissi del tempo e dello spazio, che dice: “E’ Venezia la baldracca.” 
Inizialmente pensa sia stata un suo vaneggiamento dovuto alla spossatezza e al caldo, poi per gioco incomincia una specie di caccia al tesoro.
Girando e curiosando attraverso le coincidenze, anche minime che le capitano, riesce a dipanare la matassa, in un percorso che la porterà da Ravenna a Venezia e poi ancora a Ravenna.
Ma il gioco inizia a farsi duro, Teodora decide di non recedere e commetterà un reato, una specie di iniziazione per accedere ad un livello superiore di conoscenza.
La situazione diviene tragica, Teodora viene scambiata per pazza. Ma Teodora grazie ai suoi amici, cioè i libri e tutte le informazioni che riesce ad ottenere con internet, riuscirà ad avere il suo “time to live”
Il libro è una ricerca sui legami che uniscono ed hanno unito le fonti delle idee, perché il pensiero può apparire ed influenzarsi in spazi e tempi diversi. Fino a scoprire un filo rosso che unisce i poeti maledetti alla Beat Generation, alla New Age, oppure una catena che lega la prima baldracca alla vamp, alla femminista. Può essere un viaggio meraviglioso.
Un libro per tutti e per nessuno.             

         

venerdì 13 settembre 2013

OH MIO BEL GIARDINO

































Il giardino di Valsanzibio si trova a Galzignano Terme, in provincia di Padova ed è uno dei meravigliosi giardini che si trovano nella nostra bella Italia.
Io lo amo non solo per l' amenità del luogo e la sua innegabile bellezza ma anche perchè il percorrerlo è addentrarsi in un viaggio iniziatico, unisce quindi l' immanenza alla trascendenza.
Si parte dal Portale di Diana, si inizia un cammino che porta il visitatore da uno stato di ignoranza ad uno stato di consapevolezza. Si arriva poi alla Fontana della Pila di forma ottagonale come simbolo del battesimo , qui accanto vi è il famoso labirinto di bossi ovvero il cammino irto di scelte e rinunce del progresso umano. Così il visitatore, dopo aver percorso il labirinto , ed effettuato le scelte, e dopo aver superato il passato pagano tramite il battesimo nella fontana della Pila, è pronto per imboccare il Gran Viale. A sinistra si arriva all' Isola dei conigli i quali rappresentano l' immanenza, la mortalità dell' uomo, ma questi roditori con la loro prolificità superano grazie alla nascita la morte.
Contrapposta all’isola dei Conigli, vi è la Statua del Tempo a simbolo della condizione trascendente dello spirito umano che può arrivare ad essere perfetto.
Ci sono poi invitanti panchine che nascondono scherzi d' acqua, tra ilari risa non dimenticate che
sotto la giocosità di tali scherzi è tuttavia celato un messaggio molto chiaro: non bisogna fermarsi a riposare dopo un lungo cammino quando la meta è vicina; è necessario l’ultimo sforzo per arrivare al traguardo.
Si supera la scalinata delle Lonze, e si arriva al piazzale della villa e qui circondata da otto statue allegoriche troverete la Fontana della Rivelazione
foto Giardino di Valsanzibio

martedì 10 settembre 2013

OH MIO BEL GIARDINO
















































Il Giardino di Boboli, si trova a Firenze, è il giardino di Palazzo Pitti ed è tra i più importanti giardini del mondo, può essere definito un museo all'aperto, sia per l'importanza del suo impianto architettonico, che per le numerose presenze scultoree presenti nel parco.

Il giardino ha una pianta triangolare ed è caratterizzato da due assi ortogonali che s'incrociano all'altezza del Bacino di Nettuno; gli assi in forte pendenza, sono segnati da un percorso centrale e si sviluppano attraverso una serie di terrazze segnate da controviali, elementi scultorei o verdi, sentieri, che introducono ad ambienti particolari: radure, giardini recinti, costruzioni.
Passeggiare nel giardino è un alternarsi fra stupore e quiete, una gara di bellezza fra l' impianto naturale e l' architettura dell' uomo, le grotte, le statue , le acque e le piante rivaleggiano fra loro per incantare i visitatori.
Disteso sull'omonima collina, tra Palazzo Pitti, e il Forte Belvedere, il Giardino di Boboli è uno degli esempi più grandiosi ed elenganti di giardino all'Italiana, che mescola assieme architettura naturale ed architettura creata creando un connubio di colori, forme eccezzionali. Una visita del giardino (che occupa una superfice di circa 45.000 metri quadri) nella sua integrità richiede circa tre ore.





foto Giardino Boboli

sabato 7 settembre 2013

PERCHE' SEI TANTO TRISTE



Io ti chiesi

Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste

- Hermann Hesse


immagine di Teoderica

mercoledì 4 settembre 2013

DOVRA' FINIRE PRIMA O POI...


Testo Una Lunga Storia D'amore Gino Paoli

Quando ti ho vista arrivare ,
bella così come sei
non mi sembrava possibile che
tra tanta gente
che tu t'accorgessi di me
E' stato come volare
qui dentro camera mia
come nel sonno
più dentro di te
io ti conosco da sempre
e ti amo da mai
Fai
finta di non lasciarmi mai
anche se
dovrà finire prima o poi
questa lunga storia d'amore
ora è già tardi
ma è presto se tu te ne vai
Fai
finta che solo per noi due
passerà
il tempo ma non passerà
questa lunga storia d'amore
ora è già tardi
ma è presto se tu te ne vai
E' troppo tardi
ma è presto se tu te ne vai
ma è presto se tu te ne vai


immagine di Teoderica

domenica 1 settembre 2013

GIOIA DI AMARE E DI VIVERE

Il significato del fiore Cosmea è : gioia di amare e di vivere, è per questo che lo propongo come pianta per il nostro giardino o vaso o anche solo metaforicamente per ricordarci di gioire almeno una volta al giorno, se una mela toglie il medico di torno, una cosmea della vita ti bea.
La cosmea, chiamata comunemente astro del Messico, ha diverse specie di piante annuali e perenni che si differenziano per leggerezza di forma e per vivacità di colori.
Le piante di cosmea hanno un portamento cespuglioso. Gli steli sono ricoperti da piccole foglie allungate .
I fiori semplici o doppi hanno la corolla formata da petali grandi il cui colore varia dal bianco all’arancione dal rosa al rosso – porpora.
Il disco centrale è di colore giallo.
Sono all' apparenza delle grosse e colorate margherite che fioriscono tutta l'estate.
Hanno bisogno di sole, terreno poco fertile e poca acqua, sono piante povere ma ricche di fioritura e come abbiamo visto all'inizio sono simbolo di gioia e di amore.
Se nelle nostre passeggiate la incontriamo ricordiamoci di ciò e regaliamoci un sorriso.

immagine di Teoderica