domenica 30 agosto 2009

LA VITA E' L' INSIEME DELLE FORZE CHE RESISTONO ALLA MORTE

DISTACCO

Muta il destino lentamente, a un'ora
precipita.
Per lui dovrò lasciarti,
mia città così aspra e maliosa,
dove in fondo a una bigia via è il celeste mare.
la tua scontrosa
grazia saluterò, già vecchi amici
e pietre bacerò - cuore fedele -;
come piange il fanciullo sopra il seno amaro, a distaccarsene per sempre.

UMBERTO SABA


CEDRI

Ti scrivo una lettera madre
seduto in quest' angolo del mio primo piano
impensierito dal debito alla banca da pagare
ma s' afforza l' equazione coi cedri
quando il vento li batte a fondo dentro al buio,
cedri, miei vicini, rendetemi pieghevole
come voi
rendetemi issato
libero davvero, come voi.

LUCA CESARI

venerdì 28 agosto 2009

UN DRAMMA NELL ' ARISTOCRAZIA 4 PUNTATA

Un urlo terrificante, che non aveva nulla di umano, echeggiò nei lussuosi appartamenti del conte. 
Con gli occhi sbarrati dallo spavento, il conte fissava le terribili "righe del destino" sul nuovo numero della rivista illustrata. 
Il fato diceva:"Come cambia presto, ai giorni nostri, la volubile regina, la Moda. Tre mesi or sono, abbiamo comunicato su queste colonne che si era verificata una netta corrente in favore delle donne magre. Ebbene? Questa moda è durata solo due mesi e già è precipitata nell'oblio, lasciando libero campo al trionfante corteo delle donne del tipo immortalato da Rubens, dalle anche possenti, dalle spalle rotonde, dalle braccia tornite!"
-Tutto è perduto- esclamò il conte- Ho chiuso le porte della mia casa alla baronessa dal tipo immortalato da Rubens e alla tizianesca principessa, ed ora sarebbero state l'onore dei miei saloni. Ho rovinato mia moglie, ho liquefatto e annullato le sue splendide, divine forme!...Sciagura, sciagura!...Riparare al mal fatto?! All' apertura della stagione mancano solo due settimane...Cosa diranno?-
 Con mano ferma e decisa , il conte estrasse dall'astuccio finemente cesellato il rasoio affilatissimo... 
Di chi è quel rantolo? 
Di chi è quel sangue che gocciola sul costoso tappeto persiano? 
Di chi sono le deboli mani, che si afferrano convulsamente ai piedi della poltrona? 
Il rantolo di un nobiluomo! 
l sangue di un conte! 
Ai funerali, il vestito della contessa Birdin, era adorno di un merletto di valencienne nero... I conoscenti la segnavano col dito, incolpandola di due orrendi delitti: aver causato la morte del marito, ed essere fuorimoda. FINE

martedì 25 agosto 2009

UN DRAMMA NELL' ARISTOCRAZIA 3 PUNTATA

-Proprio così ! Bisogna lavorare. guadagnarsi il pane, non vivere alle spalle del marito... - 
- Conte! Che dite mai!!? Ma se abbiamo più di trecentomila rubli di rendita all' anno... perché dovrei lavorare?- 
-Perchè? Perchè sei una sciocca , ecco tutto!- 
-Conte... -
-Va bene mettiti a piagnucolare, adesso! Ti do due schiaffi , se non la smetti.- 
Il conte si alzò ed esclamò freddamente. - Ah, sì, a proposito. Ieri mi son presa un' amante. Perciò tu... E' inutile che ti dia tante arie.- 
-Conte...- 
-Sei diventata un pappagallo. Non sai dire che una sola parola, conte, e ancora conte. Sai, penso di cominciare a bere, stasera farò una capatina al circolo. Proverò a giocare, e a vincere forti somme, così potrò assicurare l' avvenire dei miei figlioletti illegittimi, otto bocche, che esigono di essere sfamate. Non piagnucolare ti dico. Si vede bene che non ti ho mai picchiata, vipera...-
E borbottata un' altra brutta parola, il conte uscì. 
Sul suo viso si dipinse un' espressione di profonda sofferenza. -Oh , mia infelice. Oh , mia adorata...- mormorava -lo faccio per il tuo bene, per il bene di entrambi! Si recò nel suo studio, chiamò a raccolta la servitù, e impartì loro disposizioni sul modo di trattare la contessa e di rivolgerle la parola. Simile ad un' ombra pallida e smagrita, la contessa vagava per i grandi e lussuosi appartamenti. 
Incontrò il servo Gregorio, che spolverava una cornice dorata. 
- Gregorio, il signor conte è in camera sua? - 
-Lo sa il diavolo!- rispose il servo, sputando sul tappeto.-Chi sono io , la sua balia forse? -
-Gregorio! Siete ubriaco? - 
-Non ho bevuto certo coi tuoi soldi, smorfiosa! E taci, una buona volta, non disturbare chi lavora - 
-Uliano, Stefano, Dorotea! Prendete Gregorio! E' ubriaco! E' Ubriaco- 
-Siete impazzita- disse, in tono di rimprovero, il vecchio maggiordomo Uliano, entrando con calma nel salone.- Gridate come un' aquila spennata. Cosa state a fare, qui. Non vedete che c'è un uomo che lavora , e che voi disturbate soltanto? Ritiratevi subito nella vostra stanza, e contentatevi di non averle prese!- 
Fuori di sé dall'indignazione, la contessa irruppe nello studio del marito.
 -Che vuol dire questo?- urlò il gentiluomo.-Via di qui! Via, strega, via.- 
E quando la gentildonna fuggì singhiozzando, il conte prese a scrivere, con profondo sospiro di dolore. Ecco il contenuto delle sue lettere:" Egregia baronessa! Con grande rincrescimento debbo comunicarvi, che le porte della nostra casa sono chiuse per voi. Dopo tutto l'accaduto, la vostra presenza alle nostre serate sarebbe per la nostra casa un' offesa. Dolentissimo. Conte Birdin." 
"Principessa! Spero che voi stessa comprenderete, che è sconveniente che voi frequentiate la nostra casa. Perché? Non cercherò di spiegarmi, per non offendervi. Conte Birdin.- 
Due brave gentildonne, sospirò il conte, tutte e due... Ma che farci, se in ognuna di esse ci sono perlomeno 5 chili in più di quel che esige la moda? 
Intanto, la contessa si struggeva come una candela. 
Il conte Birdin cominciava a guardarla con indulgenza, e un giorno le accarezzò perfino una spalla ossuta. - Scheletruccio mio!- mormorò, poi teneramente... continua alla prossima puntata

sabato 22 agosto 2009

UN DRAMMA NELL' ARISTOCRAZIA 2 PUNTATA

La direttrice dell' istituto di bellezza ricevette il conte con molta cordialità. - Conte!- esclamò -La vostra consorte... -
- Ahimè!- Pronunciò il gentiluomo, con voce soffocata. 
Si tolse di tasca la rivista, la mostrò alla direttrice, poi ad un tratto, unendo le mani in un gesto di preghiera supplicò: -In voi sola riposano le nostre speranze... Aiutateci!- 
Dopo una lunga meditazione, la direttrice dell' istituto sospirò e disse, con tono deciso: -Non c' è che una via d' uscita: vostra moglie deve dimagrire. Ma come? Regime e dieta, non bastano da soli. Dovete procurarle qualche dispiacere.- 
-Va bene!- promise il conte, mentre una ruga di dolore gli solcava la fronte nobile -Sarà fatto. Io la amo... ma sarà fatto!- 
Quello stesso giorno il conte, entrato nella stanza della moglie, si sedette sul divano e disse senza tanti preamboli. 
-Fammi posto muoviti! Che maniera è questa di stare sdraiata mentre io sono in piedi!- 
-Conte- Disse la contessa - tornate in voi.- 
-Sono già quarant'anni, che sono conte- ruggì questi.-Ma ancora adesso non capisco, come ci possono essere delle persone che non sono capaci di stare giorni intieri sdraiate sul divano, senza occuparsi di nulla, all'infuori della lettura di stupidissimi romanzi!- 
La contessa si mise a piangere silenziosamente... continua alla prossima puntata

giovedì 20 agosto 2009

UN DRAMMA NELL' ARISTOCRAZIA 1 PUNTATA

ARCADIO AVERCENKO ( Sebastopoli 1881/ Praga 1925 ) fu uno fra i più divertenti scrittori russi. 

 Nei ricchi appartamenti del conte Birdin si udì un gemito doloroso. Gli occhi dilatati dallo spavento, il conte era rimasto pietrificato e il suo sguardo errava sulla pagina aperta di un giornale illustrato. 
-Sì è così- pronunciò con voce sorda -Non ci può essere dubbio!- 
E lasciandosi sfuggire un' imprecazione, afferrò il giornale e si slanciò verso il boudoir di sua moglie. La contessa Birdin, una donna dalle forme stupende, era sdraiata su un elegante divano. Il seno fiorente e le braccia grassocce facevano concorrenza, in candore, alla serica e trasparente stoffa della vestaglia, mentre la curva sinuosa delle anche avrebbe fatto impazzire l' anacoreta più indurito. 
Stravolto il conte irruppe come un uragano nel boudoir della contessa.    Ammirate!- pronunciò il conte, con un gemito -Ammirate! Avete letto?- 

-Cos'è ?- La contessa si sollevò su un gomito - Una disgrazia?- 
- Sì, ehm... È difficile chiamarla diversamente!- 
Esclamò il gentiluomo con amarezza. 
La contessa afferrò il giornale e lesse ad alta voce l' articolo indicatole dal marito:"Nell' imminente stagione, torneranno di moda le donne magre. Le figure giunoniche, che tanto hanno furoreggiato nella stagione scorsa, stanno per tramontare ed essere fuori moda" 
La contessa rimase muta accasciata sotto il colpo. 
Il suo sguardo si fermò sulle pantofole che calzavano il piedino paffutello. 
Un lamento di dolore sfuggì dalle labbra della gentildonna. 
Come spezzata, ella si prostrò ai piedi del conte. 
-Mi perdonerai, mio adorato??! Comprendimi bene io non sono colpevole...Oh non mi abbandonare!..- 

Con la fronte corrugata il conte lasciò errare un vago sguardo in un angolo della stanza. 
-OH! Ti supplico, non guardarmi così -mormorò, in un soffio, la contessa- Se vuoi lasceremo il mondo delle nostre conoscenze. Ti seguirò dove tu vorrai! 
- Ah! Ah! Ah!- rise amaramente il conte -Dove io vorrò! Ma la moda ci seguirà. Non troveremo mai un posto, in cui la gente ci guardi senza una malignità velenosa. Disprezzati da tutti , trascineremo dovunque la nostra croce. Dio è orribile... - 
Ascoltami... -sussurrò la contessa - Forse tutto si aggiusterà!-
Si aggiusterà ?- soggiunse il conte Birdin -Dimmi: la nostra casa, è stata o non è stata fino ad oggi , considerata la più elegante, la più di moda della capitale?- 
-Oh sì- Esclamò la contessa. 
-Come dunque verrà considerata d' ora in poi, al primo inizio della nuova stagione, metterò in mostra una padrona già tanto fuor di moda, come può esserlo il cappellino della vecchia parente di un assessore di provincia? Che ne dite , voi contessa?! 
-Oh non mi disprezzate!- singhiozzò la nobildonna- Cercherò... tenterò tutti i mezzi per dimagrire... continua alla prossima puntata.

lunedì 17 agosto 2009

CANZONE PER L' ESTATE


CANZONE

Fa' ch'io per te sia l'estate
Quando saran fuggiti i giorni estivi!
La tua musica quando il fanello
Tacerà e il pettirosso!

A fiorire per te saprò sfuggire alla tomba
Riseminando il mio splendore!
E tu coglimi, anemone,
Tuo fiore per l'eterno!


EMILY DICKIN SON

sabato 15 agosto 2009

BUON FERRAGOSTO



BUON FERRAGOSTO
CARI SALUTI DA MARINA DI RAVENNA

Le cortesie più piccole
-un fiore o un libro-
piantano sorrisi come semi
che germogliano nel buio.

EMILY DICKINSON

mercoledì 12 agosto 2009

CIAO

AL BAR DELLA FORESTA 
A un gatto dissi: "ciao", 
lui mi rispose: "miao". 

A un cane dissi: "ciao", 
lui mi rispose: "bau". 
 
A un lupo dissi: "ciao", 
lui mi rispose: "uau". 

A un uomo dissi: "ciao ", 
non mi rispose mai. 

                                                                            ROBERTO PIUMINI

domenica 9 agosto 2009

AGGIORNAMENTO SUL LUPO MANNARO

Ma tutto ciò non si poteva ormai più cambiare. 
Sì. Se fosse stato più giovane! 
Allora forse le sue unghie sarebbero rinate, allora avrebbe forse trovato tanta forza anche solo nelle sue mascelle, che nell' impeto dell' ira e del furore avrebbe preso per la gola Cappuccetto rosso e l' avrebbe divorata... Ma così... al Lupo non rimaneva che pensare, e alla fine gli venne un' idea. Fece qualche lavoretto in nero, elemosinò, rubacchiò, risparmiò all' osso, così facendo, racimolò qualche soldo che investì nelle nuove tecnologie. Si fece impiantare unghie bioniche, trapiantare peli ispidi e folti, impiantare denti acuminati in titanio, un po' di dieta, un po' di palestra ed un po' di viagra ed eccolo ritornato lupo giovane e maschio. 
Ritrovata la sua aggressività si buttò in affari azzardati, sul filo della legalità, qualcuno gli andò male, ma con qualcuno guadagnò assai. 
Si contornò di splendide fanciulle, che accontentava con qualche monile, e in poco tempo si ritrovò fra i VIP. 
A quel punto, Cappuccetto rosso si rifece viva con occhi sdolcinati e leziose moine, ma il Lupo la spinse via in malo modo, aveva venti anni meno di lui, e sembrava sua nonna. 
Vedendo i suoi denti acuminati, il suo maschio petto, le sue performance sessuali, la sua aggressività negli affari, gli abitanti del luogo lo credettero un essere soprannaturale gli portarono spontaneamente doni e vollero farlo loro presidente. Il Lupo si ritrovò così, non solo molto ricco, ma anche capo del governo .

venerdì 7 agosto 2009

IL CAPPUCCETTO ROSSO E IL LUPO MANNARO 4 PUNTATA

Il lupo confessò che la signora dal cappuccetto rosso aveva ragione, e intestò a lei il suo covo, le sue case e i suoi poderi. 
- Ah!- disse allora Cappuccetto rosso. -Tutto ciò che è sicuro è sicuro! Può venire un terremoto che fa crollare le case. Può venire un' inondazione che porta via le terre. È più saggio che io venda tutto e porti il denaro in città, alla Cassa di risparmio, dove mi danno il tre e mezzo per cento...-
E fece come disse. 
Da allora in poi il lupo condusse una vita abbastanza misera. 
Danaro non ne aveva più, e la donna non gliene dava. E tutto quel poco che egli poteva ancora guadagnare con un lavoro duro e faticoso, gli bastava appena per pagare le quote all'Istituto delle assicurazioni per la polizza a favore della sua signora e degli eventuali nascituri suoi rampolli... Ora aveva dei momenti in cui, esasperato malediva di essersi lasciato tagliare le unghie, di essersi fatto mettere in ordine i denti, rasare, e di essersi ammogliato. 
Ma tutto ciò non si poteva ormai più cambiare. 
Sì. Se fosse stato più giovane! 
Allora forse le sue unghie sarebbero rinate, allora avrebbe forse trovato tanta forza anche solo nelle sue mascelle, che nell' impeto dell' ira e del furore avrebbe preso per la gola Cappuccetto rosso e l' avrebbe divorata... Ma così... Così Cappuccetto rosso divorò il lupo. FINE.

martedì 4 agosto 2009

IL CAPPUCCETTO ROSSO E IL LUPO MANNARO 3 PUNTATA

- Ah!- disse Cappuccetto rosso- Adesso sei troppo bello. Adesso io sarò gelosa , perché le cattive ragazze ti allontaneranno da me e tu mi pianterai-. E si mise a piangere. 
Il lupo svenne quasi dalla felicità e si gonfiò d' orgoglio . Ecco , questa bellissima ed ingenuissima creatura era gelosa di lui... Ed ebbe la sensazione di un capogiro sempre più forte, e sempre più si gonfiò ed ora non era più come un porcellino di capodanno, ma come un maiale ingrassato. 
- Non temere, caramellina mia, mia colombina!- flautò con voce di efebo.- Io non ti pianterò giammai.- 
- Giuralo! -
-Te lo giuro.- 
Cappuccetto rosso rise: - Sì, sì. E' facile giurare qui... - 
-E dove dovrei dunque giurare? - Al municipio davanti al borgomastro...- 

Il lupo perciò corse con Cappuccetto rosso al municipio e giurò davanti al borgomastro . 
- Ora sono già un po' più tranquilla - dichiarò Cappuccetto rosso. 
E ritornarono al loro caldo nido, nel covo dell' intimità, per pranzare festosamente alla tavola dell' amore, che ora era coperta dalla tovaglia sacra e candida del matrimonio. - -Ah !- disse il terzo giorno- è vero che io sono la tua sposa, ma il cuore umano è mutevole come la luna, ora è piena, ora sparisce. - 
-Ma dal mio cuore tu non sparirai mai- rispose il lupo convinto. 
-Il tuo amore dileguerà. Ti stancherai di me e divorzierai . E dove andrò io, povera tapina mendica, che donai a te la mia innocenza, la mia bellezza e la mia giovinezza? Dove troverò io un somaro che mi prenda in moglie, quando sarò già brutta e vecchia? Ah, come sono infelice, ah, come sono infelice...- continua alla prossima puntata

domenica 2 agosto 2009

IL CAPPUCCETTO ROSSO E IL LUPO MANNARO 2 PUNTATA

- Perchè hai i denti così lunghi?- chiese Cappuccetto rosso. 
- Per poterti meglio baciare. - 
-Perchè hai le unghie così affilate? - 
-Per poterti meglio abbracciare.- 
-Sì ,sì. Ma la mia pelle è delicata. E se tu vuoi abbracciarmi prima devi farti tagliare le unghie.- 
Il lupo corse perciò dalla manicure, e sottopose le sue unghie ad una cura meticolosa. Ed alla fine erano diventate rosee e così innocue come quelle di un' impiegata di banca.
 - Ah !- disse Cappuccetto - questo è già qualcosa. Ma i tuoi denti... come vuoi baciare la mia piccola bocca avendo ancora i denti così lunghi? 
Il lupo corse dal dentista il quale incominciò a trapanare,a scolpire,a martellare, a raschiare e gli fece dei bei dentini civettuoli, d'oro, e alla fine glieli verniciò con tanta arte e abilità, che il poveretto quasi non riusciva a mangiare. 
- Ah!- disse la ragazzina- Questo è pure qualche cosa. Ma il tuo musetto , questo caro e vezzoso musetto, che è stato creato per l' amore, è orrendamente ispido di peli. Dappertutto tu hai ancora una quantità di peli superflui.- 
Il lupo corse perciò dal parrucchiere, il quale lo insaponò e rase da capo a piedi.
Il lupo dapprima gridò come un ossesso, ma alla fine sopportò eroicamente tutta la tortura. 
-Lo faccio solo per il mio amore, per il mio amore!- disse come rapito in sogno. 
Ed era già così tutto roseo, come un porcellino di capodanno, e gli mancava solo il limone in bocca... continua alla prossima puntata.