giovedì 23 maggio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XII parte


 Betty si era molto arrabbiata con Arbasino, e aveva scritto una mail, non inviata, al grande scrittore, grande mente, grande croce al merito d’ Italia ecc. e anche grande rap ( ha scritto anche un libro che si intitola Rap con una poesia sbeffeggiante la casalinga).
Ecco il testo della mail: “Gentile ed Illustrissimo Signor Alberto Arbasino, come casalinga di Ravenna (non è Voghera ma è pur sempre provincia), di estrazione piccolo borghese, pecora tra le pecore, ho un lavoro ma rimango fondamentalmente una donna di casa, in quanto amo accudire la mia famiglia e tenere ordinato e pulito. Mi dispiace che Lei mi dica che sono peggiorata, ma vede è più facile assuefarmi a ciò che succede attorno a me, è più difficile scegliere quando fanno di tutto per confondermi; il vuoto lo sento inesorabile e mi affanno a riempirlo, se Lei è pieno si ritenga un privilegiato, nonostante ciò so contare sino a venti dei miei peccati prima di scagliare la pietra, non mi disprezzi troppo, già mi disprezzo da sola, spero di non essere io la causa dei mali dell’ Italia, non era mia intenzione. Cordialmente, la casalinga di Ravenna o di Voghera, mi chiami come vuole lei”.
Ben diversa è la situazione  in Germania, diciamolo chiaro i tedeschi sono precisi e metodici, osservano le regole e credono a quello a cui dici loro sono quindi onesti e sinceri, hanno queste caratteristiche austroungariche che a Betty piacciono molto, esiste un’espressione simile nel gergo tedesco alla nostra donna di Voghera; la casalinga sveva, figura che diversamente che da noi, incarna, nell’immaginario collettivo, lo stereotipo di una donna di casa saggia, austera e parsimoniosa, presa a modello nel dibattito politico ed economico, in particolare nei periodi di crisi e cambiamenti economici… la defunta  casalinga di Voghera eletta nel Governo italiano l’avrebbe fatto funzionare a modino.
Ma ormai è defunta, a tal punto che gli abitanti di Voghera hanno tolto dal suolo pubblico anche la statua in vetroresina che la raffigurava (in grembiule con in una mano un piumino antipolvere, forse un po’ kitsch e troppo pop) e l’hanno messa in cantina.

immagine; statua della casalinga tedesca

giovedì 16 maggio 2019

LO STATO DELL'ARTE AI TEMPI DELLA 58 BIENNALE DI VENEZIA, con Giorgio Grasso Giorgio

LO STATO DELL'ARTE AI TEMPI DELLA 58 BIENNALE DI VENEZIA, con Giorgio Grasso Giorgio a Palazzo Zenobio, Collegio degli Armeni, venezia... sono presente con una mia opera intitolata, "Omaggio a Mondrian"

mercoledì 15 maggio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XI parte


Casalinga di Voghera è un’espressione idiomatica del lessico giornalistico, con cui s’intende indicare un’immaginaria casalinga della piccola provincia, la cui figura rappresenta uno stereotipo della fascia della popolazione italiana piccolo-borghese del secondo dopoguerra, dal basso livello di scolarità e con un’occupazione lavorativa di livello molto semplice o umile.
Che detto in parole semplici è la casalinga che accudisce con amore, cura e dedizione marito e figli, che si occupa e si interessa solo della sua casa, tirandola a lucido, cercando i posti più convenienti in qualità/prezzo per fare la spesa, che sorveglia ed educa amorevole, ma severa, i figli e quando arriva a casa il marito dal lavoro, gli leva le scarpe e gli porta le ciabatte, riservandogli il posto a capotavola e servendogli come pasto cibi freschi e non scatolame o precotti.
Questo tipo di donna non andava bene per la nuova società così l’hanno modernizzata, l’hanno mandata a lavorare fuori, così alla sera marito, moglie e figli si ritrovano stanchi e nervosi: la moglie tira fuori dal freezer due sofficini e li frigge col fuoco alto per fare presto, così sporca la cucina e si inrazza, il marito manda giù i due sofficini con faccia schifata, che non sfugge alla moglie, i figli devono ancora fare il compito, la casa è un casino, i panni sporchi un mucchio alto senza contare il mucchio di quelli da stirare, la moglie sbotta… non ne posso più, il marito risponde… eppure ti aiuto, lavo i piatti e vado a fare la spesa, i figli non vogliono fare i compiti, ormai è tardi e chiedono ai genitori di firmare qualcosa che attesti la loro impossibilità ad essere interrogati ecc.
In molti hanno rivendicato la paternità della calinga di Voghera, tra cui Alberto Arbasino che così la definisce in un’intervista: “Tanti anni fa la casalinga di Voghera concentrava in sé tutto ciò che di arretrato e di piccolo borghese c’era in Italia. Da quel tempo si è aggiornata. Vive di trasgressioni. E’ impietosa. Irriverente. Dissacrante. Ma rimane più piccola borghese che mai, rappresentando la mutazione del gregge cui appartiene”.


immagine: statua della casalinga di Voghera

mercoledì 8 maggio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,X parte


Torniamo a Betty e al suo desiderio di vita spericolata.
Anche il grande Vasco nazionale era un po’ naif, veniva da Zocca, mica da Milano, Roma o Torino.
Zoca in dialetto modenese, significa anche ceppo, stirpe, quindi il Vasco/Blasco poteva avere anche radici romagnole.
Scommetto che avete tirato un sospirone e pensato: “Ma che razzate scrive”.
Ebbene: Le origini del paese di Zocca risalgono ufficialmente alla fine del Medioevo e più precisamente al 1465 quando Borso d’Este sviluppò un primo mercato di scambi, che col passare degli anni divenne sempre più importante. La Romagna estense, nota anche come Romagna ferrarese, è la parte della Bassa Romagna che comprende gli attuali comuni di Lugo, Bagnacavallo, Cotignola, Conselice, Massa Lombarda, Sant’Agata sul Santerno e Fusignano. Il suo nome viene dal fatto che questi territori, tra la fine del XIV secolo e la prima metà del XV secolo entrarono a fare parte dei domini della casa d’Este, duchi di Ferrara, Modena e Reggio.
A parte una parentesi veneziana, questi territori rimasero legati ai domini estensi e al Ducato di Ferrara sino al 1598, anno in cui il territorio ritornò allo Stato della Chiesa e gli Este si trasferirono armi e bagagli in quel di Modena.
Siamo andati fuori percorso, dunque Betty non voleva essere la casalinga di Voghera, aveva così pensato tanto a cosa voleva essere e alla fine aveva deciso di voler vivere d’arte e d’amore, di voler fare l’artista.
 Volere che realizzò, ma lo pagò con lacrime, dolore e malattia.
La sua malattia era alla moda, alla modissima, era bipolare e quindi aveva la patente per stare nella lista degli artisti… che fortuna essere ammalati alla moda.
Il suo viaggio fu tale a quello di Siddharta, un lungo giro per tornare all’inizio, per scoprire che   siamo noi stessi che diamo valore alla nostra vita, non gli altri.
Il successo, l’essere alla moda o altro, non c’entravano niente nelle questioni di autostima, di autovalore, non c’entravano niente nel guardarsi allo specchio e piacersi.
Era lei Betty che doveva dare valore alla sua vita tramite i suoi valori, derivanti dalla sua indole di nascita e da ciò che aveva assimilato/imparato dal suo vissuto.
Purtroppo per crescere il dolore era necessario, Betty sperava di essere cresciuta abbastanza, comunque non recriminava, né si lamentava, aveva superato gli ostacoli, Dio le aveva inviato prove che lei era stata in grado di affrontare, per questo era molto grata al Divino.
Forse il dolore l’aveva resa un poco migliore, più dolce, accomodante e comprensiva verso gli altri.
Prima di passare al racconto sulle vacanze romane di Betty non ci rimane altro che chiederci.
Chi era la casalinga di Voghera?
     
immagine: Vasco Rossi

mercoledì 1 maggio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,IX parte


Nel 1706 il ducato di Milano fu ereditato dagli austriaci, che quasi un secolo dopo furono cacciati da Napoleone Bonaparte, il cui dominio durò solo una ventina d’anni.
Caduto Napoleone, con la Restaurazione il regno Lombardo-Veneto ritornò sotto Vienna. Quando si diffusero le idee indipendentistiche tese a realizzare l’Unità d’Italia, dal 1830 la regione diventò un centro di cospirazioni segrete tutte motivate dal desiderio di unificazione nazionale.
Stessa sorte per la Romagna che eguagliò, se non addirittura superò il Lombardo-Veneto per i forti sentimenti patriottici.
Carboneria/massoneria, religione laica?
Romagna e Lombardia contro lo strapotere di Roma, sino a quando il 17 marzo 1861 fu proclamata l’Unità del Regno d’Italia.  
Il 20 settembre 1870, ci fu la breccia di Porta Pia, tanto osannata dai novelli italiani, in realtà un sopruso contro lo Stato Pontificio.
La Romagna pagò il suo ardore e impeto repubblicano: non fu una regione unica ma fu appiccicata all’Emilia, la nuova Italia non era una repubblica bensì un regno e i romagnoli erano troppo rivoluzionari chissà cosa avrebbero combinato se non fossero stati tenuti un po’ a freno… ben diversamente andò a Milano che diventò la seconda capitale, quella economica, ma…
Dopo la condivisione di certe idee terroristiche del rosso e del nero degli anni di piombo, fili rossi e neri che partivano da Roma per Milano incontrandosi in Romagna e in particolare nella zona di Bologna, negli anni Ottanta Milano diviene simbolo della crescita economica, capitale morale dell’Italia, e simbolo del rampantismo economico-finanziario della Milano da bere, il socialista milanese Bettino Craxi occupa il governo a Roma.
Arriva lo scandalo di Tangentopoli e l’inchiesta di Mani pulite che si svolgono, ancora, principalmente a Milano ma…
Sebbene lo sporco sia tanto, ancora una volta a rimetterci è la sola Romagna, sarà Raul Gardini, il geniale imprenditore ravennate e romagnolo, il solo gigante che cadrà, gli altri e soprattutto i milanesi continueranno nella loro Milano brianzola/ gallozzola/ imbozzola.
E ora?
Boh!



immagine: simboli massonici