mercoledì 23 dicembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXIX parte



Il viaggio di Betty era ormai più storico che altro, tanto valeva raccontare come finì a Roma la monarchia e nacque la scritta SPQR.
Tarquinio Collatino, pronipote di Tarquinio il Superbo, era sposato con Lucrezia. 
Di lei si era invaghito Tarquinio Sestio, figlio del Superbo, che abbandonò l’assedio di Ardea per tornare a Roma e violentare Lucrezia. 
Lei si suicidò il giorno dopo, poco dopo aver raggiunto il marito ad Ardea.
Sconvolti, Lucio Giunio Bruto e Tarquinio Collatino decisero di vendicare la moglie di quest’ultimo e non avere pace finché i Tarquini non fossero stati cacciati dalla città.
I due portarono a Roma il cadavere di Lucrezia, pronunciando un appassionato elogio funebre nel foro, tanto da far sì che il popolo si rivoltasse contro il re e lo deponesse, confiscando tutti i suoi beni e affidando al solo popolo e senato il potere: SPQR, Senatus Popolus Que Romanus.
Era così nata la repubblica: nel 509 a.C. i primi due consoli furono Lucio Giunio Bruto e Tarquinio Collatino… la storia si ripete molti anni dopo con la caduta della Repubblica e il discorso di Marco Antonio contro guarda caso un altro Bruto che l’ebbe persa e fu l’Impero.

immagine: suicidio di Lucrezia


martedì 15 dicembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXIX parte



Nonostante il giudizio negativo sulla persona e su come governava, i romani riconoscevano in Tarquinio un grande leader militare e altre doti amministrative: ampliò di molto il territorio di Roma, portò a termine, la costruzione della Cloaca Maxima e il tempio di Giove Ottimo Massimo, grazie al bottino conquistato nelle sue numerose guerre.
Il regno di Tarquinio crollò per colpa di un parente questa fu la scusa, in realtà Roma era ormai grande e il ceto medio, quello chiamiamolo borghese scalpitava contro i patrizi, infatti come Betty ha già scritto vi furono lunghe lotte, semplicemente non era più tempo di monarchia e diedero la colpa al Superbo che tanto male non doveva essere dato che ebbe salva la vita… anche oggi in politica, per tornaconto,  si addossano i misfatti di padri o di figli sulle spalle dei politici facendo finta di dimenticare che spesso tra parenti vi è zizzania… Betty si ricorda bene la trama di Gran Torino, davvero un bel film, dove Clint Eastwood  interpreta un uomo/patriota che ha fatto dell’odio verso i diversi la sua ragione di vita in quanto li ritiene colpevoli del degrado dei costumi poi si accorge che ha molto più in comune con loro che con i figli… e sapete cosa è la Gran Torino?  Un’auto, è un’auto orgoglio degli americani che è stata prodotta dalla Ford Motor Company, dal 1968 fino al 1976, quando gli USA erano all’apice della grandezza, il nome è stato scelto perché gli americani consideravano Torino sede della Fiat e della Lancia, come fosse la Detroit d’Italia. ( forse c’era qualcosa in più visto che ci fu in quegli anni un forte legame fra Torino e gli USA intrighi e lacci massonici?) La Ford Torino divenne famosa, anche in altri Paesi perché fu utilizzata nella serie televisiva Starsky e Hutch.

martedì 8 dicembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXVIII parte


In una lotta simile, senza esclusione di colpi, che Tarquinio il Superbo dopo la sconfitta abbia salva la vita, così come racconta la storia, ci dice che evidentemente era molto amato e se non lo hanno ucciso è stato per paura di tumulti da parte della popolazione.
Lucio Tarquinio, noto come Tarquinio il Superbo, in tono dispregiativo dai romani, fu il settimo  (che la crisi del settimo anno di matrimonio derivi da questo evento? e ultimo re di Roma.
Era figlio di Tarquinio Prisco, e vendicò la morte del padre uccidendo Servio Tullio.  
Venne soprannominato subito dai romani Superbo in quanto negò la sepoltura a Servio Tullio. L’ultimo re prese il comando con la forza, senza l’approvazione del popolo e del senato romano. Governò, a differenza del predecessore, in modo sempre più dispotico… questo si dice di lui ma non seppellire Servio Tullio, in quanto traditore della Patria, era una tradizione, ( si pensi alla storia di Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, antagonista del nuovo re di Tebe, scoperta viene imprigionata),Tito Livio scrive…nessuna lealtà è dovuta a un traditore 

immagine: Tarquinio il Superbo spinge Servio Tullio giù dalle scale

martedì 1 dicembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXVII parte


Tanaquilla sposa Lucumone un greco, uno straniero che non poteva aspirare a Tarquinia di ottenere delle cariche politiche. Tanaquilla lo convince a lasciare la città per trasferirsi a Roma, guidando personalmente il carro carico di beni preziosi.
Al suo arrivo a Roma, nei pressi del Gianicolo, accadde un fatto eccezionale; un’aquila portò via il berretto a Lucumone, poi tornò indietro e lo fece ricadere sulla sua testa. 
Tanaquilla, che conosceva bene le arti divinatorie interpretò questo fatto come il segno di future grandezze per il marito.
Saggiamente sostenuto dalla moglie, Lucumone, assunto il nome di Lucio Tarquinio, si fece apprezzare per le sue doti civili e militari dal re Anco Marzio. 
Le sue vittorie su Sabini, Latini ed Etruschi gli conquistano il favore popolare, tanto da essere acclamato re alla morte di Anco Marzio.  
Dopo 38 anni di regno viene ucciso dai figli di Anco Marzio che lo considerano un usurpatore. 
Ma l’intelligenza e l’astuzia di Tanaquilla prevalgono: quando suo marito morì, ella annunciò che era sopravvissuto al’attentato e che prima di spirare aveva designato come suo successore il genero Servio Tullio, quest'ultimo le promise che avrebbe dato il regno al di lei figlio quando questi avesse raggiunto la maggiore età, ma non lo fece.



immagine: Tanaquilla opera di Domenico Beccafumi

lunedì 23 novembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXVI parte



Che casino, si disse Betty, a Tarquinio Prisco quinto re di Roma (dopo 38 anni di regno fu ucciso dai figli di Anco Marzio, precedente re, in quanto si ritenevano detronizzati) succede il genero Servio Tullio, che doveva regnare sino a che Tarquinio il Superbo  non fosse divenuto maggiorenne  (promessa che non mantenne) il Superbo a sua volta diventa genero di Servio Tullio e lo uccide prendendone il posto aiutato dalla moglie Tullia, figlia di Servio, che con un feroce gesto volle passare col carro sul cadavere del padre (da ciò prese nome di ‘scellerata’ la via dove accadde il misfatto) … evidentemente con l’ascesa dei re etruschi, ben capaci nell’organizzazione e nella costruzione e abbellimento di Roma, era arrivata anche la lotta fra parenti/serpenti per il potere, un fac simile che riapparirà con l’Impero… la regina di questa lotta fu Tanaquilla.

Tanaquilla, prototipo della donna etrusca colta ed emancipata, appartenente a una famiglia aristocratica di Tarquinia, moglie di Tarquinio Prisco; dotta nell’aruspicina, incitò il consorte ad aspirare al trono di Roma. Prisco diventò il quinto re, così come Tanaquilla aveva voluto e predetto, aiutò Servio Tullio a impadronirsi del potere, dopo che il re fu ucciso per istigazione dei figli di Anco Marzio


immagine: Tullia moglie di Tarquinio il Superbo passa col carro sul corpo del padre Servio Tullio

domenica 15 novembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXV parte



Aulo Postumio e il “magister equitum” Tito Ebuzio entrarono a Roma in trionfo, quella sconfitta rappresentò la fine di ogni velleità per Tarquinio il Superbo, che terminò la sua vita presso Cuma, e per i latini che accettarono così la definitiva supremazia di Roma e questa divenne una Repubblica.
Betty si distolse dai suoi pensieri per entrare finalmente in Santa Maria degli Angeli, ma un pensiero fisso la tormentava… perché Tarquinio non fu ucciso, visto che era tanto odiato?
In epoca vicina a noi e quindi meno brutale Mussolini venne ucciso e venne profanato il cadavere.
Tito Livio, lo storico, ovviamente parteggiava per Roma… era forse successo come nella Rivoluzione francese in cui la Repubblica fu il traguardo della borghesia dei nuovi ricchi per il proprio interesse?
Secondo Tito Livio Tarquinio, divenuto re, venne soprannominato subito dai romani “Superbo” in quanto negò la sepoltura a Servio Tullio. L’ultimo re prese il comando con la forza, senza l’approvazione del popolo e del senato romano. Governò, a differenza del predecessore, in modo sempre più dispotico… eppure c’è tutta una storia fra gli ultime Re di Roma che furono degli etruschi di spodestamenti e alleanze strane… ciò non toglie che senza le capacità dei re etruschi Roma non sarebbe diventata caput mundi.


immagine: Tito Livio

domenica 8 novembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXIV parte



Trenta città si erano realmente alleate per spezzare il giogo di Roma, e questa lega latina, iniziò presto a movimentare i propri soldati che assommavano verosimilmente a 40.000 uomini e a circa 3.000 cavalieri. La battaglia del Lago Regillo, come venne poi chiamata, fu veramente violenta e vide protagonisti nelle prime file gli stessi Aulo Postumio e Tarquinio il superbo, nonostante la non più giovane età. Lo scontro fu durissimo e dopo alterne fortune che videro prevalere ora uno schieramento, ora l’altro, il dittatore romano ordinò che i cavalieri scendessero dal cavallo e andassero a dare man forte alle prime file, questo accrebbe di molto il morale delle truppe romane che con un ultimo immane sforzo sfondarono lo schieramento nemico dando la possibilità ai cavalieri di rimontare in groppa ai cavalli e iniziare l’inseguimento dell’armata in rotta. il campo latino era conquistato.
Proprio all’epilogo della battaglia si innesta la parte leggendaria che vede come protagonisti, Castore e Polluce. La leggenda in questo senso narra che, Aulo Postumio, osservando che il momento era delicato per i suoi, invocò l’aiuto dei due Dioscuri, facendo voto che in caso di vittoria avrebbe dedicato a loro un tempio. All’improvviso due giovani che nessuno aveva mai visto prima comparvero nel mezzo dello scontro, trascinando dietro di loro i soldati romani e portandoli alla vittoria, e sempre secondo questa leggenda, finita la battaglia Castore e Polluce corsero a Roma per dare la notizia del successo ottenuto e dopo aver lavato i loro destrieri nella fonte Giuturna, i giovani scomparvero nel nulla.

immagine: Castore e Polluce

domenica 1 novembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXIII parte



 Tito Livio ci racconta l’evento:
“Quando i Romani seppero che i Tarquini facevano parte dell’esercito dei Latini, furono spinti dall’ira ad attaccare immediatamente battaglia. E dunque questo scontro risultò più duro e sanguinoso di ogni altro: basti pensare che i comandanti non si limitarono a dirigere le operazioni  …Perfino Tarquinio Superbo che pure era appesantito e indebolito dall’età stava in prima fila… Il comandante latino…fece avanzare una coorte di esuli di Roma comandata dal figlio di Lucio Tarquinio. E proprio grazie ad essa…poté rialzare per un po’ il livello dello scontro… Al timore di una nuova guerra sabina si aggiungeva la notizia, abbastanza certa, che trenta città si erano strette in giuramento sotto l’impulso di Ottavio Mamilio…fu così che nella città scossa da molteplici ansietà si affacciò per la prima volta l’idea di creare un dittatore”.

immagine: la cacciata di Tarquinio


venerdì 23 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXII parte




Lo storico Tito Livio che ha scritto una storia di Roma che parte ( edulcorandola a favore di Roma)dalla sua fondazione fino alla morte di Druso, figliastro di Augusto, così scrive… Tarquinio fu un re ingiusto coi suoi sudditi, ma abbastanza un buon generale quando si trattò di combattere... Fu lui a iniziare coi Volsci una guerra destinata a durare due secoli.
Come ha già raccontato Betty, l’occupazione del territorio degli Equi ( unitamente a Volsci e Marsi, che sono  probabilmente una stessa popolazione) da parte dei romani fu per appropriarsi  delle acque dell’Aniene, episodio mitico profetizzato dai Libri Sibillini, evento che determina anche l’importante mito romano dei Dioscuri e tutta una serie di personaggi eroici.
Il casus belli nacque dalla deposizione dell’ultimo Re di Roma, Tarquinio il Superbo, che non perse tempo per trovare una soluzione per rientrare in città da vincitore, rivolgendosi a Porsenna, lucumone etrusco della città di Chiusi, che subito accolse la sua proposta.
Successivamente Porsenna ammirato dal coraggio di Orazio Coclite e di Muzio Scevola cambiò idea e non volle più combattere a fianco di Tarquinio contro Roma.    
Tarquinio non si diede tuttavia per vinto, e si rifugiò presso Tusculum dal genero Ottavio Mamilio, che subito lo aiutò nella preparazione della guerra contro i romani. La battaglia che si avvicinava all’orizzonte si prefigurava di grandi difficoltà per Roma, vediamo a tal proposito come lo storico Tito Livio.


immagine: Muzio Scevola portato al cospetto di Porsenna che aveva tentato di uccidere così disse...  "Volevo uccidere te. La mia mano ha errato e ora la punisco per questo imperdonabile errore". Così mise la sua mano destra in un braciere dove ardeva il Fuoco dei sacrifici e non la tolse fino a che non fu completamente consumata.


giovedì 15 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXXI parte



Nell’antichità l’inimicizia e la resistenza dei Volsci e degli Equi contro Roma resterà proverbiale. Conquistato il territorio degli Equi, per impadronirsi delle risorse idriche dell’Aniene, fu istituita la Tribù dell’Aniene la più grande tribus territoriale della repubblica, che ai tempi di Cicerone, decideva con quella Terentina le elezioni in Roma.
Visto che sto pensando all’antica Roma, quella parte di storia di  Roma che si confonde col mito e che più ho amato, quella mitica dei re e quella della repubblica, si disse Betty, è bene che mi soffermi sul significato di tribus, in quanto le cose amministrative dei romani le ho sempre tralasciate a favore dei personaggi e degli eventi.
Betty digitò sul cellulare: tribù romane wikipedia.
Le tribù dell'antica Roma erano originariamente raggruppamenti sociali in cui erano suddivisi i cittadini romani. Originariamente individuate su base gentilizia (gens), in epoca regia si trasformarono in suddivisioni territoriali. Istituite in età arcaica, secondo la tradizione, dallo stesso Romolo.
Le tribù erano originariamente in numero di tre:
i Ramnes (da Romulus di origine latina , che dovrebbero identificarsi con le famiglie romane autoctone, guidate dai Latini e stanziate nelle zone pianeggianti;
i Tities (o Titienses da Titus Tatius di origine sabina), cioè le famiglie venute al seguito di Tito Tazio, di origine sabina;
i Luceres (da Lucumon o Lygmon di origine etrusca), che secondo Tito Livio erano di origine incerta; secondo altri studiosi sarebbero stati gli abitanti delle zone boscose nei dintorni di Roma (dal latino lucus, ovvero ‘bosco’), di origine etnica prevalentemente autoctona; secondo altri, sarebbero genti di origine etrusca condotte da un Lucumone (che in etrusco significa re), dal quale avrebbero preso il nome; o anche dal re di Ardea, Lucero. Secondo questa interpretazione Roma sarebbe sorta dall’integrazione di tre popoli: Latini, Sabini ed Etruschi.

giovedì 8 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXX parte



Gli Equi e i Volsci, sotto la guida di Coriolano ed Atto Tullio, il re dei Volsci, arrivarono, vittoriosi a due passi da Roma, la distruzione di Roma pareva inevitabile.
I Romani, ormai alla disperazione, implorarono la madre la moglie e i figli di Coriolano, di farlo desistere dalla presa di Roma.
Coriolano dopo essere arrivato a due passi dalla vendetta, si lasciò convincere dalla madre e dalla famiglia, per cui rinunciò alla vendetta e costrinse l’esercito alleato ad abbandonare la guerra, salvando Roma.
La pace durò poco, gli animi si riscaldarono di nuovo per un nuovo attrito fra patrizi e plebei.
Il motivo della contesa era legato ad una bellissima ragazza plebea, ancora minorenne, alla cui mano aspiravano un giovane nobile ed un plebeo. La madre della ragazza era per il nobile, mentre i tutori stavano per il giovane plebeo. Non trovandosi un accordo, nacque una contesa militare, in cui vennero coinvolti i Volsci, per la parte plebea, ed i Romani per il giovane patrizio di Ardea.
La battaglia fu affrontata dalle parti davanti alle mura di Ardea, si concluse con la vittoria romana e con l’umiliazione degli sconfitti costretti a passare sotto il giogo.
Nell’anno 388 a.C. gli Equi, dopo poco più di cento anni di guerre, erano ormai domati, anche se continuarono ancora le scaramucce.

immagine: i parenti implorano Coriolano di non attaccare Roma  

giovedì 1 ottobre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXIX parte


Se Menenio Agrippa è citato unitamente con gli scontri che si ebbero Equi, un altro personaggio, intorno al 490. a.C., entra storia degli Equi ed ha allo stesso tempo una gran parte nella lunga lotta fra patrizi e plebei, questo protagonista è Coriolano.
Coriolano si schierò aspramente contro i plebei, per questo, nonostante le grandi imprese compiute, che lo avevano coperto di gloria militare, l’odio del popolo nei suoi confronti fu così grande che fu costretto ad esiliare fra i Volsci.
Coriolano, i Volsci e gli Equi prepararono una campagna militare contro Roma.
A Roma si tenevano i Grandi Ludi Roma, erano giochi o sport e festeggiamenti che si svolgevano nel Circo, successivamente detto Massimo.
Il capo dei Volsci fece credere ai senatori romani che la sua popolazione avrebbe creato dei disordini, con l’intento di bloccare la festa.
Il senato romano, preoccupato di ciò decise, di escludere i Volsci dalle celebrazioni e dalle gare: si voleva evitare che la solennità e la sacralità dei Grandi Ludi fosse profanata.   
I Volsci, che però nulla sapevano del perché della loro estromissione si allontanarono dalla città, decisi a vendicare l'offesa, ritenendosi legittimati a cominciare una guerra contro i Romani.
(questi Ludi romani sono un po’ birichini, visto che i romani, ai tempi di Romolo, se ne servirono anche per distrarre i Sabini e così rapire le loro donne)

mercoledì 23 settembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXVIII parte


Se il ragionamento della parentela Equi/Volsci vale, allora, deve essere fatto valere anche per la popolazione dei Marsi, così chiamati perché Volsci Marsi, cioè Volsci Guerrieri, i quali, in contrasto con gli i Volsci Equi, usavano risolvere le contese tra confinanti non con il diritto, ma direttamente con azioni militari. 
Lo scontro fra i romani e queste popolazioni italiche si inserisce nel contesto delle lotte fra patrizi e plebei.  
I patrizi godevano della totalità dei diritti politici e civili: pieno accesso alle magistrature, pieni diritti di proprietà e così via, i plebei erano contadini, commercianti, artigiani, la parte produttiva della popolazione, nonostante l’importanza economica e numerica, la plebe era esclusa dalla gran parte dei diritti politici
Mentre sui confini, si intensificava la pressione congiunta di Sabini, Volsci ed Equi all’interno lo scontro tra patriziato e plebe si infiammò, sino a quando non si ebbe il primo sciopero della storia: a un certo punto la plebe abbandonò la città e si ritirò sul Monte Sacro.
A risolvere nel 493 a.C. la pericolosa e lunga ribellione della plebe intervenne Menenio Agrippa, uomo saggio e ponderato, amato anche alla plebe. Menenio si recò su Monte Sacro ed espose  la
famosa parabola del collegamento, nella diversità delle loro funzioni, delle parti del corpo umano: le mani che portano il cibo ( i plebei) alla bocca verso gli organi interni ( i patrizi)che mangiano e trasformano, per far capire che Roma aveva bisogno di tutti nella diversità
della condizione.

martedì 15 settembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXVII parte



Accidenti, si disse Betty, questa procedura giuridica faceva degli Equi il popolo più civile,

anche più degli stessi Etruschi, per questo furono chiamati dai Romani 

Equi, cioè “Giusti”… ma lo strano dello strano è che anche qui si parla di erba e sarà solo un caso che in mezzo alla Fontana dell’Acqua Marcia ci sia Glauco e la sua erba miracolosa?

Altro particolare curioso è che esiste un'altra popolazione di Equi o Giusti.

Il termine giusto è utilizzato nella tradizione ebraica, in quanto questo popolo ha in antico stipulato e rispettato un patto con Dio, che prevede ben 613 precetti, inoltre la tradizione ebraica ritiene che in ogni generazione nascano 36 giusti, che svolgono lavori umili ma dallo loro condotta dipenderebbe il destino dell'umanità.

Gli Equi si incontrano solo nelle monografie di Coriolano e di Furio Camillo.

La storia degli Equi, nelle vicende relative ai contrasti ed alle guerre con Roma antica, è parallela e quasi sempre comune a quella dei Volsci, tanto che per due secoli insieme hanno lottato contro Roma per la difesa territoriale, dovrebbe identificarsi nei Volsci la popolazione originaria, da cui gli Equi hanno avuto il nome.

Ad avvalorare questa ipotesi, c’è lo straordinario fenomeno della transumanza, (chi non ricorda gli antichi pastori d’Abruzzo del Vate? Oggi la transumanza fa parte del Patrimonio Unesco) che era praticata da parte degli Equi e dei Volsci in maniera parallela.

Il bestiame bovino, allevato nel territorio degli Equi, veniva fatto svernare nel territorio volsco. viceversa il bestiame dei Volsci in estate veniva portato nel territorio degli Equi, popolazione delle montagne, insediata nei pressi di grosse sorgenti e di fiumi potabili. La transumanza praticata nel modo indicato imponeva un rapporto straordinario tra le due popolazioni, che può essere spiegato solo con la parentela razziale.

immagine: transumanza

martedì 8 settembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXVI parte



L’attività dei Feziali era sottoposta al rispetto di un cerimoniale, che è stato riportato integralmente da Tito Livio in occasione di una guerra mossa dal terzo re di Roma Tullo Ostilio contro gli Albani.
“Il feziale così chiese al re:
‘Vuoi tu o re che io concluda il patto con il padre patrato del popolo albano?’
Avuto l’assenso del re, diceva:
‘O re io ti chiedol’erba sacra!”
Il re rispondeva:
“Prendila pura!” (guarda caso lo stesso concetto vale per 'l'erba sacra odierna')
il feziale prendeva della verbena e gridava:
“O re dichiari che io sono regio nunzio del popolo romano dei Quiriti, insieme ai miei arredi ed ai miei assistenti?”
Il re rispondeva:
“lo dichiaro, a condizione che ciò avvenga senza danno per me e per il popolo romano dei Quiriti!”
A questo punto il feziale toccava con la verbena colui che sarebbe stato il padre patrato, il quale veniva insignito, nel modo che si è ricordato, per rendere sacro il patrato (il giuramento).
A questo punto l’insignito padre patrato rendeva il giuramento con frasi sacre e con un lungo canto.


immagine: Sibilla cumana

martedì 1 settembre 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXV parte



La popolazione degli Equi era la più avanzata nel diritto di tutte le popolazioni dell’epoca e il cerimoniale, che regolava i rapporti fra popoli vicini, fra città confinanti, veniva indicato dai Romani, come Jus Fetiale, cioè diritto feziale.
I compiti dei sacerdoti feziali, era quello di impedire che i Romani muovessero guerre ingiuste, dovevano mandare ambasciatori a quelle città che rompevano i trattati di alleanza, chiedendo ragione prima con le parole e, solo in caso di mancato accordo, di aver ragione nei loro
confronti con le armi. I Feziali intervenivano anche in occasione di torti subiti,
prendendo i colpevoli e consegnandoli ai danneggiati. Avevano inoltre
giurisdizione sugli oltraggi ricevuti, vegliavano sulla osservanza dei trattati di
pace o di alleanza, anche di quelli contratti successivamente dai consoli, ed erano
ambasciatori presso le città, che violavano i giuramenti.  

immagine: Sibilla  

domenica 23 agosto 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXIV parte



Chi vince la guerra scrive la storia e chi perde più è valoroso e giusto e più viene cancellato, perché il vincitore non vuole ricordare ciò che di sbagliato ha perpetrato, vuole cancellare ogni senso di colpa e così chi erano gli Equi il cui nome significa giusti?
Perché nel grande libro della storia se ne parla così poco?
Gli Equi era una popolazione insediata, nella valle dell’Aniene, che in tempo antico era ricchissima di acque e ciò fu la sua rovina per l’ingordigia dei romani.
Il nome Equi, ci indica che la popolazione era organizzata sul diritto, e si può ben affermare che il diritto romano, dal quale l’odierno occidente ha tratto il proprio ordinamento, è stato un ampliamento successivo del primitivo diritto equo, noto come diritto Feziale.


immagine: sacerdoti romani

sabato 15 agosto 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXIII parte



I famosi libri sibillini sono andati perduti… Betty si chiese cosa c’entravano i libri sibillini con l’Acqua Marcia, aveva perso il filo, poi ricordò che Quinto Marcio fu eletto pretore nel 144 a.C, e costruì l’acquedotto dell’Acqua Marcia, il più lungo di Roma, che fu famoso per la purezza delle sue acque, non era quindi acqua marcia e maleodorante ma prendeva il nome da chi prelevò l’acqua dalle sorgenti… sorgenti che non erano in territorio romano, l’acquedotto dell’Acqua Marcia raccoglieva l’acqua dell’alto bacino dell’Aniene ( chiamato anche Teverone) la sorgente, tuttora esistente, si trova nei pressi del comune di Marano Equo, facile dedurre che si trovava nel territorio degli Equi, i romani si impadronirono del loro territorio, commettendo un genocidio, come mai avevano fatto, perché nei libri sibillini era scritto… che sul Campidoglio, il colle sacro di Roma, doveva arrivare l’acqua dell’Aniene.


immagine: valle dell'Aniene

sabato 8 agosto 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXII parte



Sulle origini dei libri sibillini, che tutti dovevano credere che fosse una raccolta di profezie della Sibilla, c’è una storia mitologica, ideata quasi certamente da Tarquinio il Superbo.  
Solitamente quando un re desiderava che il suo lavoro legislativo non andasse perduto alla sua morte si inventava qualche cosa in modo il popolo rimanesse legato alle nuove leggi come se fossero un rito antico… Solone ad Atene, Licurgo a Sparta fecero credere che le leggi, che avevano dato alle rispettive città, non potevano essere cambiate, finché i loro corpi, una volta che essi si erano allontanati dalle rispettive città, non fossero tornati in patria.
Tarquinio, fece intendere che i suoi precetti erano insegnamenti arrivati a lui tramite le visioni divine e profetiche di una sibilla, il mito racconta che… “Un giorno una donna, si presentò a Tarquinio per vendergli nove libri di oracoli della Sibilla. Tarquinio si rifiutò di acquistare i libri al prezzo, che la donna chiedeva e quella si allontanò per bruciare tre dei nove libri. Poco dopo tornò dal re per vendergli allo stesso prezzo i restanti sei libri. Pensando che fosse una pazza, il re la derise, perché gli chiedeva di acquistare allo stesso prezzo un numero minore di libri. La donna si allontanò nuovamente e bruciò la metà dei libri e presi i restanti tre li offrì al re allo stesso prezzo. Tarquinio, meravigliato dalla insistenza della donna, si rivolse allora agli Auguri ( sacerdoti romani)e raccontati i fatti, chiese cosa occorresse fare. Gli Auguri avendo capito da alcuni presagi che ciò che era stato disprezzato era un dono divino, affermarono che era stata una grande disgrazia non aver comperato tutti i libri. Aggiunsero che bisognava dare alla donna la somma che chiedeva per salvare gli oracoli restanti. La donna dopo aver consegnato i libri e dopo aver diffidato a rispettarli, non fu più vista fra gli esseri viventi”.

immagine: Tarquinio il Superbo

sabato 1 agosto 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LXI parte



Prima di entrare pensò perché mai costruire una chiesa sul luogo dove sorgevano le Terme, che col tempo erano diventate luoghi di malaffare con taverne, bordelli e frequentate da banditi, chissà forse era lo stesso intento che era stato per la pecorella smarrita… il pensiero tornò alla Fontana delle Naiadi, alle Terme e all’Acqua Marcia esisteva forse un segreto?
In fin dei conti Santa Maria degli Angeli era una chiesa speciale e l’Acqua Marcia, il cui nome fa pensare a qualcosa di poco buono era invece un’acqua eccellente e fu destinata ai romani addirittura attraverso i libri sibillini.
I Libri Sibillini erano considerati una sicura garanzia dei destini di Roma, erano custoditi da un collegio di sacerdoti e dalla Sibilla, venivano consultati ogni volta che lo decideva il senato, quando vi erano pericoli o grandi avvenimenti, erano sacri e profetici, erano per i romani, quello che per noi sono la bibbia ed i vangeli.  

immagine: ruderi acquedotto Acqua Marcia

giovedì 23 luglio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LX parte






Scilla divenuta un mostro orripilante è relegata nelle profondità marine, talmente infuriata per il torto subito da fare strage di qualsiasi imbarcazione che veleggi per lo Stretto che sarà poi chiamato “di Messina”.
Glauco e Circe intanto amoreggiano, sino a che Circe si stanca e vorrebbe, come al solito, trasformare Glauco in un animale, ma desiste in quanto Glauco è un dio marino, perciò teme la vendetta di Nettuno.  
Rimasto solo, Glauco pensa a Scilla, diviene molto triste per la sua sorte e la cerca, ma la Ninfa diventata mostro lo attacca anche se poi lo risparmierà.
La sosta seduta sulla Fontana delle Naiadi era finita, Betty si alzò e si diresse verso Santa Maria degli Angeli, attraversò il caotico anello di traffico e non riuscì a trovarne l’entrata, poi ricordò che la Chiesa era stata costruita su ciò che restava delle Terme di Diocleziano e individuò l’entrata dall’aspetto decadente di resti di mura romane.

immagine; Scilla



mercoledì 15 luglio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIX parte



Come già scritto Glauco, che era un pescatore, visto che i pesci mangiando una certa erba, scappavano dalle reti rituffandosi in mare, volle assaggiarla anche lui e si trasformò in un uomo/pesce con le pinne al posto delle gambe divenendo un dio marino.
Glauco nelle sue nuove vesti incontro la ninfa Scilla, se ne innamorò, ma Scilla era spaventata dal suo aspetto, mezzo uomo e mezzo pesce e fuggì lontano da lui. Glauco si recò allora dalla maga Circe chiedendole una pozione d’amore che potesse far tornare da lui Scilla, ma Circe infatuatasi di Glauco e gelosa del suo interesse per la Ninfa preparò una mefistofelica miscela che lanciò nelle acque di fronte a Messina e Scilla si trasformò in un orribile mostro.
Glauco pianse dal dolore mentre Scilla fu piena di odio.

immagine: raffigurazione di Glauco   

mercoledì 8 luglio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LVIII parte



Hashish o Marijuana per farsi uno spinello, sono sostanze psicoattive che si ottengono dalla Cannabis sativa o, meglio, dalle infiorescenze femminili (guarda caso cherchez la femme ) farmaco o veleno Betty era antimoderna, non fumava spinelli e prima o poi sarebbe riuscita a smetterla con le sigarette… ora ne fumava al massimo tre al giorno.
La pubblicità, gli amici, le amiche l’avevano invogliata alle sigarette, era trendy e pieno di fascino fumare una sigaretta, poi dopo una decina di anni fumare era diventato out e i fumatori erano diventati come delinquenti… Betty non voleva più essere fregata e così andava al contrario di ciò che induceva ad uno stile modaiolo.
Meglio tornare al mito di Glauco che anche se un po’ secondario è assai affascinante come narra  Ovidio nelle Metamorfosi.

immagine: cannabis

mercoledì 1 luglio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LVII parte



Glauco, era un mitico pescatore della Beozia, un giorno notò che i pesci, seppur catturati nella rete, se riuscivano a mangiare una certa erba, subito scattavano e fuggivano in acqua.  
Glauco volle assaggiare l’erba misteriosa e all’improvviso si trasformò in un mezzo pesce, si tuffò nell’acqua diventando una divinità immortale.  
Dante parla di Glauco per spiegare la sua trasformazione quando arriva in Paradiso, il Poeta osserva Beatrice che a sua volta fissa il Cielo e si sente diverso. Dante non può spiegare la sua metamorfosi se non scrivendo che era simile a quella di Glauco quando divenne una creatura marina.
L’etimologia di Glauco da una parte significa scintillante dall’altra parte indica un particolare colore tra il verde e l’azzurro. In effetti Glauco mangiando dell’erba di colore verde/azzurro divenne luccicante arrivò come dire in Paradiso… e l’erba/cannabis dà euforia, visioni e senso di pace, è una droga cosiddetta leggera che apre le porte alla percezione del paradiso, è l’erba del buonismo, dell’Oriente, … nessuno è morto per overdose di erba ma sicuramente non fa bene, in quanto si fuma e quindi si inquinano i polmoni e  come il tabacco dà dipendenza e le dipendenze sono nocive, ci rendono schiavi apparentemente liberi ma in stato di inferiorità che provoca ansia, depressione e mal di vivere… oggi le dipendenze sono in aumentissimo: non solo stupefacenti ma anche  gioco, tabacco, shopping o sesso compulsivo un mondo apparentemente libero ma che è schiavo.

immagine: Glauco-fontana Naiadi-Roma

martedì 23 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LVI parte



Uno zampillo d’acqua le arrivò sul viso e Betty si riscosse, chiedendosi come aveva fatto a passare in pochi minuti dal pensare alla grandezza dei romani alla storia delle mutande…boh! La fontana delle Naiadi (erano le ninfe delle acque, divinità di fecondità e di ristoro e protettrici del matrimonio) presenta la ninfa dei laghi, riconoscibile dal cigno che tiene a sé, la ninfa dei fiumi, sdraiata su un mostro dei fiumi, la ninfa degli oceani, in sella su un cavallo simbolo del mare, e la ninfa delle acque sotterranee, poggiata sopra un drago misterioso.
Al centro si trova il gruppo del Glauco, simboleggiante il dominio dell’uomo sulla forza naturale… boh Glauco è pure legato all’erba e…
Glauco è oggi un mito alla moda, è legato alla magia di un’erba e… in questi giorni si è legalizzata  l’erba, la cannabis o canapa usata sin da tempi antichissimi a fini religiosi e spirituali con la sua capacità di stimolare nuove intuizioni e visioni… Betty per conto suo aveva abbastanza fantasia e non voleva essere schiava di cibo o di alcol o di erba, sapeva che lo sbaglio era diventarne dipendenti, le era già capitato col tabacco e la lezione le era bastata.
Poi era stanca di mode, aveva iniziato a fumare sigarette perché era trendy ora non si metteva a fumare canne perché era rilassante e di tendenza anzi faceva il contrario di ciò che era moda… ma vediamo un po’ cosa successe a Glauco.

immagine: Fontana Naiadi- Roma

lunedì 15 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LV parte


Dunque, nel Rinascimento l’uomo indossava una sottile calzamaglia con un vistoso pacco sopra al suo gioiello, spesso evidenziato dalla calza da un colore diverso, il pacco conteneva una tasca che era usata per metterci il fazzoletto o le monete, successivamente il pacco venne imbottito in modo da esaltare la potenza del gioiello, moda che alla fine del Cinquecento decadde verso costumi più morigerati, a Betty vennero in mente certi film degli Anni Settanta o certe barzellette in cui l’uomo si rinforzava il pacco con dell’ovatta o della bambagia, le donne invece si imbottivano il seno: tecnica usata anche oggi tramite i reggiseni imbottiti, beh in fondo chi non vuole essere bello/a?
Le mutande femminili, praticamente scomparse fino al XVI secolo, vengono rilanciate da Caterina de Medici e dalle altre dame famose, erano chiamate briglia da culo, avevano sul davanti un’apertura strategica e imbottite sul dietro per ottenere un sedere a mandolino. Le “briglie da culo”, divennero di moda negli ambienti nobiliari di Francia e d’ Europa diventando strumento di seduzione a volte anche in tessuto d’oro o d’argento, tanto da diventare peccaminose e lussuriose e infine simbolo delle prostitute: alle veneziane tanto brave in questo vecchio mestiere furono imposte dalle autorità, per ragioni di decoro delle braghettone lunghe sino al ginocchio.
La Chiesa da un lato le osteggiava, ritenendole lussuriose, dall’altro le invocava per coprire le parti intime… un po’ come oggi sono ritenute pudiche i semplici slip bianchi mentre sono libidinose se nere o rosse in pizzo trasparente.    
Nel XVIII secolo. le mutande spariscono e subentrano i mutandoni lunghi sino ai piedi, finché si arriva al boom degli slip più o meno nel 1950.
Oggi slip, tanga, perizomi o niente mutande tutto è lecito. 

immagine: donne in bikini - villa romana del Casale- piazza Armerina

lunedì 8 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIV parte



Ah! Pensando ai dipinti del Quattrocento o giù di lì con raffigurati quei ridicoli uomini quasi nudi in mutande/calzamaglie in colori sgargianti o addirittura bicolori che a metà Cinquecento si arricchirono di un gonnellino bombato, Betty ricordò il primo balletto che vide a teatro. Aveva quattordici anni, sul palco si muovevano uomini in calzamaglia color carne, un sottile velo che non nascondeva nulla, anzi evidenziava, Betty non sapeva dove posare gli occhi, si vergognava e si chiedeva come era possibile che certi spettacoli si tenessero di pomeriggio e a lei fosse permesso accedere, eppure esistevano i film vietati ai quattordicenni e ai diciottenni e questo no, non era censurabile? Ma come, si interrogava Betty, era chic, culturale, ricercato, raffinato andare a teatro, il balletto veniva definito classico e invece… invece il balletto, sia per i ballerini con le calzamaglie che imitavano/esaltavano il nudo, che le ballerine col gonnellino e le gambe velate, fosse anche chiamato classico non era altro che l’esaltazione della sessualità e dell’erotismo e se oggi non faceva molta audience era perché il nudo girava per le strade, al mare, in spiaggia, in discoteca e altro… ma nell’Ottocento, altro che arte era come andare a vedere la lap dance o frequentare certi luoghi per scambisti e affini… meglio tornare alla storia delle mutande, si disse Betty.


immagine: balletto Giselle- Roma

lunedì 1 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIII parte



La storia delle mutande inizia nel 3.300 a. C., il faraone Tutankhamon pare avesse nel suo guardaroba un capo intimo di forma triangolare, molto simile allo slip moderno, d’altronde l’uomo egizio si cingeva una cordicella di tessuto intorno ai lombi e poi si infilava sul davanti il tessuto triangolare che avvolgeva intorno ai fianchi, quindi praticamente indossava solo delle mutande. Nonostante l’utilità, però, nel corso dei secoli le mutande hanno avuto alterna fortuna. I greci non le mettevano, addirittura nella giovinezza, ostentavano le loro nudità.
Gli antichi romani, indossavano qualcosa di simile alle mutande solo durante i giochi ginnici.
Nel Medioevo scomparvero del tutto per riapparire nel Rinascimento indossate in modo quasi osceno dagli uomini… calzamaglie aderenti con il pacco in evidenza.


immagine: costume egizio 

sabato 23 maggio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LII parte



Come ci si puliva, senz’acqua?
Frizionandosi e inondandosi di profumo, infilandosi tra i vestiti sacchettini di aromi (gli stessi che oggi mettiamo negli armadi o nelle scarpiere)
Ci si puliva a secco, come oggi si puliscono le tappezzerie o i divani, strisciando sul corpo e il volto con dei panni profumati. I profumi servivano a coprire i cattivi odori e vari sacchettini profumati erano sparsi tra i vestiti. I capelli non si lavavano, erano sgrassati con delle polveri e della crusca, quasi come con l’odierno shampoo secco, e poi cosparsi di cipria profumata.
L’unica vera pulizia consisteva nel cambiarsi la biancheria: si pensava che la stoffa delle camicie assorbisse il sudiciume. Avere sempre la camicia candida e pulita, appena cambiata diventò il segno visibile della condizione economico-sociale privilegiata, in quanto la maggior parte delle persone era già fortunata a possedere un abito completo, i più poveri avevano solo la camicia di canapa costava l’equivalente del salario di 4 giorni e al massimo ogni tanto poteva lavarla in un fiume… divennero di moda colli e polsini candidi ben visibili che testimoniavano la ricchezza di chi li indossava. 
Il concetto di “biancheria pulita” era assai relativo, i ricchi, i nobili cambiavano la camicia tutti i giorni ma le mutande le cambiavano una volta al mese!
D'altronde fino all’Ottocento, nonostante le mutande fossero già conosciute le donne non le indossavano. 

immagine: Luigi XIV

venerdì 15 maggio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LI parte



Nonostante tutte queste raffinatezze la Corte di Versailles era puzzolente, il cretinetti suo compagno di scuola aveva ragione, Luigi XIV fece in tutta la sua vita, solo due bagni, su consiglio medico e non li gradì affatto.
 “I bagni d’acqua... riscaldano il corpo e i suoi umori, ne indeboliscono la natura e ne dilatano i pori, sono cause di morte e di malattia”, si legge in un trattato di medicina di fine ‘400.
“La cattiva fama” dell’acqua nacque con le pestilenze: le persone erano convinte che l’acqua allargasse i pori della pelle, permettendo l’ingresso nel corpo dell’aria avvelenata dalla peste.
Idee incredibili per noi, che sovente facciamo doccia o bagno mattina e sera anche se alcuni medici sostengono che la troppa igiene abbia dei risvolti negativi, lavandosi troppo, vengono abbassate le barriere protettive della pelle. Questa nostra mania dell’igiene ci è sicuramente permessa per la facilità con cui abbiamo l’acqua sia calda che fredda, come certo era facile per i romani che avevano, bagni, fognature, l’acqua corrente e le terme, ma per l’uomo medievale era già difficile avere acqua per bere e i bagni non esistevano proprio.      
Se nel Quattrocento e nel Cinquecento i nobili facevano un bagno ogni 4-5 mesi, nel Seicento/Settecento non ci si lavava per niente… anche se c’erano dame appassionate di acqua che facevano il bagno una volta all’anno.


immagine; toeletta a Versailles

venerdì 8 maggio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,L parte



Ma dai, non poteva essere che i tanto raffinati francesi, ancora oggi spocchiosi e secondi solo agli inglesi per ritenersi la quintessenza dello chic, erano ai tempi del loro maggiore splendore puzzosi e avevano inventato il grattaschiena per grattarsi lo sporco ma va’, il suo compagno era un cretinetti.
Solo un cretinetti poteva pensare che la Corte del Re francese non facesse il bagno e figuriamoci se non lo facevano gli aristocratici certo non lo faceva il popolino.
La Corte di Versailles è stata il modello per tutte le abitudini formali della ristorazione di tutta l’Europa, Le service a la Francaise ovvero il Servizio in stile francese era considerato l’unico modo civile di cenare: dopo la benedizione di un religioso e l’immersione delle mani in ciotole di acqua profumata, erano serviti antipasti, zuppe, piatti principali, e frutta. Le forchette erano già di uso comune, sebbene Luigi preferisse mangiare con le dita, i coltelli pure esistevano, anche se il Re Sole non volle più i coltelli a punta sul tavolo da pranzo, in quanto venivano usati come stuzzicadenti o addirittura come armi.  L’etichetta di corte era talmente rigida che il responsabile di uno dei grandi ricevimenti, tale Vatel, avendo ricevuto l’incarico, con un preavviso di soli quindici giorni, per un pranzo di cinquemila persone, non riuscendo ad avere sufficiente pesce per la portata delle zuppe e con la grande tragedia di non avere le condizioni atmosferiche ideali per i fuochi artificiali si suicidò.

immagine: banchetto del re Sole

venerdì 1 maggio 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XLIX parte



I francesi dei puzzoni… ciò era impossibile… ma come i francesi di Luigi XIV, appassionati di pulizia rettale non si pulivano il corpo?     
Luigi XIV era un fan dei clisteri, sembra che abbia fatto più di 2000 clisteri nella sua vita. Alcuni attribuiscono la sua longevità a questa procedura.
Inserire liquido nell’ano per purificare il colon ha una lunga storia di benefici per la salute.
La siringa per introdurre l’acqua per lavare il retto probabilmente era conosciuta fin dall’antichità, Erodoto racconta che gli egiziani lavavano i loro intestini tre volte al mese, a Pompei ne è stata scoperta una, anche se di dimensioni ridotte, forse veniva usata per le orecchie.
Insomma per il grande Luigi valeva il detto: un clistere al giorno toglie il medico di torno.
Per la Corte francese era non solo di moda ma fondamentale imitare il re, quindi gli aristocratici giravano con le loro siringhe personali. Di solito erano i servi che facevano il clistere ai loro padroni ma pare che fosse in voga anche autosiringarsi e farselo anche in pubblico, per questi clisteri in platea erano state inventate speciali siringhe con copriglutei.


immagine: clistere con siringa

giovedì 23 aprile 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XLVIII parte



Bisognerà aspettare l’800 perché le città comincino a dotarsi di fognature. Anche per porre rimedio alle epidemie di colera che flagellarono l’Europa durante il secolo. Betty pensò o forse fece pure la domanda a voce alta… se si buttavano gli escrementi per strada, se il bagno non esisteva, se i fiumi erano acque merdose gli uomini e le donne si lavavano o erano luridi e luride? Sorrise fra sé, tanti anni prima un suo compagno di scuola delle medie le aveva detto che il grattaschiena, quella bacchetta che porta a un’estremità una manina di osso o d’avorio o d’altro materiale, l’aveva inventata se non il Re Sole, la sua manica di principi o principesse, perché non lavandosi mai avevano un gran pizzicore e dietro alla schiena non riuscivano a grattarsi. All’epoca aveva guardato dall’alto in basso il suo compagno, ma come le dame del Re Sole così belle e vestite di sete e falpalà, di ori e gioielli di parrucche arzigogolate nonché inondate di profumi non facevano mai un bagno?
Incredibile, la Francia la cui grandeur era dovuta anche al profumo… lo aveva inventato per coprire la puzza?


mercoledì 15 aprile 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XLVII parte



E le fognature? Roma e le antiche città romane avevano sistemi fognari duemila anni fa,  (purtroppo con la caduta di Roma andarono in disuso), altro che la grandeur di Parigi e di Londra che sino al ‘700 furono insozzate dal piscio gettato dalle finestre.
Dopo Roma, per secoli le città non ebbero fognature… il bagno in casa non era neanche un sogno, non si partoriva neanche l’idea. Senza fognature, con l’espansione delle città i problemi divennero molto seri, in campagna la si poteva fare in un fosso ma in città i rifiuti  fisiologici  finivano direttamente sulle strade, che si ripulivano solo con le piogge che convogliavano i maleodoranti liquidi ai fiumi; forse chissà, come sono esistiti i badilanti di sterco, quelli che tutte le mattine svuotavano le stalle, e le mucche di rifiuto fisiologico ne fanno veramente tanto, riempendo la busa de stabi  ovvero il buco del letame, esistevano gli spalatori di merde, che la riversavano nei fiumi… in Francia, nel Nord/Ovest, vi erano fossati noti con i nomi Merderon, Merdron e Merdançon, la loro funzione appare dai loro nomi, tutt’oggi esiste un fiume chiamato Merderon, era dove ci finiva tutto il letame raccolto dagli spalatori della zona?


immagine: sbocco della Cloaca Massima

mercoledì 8 aprile 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XLVI parte



Le strade lastricate e ben percorribili erano un vanto per i romani.
Le strade consolari romane, chiamate così appunto perché furono costruite dai consoli sia per scopi militari che per ragioni economiche.
Le principali strade consolari in Italia sono dieci, uniscono quasi tutta l’Italia, prendono il nome dal console che ne ha voluto l'edificazione o dal loro scopo, Aurelia, Cassia, Flaminia, Salaria, Tiburtina, Casilina, Appia, Emilia, Postumia, Capua-Regium, Nomentana e Prenestina, ma ne esistono altre secondarie che uniscono le città regionali, ad esempio in Romagna, la Via Faventina che unisce Faenza a Firenze oppure la Sarsinate che collega Sarsina a Rimini… strade principali o secondarie che sono state modificate o allungate e sono oggi le nostre attuali strade statali e regionali.  
Ancora oggi le strade sono la prima cosa che si costruisce in un piano regolatore, senza strade, niente commercio, niente turismo, niente città, niente di niente.
I romani le loro strade le curavano e mantenevano bene, differentemente da oggi, in cui nonostante i mezzi a nostra disposizione, ahi ahi che dolor  sono disastrate, piene di buche… per non parlare dei ponti!


immagine: Appia antica

mercoledì 1 aprile 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XLV parte



Betty stava seduta sul bordo della fontana, titubante e perplessa, era come soggiogata dalla forte e dall'assurda dicotomia, da una parte lo scrosciare dell’acqua limpida con gli alti zampilli e il biancore dei marmi, dall’altra un caos di macchine chiassose, disordinate e inquinanti, da una parte Apollo e la ragione, dall’altra Dioniso e la pazzia.
L’acqua della fontana proviene dall’acquedotto dell’Acqua Marcia, una sua diramazione, detta Iovia (ovvero di Giove) iniziava dopo la porta Tiburtina e terminava in una grande cisterna chiamata Botte di Termini, i cui resti furono demoliti nel 1876 per la costruzione della stazione ferroviaria che dalla cisterna prese proprio il nome di Stazione Termini. Betty aveva letto, da qualche parte, aveva il vizio di leggere tutto, saggi, enciclopedie, fumetti ma anche volantini e scritte sui muri, dove c’era una parola Betty leggeva, dunque Betty aveva letto da qualche parte (e condivideva) che i romani dovevano la loro grandezza alle strade lastricate, alle fognature e agli acquedotti.

immagine: Fontana delle Naiadi, in fondo la Stazione Termini fine Ottocento

lunedì 23 marzo 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate, XLIV parte



Piazza della Repubblica è vicina alla Stazione Termini, di fronte alle rovine delle Terme di Dioclezano da cui prende anche la forma ad esedra. La cosa che più colpì Betty fu il traffico, una rotonda di traffico che girava attorno alla Fontana delle Naiadi posta al centro della piazza. La Fontana delle Naiadi è un’opera del 1901 scolpita da Mario Rutelli, bisnonno dell’ex sindaco di Roma Francesco Rutelli… così scopriamo che scava, scava oggi come ieri, in politica il self-made man non esiste: o sei nel giro e hai parenti noti o servi a qualcuno come burattino.
La fontana era maestosa e scenografica e pareva assurdo che tutt’intorno sfrecciassero auto, quasi come uno sfregio alla bellezza… a Betty pareva bellissima la piazza, ma pensava che forse era un tarocco, altrimenti l’avrebbero protetta, ma ormai aveva capito che Roma aveva un surplus di bellezze e che ai romani piaceva sfrecciare in moto o in auto, in generale erano lenti e paciosi tranne che quando guidavano e intascavano regalie e delle loro bellezze ne erano straorgogliosi ma se ne occupavano poco, come dire avemo questo, semo stati a capo der mondo, semo er mejo pensateci voi a curare questo capitale d’arte noi l’avemo fatto che volete de più.

immagine: Piazza della Repubblica