lunedì 20 ottobre 2014

Dedicato a Ravenna alla perdita della Candidatura Città della Cultura 2019



“Se di là sempre ben per noi si dice, /di qua che dire e far per lor si puote/da quei ch’hanno al voler buona radice?”. ( Dante Purgatorio XI) Non si può fare  più nulla, solo aspettare l’esito della candidatura, e intanto provare a indovinare. Il 13 ottobre è il giorno in cui la commissione esaminatrice sarà a Ravenna. Il 13 è un numero ambiguo rappresenta la fine ma anche l’inizio. Il 13 nei tarocchi è associato alla Morte in quanto indica un cambiamento drastico che può essere sia in positivo che in negativo. Il primo significato a cui si pensa è come numero della fortuna (il famoso 13 al Totocalcio)  o come numero della morte (dopo aver vinto esci e finisci sotto un’auto). Il numero 13 può essere sia sconfitta che vittoria, ma Ravenna ha una chance in più in quanto la tredicesima costellazione, l’unica che non è raffigurata nell’oroscopo, è Ofiuco e Ravenna è l’unica città che ha ben visibile in una delle sue colonne in Piazza del Popolo il suo simbolo. Nel territorio forlivese il numero 13 era assai benevolo, si regalava alle fidanzate un piccolo monile che lo raffigurava  oppure un quadrifoglio, ( 1+3=4) il 13 scomposto diventa 4 con significato di realizzazione terrena. Si dice che il 13 porti sfortuna per via dell’Ultima Cena in cui erano in tale numero e Gesù morì, ma pure porterebbe sfortuna perché un venerdì 13 del 1307 vennero arrestati tutti i Templari, anche qui un’altra chance per Ravenna infatti Rinaldo da Concorezzo nel 1311 nel Concilio di Ravenna li assolse. Nell’alfabeto ebraico la tredicesima lettera è la mem (M), e rappresenta il rivelato ed il nascosto: Mosè ed il Messia. Ciò che illustra la cabala è assai positivo per la nostra città almeno per la visita di questo lunedì. E il giorno del verdetto? Il fatidico venerdì 17? Il venerdì è il giorno in cui è morto Cristo e perciò infausto ma è anche il giorno dell’amore, di Venere. Il 17 nei tarocchi rappresenta la sintonia tra l’uomo ed il creato, ed è quindi una carta estremamente positiva. Nel linguaggio corrente invece al 17 è stato attribuito un significato negativo, solo in Italia. Si dice che sulle tombe dell’antica Roma era la scritta “VIXI” che è l’anagramma  di  XVII cioè il numero romano 17. Nell’alfabeto ebraico la diciassettesima lettera è la pe (F, P, PH), che significa bocca e quindi questa lettera rappresenta parola e silenzio. Soluzione: il 17 ottobre usiamo la parola o il silenzio con buon senso.         

giovedì 16 ottobre 2014

LA SIMBOLOGIA DEL SERPENTE


 Il serpente è  simbolo della conoscenza, per questo può anche essere pericoloso, come recita il mito cristiano della creazione.
 Nella nostra cultura cristiana è associato al male, il serpente tentò Eva nel Paradiso Terrestre e l'uomo fu poi tentato da  Eva a mangiare il frutto ovvero l'uomo si piegò alla lussuria di Eva.

Eva fu poi riabilitata con la Madonna che schiaccia il serpente, la donna per salvarsi deve essere virtuosa.
 L'Uroboro, il serpente che si morde la coda,  con la sua forma circolare, rappresenta l'eterno ritorno.

Il serpente è considerato in modo contraddittorio, in molte culture arcaiche rappresenta il mondo degli inferi e il regno dei morti per la sua abitudine a ritirarsi in luoghi nascosti o in buche della terra, ma anche il suo contrario per quella sua apparente capacità di rigenerarsi attraverso il cambio della muta. 
In Africa, nelle società matriarcali, è signore delle donne e della fecondità.
Sia nella cultura greca che in quella egizia, il serpente è colto nella sua doppiezza: è temuto in quanto ha il potere di ricondurre il cosmo nel caos iniziale dell'indifferenziato. Ma è anche apprezzato e venerato poiché rappresenta l'altra faccia dello spirito, il vivificante, l'ispiratore della vita.

Il serpente è anche noto come medico e indovino. Esculapio, dio della medicina, è rappresentato con il caduceo. 
Questo oggetto, attributo di Mercurio, consiste in una bacchetta intorno alla quale si attorcigliano due serpenti.  

 Nell'esoterismo è la conoscenza legata al mistero dei processi vitali, per questo è rappresentato sulla croce dei farmacisti. 
Essere padrone del serpente significa libero accesso all'inconscio. 
Vi è un'analogia tra l'intestino, che ne riproduce la forma, il serpente e il labirinto. Questo chiarisce l'origine delle pratiche divinatorie fondate sull'esame delle viscere.
Chiarisce anche il perchè le "farfalle" si sentono nello stomaco, quando siamo nervosi o estremamente eccitati è il nostro stomaco, "il nostro serpente" che è in subbuglio. 
Padrone della forza vitale e simbolo della rigenerazione che avviene attraverso il fuoco, è anche il Drago, suo parente stretto. 
Nell'età moderna, il drago rappresenta l'ostacolo che l'Eroe ha da affrontare per il bene dell'umanità. 

L'Eroe con l'uccisione del drago, elimina la donna/eros, salva la pulzella, è in questo periodo, circa XI secolo, che la Chiesa  diventa l'arbitro della vita coniugale, viene istituito il matrimonio, condannato il concubinaggio, si cerca di domare il serpente.
Chiara è anche l'analogia fra il serpente e l'organo maschile, ma pure il serpente ingoia le prede vive e perciò viene avvicinato alla vagina, ed ecco allora che il serpente che si morde la coda, l'uroboro, altro non è che l'unione del maschile e del femminile 

immagine di Teoderica

lunedì 13 ottobre 2014

IL SAN GIROLAMO DI LEONARDO DA VINCI


Il San Girolamo di Leonardo da Vinci appartenuto ad Angelica Kaufmann sarebbe poi andato perduto, per essere ritrovato dal cardinale Joseph Fesch. Il cardinale Fesch, zio di Napoleone Bonaparte, persona virtuosa con un unico vizio: era drogato d'arte. Girava come un disperato fra rigattieri, mercanti ed antiquari col terrore che qualcuno si aggiudicasse un capolavoro al posto suo. Naturalmente scelse come patria l'Italia ricca com'è d'arte. La sua passione fu coronata dal sogno che magari abbiamo fatto tutti, quello di comprare una crosta a poco prezzo e scoprire poi che è un capolavoro. In uno dei suoi giri il cardinale scoprì da un rigattiere una tavola tagliata con un leone, la comprò. A casa non si capacitava di cosa avesse fra le mani. Tornato dal rigattiere vide che questi aveva usato una tavola dipinta per fare un sedile, sconcertato comprò a poco prezzo la sedia. Ritornato a casa si rese conto che le due tavole combaciavano e vi riconobbe il San Girolamo appartenuto alla Kaufmann, che lui conosceva bene in quanto era spesso nel salotto della donna.
Pare che il cardinale Fesch avesse una collezione di 17000 dipinti di cui alla sua morte ne restano poco più di 1000 che andranno al museo di Ajaccio, Il dipinto del San Girolamo venne acquistato nel 1845 daPio IX dagli eredi del cardinale per la somma di duemilacinquecento franchi e destinato da allora ai Musei Vaticani.

immagine San Girolamo di Leonardo da Vinci

martedì 7 ottobre 2014

IL GAROFANO E' UN FIORE CHE PARLA

Se c'è un fiore che non mi è mai piaciuto, questo è il garofano.
Era il fiore di mia madre, ora non più perchè preferisce l'orchidea. 
Sul tavolo  di casa di mamma, vi era sempre un vaso di garofani.
Gli stessi garofani  venivano portati, un grosso mazzo rosso scuro incellofanato ai defunti, se il mazzo era bianco voleva dire che il defunto era un bambino, se il mazzo era rosa era invece un giovane, cambiava il colore secondo l'età del morto, ma non il fiore.
Associavo l'odore aromatico dei garofani a quello dll'incenso che il parroco spargeva sulla bara.
Per finire non apprezzavo il regalo di un garofano rosso per la festa del Primo Maggio, che non ho mai capito se era un simbolo socialista o se rappresentava la lotta operaia, io legata alla terra come sono riconoscevo come fiore simbolico del Maggio l'acacia il fiore bianco e null'altro.
Piantavo però in giardino il garofanino, dai fiori multicolori e dai boccioli minuti e i garofani dei poeti coi piccoli fiori raccolti in una coppa.
Poi finalmente sono scivolati dalla mia mente gli stereotipi su questo fiore ed oggi ne apprezzo, il profumo, l'eleganza, la lunga durata...mi sono innamorata dei garofani, e mi piacciono molto sulla tomba di mio padre.
Nel mio paese, c'è un po' una gara ad avere la tomba più "bella" che tradotto vuol dire con gli arredi e i fiori più costosi, a me i fiori più belli sembrano i garofani...sarà vero o sono tirchia perchè i garofani costano poco?
Apprezzato da secoli per la luminosità dei colori e per la lunga durata, il garofano dalla bellezza classica è un fiore che risulta immediatamente riconoscibile per i petali increspati e seghettati.
Profumato e popolare ovunque come la rosa, è tra i fiori più noti e presenti al mondo in occasione di cerimonie e di festeggiamenti.
Nell’antichità, era considerato sacro a Zeus dai Greci ed era noto come il ‘fiore di Giove’ tra gli antichi Romani.
Secondo una leggenda cristiana, sarebbe apparso per la prima volta sulla Terra dalle lacrime versate dalla Vergine Maria per la sofferenza di suo figlio Gesù che portava la Croce al Calvario prima di morire
 La leggenda  mitologica racconta della nascita del garofano dalle lacrime di un pastore.  La dea della caccia Diana, fece innamorare un giovane pastore, lo sedusse e poi lo abbandonò. Il ragazzo, morì per la passione, e dalle sue lacrime, nacquero dei magnifici fiori: i garofani.
Sono molti i significati attribuiti  al garofano legati in qualche modo all’amore ed all’affetto, alla virtù e alla dignità.     
Si narra che numerosi poteri furono attribuiti a questi fiori ed alla loro essenza: cura contro la febbre e le malattie in generale,  antidoto per le sofferenze d’amore. 
Se si vuol omaggiare, ad esempio, un caro defunto, bisogna optare per i garofani rossi, simbolo di lutto  anche in Giappone. 
Se invece si vuol utilizzare questo fiore come pegno d’amore, la scelta deve ricadere sulla tonalità candida del bianco, in quanto questo è simbolo di fedeltà eterna. 
Nel caso in cui si voglia omaggiare degli amici o delle persone care, si può sceglier e il colore rosa tenue, simbolo di pensieri delicati e dolci.



 IL GAROFANO

Il garofano rosso fiorisce nel giardino,
fa ardere profumi innamorati,
non vuol dormire, non vuole aspettare,
una sola vocazione ha il garofano:
fiorire più lesto, ardente e selvaggio!

Una fiamma vedo avvampare,
il vento corre nel suo rossore
e trema di desiderio,
una sola vocazione ha la fiamma:
bruciare lesta, lesta!

Nel flusso del mio sangue, tu amore,
perché continui a sognare?
Non puoi scorrere goccia a goccia,
a te piace la corrente, a te piacciono le maree,
ti vuoi sperperare, dissolverti in schiuma!


Hermann Hesse

mercoledì 1 ottobre 2014

LA PRIMA VOLTA 5

 La domenica pomeriggio, ero appena dolescente, andavo a ballare in un locale che si chiamava Piteco club.
Si ballava una mezzora, poi c'era l'intervallo di circa dieci minuti, in cui io gironzolavo con in mano un pacchetto di sigarette Muratti da dieci, per darmi un tono da donna vissuta.
I camerieri, a me stavano antipatici, tutti sopra i venticinque anni e perciò per me erano dei matusa, erano assai rompiscatole nel redarguirmi di non bere vodka e arancio e di non uscire fuori con dei ragazzi: "Ma che cavolo volevano".
Una domenica uno di loro mi disse che avevo le sopracciglia troppo sottili, che non mi stavano bene e che erano pure fuori moda, che ora andavano più folte.
Siccome quel pomeriggio nessuno mi aveva chiesto di ballare, io pensai di non essere carina perchè avevo le sopracciglia sottili, così decisi di andare in bagno e con la matita nera mi disegnai due sopracciglione, mi guardai e sembravo un clown ...ma forse essere alla moda era questo.
Appena all'uscita del bagno incrociai il cameriere che mi prese ad una spalla e mi disse:"Ma che hai combinato, ho detto che vanno di moda folte non che fanno ridere, vatti a pulire subito".
Era la prima volta che mi vergognavo così tanto, scrollai le spalle e risposi:"A me piacciono così e tu fatti i fatti tuoi".
E da allora mi guardai bene di evitare il cameriere con cura.



acquerello di Teoderica