domenica 20 febbraio 2022

Vacanze romane 141°

 


E finalmente erano giunte le 10, la Chiesa di Santa Sabina, piena zeppa di persone, gli sposi belli come attori, uno scenario da favola che sarà breve come una chimera. Di questo non voleva parlare Betty, basta i ricordi facevano male. Dopo il matrimonio, ci furono le foto nel Giardino degli Aranci e poi il ricevimento alla Casina Valadier un ristorante che è ubicato a Villa Borghese, elegante e raffinato con una terrazza che offre una meravigliosa vista sui tetti della città. Un sogno, Betty ricordava le stanze affrescate, i tavoli rotondi con tovaglie bianche lunghe sino al pavimento, i lampadari di cristallo luccicanti, i cibi gustosi, che si scioglievano in bocca, lo champagne e il trionfo finale di dolci soprattutto un  trionfo di frutta fresca e di frutta caramellata e brinata sistemata su un’alzata posta in file concentriche una meraviglia da lasciare a bocca aperta Betty, che in modo provinciale fece i complimenti ai camerieri che la guardarono con sufficienza, gli addetti al cibo sembravano i serventi del re Sole, abituati a gente di rango e altolocati. Era veramente bello questo mondo sfarzoso? A Betty pareva di essere in un sogno, ma i sogni di Betty si involavano tutti e l’aver conosciuto il paradiso e tornare al formicaio delle persone-pedine di una vita normale sarebbe stato poi molto difficile, così pensava Betty mentre nascondeva i piedi scalzi e doloranti sotto le falde della lunga tovaglia che ricopriva il tavolo… la tovaglia era talmente lunga che poteva tenere i piedi scalzi, sbirciando ogni tanto le pustole ormai scoppiate che rilasciavano del pus oleoso e gialliccio.

immagini: Casina Valadier una sala

giovedì 10 febbraio 2022

Vacanze romane 140°

 


“Secondo la tradizione fu San Domenico a trapiantare in Italia il primo esemplare d’arancio, nel 1220. Importato dalla Spagna, il santo decise di portarlo a Roma e di piantarlo esattamente qui, sul colle Aventino, all’interno del chiostro della chiesa di Santa Sabina. Ora, questo melangolo, arancio dai frutti amari, si rivelò tutt’altro che un semplice albero da frutta, capace al contrario di veri e propri miracoli. Non solo durante una predicazione di San Domenico, l’albero produsse da sé un’altra pianta, ma aiutò Santa Caterina da Siena, in visita a Roma intorno al 1300, a mitigare il rinomato caratteraccio di papa Urbano VI. Su l’occasione dell’incontro, infatti, pare che la Santa si recò a raccogliere qui cinque arance, per poi candirle e portarle in dono al pontefice. Per questo motivo, quando il Giardino venne affidato alle cure dei monaci domenicani, dell’adiacente chiesa, e destinato ad orto, vi si decise di piantare i “figli” di quella prima pianta, miracolosi anch’essi e quindi vietati al tocco”. (https://www.roma)

immagine: Arancio centenario di San Domenico

martedì 1 febbraio 2022

Vacanze romane 139°

 


Proprio così, le arance del Giardino sono amarissime perché sono melangoli. Questa pianta originaria della Cina, si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo per opera degli Arabi, nel X secolo. Il melangolo grazie alla sua estrema rusticità, nei climi non particolarmente rigidi può resistere all’aperto. Fiorisce nel periodo primaverile, ha fiori bianchi, dal profumo intenso mentre i frutti sferici, di colore arancione intenso hanno la buccia rugosa e spessa e sono molto decorativi perché restano sulla pianta anche molti mesi dopo la maturazione. Naturalmente non è edibile, ma si può usare per fare marmellate. Il terreno su cui sorge il Giardino degli Aranci era di proprietà della famiglia Savelli, che era possidente di questa meravigliosa terrazza, punto d’affaccio sul Cupolone, la famiglia vi aveva una roccaforte, è per questo che il Giardino degli Aranci è chiamato anche Parco Savello. Nel 1932, è stato trasformato in un parco aperto a tutti i visitatori. Anche nel giardino vi è un “buco” che mostra qualcosa di particolare, non il Cupolone ma l’arancio miracoloso.

 immagine: Il buco con l'arancio miracoloso