martedì 29 maggio 2012

IL MOSTRO DI RAVENNA parte seconda

A Ravenna, poco tempo prima della devastante battaglia del 1512, era avvenuta una nascita mostruosa.
Il mostro al posto delle braccia aveva ali, in testa un corno, il corpo in parte squamato ed altre amenità del genere.
La nascita spaventosa fu creduta un segno divino da interpretare, un ammonimento.
Evidentemente il presagio non fu interpretato perchè da lì a poco, ci fu la battaglia in cui pare ci furono ventimila morti e la città di Ravenna venne messa a ferro e fuoco.
In questi primi decenni del 1500, ci furono notizie di nascite mostruose in vari luoghi, ma quella di Ravenna fu la più famosa, perchè?
Il motivo è semplice, in quegli anni fra peste e guerra la popolazione era martoriata e quando si è disperati si cerca un appiglio, ed ecco il fiorire di mostri che sono presagio di calamità.
Quello di Ravenna fu più famoso fuori che dentro il territorio ravennate perchè Ravenna fu una delle città più martoriate, dalla battaglia del 1512 Ravenna non si rialzò più...il mostro l'aveva divorata e da lì la fama della strana bestia in Italia e nell'Europa.
Non crediate la popolazione di allora sciocca perchè credeva ai disastri dovuti ai mostri, non c'è molta differenza tra chi oggi crede di risollevarsi dalla crisi coi gratta e vinci.
E i mostri oggi sono diventati i giocattoli preferiti dei bambini e ben vengano che magari gli adulti di domani affronteranno i loro mostri col sorriso sulle labbra.




immagine: mostro di Ravenna

sabato 26 maggio 2012

IL MOSTRO DI RAVENNA parte prima

I mostri sono sempre esistiti anche se con simbologie diverse nelle epoche che si sono succedute.
L'antichità, spaventata dall'apparizione di esseri mostruosi, si era fatta l'idea che essi non fossero inclusi nell'ambito delle cose naturali, e alla notizia della nascita di un essere umano o animale straordinario, ci si affliggeva come per una calamità universale, interpretando tale nascita come un presagio infausto.
L'uomo del medioevo è tormentato dal pensiero della salvezza, è ossessionato dall'aldilà, e per molto tempo è stata più la paura dell'Inferno che quella della morte a far tremare i cristiani medievali. Il mostruoso è legato a volte al demoniaco: il diavolo assume diverse sembianze mostruose, l'Inferno è pieno di bestie orribili.
Tuttavia, per l'ambivalenza di ogni simbolo del sacro, i mostri sono presenti a volte anche nel Paradiso ed ambiguo è il significato dei mostri che invadono le cattedrali.
Nel XV e nel XVI secolo c'è un recupero del concetto di "mostro" nell'antico significato
di segno divino, così ritroviamo l'interpretazione dei parti mostruosi e dei
fenomeni naturali insoliti come presagi, perlopiù funesti.
Il famoso "mostro di Ravenna", nato nel 1512 e presente per almeno duecento anni in ogni
trattato sui mostri, fu comunemente considerato un presagio della devastazione che Luigi XII di Francia avrebbe portato in Italia. L'interpretazione e la resa figurativa del mostro assunsero una formulazione stabile e furono accettate da numersi eruditi come segni di un ammonimento divino.

immagine: Il mostro di Ravenna

fonte:http://www.sslmit.units.it/crevatin/Documenti/Mostri_Medievali/CAPITOLO%20I.pdf

mercoledì 23 maggio 2012

DI QUEI BEGLI OCCHI


“ERANO I CAPEI D’ORO A L’AURA SPARSI”

Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
che 'n mille dolci nodi gli avolgea,
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi ch'or ne son sì scarsi;

e 'l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'esca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di subito arsi?

Non era l'andar suo cosa mortale
ma d'angelica forma, e le parole
sonavan altro che pur voce umana;
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i' vidi, e se non fosse or tale,
piaga per allentar d'arco non sana.


FRANCESCO PETRARCA

I suoi capelli biondi erano mossi al vento e la luce ammaliante dei suoi occhi belli, splendeva in modo straordinario; e mi sembrava, non so se fosse realtà o illusione, che il suo viso si atteggiasse a pietà: io che ero pronto all'amore, c'è da meravigliarsi se m'innamorai subito? Il suo portamento non era cosa mortale, ma aspetto d'angelo, e le parole suonavano diversamente da voce umana; uno spirito celeste, un vivo sole fu quel che vidi, e anche se ora non fosse tale, una ferita non si rimargina tendendo di meno l'arco.


Immagine: Acquarello di Teoderica

domenica 20 maggio 2012

LA COSCIENZA NON E', NELLA TESTA

Varela, Francisco J. (1946-2001) neurobiologo e epistemologo di origine cilena.


"Non posso separare la vita mentale, la vita della coscienza, la vita del linguaggio o la vita mediata dal linguaggio, l'intero ciclo dell'interazione empatica socialmente mediato, da ciò che chiamo coscienza. Dunque ancora una volta tutto questo si svolge non all'interno della mia testa, ma in modo decentrato, nel ciclo. Il problema del Neuronal Correlate of Consciousness è mal posto perché la coscienza non è nella testa. Insomma, la coscienza è un'emergenza che richiede l'esistenza di questi tre fenomeni o cicli: con il corpo, con il mondo e con gli altri. Naturalmente il cervello mantiene un ruolo centrale, poiché costituisce la condizione di possibilità di tutto il resto, il che però non toglie che, così come era impossibile parlare di una relazione materiale in senso proprio a proposito della rete immunitaria, allo stesso modo è impossibile credere che in questo o in quel circuito cerebrale risieda la coscienza"

Secondo quello che dice Varela, il cervello rimane al primo posto ma a creare la coscienza concorre il corpo, il mondo e gli altri...insomma geni si può diventare.


Immagine: acquarello di Teoderica

giovedì 17 maggio 2012

MAGGIO IL MESE DELLE ROSE E DELLA GIOVINEZZA


A Cassandra

Dolcezza,andiamo a vedere se la rosa
che stamattina aveva dischiuso
la sua veste di porpora al sole,
ha perso un poco questa sera
le pieghe del suo vestito rosso,
e il suo colore simile al vostro.

Ahimè,vedete come, in sì breve spazio,
dolcezza, ella ha al suolo
lasciato cadere le sue bellezze!
O natura veramente matrigna,
poiché un tal fiore non dura
che dal mattino fino alla sera.

Dunque, credetemi, dolcezza,
finché la vostra età fiorisce
nella sua più verde freschezza,
cogliete, cogliete la vostra giovinezza:
come a questo fiore, vecchiezza
farà appassire la vostra beltà.


Pierre Ronsard