Il titolo di Dalai Lama è
tratto da una combinazione di due parole che significano: Maestro
(lama) e Oceano (dalai), ovvero
un oceano di saggezza. Il Dalai Lama è venerato come
manifestazione del Buddha della Misericordia. Quando un Dalai Lama
muore, i Lama, i monaci più insigni, avviano le indagini atte a
scoprire la sua reincarnazione, interpretando i presagi e i sogni.
Una volta che la reincarnazione viene identificata, solitamente
quando è ancora un bambino molto piccolo, viene consacrato novizio e
intronizzato ufficialmente, dando inizio al suo percorso di studi.
L'attuale Dalai Lama, il 14°, è Tenzin
Gyatso, a causa dell'occupazione politica e
militare del Tibet da parte della Cina, risiede nel nord dell'India.
Tenzin Gyatso ha ricevuto il Premio Nobel per
la Pace nel 1989 per la resistenza non violenta contro la Cina.
Ancora detentore della propria autorità religiosa, oltre a insegnare
il Buddhismo in tutto il mondo, guadagnandosi stima e rispetto
in buona parte dei Paesi esteri, sostiene energicamente i rifugiati
tibetani, nella costruzione dei templi e nella
salvaguardia della loro cultura. Malgrado la figura del Dalai Lama
sia secolare e rappresenti un caposaldo per tutta la cultura
tibetana, la Cina ha deciso di arrogarsi il diritto di nominare in
futuro le nuove reincarnazioni, che sono invece prerogativa dei soli
monaci Lama e del Panchen Lama, il maestro della Conoscenza, figura
importantissima del Buddismo, seconda solo al Dalai Lama. La
Conoscenza è Grande, ma la Pietà e la Misericordia la sovrastano.
La tradizione buddista, ritiene che le incarnazioni abbiano origine
dalle Menti Illuminate che, a loro volta, vengono dal comune
intelletto umano. Come dice il proverbio: “Il burro nasce dal
latte, i Buddha dagli esseri senzienti” , le incarnazioni sono
il risultato dell’elevazione della consapevolezza dell’uomo e
della padronanza delle facoltà spirituali. Si crede che ogni uomo o
donna incarnati siano predestinati ad avere un ruolo nel destino
spirituale dell'umanità. Fondamentale nel credo della rinascita è
l’idea di una consapevolezza individuale, la rinascita riassume le
esperienze del passato, l'energia primaria, nel reincarnato. Anche le
reincarnazioni sono soggette al ciclo della nascita, decadenza,
malattia e morte, ma si ritiene che le incarnazioni siano capaci di
realizzare il loro destino prestabilito, compiendo la loro opera
spirituale sulla Terra.
venerdì 26 maggio 2017
domenica 21 maggio 2017
MARLA (sesta puntata)
Lo
aveva detto a Marla e solo a Marla che lui era il Buddha e Marla
sapeva dentro al suo cuore che era vero, che lui era il Piccolo Fiore
di Melo, Marla sentiva la profondità del suo amore che era tanto più
grande del suo. Marla si credeva capace di amare, era una nullità al
confronto all’armonia/amore che emanava Xia. Poteva sembrare
un'assurdità credere che quel ragazzo cinese potesse essere il
futuro Dalai Lama. Marla, invece lo riteneva probabile, sapeva che
stavano cercando un po' ovunque chi sarebbe stato il futuro Dalai
Lama, il 15°. Sua Santità il Dalai Lama 14°, se la rideva sotto i
baffi, scherzando, con chi ansiosamente, gli chiedeva di designare la
reincarnazione del Buddha, dicendo che forse era una donna, oppure un
cinese o un occidentale. Il Dalai Lama guarda caso ha un'affezione
particolare per l'Italia, per la Romagna, per Rimini di cui è
cittadino onorario, e in particolare per Pennabilli, dove a seguito
della sua visita nel giugno del 1994, fu piantato il Gelso della
Pace, che divenne poi il Gelso del
Dalai Lama. Il gelso è chiamato anche moro, un piccolo salto e si
passa al sicomoro, che è un albero di fico sempreverde che ha le
foglie quasi uguali a quelle del gelso. Il sicomoro può raggiungere
una altezza di 10-15 mt. e vivere per parecchi secoli, lo si trovava
spesso ai margini delle strade, ha i rami bassi ed è facile
arrampicarcisi, forse fu per questo che uomo piccolo come Zaccheo
poté facilmente salirvi per vedere Gesù lungo la via.
Inoltre,
l'albero
del Bodhi, cioè l'albero sacro dei buddisti, sotto
la cui ombra il Buddha raggiunse l'illuminazione, era un fico. Quindi
il Gelso del Dalai Lama, piantato a Pennabilli, poteva ben
significare che il Dalai Lama salendo su questo “gelso sacro”,
come fece Zaccheo per vedere Gesù, poteva vedere il Buddha
reincarnato ... quindi il 15° Dalai Lama poteva essere davvero un
cinese nato o vivente in territorio romagnolo.
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martedì 16 maggio 2017
MARLA (quinta puntata)
Xia, il ragazzo cinese era di una bontà
pazzesca, per lui tutti erano amore, fiore, nuvola, luna, voleva che
tutti fossero buoni, a tal punto che diceva… faccio io il
diavolo, faccio io il diavolo, io faccio schifo, tu no tu bella tu
fiore, tu luna. E Xia faceva proprio il diavolo, facendosi del
male, mangiando con la faccia immersa nel cibo come un cane, non
mangiando per niente, oppure tagliandosi ciocche di capelli, capelli
neri come l’ebano. Marla si era affezionata tanto ai suoi compagni
di viaggio, Xia, in particolare, era un figlio per lei e non avrebbe
permesso che lo distruggessero con i medicinali, che erano talmente
in dose eccessiva, che Xia, barcollava, non camminava, ma ondeggiava.
Non avrebbe permesso che lo lasciassero sporco e lurido, mentre il
personale che doveva dare assistenza stava solo a chiacchierare e a
fare i meeting, come gli stronzi. E soprattutto Xia doveva
mangiare regolarmente, non lasciarlo solo dormire, e portarlo un po’
fuori all’aria aperta. Xia era da più di un mese dentro alla
porcilaia senza mai uscire da questo reparto maledetto, Dio meglio il
carcere! Sempre chiedendo cortesemente, sempre col sorriso sul volto,
come le aveva insegnato il compagno/paziente/filosofo, osservando
tutte le regole, mentre il reparto sembrava che diventasse peggio di
quello che era, riuscì a far sì che lavassero Xia, gli tagliassero
le unghie, lo assistessero ai pasti, e chiamassero,una persona da
fuori, un volontario, che lo avrebbe portato fuori. L’aria
balsamica avrebbe fatto meraviglie per Xia, aveva diciannove anni,
avrebbe fatto presto a riprendersi, in quanto alle medicine che gli
somministravano, Xia sapeva di certo cosa fare, Xia era troppo buono
e molto giovane ma aveva la saggezza e la scaltrezza del Buddha.
giovedì 11 maggio 2017
MARLA (quarta puntata)
In quel teatro dell’assurdo dove si
trovava, Marla iniziò a lasciar perdere il suo riserbo, la sua
dignità, forse i suoi neuroni a specchio mutuavano i comportamenti
delle infermiere e delle dottoresse, che a colpi di minigonne e calze
a rete civettavano coi degenti. Iniziò a civettare pure lei, in gara
con le infermiere e le dottoresse, in realtà era ben consapevole di
ciò che faceva, in quanto non prendeva i farmaci, voleva solo vedere
fino a che punto sarebbe giunta questa crudele e assurda pantomina,
perché non poteva essere realtà questa, non poteva proprio. I suoi
filarini, ne aveva collezionato ben tre, inizialmente le
fecero proposte di sesso, poi si innamorarono un poco di lei. Marla
capì che non era un gioco, quando un compagno le disse che si era
già fatto, la paziente della camera dopo la sua, e stava
tentando ora con la dottoressa bionda, secondo lui già pronta a
cadere come una pera cotta; in più quel via vai di uomini in slip,
che la mattina arrivavano nella sua camera, forse per sbaglio, perché
non c’era porta o forse intenzionalmente, l’avevano esausta. Nel
bel mezzo di questo casino o porcilaia, come lo chiamava Marla, un
tonfo, una bomba, Xia, un paziente, di cui Marla, si stava prendendo
cura come un figlio, diede un calcio tremendo alla porta, spaccandola
tutta. Marla cambiò quindi strategia, e decise che se il personale
medico e paramedico erano dei pazzoidi, le regole le avrebbe date
lei.
sabato 6 maggio 2017
MARLA (terza puntata)
Marla invece trovava che dal medico
all’inserviente fossero dei pazzi da legare. Qui le regole non
esistevano, ti sequestravano l’accendino, ma tutti ce l’avevano,
anche lei. Ti toglievano l’accendino e ti lasciavano le biro, le
Bic, che un tempo erano le armi degli 007, in quanto infilavano la
punta, con un bic, in un occhio uccidendoti all’istante, boh! C’era
una specie di ballatoio, contornato da sbarre metalliche, con accanto
la porta da cui si poteva uscire tranquillamente, e Marla infatti
aveva tentato di scappare, c’era pure riuscita, aveva raggiunto il
manto stradale, quindi era arrivata sul territorio comunale, dovevano
chiamare i carabinieri o i vigili, invece la presero sotto alle
ascelle, con i piedi che strisciavano sul cemento e la ricondussero
dentro, mentre lei urlava come un’ossessa, disperata e spaventata.
Aveva fatto quattro denunce ai carabinieri, tramite il suo
telefonino, alla fine aveva capito che l’Arma non poteva fare
niente per lei, lei era in balia dei medici/pazzi, lei era diventata
un pagliaccio, un niente, un nessuno, non esisteva più. La speranza
la stava lasciando, e nel famoso ballatoio dove si usciva a fumare,
non solo sigarette ma anche marijuana a gogò, Marla che non
aveva mai fumato una canna nella sua vita, diede un tiro e pensò …
beh, meglio che una sigaretta, meno puzza, quanto agli effetti
eccitanti proprio non li ebbe perché Marla diede il tiro, ma aspirò
veramente poco perché la maria le faceva paura. In questo
ballatoio, veniva spesso lo spacciatore, alcuni dei suoi compagni,
compravano la droga, le dissero che costava circa dieci euro a canna…
le sembrò eccessivamente cara.
lunedì 1 maggio 2017
MARLA (seconda puntata)
Si svegliò la mattina dopo,
indolenzita, intontita e inebetita, i farmaci che le avevano dato,
non facevano altro che rallentare al massimo tutte le funzioni del
suo corpo e niente altro. Il lenzuolo del letto era pieno di macchie
rosse, del suo sangue, si guardò le gambe erano piene di
escoriazioni, alle caviglie dei grossi segni erano impressi nella
carne, sembravano delle manette, questo era il risultato del TSO.
Marla si avviò al bagno, che strano non c’erano porte, si accorse
inoltre che il reparto era misto, uomini e donne, addirittura nella
stessa stanza! Non fece in tempo a pensare questo, che nel bagno
incontrò, un uomo col suo pisello fuori che orinava, fece dietro
front immediatamente e trovò un altro bagno. Marla ormai più che
spaventata era sbigottita da ciò che vedeva. Finalmente fece la
pipì, sgomenta si accorse che perdeva gocce di sangue, si guardò
allo specchio, il volto era tumefatto e devastato da un herpes. Il
medicinale che aveva preso le aveva causato tutto ciò, era stato
come per un alcolizzato, al quale, dopo la sua disintossicazione,
basta un bicchiere di vino per ubriacarsi, a lei era bastata una
capsula di Litio per ottenere il macello del suo corpo. Andò in
infermeria, le diedero un tubo di pomata, Marla a casa usava il
Flubason, in bustine, un unguento assai efficace contro le dermatiti,
che le faceva effetto quasi subito, e le toglieva quella deturpazione
rossastra, che diventava poi come farina, dal suo volto. In
infermeria le diedero anche i medicinali del mattino, che doveva
ingurgitare tassativamente davanti all’infermiere, questa volta
Marla fu lesta, fece finta di inghiottire la capsula, invece la tenne
sotto la lingua e al momento opportuno la sputò via. Le forze le
stavano ritornando, ma lei fingeva col personale ospedaliero di
essere imbambolata, non voleva che si insospettissero, su quello che
aveva deciso di fare coi farmaci che le davano, cioè sputarli,
sputarli, in faccia, ai parenti, all’assessora, a tutti. Marla fece
presto amicizia coi suoi compagni di viaggio, paradossalmente, i
degenti li trovava dei genialoidi, certo
non dei normali,
ma delle menti sopraffine ognuno con delle capacità proprie e solo
sue, persone uniche, forse era per questo che erano qui dentro con
lei, non facevano parte del gregge delle pecore, loro erano delle
capre … e perciò diventavano dei capri espiatori.
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