venerdì 29 marzo 2013

BUONA PASQUA E PASQUETTA


Il modo migliore per conquistare una ragazza?
Semplice, scrivile Buona Pasqua su una gamba e Buona Pasquetta sull'altra, e infine le dici:
"ti posso venire a trovare in mezzo alle feste?"



P.S. sono auguri un po' così, un poco irriverenti, ma ho incontrato questa barzelletta, mi ha fatto ridere e spero rallegri anche voi.









immagine di Teoderica

martedì 26 marzo 2013

ARTEFIERA BOLOGNA 2013 (settima e ultima parte)

Durante la mia visita alla Fiera avevo notato che  tante  persone sfoggiavano una borsa di tela nera con  l'immagine di un fuoco acceso, ho tolto il velo alla mia ignoranza sfacciata.
Si intitola “Add Fire” la nona edizione del Premio Furla, riconoscimento biennale d’eccellenza per l’arte contemporanea dedicato ai giovani talenti italiani.
A firmare il titolo dell’edizione di quest’anno è Jimmie Durham, l’artista - ma anche poeta - statunitense, che farà da padrino al Premio Furla 2013.
Il Premio Furla mira a sostenere la migliore pratica artistica del nostro Paese, attraverso il monitoraggio, la selezione, la formazione degli artisti e la produzione di nuovi lavori, e ha saputo nel tempo affermarsi come vetrina internazionale per la creatività emergente.
 Cinque sono  i giovani  artisti finalisti, individuati al termine di un vero e proprio viaggio di ricognizione sul territorio, sono:
Tomaso De Luca (1988), Chiara Fumai (1978), Invernomuto / Simone Bertuzzi (1983) e Simone Trabucchi (1982),  Davide Stucchi (1988),  Diego Tonus (1984).
La vincitrice di questa nona edizione è stata Chiara Fumai.

                                               Nella foto l'opera vincente di Chiara Fumai

Le motivazioni del premio:  “L’energia dell’artista, lo straordinario impegno che emerge nel suo lavoro, la scelta di temi di stretta attualità, al centro sia della riflessione artistica contemporanea che della società del nostro tempo, come il femminismo, il discorso performativo e l’attivismo. Il lavoro di ricerca e la convinzione profonda con cui affronta queste tematiche, trovando le proprie radici nel primo femminismo e nella performance concettuale ma al tempo stesso reinventandole in una prospettiva di continuità. E’ la capacità di stabilire una dialettica del confronto che ha portato la giuria a premiare questa artista”.
Io aggiungo, niente di nuovo, sono tematiche che da tempo porta avanti Marina Abramovic, già dagli anni   '70 e tanti e tante blogger lo fanno oggi in rete.

                                    Nella foto  "Nebbia" di Teoderica alias Paola  Tassinari

Ora creo un'opera d'arte concettuale e inserisco nel premio Furla una mia opera, rappresenta la nebbia, e in quest'atmosfera tutto può accadere, inoltre tutta la nostra vita è avvolta nella nebbia.
Questa mattina ho letto sul quotidiano che Artefiera è stata un successo di pubblico e di vendite, a ribadire quello che vi avevo detto all'inizio, dalla nascita del mercante d'arte all'incirca alla metà dell'ottocento ad oggi l'arte è business.
" molti visitatori e galleristi contenti perchè hanno venduto.  Qualcuno ha venduto tutto quello che aveva in esposizione. Un gallerista si è concesso il lusso di rifiutare 3 milioni di euro per un Piero Manzoni"
Alla faccia di Manzoni che riteneva che si sarebbe venduta anche la merda. 
 

sabato 23 marzo 2013

DIARIO DI NAVIGAZIONE 16

Siamo sempre al 2 di gennaio, vi ho anticipato la scorsa volta del mio  sentirmi affine al mercurio e  alla malattia della mente che questo causa.
Sono sempre stata attratta dai malati mentali, dalle loro opere, in particolari dai disegni, i quali mostrano un  altro mondo e non abbiate la presunzione di credere che sia un mondo falso, toglietevelo dalla testa, il pazzo è anche un visionario, solleva un poco il velo dall'ignoto, se durerò col diario vi racconterò i fatti soprannaturali accadutomi.
A volte credo che se si desidera intensamente il desiderio si avvera, io volevo essere come Mozart, come Michelangelo, come Van  Gogh e lo sono diventata, come loro ho la malattia della genialità, sono bipolare.
Bipolare è chi passa da stati depressivi a stati maniacali, ovvero o si è sprofondati nel buio o si è accesi come una lampadina, potenzialmente lo siamo in tanti, altri, quelli come me, hanno punte talmente elevate che possono nelle fasi depressive tentare il suicidio e nelle fasi maniacali credersi Dio o la Madonna o un re.
Ho accettato molto male la mia malattia, il percorso per la guarigione è lungo, ma non ho avuto più ricadute da due anni e sono sicura di guarire.
Ho scoperto tante cose, la prima su tutte il pregiudizio sulle persone malate, siamo persone che lottiamo con una malattia invisibile ma reale, è difficile fare qualcosa quando vorresti tirarti il lenzuolo sopra la testa e restare lì, è difficile arrabbiarti con qualcuno per ribadire i tuoi diritti perchè ti chiedi se sei savio o in fase maniacale e pure i tuoi parenti se fai qualcosa di  diverso è subito una stranezza, fa molto male.
I risolini, che purtroppo si vedono anche fra gli infermieri, di coloro che dovrebbero assisterti, fanno molto male, ma io ho visto cose che voi umani non vedrete mai, sì essere pazzi, in  zona maniacale è qualcosa di indescrivibile, è vivere in una quarta dimensione, dove tutto è possibile.


immagine di Teoderica

mercoledì 20 marzo 2013

ARTEFIERA BOLOGNA 2013 ( sesta parte)



La foto che vedete qui sopra, l'ho scattata così, non so in quale galleria, nè chi sia l'autore, mi ha ricordato  la pop art, la retinatura dei pixel sgranati, ma anche il puntinismo e l'insieme di piccole tessere che è il mosaico. 
Questa foto è per ribadire il mio concetto d'arte, per me vanno bene tutti gli stili, oggi invece l'artista si riconosce dal suo simbolo, le opere sono quasi seriali.  Con ciò intendo che lo stesso artista anzichè rincorrere un proprio stile unico, dovrebbe contaminarsi, come è la società di oggi, usare differenti stili, attuali o antichi non importa, ma "parlare", "comunicare" al...popolo e non a pochi eletti, che si arraffano il capolavoro per aumentare lo status.
 Al popolo il poster, la riproduzione va bene ugualmente, perchè ricordatevi dopo Andy  Warhol , anche se i mercanti d'arte lo negano, non esiste più l'opera d'arte unica...finish!     


                                                  Nella foto cartolina di Giuseppe Stampone

Per terminare la visita ho fatto un  giro dagli “italiani”, niente di nuovo sotto il sole, tranne un’istallazione piena zeppa di cartoline con foto strane e particolari sulla città dell’Aquila, c’era scritto “Saluti da Giuseppe Stampone” io ne ho presa una, forse non si poteva o forse sì, ma volevo fare  vedere a voi   che la bellezza sta in ogni cosa.
Andando a fare ricerche su internet ho scoperto che Giuseppe è un fondatore di sogni.
Nato a Cluses (Francia) nel 1972, vive e lavora a Roma.
Stampone ha integrato l’uso delle tecnologie a progetti di didattica rivolti a problematiche sociali ed ambientali quali Acquerelli per non sprecare la vita, con la partecipazione di 10.000 bambini, e il Perché dell’H2O, estesi in 30 Paesi del mondo in collaborazione con Mlal – Progetto Mondo – e Amnesty International.
Questa nuova fase progettuale è accompagnata da Diomira network, di cui lo stesso è uno degli ideatori, che spazia dall’arte alla didattica al sociale e alle nuove tecnologie usate in modo neodimensionale con l’integrazione tra il reale, internet e l’ambiente virtuale di Second Life.
In uscita mi sono fermata in un piccolo stand ed ho chiesto alle ragazze se potevo avere una barchetta rossa per ricordo della Fiera, anche se ero una bambina un po’ stagionata, le ragazze avevano piegato i cartoncini rossi a forma di imbarcazione ed avevano fatto una specie di installazione, me l’hanno data sorridendo spiegandomi che stavano facendo pubblicità a “Tafter” il loro blog , premiato come uno dei migliori…ragazze voi sì che siete brave blogger!
Che dite ci riuniamo e creiamo anche noi un blog che possa permettersi uno spazio nelle grandi fiere?
Altrimenti prima o poi moriremo, succederà a noi quello che un tempo è successo alle radio e alle tv private, i pesci grandi si mangiano i piccoli. 

sabato 16 marzo 2013

DIARIO DI NAVIGAZIONE 15

E siamo al 2 di gennaio 2013, mercoledì giorno di  Mercurio, protettore del mio segno zodiacale, la  Vergine, sono soddisfatta delle mie "coordinate" il segno zodiacale della   Vergine rappresenta la femminilità, la luna, la terra,  Mercurio porta intelligenza ma protegge anche i ladri, ed io intimamente sarei per un mondo senza ricconi, insomma sto con  Robin Hood, anche se io mi associo non al dio messaggero Mercurio ma al...mercurio.
In Toscana quando si vuole indicare una persona bizzarra, si dice che è “matto come un cappellaio”. Il “cappellaio matto” è uno dei personaggi di      “Alice nel paese delle meraviglie”.  Tempo fa molti lavoratori addetti alla produzione dei cappelli soffrivano di malattie mentali per colpa dei sali di mercurio usati per tingere di nero i feltri destinati alla produzione di cappelli.  
Il mercurio è uno strano metallo, l’unico allo stato liquido, noto da tempi antichissimi e ammirato per il suo carattere liquido e argenteo; il mercurio è stato confuso spesso con l’argento, gli alchimisti poi ne erano molto attratti.
Il nome “mercurio” deriva dal nome del dio  Mercurio che correva sempre con i calzari alati. 
Quante volte in casa si è rotto un termometro, quante volte a rincorrere le palline argentate, perchè era notorio che provocavano danni alla salute, come mi sembrava impossibile che tanta bellezza mobile e viva potesse fare male.
 Ecco io sono come il mercurio, all'apparenza tanto a" modino", perfettina, so fare um mucchio di cose adatte ad una signora, ricevere, cucinare, decorare con fiori, cucire,uncinetto, maglia, ricamo, accudire, conversare, so vestirmi in modo curato, sobrio con un solo particolare appariscente e tanto altro, ma se qualcuno cerca di catturarmi io scivolo fra le dita, come il mercurio e come  questo faccio male perchè so essere molto dura e come gli alchimisti erano attratti dal mercurio da me sono attratti matti e spostati perchè percepiscono lo stesso loro magma.
E così il mio rifugio sono le nove muse, con loro canto, ballo e suono, dopo la tempesta sto raccattando i miei poteri magici, da bambina sognavo a comando ed ora che sono più grande realizzo i sogni d'allora, con cosa ?
Coi miei poteri magici, non lo sapete tutti abbiamo i nostri poteri magici, basta crederci...un bacio.


immagine di Teoderica
 

mercoledì 13 marzo 2013

ARTEFIERA BOLOGNA 2013 ( quinta parte)



                                            Nella foto un'opera di Hubert Scheibl

Sono stanca ma l’immagine di una grande tela gialla mi galvanizza.
E’ solo una tela informale con dei  secchi di giallo che paiono lanciati là per caso, ma il giallo è così luminoso, non crediate sia facile creare un colore “vivo”, con questo termine intendo luminoso e parlante all’io.
 E’ un’opera di Hubert Scheibl  nato nel 1952 a Gmunden (Austria) e attualmente vive a Vienna.    Ha studiato con Max Weiler e Arnulf Rainer alla Akademie der Bildenden Künste di Vienna e ha iniziato a esporre a livello internazionale a metà degli anni Ottanta, quando il suo lavoro è stato riconosciuto come una reazione significativa per l'allora popolare neo-espressionismo.
Scheibl è uno dei rappresentanti più importanti e significativi  dell’astratto-sensibile  tra i pittori austriaci.   
Sublime, insondabile, travolgente e sensuale, sono solo alcuni degli aggettivi usati per descrivere la  sua arte. Gli elementi lussureggianti, sensuali  e nervosi   delle opere di carta dell'artista rivelano la velocità e l'immediatezza del loro gesto grafico.
L'aspetto senza tempo dei dipinti Hubert Scheibl derivano da sua notevole abilità nel catturare la luce interiore dietro il piano quadro che crea un senso di spazio profondo.

                                               Nella foto un'installazione di Fabrizio Corneli

La visita è ormai finita, una luce soffusa mi incuriosisce, chissà perché sono stanchissima ma se vedo qualcosa che m’interessa mi riprendo, in questo caso è un  faretto che disegna sul muro un volto dagli occhi chiusi, il volto è disegnato sul muro bianco con delle  linee nere, il tutto crea un’atmosfera leggera ed evanescente, una bella idea per decorare casa con poca spesa.  E’ un’opera di Fabrizio Corneli  nato  a Firenze  nel 1958.  
Risale al 1979 la prima mostra, “Le alternative del nuovo”, presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma, dove Corneli espone lavori sulle ombre e la luce, materiali che ne contraddistingueranno il lavoro nel corso del tempo. Da allora seguono numerose mostre personali e collettive in molti paesi.

                                                                  Jacob Hashimoto

I grafismi, i segni, la leggerezza, la nudità, l’ornamento mai barocco, mai imitativo ma sempre similare, lunghe teorie di forme simili uguali e mai uguali, semplice ma difficile, tutto questo è l’arte giapponese  e mi ci imbatto  proprio nell’ultimo stand  con i lavori di Jacob Hashimoto.

                                                                     Jacob Hashimoto

Jacob Hashimoto è nato a Greeley, Stati Uniti d'America, nel 1973. Vive e lavora a Los Angeles. Jacob Hashimoto è tipicamente americano ma è anche  evidente la sua eredità giapponese  è un vero creativo. Il suo ultimo sviluppo in cui, al posto di cascate di  nuvole e di aquiloni, sorgono colline e onde, è delicato come prima. E, proprio come in precedenza c'era un senso di ariosità e non di oppressione, così ora c'è un senso di  sollievo. La delicatezza delle sue forme, siano che esse discendano o che avvolgono   creano uno spazio per lo spirito che per il corpo.

                                                                  Jacob Hashimoto

domenica 10 marzo 2013

DIARIO DI NAVIGAZIONE 14

Ieri sera sono finita a letto alle due, non ho dormito molto bene, alle nove è squillato il telefonino, erano i  primi auguri di Buon Anno del mattino, per fortuna che erano di un uomo, da noi, in Romagna, i primi auguri dell'anno nuovo, quelli del mattino, se offerti da una  donna portano jella.
Un tempo i bambini, solo i maschi raggranellavano dei bei soldini facendo gli auguri al vicinato, davano gli auguri e ricevevano in cambio monetine e dolciumi.
Una signora che viveva accanto a me, una dolce vecchietta, ora non c'è più, si raccomandava che gli mandassi mio figlio per gli auguri, io ero sempre in pena, perchè questa vecchietta credeva che gli auguri  valessero solo se innaffiati da alcool, ai bambini lei dava da bere bicchierini di vov e di marsala , io mi raccomandavo  che non desse alcool a mio figlio, immancabilmente lui tornava a casa e aveva  bevuto, era brillo!
L'anno è iniziato bene auguri da un uomo.
Ho poltrito un altro po' a letto, i soliti lavoretti in più una sbiacatura alla camicia bianca di mio marito, poi colazione con due brioche, una al miele e una alla marmellata, un tè al latte e due cappuccini , mio Dio come sto ingrassando!
Sono andata al  computer naturalmente, una cinquantina di mail da evadere, Alberto è un po' che dorme poco alla notte, speriamo che si calmi dopo il periodo natalizio, altrimenti non gli rispondo più.
Un po' di karaoke, mi mette di buonumore, andateci anche voi al karaoke on line e cantate e cantate le canzoni che vi piacciono di più.
Ho quindi fatto un po' di ricerca in internet per imparare a suonare il flauto dolce, sì vi dico la novità, dopo essermi messa a cantare ora voglio anche suonare...chi vivrà vedrà.
Pranzo con tagliatelle, cotechino e lenticchie e trionfo di frutta, per dolce i torroncini che ho appeso all'albero di Natale.
Al termine, dopo aver rigovernato, passeggiata lungo al fiume in un' insolita aria tiepida e soleggiata, il sole accarezzava la pelle, imbottita in un piumino e con uno scialle avevo addirittura caldo.
Nel pomeriggio sono andata a Ravenna, io abito in campagna, e complice la giornata di sole mi sono regalata un cono gelato, cassata e mascarpone, me lo sono assaporata lentamente, con la lingua io ficco il gelato fino in fondo al cono, mangio sino all'ultima briciola.
Mio marito  voleva un caffé e io per stare  all'ingrasso, così come mi ci sto dedicando amorevolmente,
ho preso un caffé alla viennese, ossia con cioccolato, panna montata e granella.
Un po' di saluti e di auguri a conoscenti, Ravenna è piccolina ci conosciamo in tanti, è calata la sera ed il freddo è arrivato, ho pensato di andare dentro la chiesa di San Francesco per riscaldarmi e per vedere il presepe, si stava officiando la messa.
Inspiegabilmente, mio marito si è seduto ad ascoltarla, lui che neanche voleva entrare ad ascoltare la messa per il matrimonio di nostro figlio, a caval donato non si guarda in bocca, mi sono seduta anch'io, da tempo ho smesso di stupirmi  di chichessia.
All'improvviso un rumore assordante, come abbia fatto non lo so, ma mio marito è caduto lungo e steso con la sedia che volava via.
Un poco imbarazzato si è rialzato, ha messo a posto la sedia e raccolto i fogli del messale, abbiamo finito  l'ascolto della messa e siamo usciti.
Fuori che risate abbiamo fatto, il Signore l'ha punito diceva lui, ma non con cattiveria perchè non si era fatto male.
Come mi piace ridere, sullo stesso piano dello scrivere, del leggere, del cantare, del suonare, del fare all'amore, del mangiare, del ballare, del dipingere,  del pedalare...della vita, non fatevi intortare da ciò che dicono i savi, che il riso abbonda sulla bocca degli stolti, se controllate ci sono un  mucchio di proverbi e modi di dire contro il riso, voi state lontani da chi non ride perchè vi porteranno via anche il vostro sorriso.


immagine di Teoderica

giovedì 7 marzo 2013

DIARIO DI NAVIGAZIONE 13

 31 dicembre, continuo a raccontarvi i miei piccoli avvenimenti, le mie abitudini il mio piccolissimo mondo, questa mattina sveglia alle nove, toeletta, qualche lavoretto, poi colazione e quotidiani, infine computer, questa è la mia scaletta, quando lavoro di pomeriggio, quando lavoro di mattina ho un'altra scala un po' più avventurosa.
Dopo il pc, passeggiata fra i campi mordicchiando una mela, dopo Natale ho sempre fame, mi si è dilatato lo stomaco.
Pranzo, non mi ricordo più cosa ho mangiato, ah tagliatelle e  frutta, tra cui le pesche che ho conservato dall'estate, in freezer con limone e zucchero, poi sono andata al lavoro, ho chiuso  il bar alle  ventuno.
Ritorno a casa, trucco e parrucco, abito nero corto senza maniche, un po' sexy, orecchini rossi, sandali a listini neri e partenza col marito per la Ca' del Liscio,  una multisala da ballo, liscio, sudamericani, rock and roll, disco, balera e privè anni '60/'70.
Il bello della Cà del Liscio è che apre alle ventuno e non alle ventiquattro come tutte le altre discoteche della Romagna.
Mi sono scatenata nel ballo, un po' di valzer e rock and roll e poi mi sono inchiodata sulla pista del privè, la mia preferita, ed ho ballato sino allo sfinimento, il pezzo più "sentito" da me è stato "I want to be free" dei Queen , io penso che questa canzone sintetizzi  l'essenza della libertà.
Alle ventiquattro meno cinque minuti, mio marito è andato al bar della disco per prendere lo spumante, io mi sono seduta su un divanetto e...un tipo mi si è avvicinato chiedendomi se ero sola, al mio diniego si è allontanato, anche perchè stava tornando  il mio compagno con le flute,  il tipo è ritornato quasi subito e con mio marito presente mi ha detto che ero bella...un sorriso è affiorato sul mio viso, un complimento fa sempre piacere, mio marito invece gli ha detto...vai.
Il brindisi, cin cin, a noi  si è unito una coppia e la signora dopo i convenevoli e i prosit mi ha chiesto se ero italiana, gli sembravo una straniera...è la prima volta che mi dicono questo, ho sempre creduto di avere un viso dai tratti mediterranei.
Ma si torna sulla pista, trenino di samba, mi piace fare il trenino e mi piace salutare mentre lo faccio, fare finta di essere in viaggio...non c'è mai nessuno che ricambi il saluto, non ho mai capito se per timidezza o se sono troppo seri, troppo adulti, sicuramente hanno ucciso da tempo il bambino in loro.
Merito o torto dello spumante, torno in pista  ancora più  disinibita, non sento la stanchezza, volo, mio marito viene  "preso" nel ballo da due donne, una delle quali è un trans, quest'ultimo mi fissa e ride come a dire se voglio ti porto via il marito, sarà anche bardato bene questo trans, ma io non accetto sfide, un trans non ha storia con una donna...almeno per quegli uomini a cui piacciono solo le donne.
E' l'una e mezza di notte, iniziano i balli di gruppo, anche carini, facendone un paio, ma io amo il ballo libero, amo l'unicità e dopo un po' mi stanco, sento il dolore ai piedi, persino alle ginocchia, la musica non mi pare più bella come prima...è ora di tornare a casa. 


immagine di Teoderica

lunedì 4 marzo 2013

ARTEFIERA BOLOGNA 2013 ( quarta parte)



                                              Nella foto un'installazione allo stand di Berlino

Continuando l’andare a zonzo, incontro  lo stand  di Berlino, affollato di visitatori, qui è la tecnica che la fa da padrona, la meccanica, la geometria.
Macchine improbabili, più ottocentesche che contemporanee, comunque Berlino si dimostra la città più all’avanguardia perché il nuovo artista sarà lo scienziato.
E’ lo scienziato che si sta  “umanizzando” ovvero slegandosi dalla  regola certa ma immaginando e creando nuove realtà, avvicinandosi alla filosofia, è già un mondo di…Matrix.
                                                 Nella foto un'opera di Matteo Bergamasco

Ad un certo punto, un po’ stanca, preferisco i musei alle kermesse, intravedo un quadro sontuoso.
Una grande tela che evoca “Le mille e una notte “ , una tela per sognare, tecnicamente impressionista se non addirittura barocca , è tuttavia un quadro nuovo ed attuale, pieno zeppo di ricordi e di colori  ammucchiati ma uniti fra loro da una strana alchimia.
 E’dell’artista milanese Matteo Bergamasco, vincitore del premio Lissone 2002, del premio Cairo 2003 e reduce dalle ultime personali di San Francisco, Los Angeles e Amsterdam, dal titolo “Limpidezza senza nome”. Un percorso in immagini e sensazioni. Interni defraudati dall’anima di chi li ha vissuti, dove oggetti e luoghi abbandonati appena dall’esistenza, accolgono lo spettatore in un viaggio di ricordi e percezioni.
Matteo Bergamasco  dipinge gli oggetti di una vita, anche i tuoi oggetti, le tue cose, la tua vita te la ritrovi lì.
                                          Nella foto immagini di Venezia di Silvia Camporesi

Strane sono le foto di Silvia Camporesi, riescono a darti una visione nuova di Venezia e questo non è per niente facile con una città  totalmente inflazionata di immagini come è la Serenissima, ma Silvia vi riesce, mischia le carte, fotografa allo stesso modo, sia Venezia che la Venezia di Italia in miniatura, e le  Venezie si confondono fra di loro.
Silvia vive e lavora a Forlì, dove è nata nel 1973. Si è laureata in filosofia presso l’Università di Bologna e oggi è una delle più apprezzate e originali artiste italiane che privilegiano l’utilizzo del mezzo fotografico. Affianca l’attività artistica all’insegnamento di Fotografia e Critica dell’immagine presso diverse associazioni e università. 
 Nella foto un'opera di Giorgio Celiberti

Come vi ho detto, alla Fiera sono presenti tanti Grandi, ma ormai li conosco e mi hanno stancato un po’, poi sarà fra duecento o trecento anni che i nostri  pronipoti decideranno chi sono i Grandi e chi i discreti artisti, mi piace però cercare fai i Maestri, quelli che hanno tutte le credenziali ma sono rimasti un po’ in ombra.
E’ il caso di Giorgio Celiberti, artista potente e carismatico che meriterebbe di essere più famoso. Giorgio Celiberti è uno degli ultimi artisti viventi ad aver partecipato alla prima Biennale di Venezia del dopoguerra.
Inizia a dipingere giovanissimo, imponendosi subito per la sua originalità di linguaggio tanto che, appena diciannovenne, partecipa alla Biennale di Venezia del 1948. Si iscrive al Liceo Artistico di Venezia e poi frequenta lo studio di Emilio Vedova. Grande amico di Tancredi con il quale condivideva la ricerca pittorica di impronta informale in opposizione all'accademismo

Nei primi anni Cinquanta si trasferisce a Parigi, dove rimane per due anni, e qui entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura francese. 
Dopo questo periodo di studio, parte per Londra per poi spostarsi negli Stati Uniti, dove soggiorna in Messico, a Cuba, in Venezuela; da queste esplorazioni ne deriverà quel repertorio di segni che poi rielaborerà negli anni successivi.  .
Nel 1965 l’artista riceve un forte impatto emotivo dalla visita al campo di concentramento di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei prima di essere trucidati avevano lasciato, testimonianze toccanti della loro tragedia. Da quella esperienza realizza il ciclo che lo rende noto al grande pubblico: quello dei “Lager”, costituito da tele preziose per impasti e per cromie, tanto spesse e materiche da proporsi già in forma di bassorilievi. A questi seguono, negli anni Settanta, i “Muri antropomorfici”, opere in cui l' archeologia entra nella pittura in modo diretto e in cui il tentativo dell'artista è quello di placare l'angoscia per la guerra, per l'ingiustizia sull'uomo, per i pericoli della tecnologia. Da qui derivano i lembi di muri visti nelle celle dei campi di concentramento, in quelle tracce, unica memoria di esistenze annullate.

venerdì 1 marzo 2013

DIARIO DI NAVIGAZIONE 12

 E siamo al 30 dicembre, io ho deciso di raccontarvi come si svolgono le mie giornate, continuerò finchè ne ho voglia e voi leggerete se vi va.
Ieri dopo  il lavoro sono andata a Ravenna, era arrivata una mia amica da Napoli, una mezza parente per intenderci, era arrivata sola in treno, il marito sarebbe arrivato in auto in tempo per festeggiare l'ultimo dell'anno, avevamo quindi un paio di giorni per folleggiare noi, sole, solette.
Io sono arrivata in centro con l'autobus, Lidia, si chiama così, era alla fermata ad aspettarmi.
Ci siamo baciate ed abbracciate ed abbiamo iniziato a parlare sorridendoci, passeggiando lungo le vie affollate di una Ravenna gelata.
Abbiamo preso le caldarroste, mangiandole di gusto, erano morbide e dolci, dopo averle finite ci siamo dirette in Piazza del Popolo perchè qui c'è la postazione dei volontari, mi perdonino ma in questo momento  non mi ricordo volontari di che, i volontari offrono cioccolata calda e vin brulè, noi naturalmente avendo mangiato le castagne abbiamo preso il vino speziato ed un poco ci siamo riscaldate.
Lidia ha fotograto l'albero di Natale, quest'anno il Comune non aveva soldi perciò al  posto  delle decorazioni l'albero ha la pubblicità dello sponsor, ha fotografato anche me, e sono bruttissima, ho visto la foto, me l'ha inviata per mail questa sera.
Era freddo, ma talmente freddo che siamo rientrate nell'albergo di Lidia, qui lei aveva una sorpresa, conoscendo la mia lussuriosa gola, aveva portato un vassoio di  Roccocò, dolci squisiti tipici di Napoli e pure gli  Struffoli, il tutto corredato da una bottiglia di  Prosecco che abbiamo stappato con un gran botto:allegria!
Ci siamo buttate sui dolci, assaporandoli con amore e innafiandoli col Prosecco, che scendeva allegro nelle nostre gole.
 Sazie e un po' allegre abbiamo inserito il karaoke sul computer e ci siamo messe a  cantare le canzoni della nostra gioventù, abbracciate ed  andando a tempo di musica, quanto ci siamo divertite!
L'ho invitata a cena a casa mia, non avevo granchè, perchè ero stata avvisata del suo  arrivo solo all'ultimo minuto, abbiamo  mangiato mortadella, olive, crostoni ai funghi e tirami su, il tutto innaffiato da Pinot grigio, eravamo certamente un po' brille...ed è subito sera,  sedute sul divano col plaid di pile leopardato sulle gambe,è il mio pelusino, un fitto parlare ma... il tempo felice scorre veloce e Lidia è tornata all'hotel.
 Questa mattina sono passata a salutarla, nel pomeriggio arriva il marito e insieme vanno a Portorose per qualche giorno, al ritorno non si fermerà.
Sono andata a Ravenna in auto, e ho sbagliato strada, Lidia mi ha aspettato al freddo, aveva le mani ghiacce, le ha infilate nelle mie tasche insieme alle mie mani.
 Abbiamo finito i dolci napoletani, che erano rimasti da ieri, abbiamo cantato al karaoke, ma Lidia doveva lasciare la stanza, siamo uscite, un ultimo abbraccio, sono salita sull'auto, a casa e poi al lavoro, non c'era tempo per pensare agli addii.
Il brutto delle cose belle è che finiscono.


immagine di Teoderica