Marcel Duchamp il famoso artista francese esponente del
movimento dadaista ed ironico dissacratore non solo dell’arte ma di tutto il
vivere, utilizzò molto spesso il tema degli scacchi nelle sue opere in quanto
era anche un accanito giocatore. Forse fu per questo che realizzò questi
deliziosi mini scacchi, ( che vedete nell’immagine) per averli sempre con sé e
per usarli anche durante i suoi viaggi. Grande appassionato del gioco degli
scacchi, partecipò non solo ai campionati francesi ma anche alle Olimpiadi. Un
giornale dell’epoca dava la notizia della sua vittoria in un campionato
regionale nel 1924: “Il signor Marcel Duchamp, campione dell’Alta Normandia, ha ben
meritato il titolo per il suo gioco profondo e solido. La sua freddezza
imperturbabile, il suo stile ingegnoso e il suo modo impeccabile di sfruttare
ogni minimo vantaggio ne fanno un avversario sempre formidabile”. La sua
ossessione per gli scacchi divenne sempre più forte col passare degli anni, al
punto da rasentare la follia, al punto di lasciare la moglie per gli scacchi. Riguardo
al suo matrimonio Man Ray, artista surrealista e amico suo scrisse: “Duchamp passò la maggior parte della
settimana del viaggio di nozze a studiare problemi di scacchi, e sua moglie per
la disperazione si vendicò alzandosi una notte mentre egli dormiva e incollò
tutti i pezzi alla scacchiera. Divorziarono tre
mesi dopo”. Duchamp soleva dire: “I pezzi degli scacchi sono l’alfabeto che plasma i pensieri, e questi pensieri esprimono la bellezza astrattamente”. Passare ore ed ore, anni ed anni, davanti una scacchiera a studiare questa o quella mossa, incaponirsi, tentare e ritentare è sinonimo di razionalità e di intelligenza ma può portare psicosi, manie o depressioni… mi domando se Duchamp non fosse stato famoso, dove sarebbe finito? Perché la differenza è tutta lì se sei famoso le stranezze sono genio, se sei un nessuno le stramberie sono follia.
mesi dopo”. Duchamp soleva dire: “I pezzi degli scacchi sono l’alfabeto che plasma i pensieri, e questi pensieri esprimono la bellezza astrattamente”. Passare ore ed ore, anni ed anni, davanti una scacchiera a studiare questa o quella mossa, incaponirsi, tentare e ritentare è sinonimo di razionalità e di intelligenza ma può portare psicosi, manie o depressioni… mi domando se Duchamp non fosse stato famoso, dove sarebbe finito? Perché la differenza è tutta lì se sei famoso le stranezze sono genio, se sei un nessuno le stramberie sono follia.