martedì 30 marzo 2010

AZZURRO STRANITO TRA IL VESUVIO E I TETTI CATRAMATI

DA UNO SCRITTO SULLA TERZA PAGINA DEL QUOTIDIANO LA "VOCE DI ROMAGNA"


AZZURRO STRANITO TRA IL VESUVIO E I TETTI CATRAMATI

Guardando il film " lo spazio bianco", di Francesca Comencini, ambientato a Napoli, ho smesso la lente distorta con cui osservavo la capitale partenopea. Mia moglie è di Scampitella, un paesino di tre anime nella Provincia di Avellino, nei pressi del confine con la Puglia.
Lei è una viola , come quella che narra il Pascoli in L' Aquilone, una viola allegra e sola, nata nei rovi di quella terra arsa ed assolata. A Napoli le è morto il padre, e se la ricorda maestosa e triste, bellissima e inarrivabile.Negli occhi della mia cara osservo le vie vuote, un sottobosco di artisti, musicisti,pittori,persone che si dannano in questa vita che macina e in questa città che ti dona la vita eterna.Il mare di Napoli è simile ma diverso da quello di Rimini, la mia città. E' di un azzurro stranito, compresso tra il Vesuvio, le colline che si diradano in lui e i tetti catramati e antichi. I commercianti di piccole cose, caparbi, fieramente orgogliosi della loro mercanzia, li puoi trovare anche a Rimini, sul Lungomare domestico e pericoloso. La criminalità diffusa, la viabilità, l' amore che si cerca e si trova negli anfratti mistici e popolosi. I grandi contenitori, la gente di varie etnie che si mescola al vociare chioccio dei giovani. Nel film con Margherita Buy si coglie il silenzio, il non essere mai solo, la fratellanza che fuoriesce dalle case dignitose e speciali. Quando c'è l' addio, esso si consuma tra sognanti colori e gente che calpesta con violenza il pavè dei borghi. Il rosso del sangue che ti perfora le vene e quello dei cappelli dei giovani metalmeccanici in gita. Il bianco dei cresimandi e degli sposi esterrefatti. Non esiste il tempo, è scandito solo dal seno magro di una donna che allatta, non scalfita dalla solitudine opprimente. L' insegnante, in una scuola media serale, con vecchi malati, segnati e giovani orgogliosi e timidi, è il mestiere più bello della terra. Insegni il sapere a chi ne sa più di te, questo è il succo. Forestiero integrato, perchè le due città ti accolgono in toto.
La ragazza bianca con il velo da sposa e i jeans scoloriti che cammina nei tetti lastricati e vicini, è il viatico della vita, il sogno che diventa reale e per questo sanguinante e misterioso. Un' immmagine onirica che fa di Napoli quello che è Rimini, in fondo; i pattini bianchi e rosi del sole e i baci in alto mare con le ragazze che non vedrai mai più.Il rivederesi e il dirsi addio, questo, moglie mia, ho trascorso prima di te. Le viole di Napoli e Rimini, i mari diversi e la gente simile. Tu sei tutto questo per me, compagna dolce,cresciuta tra rovi che odorano di vento.


ETTORE BONATO

sabato 27 marzo 2010

ODE AI NARCISI

VAGABONDAVO SOLO COME UNA NUVOLA

Vagabondavo solo come una nuvola
Che fluttua in alto sopra valli e colline,
Quando a un tratto vidi una folla,
Una schiera di dorati narcisi;
Lungo il lago, sotto gli alberi,
Svolazzando e danzando nella brezza.

Fitti come le stelle che brillano
E sfavillano nella Via Lattea,
Si stendevano in una linea infinita
Lungo le rive di una baia:
Diecimila ne vidi d'improvviso
Scuotendo le loro teste in una danza vivace.

Le onde accanto a loro danzavano ma loro
Sorpassavano le scintillanti onde in allegria;
Un poeta non poteva che esser felice,
In una così felice compagnia.
Ammiravo – e ammiravo – ma pensai poco
Al benessere che la scena mi aveva portato:

Poiché spesso, quando me ne sto disteso
Con umore vuoto o pensieroso,
Essi balenano a quell'occhio interiore
Che è la felicità della solitudine,
E allora il mio cuore si riempie di piacere,
E danza coi narcisi.


William Wordsworth



domenica 21 marzo 2010

PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA

Le rondini arrivano a primavera e sono messaggere della buona stagione che avanza e della rinascita ad essa legata. Ma oggi primo giorno primavera vorrei parlarvi di rondoni.


"I più sorprendenti di tutti sono i Rondoni questi Uccelli, che, tranne durante la cova, vivono sempre in volo (al punto da riuscire a dormire planando), non scendono a terra neppure per la più terrena delle attività: essi fanno l'amore tra le nuvole, in volo sincronizzato, unendo le loro cloache( sono i loro organi riproduttori) per non più di due secondi. Non c'è che dire, in fatto di fantasia nel sesso, dagli Uccelli noi umani abbiamo ancora tanto da imparare!"

Per chi ne volesse sapere di più vedi qui.

sabato 20 marzo 2010

LA MIA CANZONE PER I GALLETTI ROMAGNOLI


Ai rumagnol ui piis 'd ridar e ' d burlè
per quest at pol at voj parle
de pol rumagnol ch' l' è particuler
l' è coma no un po stizos
l' usa fe' i fet su
e t nol met indo t' vo
se t' ai dè da magner
lo t'è dis a fegh da parme
e n' ol' ciapè pr'è cul che ciapa e fugh
e dop l' è guaj sicur.


Ai Rumagnol ui piis 'd ridar e 'd burlè
per quest 'd pol at voj parle
de pol rumagnol ch' l' e' particuler
un po' selvatic un po' pivarola
ui piis at fe' un po' e zirandlon
fort coma un bo' e un po' zucon
ogni tant e sbat e tiston
indrenta e puler un gni vo ste
parchè ui piis la libarte
e n' ol ciape pr'è cul che ciàpa e fug
e dop l' e' guaj sicùr.

TRADUZIONE

A noi piace ridere e scherzare
del pollo vogliamo raccontare
pollo romagnolo che è speciale
il nostro carattere vuole copiare
si fa i fatti suoi
e non lo metti dove vuoi
gli dai grano dice vai
che faccio da solo dai.

A noi piace ridere e scherzare
del pollo vogliamo raccontare
pollo romagnolo che è speciale
di animo selvatico ama contestare
nella gabbia non gli va di stare
sull' albero libero gira in tondo
e per il mondo va vagabondo
resistente e un poco gonzo
ma solamente per tornaconto
ti presenta sempre il conto.



Chiedo scusa per la versione in dialetto, la quale sarà sicuramente piena di errori.

giovedì 18 marzo 2010

PEOPLE

ROSA SENZA SPINE 

Rosa era il tuo nome. 
Cosa aveva di speciale Rosa? 
Rosa era una rosa senza spine. 
Dava, dava, dava, Tutti prendevano a piene mani. 
Lavorava instancabilmente dalle quattro di mattina alle nove di sera, in casa, nei campi, in chiesa. 
Era felice se gli altri erano felici. 
Era triste se gli altri erano tristi. 
Dava, dava, dava. 
Chiedevano, chiedevano, chiedevano, chiedevano di più. 
E lei sorrideva. 
Ma un giorno non sorrise più. Disse:"Hanno detto che so fare solo a lavorare, che non so amare, che non ho tempo per gli altri, che penso solo alle mie cose da fare, che neanche i bambini vogliono giocare con me, hanno detto questo di me, di me che ho cercato e dato solo amore, ed io ora sono stanca ed addolorata". 
Rosa, il tuo corpo si è ribellato a ciò che l'amore lo aveva costretto. 
Sei finita in un letto, immobile, non parlavi, comunicavi solo con gli occhi belli. 
Non mi vengano a dire che è giusto essere buoni. 
Non mi vengano a dire che è giusto amare. 
Se la natura ha fatto le rose con le spine.... ci sarà un motivo. 


Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

domenica 14 marzo 2010

PEOPLE

IL SIGNORINO 

C' era una volta una casa in campagna, era un po' come il paradiso terrestre, c' erano prati con cavallette uguali identiche a cavallucci marini, solo che invece che essere blu erano verdi ed il cielo era sempre stellato e c' era un albero grande, grande magico, dove si poteva sognare. 
C' erano poi pulcini, pulcini ai quali si mettevano gli occhiali, sì è vero avevano piccoli occhiali di plastica... chissà poi perché ... forse per non farli ammalare. 
Poi c' erano paperi, gialli e neri, non c' era niente di più bello dei paperi gialli e neri. 
C' era anche un cagnolino, un delizioso cagnolino che dava baci solo quando ne aveva voglia, era un po' dispettoso, quando non aveva voglia di leccarti sembrava che ti dicesse... me ne fotto di quello che vuoi tu. 
Accanto c' era una villa, bella, tu c' eri andata di nascosto e ti eri pure sdraiata su quel letto rosso, nella biblioteca piena di libri, i padroni non venivano mai, avevano un' altra villa, quindi non facevi nulla di male, certa gente non sa quello che ha, quindi è come se non l' avesse. 
E dov'era il signorino, erano due in realtà, belli e biondi, sembravano usciti da un libro di Dickens, erano belli e biondi e non capivano un razzo. 
Avevano tutto, ma proprio tutto e si permettevano di prendere la tua amata bicicletta, di farla cadere, non capivano, vedevano i pulcini e se li portavano via, e pensare che LeviStrauss che amava la sua scimmietta, la lasciò nel suo ambiente, non capivano niente. 
Il signorino si portò via il pulcino, il povero pulcino abituato al sole della Romagna, lo portò a Milano, come se un galletto romagnolo potesse vivere fra i cornicioni dei tetti di Milano, infatti finì poi nella padella, sarebbe finito in padella lo stesso, ma a volte morire in un posto o in un altro fa la sua differenza. 
Il signorino che a te piaceva tanto, pareva il principe delle favole, è ritornato, triste ed infelice, ti ha detto che se voleva tu saresti caduta ai suoi piedi, ti ha dato della provincialotta, ma all is love, all is love. 

Il racconto è frutto di fantasia. Eventuali somiglianze a fatti realmente accaduti sono puramente casuali.

giovedì 11 marzo 2010

IL TACCHINO INDUTTIVO E IL PUZZLE

Si sostiene che lo studio della storia sia importante per capire cosa riservi il futuro. Ma se ci comportiamo come il tacchino induttivo non servirà a nulla.

Il tacchino induttivo nota che ogni giorno un uomo si reca a nutrirlo. Ogni giorno l’ evento si ripete ed il tacchino è sempre più fiducioso di vivere così sino alla sua vecchiaia. Il tacchino non sa che ogni giorno che passa si avvicina di più il giorno del Ringraziamento, e che per tale motivo il pennuto è ingrassato. 

Prima Bertrand Russel poi Karl Popper portarono proprio questo esempio per criticare ciò che si vuole vedere ma non si vede.

Cosa possiamo fare noi per differenziarci dal tacchino?

Possiamo usare "la teoria del puzzle , invece di bearci perché mangiamo bene, dobbiamo osservare, informarci, studiare e provare ad incastrare i pezzi del puzzle, tenendo da parte quelli che non si incastrano e via via cercando quelli giusti per l’incastro. 

Proviamo questo pezzo, non va, bene, ne proviamo un altro, poi un altro, sino a che non troviamo l’ incastro più giusto… sempre che lo troviamo.

La preparazione all’improbabile ci permette di tenerci pronti… ma saremo in grado di salvarci?

Forse sì, forse no

C’ è chi ci prova e chi non ci prova e fa il tacchino.

martedì 9 marzo 2010

HAPPY BEYOND THE COMMON DREAM

Non ho mai amato Raffaello, l' ho sempre ritenuto troppo "sdolcinato", finchè non ho incontrato le sue Madonne, prima agli Uffizi ( FI) (Madonna del Cardellino) poi l' incontro a Palazzo Pitti(FI) con La Madonna della Seggiola.
Raffaello Sanzio lo conosciamo tutti, ma le sue opere non rendono sulla carta stampata, per coglierne l' essenza bisogna vederle dal vero. Raffaello è come Michelangelo, se quest' ultimo visto dal vero sconvolge e da il tormento e l'inquietudine perchè si capta che ciò che Michelangelo dipinge ( Michelangelo a mio modesto parere è più scultore che pittore, come pure Lui stesso si riteneva) è il suo sentire, il suo essere, in Raffaello si capta l' armonia, il bene, e capisci che l' essere in Raffaello era così e percepisci che allora l' armonia può trionfare. Raffaello va oltre Botticelli, va oltre . Raffaello va oltre alla Melanconia, la supera , in Raffaello vi è il divino. Quando Raffaello arrivò a Roma conquistò tutti, tutti lo amavano, perciò io lo ritenevo un "leccapiedi", pensavo ...si è venduto bene, no Raffaello era veramente amabile le sue Madonne sono lì che ti dicono: il bene è più affascinante del male.
Opera di devozione privata, la MADONNA DELLA SEGGIOLA fu probabilmente eseguita per un personaggio di rilievo della corte papale, se non addirittura per Leone X stesso.
Dal 1589 è citata a Firenze negli inventari delle Collezioni medicee, che ne attestano la presenza agli Uffizi e il successivo passaggio a Palazzo Pitti nel 1698. Alla fine del XVIII secolo fu inviata a Parigi dai commissari di Napoleone. Esposta al Louvre, venne in seguito collocata nell’appartamento dell’imperatrice Giuseppina, nel castello di Saint-Cloud. Dopo la sua restituzione, la tela fu nuovamente esposta in Palazzo Pitti dal 1816.La forma circolare si ripercuote nel movimento rotatorio delle figure, definito dai piedini del Bambino, dalle ginocchia della Madonna, dall’inclinazione delle teste, ma la studiata composizione, in cui la linea verticale della spalliera bilancia il moto oscillante delle figure, nasconde i suoi artifici dietro l’apparente semplicità di un abbraccio materno tenero e avvolgente. L’alta qualità pittorica, la mirabile cromia, la libertà della pennellata, insieme alla maturità formale dell’opera, portano generalmente gli studiosi a collocare la MADONNA DELLA SEGGIOLA intorno al 1514, vicino agli affresco della Stanza di Eliodoro in Vaticano. Ma quello che colpisce è inspiegabile, è un' emozione da provare, nel verde del mantello vi trovi la magia del verde di Giorgione nella Tempesta, gli occhi della Madonna sembrano scrutarti nel profondo, le gambe ed i piedini cicciottelli del Bambino vorresti morderli affettuosamente, vi è semplicità unita alla grazia, profondità unita alla leggerezza. Henry James quando la vide esclamò: "happy beyond the common dream"(felice al di là del sogno comune).

domenica 7 marzo 2010

DEDICATO ALLE DONNE

A MIA MOGLIE

Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.

Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
Se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.

Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.

Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?

Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.

Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.

Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.

E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.

UMBERTO SABA

sabato 6 marzo 2010

U PORCU SATOLLO REBBOTICA U TROCCU

Prima ci fanno credere che il riscaldamento climatico farà sciogliere entro il 2035 i due terzi dei ghiacciai dell' Himalaya, privando delle loro riserve idriche fiumi quali il Gange o l' Indo; poi gli stessi scienziati che avevano previsto la futura catastrofe si ricredono, dichiarano che si sono sbagliati, perché la loro previsione era basata su dati fantasiosi e forse pure manipolati. 
Imbarazzo tra i climatologi e gli esperti di fama mondiale, tra cui anche il super premiato Al Gore che per il suo documentario sul disastro annunciato vinse il Nobel. 
Una specie di terrorismo mediatico seleziona l'informazione che sembra proprio agire su mandato dei potenti del Pianeta per usarci e spaventarci dandoci le notizie che fanno loro comodo, o perlomeno evidenziando in maniera abnorme certe notizie e facendone passare quasi in sordina altre. 
L'informazione che ci raggiunge genera una sorta di realtà fittizia, alimentata da una mescolanza di vero e falso costruito per gli scopi più diversi, ciò crea sfiducia e non si crederà più a nulla... U porcu satollo rebbotica u troccu. Il maiale sazio ribalta la mangiatoia... è un proverbio della zona di Amatrice (Rieti)

mercoledì 3 marzo 2010

LA SETTIMANA ROSSA OVVERO LA RIVOLUZIONE DELLA ROMAGNA

Nella Romagna repubblicana e socialista alveo anche dell' anarchia l'organizzazione operaia assieme a quella contadina decisero per il fatidico sciopero del 9 giugno del 1914, causando la tragica Settimana Rossa. 
Il comizio si tenne a Ravenna, diciottomila scioperanti, un numero eccezionale se si considera che la città e i suoi sobborghi non contavano più di ventimila anime. 
Al termine del comizio si proclamò lo sciopero generale e minacciosi cortei iniziarono a creare un' atmosfera tumultuosa ed esaltata. Si verificarono i primi gravi scontri, il prefetto ordinò di tenere al buio la città, mentre dai paesi della campagna arrivavano notizie di saccheggi e danneggiamenti a chiese e case comunali. 
La mattina successiva si sparse la voce che tutta l'Italia fosse insorta e che ci fosse la rivoluzione. 
I rivoltosi bloccarono strade, incendiarono chiese, a Mezzano denudarono un prete e lo misero a cavallo di un asino deridendolo, a Godo si proclamò la Repubblica, i preti venivano bastonati, le chiese distrutte i pali del telegrafo segati, i vagoni ferroviari rovesciati si credeva che tutta l' Italia stesse combattendo. Cavalleria e fanti corsi ad aiutare i carabinieri non bastavano, fu così che il prefetto passò il potere alle forze armate. 
Il generale comandante la divisione di Ravenna mobilitò tutti gli uomini disponibili anche i cuochi ed i furieri, pure la banda musicale, fece piazzare le mitragliatrici a tutte le porte di Ravenna e bloccò la città. 
I rivoltosi delle campagne non avendo più ordini dal centro piano piano si calmarono... ma ciò che più li calmò non furono le mitragliatrici o la mancanza di ordini dalla città, fu che si sparse la voce che in Italia nessuno si era sollevato e che i Romagnoli erano i soli rivoluzionari.

lunedì 1 marzo 2010

ALLA STELLA POLARE E ALLA LUNA ARGENTEA

FRA STELLE POLARI E LUNE ARGENTEE MI È GIUNTA DA NEW YORK QUESTA TRADUZIONE IN ITALIANO DI UNA CANZONE DI G. MAHLER... GRAZIE ALBERTO... LA DEDICO A TUTTI VOI. 
STRANIERO AL MONDO SONO DIVENTATO
Straniero  al mondo sono diventato,
al mondo che tanto del mio tempo mi ha tolto,
da tempo ormai nulla di me ha saputo,
e forse crederà che sia ormai morto.

E pure nulla  me ne può importare,
se mi considera come se fossi morto,
e non ho proprio niente da obiettare
perché davvero  al mondo io sono morto.

Io sono morto al mondano frastuono,
E ormai in un luogo tranquillo resto a riposare!
E  nel mio cielo  vivo tutto solo,
e pure nei miei canti e nel mio amore.

Ruckert, set by G. MAHLER