martedì 23 luglio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XX parte


Stabilito che i tirreni, i pelasgi e gli etruschi sono gli stessi, che popolarono anticamente la Grecia, ricordati dai loro miti più importanti, per poi ritornare in Italia, dopo la caduta di Troia e successivamente fondando le cosiddette colonie greche: “Si deve quindi immaginare, dal 4 millennio a.C., mille anni prima che arrivassero i popoli indoeuropei, una civiltà dominante. Ha enormi capacità tecniche, e un po’ alla volta si impone in tutta l’area del Mediterraneo sino a formare il regno dei tirreni.
Mario Guarnacci racconta in Memorie italiche che l’origine dei tirreni ebbe inizio dopo il diluvio universale, da Jafet, anticamente anche italianizzato come Giapeto, uno dei figli di Noè, che colonizzò l’Italia… abbiamo antica origine ebrea?
I figli di Giapeto sono stati talvolta considerati, nella mitologia greca, come gli antenati del genere umano e da tale nome deriva il dio Giano dei romani.
I figli di Noè, Cam, Sem e Jafet divisero la razza umana in tre grandi stirpi: camiti per i nord africani, semiti per i mediorientali, Jafetiti o giapetiti per gli europei.
Nel testo biblico si narra che i popoli nati dai discendenti di Jafet abitavano le terre poste a settentrione e a occidente di Israele, nel mar Egeo e nella penisola Anatolica (popoli chiamati ittiti, keta o kittim nella Bibbia), arrivando a comprendere anche i cretesi e più in generale il popolo greco.
La compilazione rabbinica medievale Josippon (una cronaca della storia ebraica da Adamo fino all’età di Tito che si ritiene sia stata scritta da Josippon o Giuseppe Flavio o forse da un ebreo medievale italiano chiamato Yosef Ben Gurion), contiene un resoconto dettagliato sui Kittim. Mentre i popoli si espandono, narra Josippon, i Kittim si accamparono in Campania e costruirono una città chiamata Posomanga, mentre i discendenti di Tubal, figlio di Jasef, si accamparono nella vicina Toscana e costruirono Sabino, con il fiume Tevere come loro frontiera. Tuttavia, presto andarono in guerra e fu perpetrato lo stupro delle Sabine da parte dei Kittim. Questa guerra fu conclusa quando i Kittim mostrarono ai discendenti di Tubal la loro progenie reciproca.
Poi costruirono città chiamate Porto, Albano e Aresa.
Successivamente, il loro territorio fu occupato da Agnias, re di Cartagine, ma i Kittim finiscono col nominare Zepho, figlio di Elifaz e nipote di Esaù, come loro re, col titolo di Janus Saturnus .
Questi Kittim hanno la medesima mitologia di Roma, evidente che si tenta la rifondazione di un impero, un po’ come è accaduto molto più tardi col sacro romano impero che mutuava quello di Roma, che aveva mutuato quello dei Kittim o meglio dire dei tirreni.



lunedì 15 luglio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XIX parte


Mumble, mumble, Betty era contenta tutto combaciava gli etruschi/pelasgi/tirreni provenivano dall’Italia che è l’Enotria la terra del vino, colonizzarono la Grecia: Omero ci racconta che si erano posizionati a Creta e che erano alleati di Troia, tutto torna Creta aveva come figura centrale il toro, che rimanda ai Misteri dei Cabiri e di Samotracia e alla caduta di Troia, Enea torna in Italia, nella terra dei suoi antenati… ci sono tanti altri legami.    
I Dioscuri, importanti per i pelasgi sono gli antichi protettori di Roma e il Volcanale l’antichissimo santuario dedicato al dio Vulcano (Efesto) costruito sulla tomba profanata di Romolo ricorda  sempre i Cabiri; Tagete, che i Greci identificavano con Ermes il Dio, con il membro sempre eretto era un dio etrusco molto importante, e si conosce quanto la virilità fosse importante per i romani e guarda caso Ermes fu il primo dei grandi dei del culto dei Misteri di Samotracia; sono proprio i Grandi Dei di Samotracia che diranno ad Enea di essere ricondotti a Corito (Cortona) insieme ai reduci troiani. I troiani che erano di discendenza etrusca ovvero tirrena ovvero pelasgica dopo la caduta della loro città Troia ritornano a Corito (Cortona) ritornano in Italia, altre fonti narrano che andarono a Corneto cioè l’antica Tarquinia.
Cortona vanta la fondazione di Dardano, figlio di Giove (per un’altra tradizione figlio di Atlante quindi di un titano) e di Elettra, che fu fondatore anche di Troia. Dardano sarebbe nato a Cortona, secondo quello che scrive Virgilio nell’Eneide e di là si sarebbe recato verso l’Asia.
Dice un proverbio, seguendo la leggenda: “Cortona, mamma di Troia e nonna di Roma”.
Si dice che Dardano combatteva sopra un colle che sovrasta la Val di Chiana e fu colpito da una lancia che gli portò via l’elmo, che non fu possibile ritrovare. Interrogato un indovino, disse che la Madre Terra aveva chiuso l’elmo nel suo seno, poiché voleva che là dov’era stato perduto, sorgesse una città turrita, la quale sarebbe stata impenetrabile e forte come l’elmo di Dardano. Allora l’eroe costruì le mura della nuova città, che ebbe il suo centro proprio là dove aveva perduto l’elmo. La città ebbe nome “Corito”, elmo, da cui è derivato poi il nome di Cortona. (www.cortonamia.com/storia-di-cortona)


immagine: santuario Grandi Dei a Samotracia

lunedì 8 luglio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XVIII parte


Tirreni, etruschi, pelasgi sono lo stesso popolo.
Omero nell’Iliade ci dice che pelasgi sono tra gli alleati di Troia, mentre nell’Odissea li posiziona come abitanti dell’isola di Creta, sappiamo che ebbero una capitale a Lemno, Guarnacci li posiziona anche in Arcadia e ad Argo e questi luoghi sono importantissimi e centrali nella mitologia greca.
I pelasgi che erano venuti a convivere con gli ateniesi, andarono poi ad abitare a Samotracia in cui lasciarono i criptici Misteri di Samotracia che si occupano della vita reale che vince sulla morte reale, celebrano la salvezza in mare, la sopravvivenza dei marinai anche nelle battaglie navali: la vittoria sulla morte e nei mari: Erodoto riteneva che questi dei corrispondessero ai Cabiri.
Il culto misterico degli dei Cabiri è attestato principalmente a Tebe e sull’isola di Lemno, gli abitanti di Lemno venivano appellati dai greci come tirreni, e quindi identificati come etruschi o pelasgi.  
Il culto degli dei Cabiri: è riferito ai Cabiri/Titani , a Prometeo e all’invenzione del fuoco e all’arte di lavorare il ferro, rivolto alle corporazioni di fabbri, il Cabiro più importante forse era Efesto, che brutto e storpio fu gettato sulla terra dalla madre Era… proprio nell’isola di Lemno.
i Cabiri  erano chiamati anche Grandi Dei, poco si sa di loro, forse erano i Giganti, forse Efesto o i suoi figli, tra di loro anche i Dioscuri, sono state, infatti rinvenute immagini con giovani che indossano il loro tipico copricapo: il pilos, il berretto frigio che è un copricapo rosso conico con la punta ripiegata in avanti, diventato simbolo dei dogi, successivamente adottato dai rivoluzionari francesi e indossato da Mazapegul il folletto romagnolo, d’altronde i romagnoli sono assai focosi e fra le loro file son sempre nati dei galletti anarchici e rivoluzionari… Vulcano o Efesto deve avere una casa per le vacanze in Romagna.
Scommetto che avete tirato un sospirone e pensato: “Ma che razzate scrive”.
Vulcano lo sanno tutti si chiama così perché tiene casa dentro ai vulcani, - embè non sapete che Monte Busca, che si trova in Romagna vi è il vulcano più piccolo del mondo?-
La festa dedicata ai  Cabiri consisteva nel sacrificio di un toro e nelle libagioni e bevute di vino per mezzo di vasi e tazze in ceramica, con immagini grottesche che richiamano le Antesterie, poi frantumate. Le Antesterie erano delle feste celebrate in onore di Dioniso, che avevano a che fare direttamente col piacere del vino e con il fiorire primaverile, quando tutta la natura si risveglia, non a caso per antonomasia, la primavera è la stagione degli amori e delle passioni.


immagine: Vulcano di Monte Busca

lunedì 1 luglio 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XVII parte


Betty, dopo aver cercato su Google sui tirreni, le si illuminò il cervello, ricordò un libro che aveva letto tanto tempo prima: Origini italiche di Mario Guarnacci del 1780, un valente letterato, archeologo e numismatico che donò al Comune di Volterra la sua collezione etrusca e la sua biblioteca e che l’aveva convinta con le sue tesi, anche se allora le sembravano strane.
Guarnacci sosteneva che i tirreni erano i pelasgi.
Con il nome pelasgi, i greci dell’età classica indicavano le popolazioni preelleniche della Grecia, generalmente considerate autoctone, i greci chiamavano così i loro progenitori ma non sapevano dire con esattezza da dove provenivano, forse da Argo o dall’Arcadia… questi pelasgi erano abili navigatori e spesso messi in relazione coi tirreni.
Guarnacci sostiene che i tirreni furono i primi abitanti dell’Italia, che per mare colonizzarono la Grecia per poi ritornare indietro allo scoppio delle guerre panaelleniche, cioè le guerre scoppiate fra i greci probabilmente per la corsa alla colonizzazione, la prima fu, guarda caso, tra calcidesi ed eretriesi, con il resto della Grecia che si divise per allearsi con gli uni o con gli altri, tutto ciò accadeva nell’VIII a. C. secolo il periodo in cui si iniziò a formare la Magna Grecia   
Secondo Guarnacci, i tirreni dall’Italia colonizzarono la Grecia diventando col tempo greci, venendo chiamati pelasgi e con tale nome fondarono la cosiddetta Magna Grecia… chissà forse l’appellativo Magna, significava il ritorno e non un nuovo arrivo, altrimenti non avrebbe senso chiamare Grande Grecia delle colonie.


immagine: Cava dei tirreni