lunedì 27 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

12 puntata


Peccato, veramente un peccato che questi maestri ferraresi siano rimasti anonimi, anche se non hanno la perizia tecnica di un Cosmè Tura, risultano originali e ponte fra l' arte nordica delle Fiandre e quella più mediterranea dell' area padana. Sintesi fra arte cortese ed arte fiamminga è l' originale opera del Maestro dagli occhi spalancati, sicuramente allievo di Cosmè Tura e con qualche riferimento all' arte di Pisanello, anche questi presente alla corte fiorente di Lionello d' Este, il Maestro dagli occhi spalancati fu l' esecutore del mese di Giugno al ciclo di Schifanoia.
E il Maestro dagli occhi ammiccanti?
Ben poco si sa di lui, di chi fu allievo, chi conobbe?
Si sa solo che visse dal 1450 al 1499, che era ferrarese e che lavorò al ciclo di Schifanoia al mese di Luglio.
Forse e dico forse conobbe i lavori del Mantegna, protagonista del Rinascimento ferrarese, e tramite lui la lieve dolcezza delle Madonne di Giovanni Bellini,cognato del Mantegna, ma l' allegria inconsueta è solo ed esclusivamente del Maestro anonimo.
Ed eccola la Madonna col Bambino del Maestro dagli occhi ammiccanti, la vedete nell' immagine, su fondo oro, riminiscenza del Gotico e di Pisanello si staglia la grazia della Madonna dal manto blu che copre anche la testolina del Bimbo, ingioiellato di scaramantico corallo.L' allegria, la sintonia fra madre e Figlio è talmente palese che viene voglia di abbracciarli, il quadro sprizza felicità, la grazia è lì nei gesti, nelle posture, negli sguardi, la poetica dolce è la stessa che pervade le Madonne di Raffaello.
Osservate lo sguardo ridente, il rossore soffuso sulle guance, il gioco di mani e...innamoratevi dell' opera.
Un San Bernardino e un' altra pregevole Madonna affrescata del maestro si trovano a Modena, non dimentichiamo che Modena diventò capitale degli Estensi quando questi ultimi furono cacciati da Ferrara, ma Modena era già sotto il dominio degli Estense dal 1288; è quindi logico che il Maestro abbia lavorato nei domini dei duchi ferraresi.
Altre Tavole raffiguranti la Madonna col Bambino si trovano a New York.


immagine "MAESTRO DAGLI OCCHI AMMICCANTI" (circa 1460) Madonna col Bambino

venerdì 24 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

11 puntata


Era la giornata del Patrimonio Europeo, che solitamente si tiene in settembre, Ferrara offriva così a tutti i suoi visitatori l' entrata gratuita in tutti Musei, noi ne abbiamo così approffittato per visitare la Pinacoteca, che anche se già vista merita sempre di essere visitata, perchè ogni volta si scopre qualcosa di nuovo.
La Pinacoteca si trova al piano nobile di Palazzo dei Diamanti conserva, acquisisce e valorizza opere, soprattutto dipinti, pertinenti alla storia artistica della città con particolare attenzione al periodo che va dal Duecento al Settecento. Qui sono presenti artisti come i ferraresi Cosmè Tura ed Ercole de Roberti, ma anche il Garofalo, il Bastianino,Dosso Dossi ed altri, nonchè il misterioso Michele Pannonio e i super misteriosi Maestro dagli occhi spalancati e Maestro dagli occhi ammiccanti.
Personalmente mi ha fulminato la visione della Madonna col Bambino del Maestro dagli occhi ammiccanti.
Esistono diversi anonimi pittori ferraresi del Quattrocento che hanno lavorato a cicli importanti come quello di Schifanoia.
Palazzo Schifanoia fu eretto nel 1385 per volere di Alberto V d’Este, signore di Ferrara fino al 1393.
L'edificio costituisce l’unico esempio ancora oggi esistente di dimora destinata alla rappresentanza e allo svago, un tempo denominata "delizia": il termine "schifanoia" deriva infatti da Schifar ovvero Schivar la noia, allontanare il tedio dei pressanti impegni richiesti dal governo. E' famoso per gli splendidi affreschi dei Mesi.
Questi affreschi furono eseguiti dai più noti pittori, alcuni identificabili altri svaniti nelle nebbie del tempo , eppure questi ultimi erano famosi alla loro epoca e noti alla nostra per i loro magnifici lavori ma gli studiosi non riescono a dare un' identità e li chiamano solamente Maestri della loro opera più famosa, così il Maestro dagli occhi ammiccanti è noto per il particolare modo di dipingere gli occhi.
Potrete notare nella mia immagine stravolta della sua opera, a me piace sfregiare i capolavori e ripresentarli, che gli occhi brillano e si notano particolarmente nonostante il mio intervento.



immmagine di Teoderica

martedì 21 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

10 puntata


Se mi avete seguito sin qui, avrete visitato la mostra con me, entrati dentro le mie memorie e le mie corrispondenze, sì perchè io amo tutti quegli artisti in cui mi ritrovo.
Ho studiato da autodidatta la Storia dell' Arte , ma ciò che mi piaceva è rimasto tale anche dopo gli studi, ho solo capito che il filo che lega Giorgione a Michelangelo a Mondrian e a tutti gli altri è un malessere interno, una senzazione di vuoto da colmare, un frullo d' ali, un' inadeguatezza di base come se il caso avesse sbagliato i tempi , e allora la ricerca spasmodica dell' armonia è un bisogno, insomma come se uno stridio ferisse le orecchie e si cercasse un suono dolce per fermare quel sibilo che non ci permette di vivere.
Questi sono i miei gusti, ma ciò naturalmente è soggettivo, fra i miei compagni di visita, Cosimo è rimasto incantato da Monet e dal vedo, non ti vedo e dalle numerose sfumature della veduta quasi informale del ponte qui esposto.
Ponte ripreso da Monet innumerevoli volte e che si trovava nel giardino della casa dell' artista , il ponte che attraversava il ruscello su cui fiorivano le celeberrime ninfee.
Fiore, essendo un critico d' arte ha avuto un approccio più tecnico e serioso ed è rimasta entusiasta dalle fotografie, alcune molto evocative, una in particolare rappresenta due paia d' occhiali su un tavolo bianco che creano una senzazione di domanda : " Di chi sono questi occhiali? Dove sono loro? Sono vivi? Sono morti?
A Fiore sono piaciuti molto anche i costumi dei Balletti russi . Il teatro, il music hall e il circo sono luoghi emblematici di questi anni folli . Ispirano geniali interpretazioni in artisti e fotografi sedotti da quegli sfavillanti universi animati. Inoltre, personalità come Matisse, Larionov, Léger o De Chirico collaborano con maestri di altri ambiti creativi alle produzioni d'avanguardia dei Balletti russi e dei Balletti svedesi, dando vita a spettacolari "opere d'arte totale" di musica, danza e arti visive.
Tutto questo lo trovate alla mostra " Gli anni folli di Parigi" di Ferrara sino all' 8 gennaio 2012



immagine di Teoderica

sabato 18 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

9 puntata


Alla mostra è presente una sala coi lavori di Mondrian e uno stabiles di Calder, perchè come vi ho detto Calder fu influenzato, per sua stessa ammissione, da Mondrian. Questi lavori di Mondrian mi piacciono da matti, ma non li acquisterei mai perchè copiarli e rifarli è ficilissimo e quindi me li faccio da me. A casa di mio figlio ho realizzato un Mondrian che occupa tutta una parete e con le sue righe nere gioca con le linee nere della scala creando l' effetto di un allestimento.
Piet Mondrian ( 1872/1944) è stato un pittore olandese e uno dei principali esponenti del Neoplasticismo, corrente non-figurativa costituitasi nei Paesi Bassi intorno al 1917. Nonostante siano molto famosi, anche spesso imitati e banalizzati, i quadri di Mondrian dimostrano una complessità che smentisce la loro apparente semplicità. I quadri non rappresentativi, per cui è conosciuto e che consistono in forme rettangolari di rosso, giallo, blu o nero, sono in effetti il risultato di un'evoluzione stilistica che avvenne nel corso di quasi 30 anni, per continuare oltre questo stesso punto fino alla fine della sua vita. Nel '12, Mondrian si trasferì a Parigi, cambiando anche il suo nome da Mondriaan in quello che conosciamo per enfatizzare la sua partenza dalla vita chiusa dello stagno artistico olandese. Da questo momento in poi, firmerà le sue opere come "Mondrian". In questo periodo parigino, l'influenza del cubismo di Picasso e Braque si fanno notare quasi immediatamente nei suoi quadri. Nel settembre '38, Mondrian lasciò Parigi a causa dell'avanzante fascismo per trasferirsi a Londra. Dopo l'invasione dell'Olanda e la caduta di Parigi nel '40, lasciò anche Londra per New York, dove rimase fino alla morte.
Nelle sue rigorose tele, formate solo da linee nere e quadrati e rettangoli di colori primari( rosso, giallo e blù) su fondo bianco c'è la ricerca del bello ideale, dell' ordine, della pace , dell' apollineo, ma quando Mondrian va a New York questo ordine si alleggerisce, il ritmo diviene più veloce come se l' autore avesse capito che troppo ordine non va bene, un po' di Dionisio occorre alla vita, una vita apollinea del tutto non è auspicabile, un po' se volete come la pubblicità di qualche tempo fa della Mercedes che riconosceva la bellezza in un piccolo difetto, perchè è il piccolo difetto che evidenzia l' armonia.


immagine di Teoderica.

mercoledì 15 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

8 puntata

Quasi alla fine dell' itinerario della mostra si incontra la sala coi dadaisti , il cui diamante è Marcel Duchamp, presente con l' opera " Air de Paris", un' ampolla sigillata dall' artista a Parigi e perciò contiene l' aria della città francese di quel determinato giorno, certo l' idea è molto esistenzialista, Duchamp eclettico artista burlone è in realtà pieno di malinconica tristezza.

E voi ricordate, quando vi portate dal mare la sabbia in un barattolo o l' acqua, ciò lo dovete a Duchamp e alla sua idea.

L' opera risale al dicembre del 1919, Duchamp, lasciando Parigi per New York, porta con sè un dono per Louise e Walter Arensberg: un ready-made, dall'originale variazione dada sul tema del souvenir, denominato Air de Paris.
Duchamp prende un'ampolla di vetro per usi medici (con l'indicazione Serum physiologique) e, facendosi aiutare da un farmacista parigino, la svuota del suo contenuto e la riempie con 50 cc di aria di Parigi.

L’artista francese Marcel Duchamp (1887-1968) viene considerato uno dei maggiori rappresentanti del dadaismo , benché egli non abbia mai accettato l’appartenenza a questo gruppo. La cosa, conoscendo il personaggio, non stupisce affatto: la personalità di Duchamp è assolutamente impossibile da inquadrare in un qualsiasi schema. Egli, in realtà, è stato uno dei più grandi artisti del Novecento, proprio per il suo modo di essere. Ha, di fatto, costruito un nuovo prototipo di artista da intendersi come intellettuale sempre pronto a proporsi in maniera inaspettata, anche solo per il il piacere di essere diverso dal normale. Ha elevato l’anormalità, intesa come rifiuto di qualsiasi norma, a pratica sia di arte sia di vita.

Può considerarsi l' antesignano dell' arte concettuale. Le sue opere artistiche sono innumerevoli, ma altrettanto artistica è stata la sua vita,con l' abbandono della carriera artistica per darsi al gioco professionale degli scacchi e con travestimenti femminili con lo pseudonimo di Rose.

immagine di Teoderica

domenica 12 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI(racconto in 17 puntate)


7 puntata



Dalla mostra non porterei a casa niente altro se non i Mobiles di Calder.
Alexander Calder ( Pennsilvanya 1898, New York 1976) laureato in ingegneria, espone a Parigi nel 1932, per la prima volta, le sue costruzioni mobili in filo, parti metalliche ed altri materiali.
Le sue strutture cinetiche sono appese in modo che il minimo spostamento di una parte provochi il movimento delle altre parti in una reazione a catena. Vengono mosse anche dal più piccolo soffio d'aria, spesso con effetti sonori. Il movimento non è caotico ma si svolge in direzione rettilinea, ellittica o circolare.

Calder è lo scultore della leggerezza, affascinanti, leggere e ludiche, le sue opere si compongono di materiali diversi.

Simili sculture cinetiche sono dapprima state immaginate dai costruttivisti e non dimentichiamo gli artisti del Futurismo italiano e i loro studi sul movimento.
Partendo dalle loro idee e ricollegandosi alle forme biomorfe di Joan Mirò ed alle idee visive di Piet Mondrian, Calder fu il primo a sviluppare una forma tridimensionale dell'arte cinetica.In equilibrio precario ma controllato, come un acrobata sul filo teso, i mobiles di Calder sono appesi ad un filo esile come l'immaginario che pende dalla realtà, oscillando nella nostra fantasia personale.
Ogni tanto scendono, atterrano, si posano, diventano stabili.
Il nome mobiles viene attribuito alle sue nuove forme d'arte da Marcel Duchamp, mentre nel 1931 lo scultore modernista Jean Arp chiamò le sue costruzioni scultoree fisse stabiles.
Qui alla mostra di Ferrara Calder è presente con un mobiles, un evocativo ritratto in fil di ferro che pende dal soffitto con un filo sottile e con uno stabiles, un geometrico globo terrestre coi pianeti ispirato a Mondrian.
I Mobiles di Calder ritornano di moda ogni volta che c'è un fermento internazionale di libertà di pensiero, così come tornano di moda Duchamp e Mondrian. I tre artisti si conoscevano, si stimavano ed avevano una poetica in comune...quale? Ma signori, quella della leggerezza, essendo entrambi consapevoli del male di vivere dell' uomo, lo vogliono aiutare alleggerendolo.

"I mobile non significano niente altro che se stessi; essi "sono", ecco tutto; essi sono degli assoluti… Del mare Valéry usava dire che ricomincia di nuovo, sempre nuovo. Un oggetto di Calder è come il mare. È come un motivo di jazz, unico ed effimero, come il cielo, come l'alba; se vi è sfuggito, vi è sfuggito per sempre". Questo dice Paul Sartre di Calder ma Duchamp dice delle opere di Calder: " sono pura gioia di vivere, la sublimazione di un albero nel vento"; e allora come non buttare a mare l' Esistenzialismo di Sartre con l' uomo unico ed effimero ed afferrare invece tutta la gioia di vivere di un albero nella tempesta che può sì perire ma può anche salvarsi ...un po' di speranza, in fondo non siamo sicuri che dopo la morte non vi sia proprio nulla, come fa ad esistere il nulla se non esiste?
Per rincuorarvi vi dico che Mondrian, Calder e Duchamp sono copiati dagli stilisti in questi ultimi anni ( la moda anticipa i tempi) e che questi artisti erano molto copiati negli anni "70, dopo la crisi ci furono i rampanti anni "80, come dire dopo il buio la luce.



immagine di Teoderica

giovedì 9 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)

6 puntata


Licini nasce a Monte Vidon Corrado il 22 marzo 1894 e qui muore l’11 ottobre 1958. Artista dalla personalità eclettica, dopo la formazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna, si lascia catturare subito dalle avanguardie del tempo, per cui diventa un assiduo frequentatore dei salotti culturali francesi, dove fa amicizia con Modigliani. Le sue opere trovano immediato consenso tanto che vengono esposte a tre “Salons d’Automne” e a tre “Salons des Indipéndants”, nonché a una mostra di pittori italiani a Parigi organizzata da Mario Tozzi. Spirito ribelle e solitario a Bologna era diventato amico per la pelle di Giorgio Morandi.
Disse di sè: "Sono diventato un angelo abbastanza ribelle, con la coda, e qualche volta mi diverto a morderla questa coda".

Giuseppe Marchiori, nel 1935, recensendo la personale di Osvaldo Licini al Milione di Milano, fu il primo a notarne l'affinità con Giorgio Morandi. Eppure a quel tempo appariva incolmabile la distanza fra i due ex compagni d'Accademia a Bologna.
E' terminata da pochi giorni un' interessante mostra a Fermo, la quale basandosi su nuove ricerche storico-documentarie, approfondisce il rapporto artistico e umano che per quasi cinquant’anni, fra alti e bassi di comprensione e di condivisione, ha unito i due artisti, protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, diversi per scelte linguistiche e modalità espressive ma in piena sintonia sul piano del metodo e delle fondamentali scelte di poetica.
Allora appurato della sintonia poetica fra Licini e Morandi, appurato l' amicizia e l' ispirazione fra Licini e Modigliani,appurato gli studi su Firenze e su Cezanne di Morandi e di Modì, ecco che la mia intuizione di vicinanza fra Modigliani e Morandi non è del tutto sbagliata.
Inoltre esiste un autoritratto di Licini che vi sfido a non scambiare per un ritratto tipico di Modigliani.


immagine di Teoderica

lunedì 6 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI ( racconto in 17 puntate)


5 puntata



Giorgio Morandi nel 1907 si iscrive all'Accademia di Belle Arti, diplomandosi nel 1913. Le opere di Morandi di questi anni mostrano una certa disposizione alla sperimentazione, attenta ai riferimenti provenienti dalla cultura francese, da Cézanne, a Derain, da Picasso a Braque. Parallelamente si rivolge allo studio dell'arte italiana del passato: nel 1910 è a Firenze dove ammira i capolavori di Giotto, Masaccio e Paolo Uccello. Risale al 1913 la prima vacanza estiva a Grizzana, sull'Appennino, dove Morandi si recherà spesso durante la sua vita.

A Bologna, in Accademia ha modo di frequentare Osvaldo Licini, Severo e Mario Pozzati, Giacomo Vespignani e Mario Bacchelli, con cui Morandi espone il 21 e 22 marzo del 1918 nella mostra dell'Hotel Baglioni. La fama di Morandi è legata alle nature morte e in particolare alle "bottiglie". I soggetti delle sue opere sono quasi sempre cose abbastanza usuali; vasi, bottiglie, caffettiere, fiori e ciotole . La sua opera si compone anche di ritratti e paesaggi. Usare pochissimi colori è una sua particolare caratteristica, che lo rende poetico e solitario. Di grande importanza nel lavoro di Morandi sono le acqueforti, eseguite da autodidatta.
Non lasciatevi però ingannare, le bottiglie, i vasi, i cocci non sono nature morte ricopiate dal vero, anche se esistono gli originali cocci che Morandi copiava, no lì le bottiglie non sono altro che uomini soli, lo stesso filo di solitudine malinconica e depressa che corre fra Morandi, Licini e Modigliani.
Ora tiriamo le somme, dalle biografie ritroviamo che sia Morandi che Modigliani si ispirarono a Cezanne e che entrambi amarono e studiarono l' arte fiorentina , in particolare il disegno e poi fra gli amici di Morandi compare Osvaldo Licini.
Chi era costui?


immagine di Teoderica

venerdì 3 febbraio 2012

A FERRARA ANDAI( racconto in 17 puntate)

4 puntata



Pure acquisterei, se potessi, il nudo di Modigliani che si trova nella seconda sala della mostra.
Amedeo Clemente Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920) è stato un pittore e scultore italiano, noto anche con lo pseudonimo di Dedo o di Modì e celebre per i suoi ritratti e nudi femminili caratterizzati da volti stilizzati e colli affusolati. Modì soffriva di depressione e solitudine interna, proveniva da una famiglia agiata ebrea. Studiò inizialmente a Firenze e qui forse respirò la passione per la scultura (come non amarla dopo aver visto le sculture di Firenze?). Passò poi a Venezia dove scoprì l' hashish e i bagordi piuttosto che frequentare l' Accademia e forse proprio da Venezia proviene l' ispirazione per i particolari colori delle sue tele e quell' aurea malinconica che ne permea l' opera. Si dice completasse un ritratto in una o due sedute. Una volta terminati, non ritoccava mai i suoi dipinti. Eppure, tutti coloro che posarono per lui dissero che essere ritratti da Modigliani era come farsi spogliare l'anima. I finanziamenti che Modigliani riceveva svanivano rapidamente in droghe e alcool. I suoi tuffi nell' alcool e nelle droghe divennero sempre più frequenti. Dopo che i suoi amici non ne ebbero notizia per diversi giorni, trovarono Modigliani delirante nel letto, mentre si aggrappava a Jeanne, la compagna. Venne convocato un dottore, ma c'era ormai poco da fare, e Modì spirò. Jeanne al nono mese di gravidanza, disperata si buttò dal quinto piano e seguì la sorte del suo compagno.
I nudi di Modì hanno il loro fulcro nei colori terrosi e allo stesso tempo luminosi. Grazia ed eleganza, leggiadria e solitudine sono unite nella semplicazione delle forme.
La stessa solitudine, gli stessi colori opachi e allo stesso tempo luminosi, mi fa pensare ad un ossimoro della pittura , e mi ricorda la pittura solitaria di Giorgio Morandi.
Cercando su internet , nessuno, dico nessuno paragona Modigliani a Morandi, ma io li trovo simili come mai?



immagine di Teoderica