lunedì 28 aprile 2014

GALLA PLACIDIA ( terza parte)



Ravenna aveva un chiaro significato: il governo di Onorio si stava riavvicinando all’oriente, il baricentro dell’impero si spostava da nord-ovest verso est.Era una cittadina chiusa e sonnacchiosa, umida e nebbiosa d’inverno, afosa d’estate, oppressa dalle zanzare; la colpì come un pugno nello stomaco, dopo gli anni “ di libertà” trascorsi coi visigoti. Onorio, oltre ad essere un imbecille, era impotente; l’aveva data in sposa a Costanzo senza consultarla, semplice strumento di continuità dinastica. Costanzo, non le piaceva: fu un matrimonio politico, senza amore. Nacquero due figli, una femmina, Onoria, e un maschio, Valentiniano. Da allora in poi Placidia non visse che per preservare il trono a quel fanciullo; nel 421 Placidia divenne Augusta e Costanzo fu associato da Onorio all’Impero. Costanzo però non era più il soldato di una volta, dato che l’ambiente di Ravenna l’aveva alquanto rammollito; cominciò a mostrare comportamenti stravaganti. Un giorno capitò in città un mago asiatico che si vantava di compiere portentosi sortilegi: prometteva che le migliaia di barbari che si erano insediati nei territori imperiali si sarebbero spontaneamente ritirati nei loro paesi d’origine; Costanzo era deciso a mettere alla prova i sortilegi del mago, ma Placidia si oppose minacciando il divorzio, e il mago fece una brutta fine. Nel 421 morì Costanzo, e Placidia si ritrovò vedova per la seconda volta, mentre Teodosio II non aveva riconosciuto né il titolo di Augusta di Placidia,né quello di nobilissimus di Valentiniano, il figlio di Placidia, dato che solo lui si riteneva il solo erede legittimo nell’eventualità della morte di Onorio.
Onorio dal canto suo mostrava sempre più segni di confusione mentale. Corsero voci di un interesse incestuoso per Placidia: tentava goffe avances, la accarezzava, la baciava persino sulla bocca, e pare che lei lo lasciasse fare, pur di salvaguardare la successione di suo figlio. La corte di Ravenna era una jungla: Placidia venne accusata di cospirazione per togliere il trono all’imperatore; Onorio, al solito spaventato e suggestionato, la cacciò dalla città.
Placidia e i figli trovarono rifugio a Costantinopoli. Teodosio II e l’Augusta Pulcheria, sua sorella, avevano tramutato il Palazzo in un monastero; inflissero alla zia penose anticamere e la trattarono alla stregua di una semplice dipendente che doveva obbedire agli ordini del Basileus . Questo penoso soggiorno durò pochi mesi: nel 423 Onorio morì d’idropisia e il problema della successione divenne urgente. La corsa al trono si fece intricata ed intrigante con un imperatore occidentale di nome Giovanni. TeodosioII non ci sta e richiama l' esercito. L’esercito raggiunse Tessalonica dove si divise: un corpo di spedizione puntò per via di terra ad Aquileia, l’altro raggiunse Classe via mare. Dopo varie peripezie, l' esercito arrivò a Ravenna, irruppe in città e la saccheggiò. Placidia si trovava ad Aquileia e qui si prese la sua rivincita. Si fece portare Giovanni, l’usurpatore, e gli venne tagliata la mano destra che aveva firmato leggi sacrileghe; poi, a cavalcioni di un somaro, venne portato in giro nel circo alla presenza del popolo, esposto ai lazzi dei buffoni e al ludibrio della plebaglia; infine venne decapitato. Placidia assunse la reggenza dell’impero per conto di Valentiniano III, un giovane che ben presto si sarebbe dato ai bagordi. Era un impero in disfacimento, barbari dappertutto, Visigoti contro Vandali, Vandali contro Burgundi, Burgundi contro Unni, Bacaudi contro romani, tutti contro tutti. Placidia si destreggiò abilmente, di un uomo soltanto ebbe veramente paura; Ezio.

immagine : San Giovanni Evangelista chiesa edificata da Galla Placidia per grazia ricevuta: la nave sulla quale viaggiava fu salva dal nubifragio mentre ella pregava San Giovanni.
immagine: portale in marmo della chiesa di San Giovanni, raffigura il miracolo della pantofola ricevuta in sogno da Galla Placidia.

rif: http://www.imperobizantino.it/node/2366

venerdì 25 aprile 2014

GALLA PLACIDIA ( seconda parte)




Dalle nozze tra Ataulfo e Placidia nacque un bambino, a Barcellona; venne chiamato Teodosio, come il nonno materno; c’era la consapevolezza che quel bimbo rappresentava il compimento della politica dell’imperatore, ma vi era anche la sfida implicita all’impotenza di Onorio e a quell’altro Teodosio, figlio di Arcadio, un fanciullo che regnava a Costantinopoli sotto un consiglio di reggenza. Placidia sfidava l’oriente, tenacemente e ferocemente antigermanico: suo figlio era il nipote di Teodosio il grande, e non aveva niente da invidiare alla stirpe di Arcadio nel rivendicare il diritto all’impero. Placidia pensò che il futuro appartenesse a suo figlio, e con esso il futuro dell’unità dell’impero. Ma il bimbo morì pochi mesi dopo: il suo corpo, chiuso in una bara d’argento massiccio, fu sepolto in una chiesa fuori le mura di Barcellona. Poco tempo dopo, anche Ataulfo morì, vittima di una congiura: venne assassinato a tradimento nelle stalle dei cavalli. Placidia si ritrovò di colpo sola, senza difese in un clima di vendette tribali; riuscì a scamparla in mezzo a vari bagni di sangue. Galla venne catturata e custodita come una prigioniera di guerra.
Se il figlio di Galla non fosse morto, se Ataulfo non fosse stato ucciso, la storia avrebbe preso un' altra via e forse l' Impero d' Occidente non sarebbe caduto, ma rinvigorito e rinsaldato dalla "verve" barbara, ma la storia non si fa con i se.
Sigerico il nuovo re dei barbari inflisse a Galla una penosa mortificazione: dovette procedere a piedi scalzi per dodici miglia fuori dalla città, davanti al cavallo del re, in una processione che forse era un trionfo barbarico, l’umiliazione dell’impero mediante l’umiliazione di quella donna.
Quando la notizia della morte di Ataulfo giunse a Costantinopoli, in città si fece grande festa: era stato sventato il pericolo che l’occidente si germanizzasse e sfuggisse definitivamente al controllo orientale; dato che anche il piccolo Teodosio era morto, gli affari per il governo di Costantinopoli non potevano andare meglio.
Costanzo, nuovo generale di Onorio, scambiò Placidia per seicento moggi di grano, dato che i visigoti del nuovo re Wallia morivano di fame. La andò a prendere , con una buona scorta, e così la vide per la prima volta. Nel 416 Placidia arrivò a Ravenna; era una capitale rifugio: Treviri era semidistrutta, Milano troppo esposta, Roma mitica ma deserta.


immagine:Galla Placidia coi figli Onoria e Valentiniano
immagine: il medaglione con le immagini, inserito nella Croce di Desiderio
immagine: Croce di re Desiderio conservata a Brescia

rif: http://www.imperobizantino.it/node/2366

martedì 22 aprile 2014

GALLA PLACIDIA ( prima parte)




Galla Placidia( Costantinopoli 388 - 392/Roma 450) era nata dalle seconde nozze di Teodosio : era nipote, figlia e sorella di imperatori. Suo nonno era Valentiniano I, suoi zii erano Valente, arrostito vivo ad Adrianopoli, e Graziano, imperatore d’occidente; suoi fratellastri, gli augusti Arcadio e Onorio. Giovanissima ebbe il titolo di Nobilissima che la rendeva pari ai fratellastri, e fu promessa sposa al figlio del generale Stilicone. L' Impero era stato diviso da Teodosio fra i due figli, ad Arcadio l' Oriente, ad Onorio l' Occidente. La capitale era stata spostata a Milano, ma nel 402 venne portata a Ravenna, zona più sicura dagli attacchi dei barbari di Alarico. Teodosio era per una dottrina di unificazione: Stato romano/milizie barbariche, una dottrina che doveva rilanciare l’impero e la cui realizzazione era costata la pelle a Stilicone, in quanto l' Impero d' Oriente non vedeva di buon occhio l' unione dei romani coi barbari. Stilicone aveva spostato la capitale a Ravenna, più sicura perchè circondata da acque. Nel 404 Stilicone era considerato il salvatore dell' Italia dalle orde barbare.Stilicone comprese poi che non poteva combattere contro tanti nemici da solo e tentò di assumere Alarico al servizio di Onorio in cambio della prefettura dell'Illirico. In cambio Alarico si doveva impegnare a combattere in Gallia contro altri barbari , ma a Ravenna si tramava contro il generale, Onorio era invidioso della sua fama.Onorio firmò un ordine di arresto contro di lui. Stilicone si rifugiò in una basilica di Ravenna, fu chiamato fuori con la promessa di avere salva la vita e fu trucidato dai sicari sul sagrato(23 agosto 408). Con la morte di Stilicone l' Impero cadde in mano ai Visigoti di Alarico. Dopo due anni di assedio, nel 410, i barbari entrano in Roma e la saccheggiano. Galla Placidia, riparatasi in una chiesa, viene catturata e portata al cospetto di Alarico I, re dei Visigoti. Pare proprio che Alarico fosse rimasto turbato dall'apparizione della giovane figlia dell'imperatore; come ci assicura più di uno storico, la nobile fanciulla divenne l'amante del maturo re dei Visigoti. Ma la figlia dell'ultimo imperatore romano è un ostaggio troppo prezioso; il consiglio dei capi decide che Galla Placidia verrà data in sposa ad Ataulfo, giovane e valoroso ufficiale dei Visigoti, fratello della moglie di Alarico. Ataulfo sarà l’uomo della sua vita, l’unico vero amore, senza confronti e con molti rimpianti. Ataulfo aveva giurato di distruggere l’impero romano, ma poi finì con l’esserne il paladino grazie all’influsso di Placidia. Lei era stata catturata dai visigoti ed era il loro preziosissimo ostaggio, la carta da spendere al tavolo delle trattative con Onorio per avere finalmente una terra, magari realizzando un sogno: passare in Africa.
Quelli con Ataulfo furono i giorni più belli per Galla Placidia: lunghe galoppate, bivacchi di carovane, interminabili racconti attorno al fuoco di miti che divenivano leggende che a loro volta si tramutavano in saghe.Un vita semplice ed errabonda, ma libera. Placidia e Ataulfo si sposarono con grande fasto a Narbona, nel 414. Placidia era riuscita nell’impresa di plasmare idealmente Ataulfo, di inserirlo nell’humanitas romana; nel momento in cui diventava regina dei Visigoti, Placidia realizzò per l’ultima volta la dottrina di suo padre e con quelle nozze “ fu di grande utilità all’impero”. Ambrogio pensava che sposare uno straniero fosse motivo di libidine e discordia, ma nessuno degli autori cristiani osò protestare per quel matrimonio. Le nozze causarono il disgusto di Costantinopoli: Galla era per caso diventata ariana? In realtà Galla rimase sempre tenacemente attaccata all’ortodossia. Anche i visigoti erano sospettosi: Ataulfo non era diventato troppo romano?
Stato romano e milizie barbariche sarebbero state il nuovo corso della storia?

immagini: Galla Placidia
immagini: monete raffiguranti Onorio e Galla Placidia
rif: http://www.imperobizantino.it/node/2366

sabato 19 aprile 2014

AUGURI A TUTTI

Pasqua

Dentro un uovo di buon cioccolato

vorrei tanto ci fosse una cosa,,,

non un puffo, un anello,un soldato,

ma un momento di festa gioiosa.

Voglio dirti proprio per questo

ho pregato per voi ieri sera

perchè oggi sia un giorno lieto.

Una Pasqua di speranza vera.


 R. Fontana

immagine di Teoderica

mercoledì 16 aprile 2014

COSA SONO GLI STRIDOLI?



Le giornate di fine aprile possono essere luminose e calde al punto giusto, ideali per una passeggiata in campagna. Io già ci abito in campagna, ma in paese, il che non è la stessa cosa che stare fra gli spazi ampi e verdeggianti della pianura. Comunque è una giornata splendida di aprile e mi accingo a fare una passeggiata lungo la stradina che costeggia il fiume Ronco e i campi. Passeggiata che è anche una cerca.
Cosa cerco? Gli stridoli.
Gli Stridoli, o Strigoli, detti anche Carletti o Tagliatelle della Madonna, sono diffusi un po' in tutta Italia e prima i contadini erano soliti consumarli a tavola come verdura fresca dal sapore, si diceva, simile a quello dei piselli appena colti.
Gli stridoli sono piante annue spontanee che crescono senza particolari esigenze un po' ovunque, dal mare alla montagna, nei terreni coltivati o incolti. Il fusto eretto porta fiori a calice rigonfio che spuntano da marzo ad agosto. La raccolta avviene recidendo i giovani germogli fogliari.
Sono ottimi in insalata, oppure come condimento per sughi ed anche per frittate.
E' un po' noioso raccoglierli, perchè occorre tanto tempo, bisogna raccogliere fogliolina per fogliolina, perchè il fusto non è commestibile, però dopo sono buoni da mangiare.
Dopo aver raccolto un bel po' di stridoli, mi avvio contenta a casa per preparare cosa?
Tagliatelle agli stridoli.
Si riduce la pancetta a dadini, si rosola con olio, poi sale, pepe o peperoncino, quindi si mettono gli stridoli e si cuociono per pochi minuti. Intanto si saranno cotte le tagliatelle che si rovesciano nella padella del sugo, facendole saltare. Volendo si può aggiungere prima di saltare le tagliatelle la passsata di pomodoro.
Sono ottime accompagnate da un bicchiere di vino leggero, un rosso frizzante oppure un rosato.
Da noi in Romagna gli stridoli hanno a loro dedicata una festa : la sagra dello stridolo a Galeata (FC).

domenica 13 aprile 2014

LA CAMOMILLA



Abitavo in campagna, da piccola, e d'estate al mattino presto arrivavano le braccianti agricole, arrivavano prima dell'orario di lavoro, per raccogliere i fiori di camomilla. Nell'aia della mia casa c'era un grande prato incolto pieno dei deliziosi fiorellini bianchi della camomilla, che io credevo fossero pratoline. Mi divertiva assai aiutare a raccogliere i fiorellini che portavo a pugni nei grembiuli allacciati alla vita , per formare una sporta, delle donne. Le donne mi portavano in cambio sacchetti di patatine che io gradivo assai, le mangiavo deliziata e credevo che fossero una meraviglia del mondo. Scoprii col tempo che non erano poi così buone. La camomilla la vendevano al negozio di alimentari che la pagava a peso. La camomilla è un’erba annuale che nasce d’estate ed è notoriamente conosciuta per le sue proprietà aromatiche e medicinali. Originaria del Sud-Est asiatico, si è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, in Europa e nel Sud America. Di camomilla ne esistono varie specie che si confondono tra di loro.
Quella più sfruttata per la sue proprietà terapeutiche è la camomilla comune di cui è noto la sua azione calmante ma la camomilla è stata forse il più antico dei medicamenti.
Il suo uso è documentato fin dai tempi degli Egizi che la consacrarono al Dio Sole in segno di riconoscenza per la sua efficacia. La camomilla è anche utile per le coliche addominali cioè il mal di pancia.
Le braccianti che venivano a raccogliere le pesche con lunghissime scale ( a quei tempi non esisteva il carro per la raccolta ed i peschi erano molto alti diversamente da quelli di oggi) erano quasi analfabete ma conoscevano le proprietà terapeutiche delle erbe.

immagine di Teoderica

giovedì 10 aprile 2014

L'AMORE DEL RE SOLE O RE SOLO


Alla corte di Francia nel 1647 arrivarono le nipoti del cardinale Mazzarino, presto ribattezzate “Mazzarinette” avevano una fascia d'età compresa tra gli 8 e i 15 anni: erano belle, affascinati e amanti della vita mondana e, più o meno tutte, ebbero vite avventurose. La più famosa fu sicuramente Maria Mancini unico vero amore di Luigi XIV il Re Sole. All'inizio del 1658 il re cadde malato durante l'assedio di Dunkerque e si temette addirittura per la sua vita. Al suo capezzale si sedette una giovane piangente e il re, sia pure in delirio, la notò. Era Maria, che all'epoca aveva diciannove anni. Quello del re per Maria fu un autentico colpo di fulmine: si ritrovò conquistato durante la malattia e una volta guarito era già perdutamente innamorato. Ammirava la sua vivacità e il suo spirito, la finezza dei suoi giudizi e la scelta intelligente delle sue letture. Per lei arrivò persino ad imparare l'italiano e insieme leggevano il canzoniere di Petrarca e i grandi romanzi alla moda. Luigi non si preoccupava di quanto sarebbe durato quell'amore, era solo molto felice e questo gli bastava. Mazzarino cominciò a progettare un matrimonio per il re prima che la relazione con la nipote diventasse pericolosa. Nonostante fosse innamorato di Maria, Luigi XIV si piegò alle ragioni di Stato e in un primo momento egli sembrò interessato a Margherita di Savoia con grande disappunto della madre che sognava di vederlo sposato a Maria Teresa d'Austria, figlia di suo fratello Filippo. Luigi XIV disperato era arrivato ad umiliarsi, gettandosi in ginocchio davanti alla madre e al cardinale perché non gli portassero via Maria.
Ma la ragion di stato viene prima dell'amore. Il re supplicò la madre che gli lasciasse vedere per l'ultima volta Maria; Anna cedette a malincuore. Quando il re rivide Maria, si sentì di nuovo pazzo d'amore: fu un incontro fatto di tenere carezze, lacrime, rinnovati giuramenti, ma con la certezza di doversi separare e per sempre. Maria venne riportata in convento e il re si sposò.
Questo amore contrastatissimo aveva messo in serio pericolo la pace tra Francia e Spagna e per Mazzarino aveva costituito la più terribile delle prove.
Maria si sposò con un nobile italiano, ma l'amore non possibile per il Re Sole la rese per tutta la vita depressa ed inquieta e forse fu lo stesso per Luigi XIV... quindi anche essere Re Sole non da la felicità.

lunedì 7 aprile 2014

CYRANO DE BERGERAC


Cyrano de Bergerac è uno scontroso spadaccino dal lunghissimo naso. Notevole la sua abilità con la spada, almeno quanto la sua passione per la poesia e per i giochi di parole, con i quali ama mettere in ridicolo i suoi nemici, sempre più numerosi grazie al suo carattere poco incline al compromesso e al suo disprezzo verso potenti e prepotenti.
Egli nutre segretamente un impossibile amore per la bella Rossana, sua cugina.
Quando però sta per rivelarsi alla sua amata, viene a scoprire che lei è innamorata di Cristiano, un giovane cadetto, bello ma non molto intelligente. Cyrano decide allora di allearsi con lui per fargli conquistare proprio il cuore di Rossana, scrivendo lettere e poesie per conto dell'amico.
Cristiano riesce infine a conquistare la sua amata. La guerra allontana i due innamorati: Cristiano e Cirano finiranno insieme al fronte.
Sfortunatamente Cristiano muore e Rossana decide di ritirarsi in convento.
Solo al termine della propria vita, trascorsi molti anni, Cirano, seppur involontariamente, confesserà all'amata il suo sentimento, ma quando lei ricambierà sarà ormai troppo tardi.

Questa la trama di una celebre commedia di Edmond Rostand storia di un amore sfortunato, se qualche anno fa mi struggevo per l'orgoglio di Cyrano che non rivela a Rossana che era lui il poeta e lo scrittore, ora Cyrano mi fa una rabbia che lo frusterei.
Cyrano alla morte di Cristiano non rivela che è lui l'artefice delle missive, lettere e poesie che a Rossana fanno palpitare il cuore, Cyrano non l'ama veramente perchè la forza dell'amore non avrebbe permesso il silenzio.
Morale non fidatevi mai delle parole soprattutto se sono belle.

immagine di Teoderica

venerdì 4 aprile 2014

ROSETTA BERARDI



Mi piace parlarvi di un’artista di Ravenna,in genere non scrivo di artisti contemporanei perché non mi piace intromettermi in un qualcosa in cui sarà la storia a decidere chi sarà un vero artista e chi invece un bravo  artigiano, ma Rosetta è un eccezione, in quanto prima ho ammirato e invidiato i suoi lavori, poi ho conosciuto lei. Era più o meno il 2000, io mi ero avvicinata da poco al mondo artistico e non mi perdevo mai una mostra d’arte, quando vidi le tele “Intarsi” di Rosetta le paragonai all’intreccio di nidi d’uccello, ai fili che i volatili tengono col becco, librandosi nel cielo. Chissà invece cosa voleva dire l’artista, però la  sua natura l’avevo riconosciuta, Rosetta il mondo naturale lo vive dentro e fuori di lei, è un po’ come la sua gatta: una regina poi vi spiegherò il perché. Rosetta Berardi  vive e lavora a Ravenna, è di origini siciliane, terra di antichi riti e miti. Dopo l’Accademia di Belle Arti di Ravenna si laurea  al DAMS di Bologna in Storia dell’Arte Contemporanea. Contaminazione può dirsi oggi l’arte, tutto è arte, ciò che vale è la visione nuova, l’angolo e il punto di vista originale questo è ciò che conta oggi, in una società massificata dominata da mode standard, l’occhio d’autore cerca e ricerca un punto di vista a 360° gradi. Rosetta è dedita alla pittura, all’istallazione, alla fotografia il cui filo rosso, inteso  o sottointeso è sempre la natura. Rosetta nelle sue opere è elegante ed armonica, anche coi temi più crudi. Non molto tempo fa alla Galleria Ninapì di Ravenna, si è svolta una sua  mostra dal titolo Strappi, già il titolo fa pensare ad una lacerazione , le opere nere, racemi o braccia levate in alto in cerca d’aiuto, erano là il fila, catalogate come salme all’obitorio, erano i pini della nostra amata pineta di Ravenna che un incendio aveva devastato. Rosetta, e qui sta l’idea geniale, oltre alla bellezza delle opere propriamente artistica, eterna lo scempio dell’uomo, eterna questi pini, ma allo stesso tempo fra questo nero, questo dolore, c’è la possibilità  della rinascita. Ora posso dirvi perché Rosetta è una gatta/regina, Rosetta è minuta, delicata, la guardi e pensi a come possa avere una tale vitalità e inventiva, che io posso paragonare solo ad un uomo, mi scusino le donne per questo che ho scritto non sono antifemminista, ma in Rosetta sembra si siano annidati sia i pregi femminili che quelli maschili, la sua esuberanza si può paragonare  alla fioritura. Le sue opere sono “potenti” ma mai totalmente drammatiche. Negli ultimi quindici anni Rosetta si è dedicata alla fotografia, il risultato è giocoso, colorato, amoroso, le foto sono intrise, imbevute, fitte e dense, se fosse per me le ruberei  e le terrei nascoste, le guarderei  solo ogni tanto per paura di sciuparle. 

   "Intarsi"  dipinto  1999

 "Confini violati" foto 2014



   "Noi eravamo pini" dipinto 2014



articolo già pubblicato sul quotidiano "La voce di Romagna" il giorno 31/03/2014

martedì 1 aprile 2014

IL PESCE D'APRILE

 






Il pescetto d'aprile
è uno scherzetto
la Creazione terminò il 1 d'aprile
il Signore terminato il suo lavoro
se ne tornò in cielo
gli uomini  spaventati
si misero al lavoro
per togliersi di mezzo gli stupidi
li mandarono in giro
a cercare cose improbabili
perchè non fossero tra i piedi
a crear guai
il pescetto d'aprile
è uno scherzetto
per gli sciocchi e i creduloni
ma pare che ci cascan tutti