La camomilla è erba spontanea nota per
le sue proprietà calmanti e lenitive. La camomilla cresce nei prati e in aperta campagna ed è diffusa un po’ ovunque . E’
riconoscibile per i suoi fiori dal cuore giallo e dai petali bianchi, che
tendono a rivolgersi verso il basso, oltre che per il suo caratteristico ed
inconfondibile profumo ma insomma la conosciamo tutti è un’erba che non si
mangia ma si possono fare svariate cose,
come ad esempio una bella e profumata tisana. Io l’ho conosciuta e raccolta
anche da bambina, abitavo in campagna dove ce n’era tanta ed un signore passava
regolarmente a casa mia per comprarla, per un sacchetto abbastanza voluminoso,
ricevevo in cambio l’equivalente per un sacchetto di patatine, guadagnarmi la
paghetta era per me un grande vanto. Il suo nome scientifico, “Matricaria”, deriva
dal latino “mater” (madre) e si riferisce all’utilizzo da
sempre prettamente femminile di questa pianta, per la cura di se
stesse e della propria famiglia. Si tratta di un'erba che ama i suoli umidi,
che non teme l’esposizione al calore e ai raggi del sole. La camomilla
normalmente fiorisce a partire dal mese di maggio fino al mese di agosto. I fiori di camomilla vengono raccolti durante la
stagione estiva e lasciati essiccare all’aria, in
luoghi asciutti e ventilati, per poi essere conservati all’interno di sacchetti
di carta o di barattoli di vetro. La camomilla è tra le erbe il cui infuso è considerato efficace per assicurare un buon riposo notturno e
combattere l’insonnia. Una
tisana alla camomilla può essere utile per alleviare i dolori mestruali e il mal di stomaco, oltre che per favorire
la digestione e in caso di malattie da raffreddamento. L’infuso tiepido di
camomilla, infine, può essere applicato sulla pelle con l’aiuto di una garza
nei punti del viso e del corpo che presentino lievi irritazioni, al fine di alleviarle. Come sempre la cosa più
bella è la passeggiata per raccoglierla (solo i fiori), il periodo della
raccolta corrisponde a quello della diffusione di farfalle e di insetti, i
bombi non mancano mai come pure non
manca il cicaleccio delle cicale e le pigre lucertole stanno ad osservavi,
perciò andate alla raccolta di camomilla, poi essicatela, conservatela e la
sera prima di andare a letto mettete due o tre grammi di fiori in una tazza di
acqua bollente, lasciate per una decina di minuti in infusione, filtrate,
mettete un po’ di zucchero ed una fettina di limone e… sogni d’oro.
venerdì 27 marzo 2015
sabato 21 marzo 2015
TROVATO COTTO E MANGIATO gli asparagi
Gli
asparagi selvatici li avevo già mangiati, me li avevano regalati, un mazzetto,
assomigliano naturalmente agli orticoli ma sono molto più sottili ed hanno un
gusto più intenso ed amarognolo. Ma dove abito non li ho mai trovati, nei
soliti luoghi della mia cerca, finché una stagione in cui sono andata al mare
prima del mese di giugno ho visto un via vai di persone nella pineta antistante
la spiaggia, stavano raccogliendo gli asparagi. Nel periodo che va da aprile a maggio
sono molti gli appassionati che partono per lunghe spedizioni boschive alla
ricerca di asparagi selvatici, questi elegantissimi steli verdi che non solo
sono deliziosi da gustare ma fanno anche bene perché possiedono una serie di proprietà benefiche per la nostra
salute. Bisogna cercare la pianta nel
mezzo dei rovi perché l’asparago si nasconde molto spesso alla base della
pianta che è aggrovigliata come una rete da pesca di colore verde. La prima
cosa da fare è munirsi di un bastone per scuotere le frasche in quanto il
rischio di imbattersi nelle vipere è reale, dopodiché facendosi largo tra i
rami, e con una buona dose di fortuna, si troveranno gli asparagi che si
mimetizzano facilmente e pungono. E’ fondamentale durante la raccolta non
danneggiare la pianta madre in modo che possano rinascere altri asparagi. L’elevato
contenuto di potassio e di asparagina, attribuisce agli asparagi un’importante proprietà diuretica, disintossicante e
depurativa su reni e fegato, per
questo sono indicati per chi soffre di stipsi, intestino pigro e ritenzione
idrica… sono poveri di calorie ma ricchissimi di gusto. Si mangiano crudi in
insalata, in frittate gustose a cui si può aggiungere la solita dadolata di
pancetta o bacon. La frittata si può poi tagliare a triangoli e poi servita su
un letto di misticanza. Oppure si può preparare un ottimo risotto, rosolando
gli asparagi che prima avrete tritato, aggiungendo un po’ di acqua sale e pepe
e facendo cuocere per una decina di minuti, si aggiunge poi il riso e lo si fa cuocere
aggiungendo a poco a poco l’acqua, infine mantecare con una buona dose di grana
o pecorino, volendo rendere più ricco il piatto si aggiunge panna da cucina. E poi
buonissimo il sugo per le tagliatelle o gli spaghetti con gli asparagi rosolati
e l’aggiunta di salsiccia o pancetta, sfumando il tutto col vino bianco,
volendo si può lasciare il sugo bianco altrimenti si può aggiungere passata di pomodoro, saltare in padella
aggiungere una spolveratona di pecorino e poi gustare il piatto con un
bicchiere di Sangiovese.
lunedì 16 marzo 2015
TROVATO COTTO E MANGIATO gli strigoli
Strigolo è il nome di un’erba selvatica del genere Silene. Conosciuto nelle varie regioni con vari nomi, è un’erba molto popolare perché è assai buona. Bisogna cogliere questa verdura quando è tenera e non ha ancora i boccioli dei suoi fiori, è un po’faticoso trovarla perché è un’erba minuta dalle foglie piccole e lanceolate, comunque in marzo la gente di campagna si da un bel po’ da fare per raccoglierla, viene apprezzata come una delizia della mensa ed hanno ben ragione. Il nome del genere deriva da Sileno/Pan, divinità scartata e disprezzata ma un tempo assai venerata , secondo alcuni le sue foglie se fatte rotolare fra le dita stridono (stritolo, strigolo), mentre altri lo fanno derivare dall’uso che ne facevano le streghe nelle loro pozioni magiche, per cui veniva chiamata “erba delle streghe”, quindi “strigoli”. Vengono anche chiamati “ammazzamogli”, per il fatto che dopo cotti si riducono notevolmente, e quindi danno l’impressione che la donna che li ha cucinati abbia avuto la visita dell’amante. Gli strigoli li troviamo nei campi, lungo le stradine di campagna, sugli argini dei fiumi, anche in collina. Abito in campagna e per fortuna che il tarassaco non lo raccolgono oggi, perché gli strigoli le azdore li raccolgono eccome, quindi di strigoli ne trovo pochi, speriamo non si mettano a raccogliere anche le altre erbe! La pianta viene sbollentata, può essere mangiata anche cruda con altre erbe in insalata, ma deve essere comunque sempre molto tenera, poi padellata per ottenere frittelle, frittate o anche semplicemente condita con olio, aceto balsamico, sale e pepe, oppure aggiunta ad altre erbe nei minestroni e nelle zuppe. Ma la ricetta antica, quella per cui le massaie romagnole raccolgono ancora oggi per tradizione lo strigolo è per fare il ragù per le tagliatelle (o altra pasta). In quello più leggero si fanno soffriggere gli strigoli in olio, aggiungendovi poi la salsa di pomodoro, salare e pepare e bollire per una decina di minuti. Si scolano poi le tagliatelle e si fanno saltare in padella col sugo aggiungendo formaggio grattugiato. La versione più ricca del sugo prevede l’aggiunta di salsiccia o di pancetta . Con questo piatto ben si brinda con un bicchiere di vino di uva d’oro un vino di Romagna che si abbina sia a pesce che carne.
mercoledì 11 marzo 2015
TROVATO COTTO E MANGIATO la rucola
La rucola è un’erba selvatica (ma anche orticola) che si trova ovunque le
sue foglie hanno un gusto piccante e gradevole, assolutamente inconfondibile è
il profumo che si sprigiona spezzettandola. Anche questa è un’erba che bisogna
mangiare spesso, se la borragine dà allegria alla rucola i Romani attribuivano qualità
magiche la utilizzavano nei filtri amorosi, ritenendola un potentissimo afrodisiaco Ovidio la chiamava “eruca salax” cioè erba lussuriosa. Apprezzata fin da tempi
antichi per il suo aroma speziato e piccante, le foglie di rucola fresche sono
molto usate in cucina per preparare insalate, per condire la pizza, quante
volte avrete visto in pizzeria il cameriere passare con la pizza ricolma di
foglioline di rucola, certo sappiate che quella selvatica è molto più “brusca”
quindi usatela con parsimonia. La rucola è l’ideale con carpaccio di carne o
con la bresaola, ma anche col prosciutto o il salmone affumicato, basta
stendere uno strato sul piatto del cibo prescelto, prosciutto, salmone o
bresaola, aggiungere rucola e scaglie di parmigiano, condire con limone pepe e
olio, volendo qualche pomodorino pachino e si avrà un piatto buono e leggero. Ma
la rucola è veramente versatile si può infilare dappertutto come il prezzemolo,
nelle insalate miste esalta il sapore, si abbina magnificamente ai pomodori in
insalata, è gustosa con uova sode e acciughe, nei panini da il giusto sapore
agli affettati e ai formaggi, è buona
con l’insalata di tonno e dovete poi assaggiare la specialità della Romagna che
è piadina squacquerone (un formaggio tipo lo stracchino) e rucola una delicatezza, qui si abbina il vino bianco
Albana dolce (solo per la piadina con rucola e sqacquerone). Insomma se la
trovate raccoglietene a più non posso, perché potete fare anche il pesto o
addirittura un liquore e un piatto di spaghetti no? Portare a bollore
abbondante acqua salata per la cottura degli spaghetti. Versare gli spaghetti
nell’acqua e, nel momento in cui essa torna a bollire buttatevi la rucola spezzettata, scolate e saltate in
padella con olio, pepe o peperoncino e un bicchiere di frizzantino secco.
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