lunedì 6 novembre 2017

INCICIUITA ottava parte



No, no, inciciuita, come mi sento io ora, non deriva dal chiurlo, né dal gufo e neanche dal ciuco, quasi quasi penso che derivi da ciucca, cioè sbornia. Ciucca può far pensare alla ciuccia del neonato, che avido ciuccia dal seno materno o dal biberon e la ciucca è quindi il ciucciare avido alla bottiglia del vino e io sono inciciuita perché ho preso la ciucca di psicofarmaci, sì direi che ci siamo. Il campanello di casa aveva ripreso a suonare a scatti, fra suoni lunghi e suoni brevi, si percepiva l’urgenza e la furia, France smise di immaginare e pensare e andò ad aprire la porta, come si aspettava era sua madre, ed era imbestialita: “Perché non hai aperto? E’ una buona mezzora che suono il campanello, ho fatto il giro della casa, ho controllato auto e bicicletta, sapevo che eri in casa, voglio sapere perché non hai aperto, hai gli occhi spiritati.” “Non ti preoccupare, sto bene, ora esco, vado a fare un po’ di shopping per rilassarmi”. France prese le chiavi dell’auto e uscì, aveva fatto bene a non aprire subito la porta, se avesse aperto subito, con  la rabbia repressa che aveva,  forse avrebbe messo le mani su sua madre, ora un po’ perché era inciciuita, un po’ perché si era rilassata pensando ad altro, poteva da sconfitta,  passare davanti al trionfo della sua meschina madre, con leggerezza, il debole si vendica, il buono perdona ma il saggio ignora, perché nulla accade per caso.

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