domenica 7 ottobre 2018

MARCEL DUCHAMP 7


“Lasciami spiegare, mia cara, che la tartara alla quale mi riferisco non ha niente a che vedere con la salsa ed è stata inventata dai cosacchi in Siberia: pensa che può essere preparata a cavalloal galoppo addirittura, se le circostanze lo rendono necessario. Ecco le indicazioni: tagliate al coltello mezza libbra (per persona) della miglior carne che riuscite a trovare e mettetela in un piatto di porcellana, bianco – così che nessuna decorazione possa disturbare la disposizione degli ingredienti – dandole una forma a nido di uccello. Sistemate poi, al centro del nido, due tuorli d’uovo e infine disponete a lato del piatto, in graziosi bouquet, i seguenti ingredienti: cipolla bianca finemente sminuzzata, capperi, acciughe, prezzemolo fresco, olive nere accompagnate con foglie di sedano, sale, pepe. Ogni commensale mescolerà gli ingredienti alla carne. Al centro del tavolo: pane, burro e una bottiglia di vino rosè. Questa è la ricetta della tartare scritta da Marcel Duchamp. Non è una novità che il cibo abbia interessato gli artisti da sempre, basti pensare alle nature morte, per arrivare poi ai futuristi, ai surrealisti che sovvertirono gli accostamenti e gli abbinamenti culinari. Non è una novità che il cibo evochi l’eros. Molto spesso dalla cenetta, magari afrodisiaca, dalla tavola, dalla tovaglia si passi al lenzuolo del letto. Così non può stupire che dal cibo si passi agli utensili per la cucina. Duchamp realizza queste due presine in tessuto scozzese che possiamo definire maschile/femminile, in quanto in una sbuca un pene, mentre nell’altra Duchamp applica un quadratino di pelliccia… non resta che sorridere.

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