Dopo la
salita sull’ara del cielo, Betty volle poi salire al Campidoglio, le statue dei
Dioscuri, i palazzi uno di fronte all’altro, la statua di Marc’Aurelio in mezzo
al pavimento bianco e nero disegnato con della specie di trapezi/cerchio, il
tutto sistemato da uno scalpellino di nome Michelangelo, la tramortì di
bellezza.
Era la prima
domenica di ottobre e come ogni prima domenica del mese i Musei Capitolini
erano aperti gratuitamente, Betty rinunciò istantaneamente al cibo e si diresse
quasi in trance dentro ad uno dei palazzi, non sapendo nemmeno quale… se il Palazzo
Senatorio o quello dei Conservatori o il Palazzo Nuovo.
Betty, pensò
che non aveva mai visto niente di più bello, una profusione di statue, buttate
là nel biancore come un campo di funghi ognuno più bello dell’altro, la Lupa,
il bambino che strozzava l’oca, Amore e Psiche, il Galata morente, la testa
della medusa del Bernini, il bambino che si toglieva la spina da un piede, il
Marc’Aurelio a cavallo sembrava che con l’indice le intimasse di stare in
silenzio, la Venere capitolina immensamente armonica, tutto le si parava
davanti agli occhi, che fotografavano, fotografavano stando fissi a pala come
la civetta, quando arrivò poi alla terrazza da cui si vedevano i Fori
dall’alto, si disse che dopo una veduta del genere niente al mondo poteva
essere eguagliato… nessuno al mondo aveva ‘sta roba.
immagine: vista dall'alto sui Fori imperiali
2 commenti:
Buon fine settimana.
Altrettanto, grazie
Posta un commento