Betty stava
seduta sul bordo della fontana, titubante e perplessa, era come soggiogata
dalla forte e dall'assurda dicotomia, da una parte lo scrosciare dell’acqua
limpida con gli alti zampilli e il biancore dei marmi, dall’altra un caos di
macchine chiassose, disordinate e inquinanti, da una parte Apollo e la ragione,
dall’altra Dioniso e la pazzia.
L’acqua
della fontana proviene dall’acquedotto dell’Acqua Marcia, una sua diramazione,
detta Iovia (ovvero di Giove) iniziava dopo la porta Tiburtina e terminava in
una grande cisterna chiamata Botte di Termini, i cui resti furono demoliti nel
1876 per la costruzione della stazione ferroviaria che dalla cisterna prese
proprio il nome di Stazione Termini. Betty aveva letto, da qualche parte, aveva
il vizio di leggere tutto, saggi, enciclopedie, fumetti ma anche volantini e
scritte sui muri, dove c’era una parola Betty leggeva, dunque Betty aveva letto
da qualche parte (e condivideva) che i romani dovevano la loro grandezza alle
strade lastricate, alle fognature e agli acquedotti.
immagine: Fontana delle Naiadi, in fondo la Stazione Termini fine Ottocento
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