lunedì 8 giugno 2020

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,LIV parte



Ah! Pensando ai dipinti del Quattrocento o giù di lì con raffigurati quei ridicoli uomini quasi nudi in mutande/calzamaglie in colori sgargianti o addirittura bicolori che a metà Cinquecento si arricchirono di un gonnellino bombato, Betty ricordò il primo balletto che vide a teatro. Aveva quattordici anni, sul palco si muovevano uomini in calzamaglia color carne, un sottile velo che non nascondeva nulla, anzi evidenziava, Betty non sapeva dove posare gli occhi, si vergognava e si chiedeva come era possibile che certi spettacoli si tenessero di pomeriggio e a lei fosse permesso accedere, eppure esistevano i film vietati ai quattordicenni e ai diciottenni e questo no, non era censurabile? Ma come, si interrogava Betty, era chic, culturale, ricercato, raffinato andare a teatro, il balletto veniva definito classico e invece… invece il balletto, sia per i ballerini con le calzamaglie che imitavano/esaltavano il nudo, che le ballerine col gonnellino e le gambe velate, fosse anche chiamato classico non era altro che l’esaltazione della sessualità e dell’erotismo e se oggi non faceva molta audience era perché il nudo girava per le strade, al mare, in spiaggia, in discoteca e altro… ma nell’Ottocento, altro che arte era come andare a vedere la lap dance o frequentare certi luoghi per scambisti e affini… meglio tornare alla storia delle mutande, si disse Betty.


immagine: balletto Giselle- Roma

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