LA STATUA DEL SOGNO DI SAN FRANCESCO
La donna nera in carriera del xx secolo
A cura di Gaetano Barbella
Il segno di Giona e
l'adultera
salvata dalla
lapidazione da Gesù
Due cose sono inspiegabili sulla parola
di Gesù attraverso i vangeli e che sono legate fra loro, entrambe sulla
questione dei segni, e sorge l'idea che una sia la chiave che spiega l'altra.
Da un lato si erge il segno di Giona, attraverso i vangeli di Matteo (12,40) e
di Luca (11, 29-32), in cui Gesù parla sulla sua missione; dall'altro lato
ripete due volte dei segni per terra, senza spiegarne la ragione, nella
circostanza della lapidazione dell'adultera da lui scongiurata, attraverso il
vangelo di Giovanni (8,3-11).
>>
Come infatti Giona
rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio
dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. >> (Mt
12,40)
>>
Mentre le folle si
accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione
malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato nessun segno fuorché il
segno di Giona. Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così
anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione. La regina del sud
sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li
condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la
sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c'è qui. Quelli di Nìnive
sorgeranno nel giudizio insieme con questa generazione e la condanneranno;
perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, ben più di
Giona c'è qui. >> (Lc 11,29-32)
A differenza degli altri profeti,
realmente esistiti, Giona è un personaggio immaginario e la storia che lo
riguarda è quasi fiabesca. Il profeta, chiamato e inviato da Dio a portare la
sua parola a Ninive, decide di non andarvi perché non sopporta la compassione
di Dio verso Ninive, la città che aveva distrutto il suo popolo. E s'imbarca su
di una nave guidata da un equipaggio pagano, per andare a Tarsis, lontano dal
Signore. La sua fuga è interrotta da una tempesta. I marinai gettano la sorte
per cercare il colpevole che risulta essere proprio lui, Giona. Il profeta,
riconoscendo la colpa della sua disobbedienza, domanda di essere gettato in
mare. Dio, che prima aveva inviato la tempesta, lo fa divorare da un grosso
pesce e Giona rimane nel suo ventre tre giorni e tre notti. Poiché Dio lo vuole
vivo comanda al pesce di vomitarlo sulla terra asciutta.
A che cosa corrisponda il pesce che
inghiotte Giona non ci è dato saperlo. La Bibbia non ne descrive i particolari.
Afferma solo che si tratta di un grosso pesce. Per questo si è pensato alla
balena o al Leviatan (cfr. Sal 104,26). L'immagine di Giona nel ventre del
pesce è simbolica e indica, anzitutto, che Dio, ponendo il profeta in una
situazione impossibile, lo costringe a capire che solo da Lui può ottenere
salvezza. Il numero tre è pure simbolico e indica un periodo dopo il quale non
vi è più speranza (cfr. Lc 24,21). Alcuni pulpiti dell'Europa centrale, come ad
esempio in Slesia e Boemia, hanno la forma della balena. Questa iconografia
indica che il predicatore, se vuole essere efficace, come Giona deve
attraversare le difficoltà della predicazione. Significativo è il pulpito a
Dobroszów.1
E veniamo al vangelo di Giovanni
(8,3-11)
>>
Allora gli scribi e i
farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli
dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora
Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne
dici?». Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo.
Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome
insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza
peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». E chinatosi di nuovo,
scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno,
cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la
donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti
ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse:
«Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». >> (Gv
8,3-11)
Gesù
che scrive, un caso singolare della storia evangelica di Gesù ed è in relazione
all'episodio dell'adultera che stava per essere lapidata raccontata da
Giovanni.
Ma cosa scriveva Gesù? E perché quelle
parole non ebbero fortuna? Perché Giovanni riferisce l’episodio, ma non svela
le misteriose parole che Gesù scrive sulla sabbia? Ma soprattutto per quale
misteriosa ragione l’episodio di Gesù che scrive, è ignorato dai commentatori,
dai biblisti, dai padri della Chiesa e dai teologi?
Non sono parole mie, ma di Roberto
Cotroneo della manifestazione Milanesiana, che ha scritto un articolo in
merito, sul Corriere della sera il 38 giugno 2014, che ho tratto dal web.
Egli argomenta alcune spiegazioni, ma
non approda a certezze, cosa che peraltro è la stessa di molti altri come lui,
compreso teologi, che si sono posti la sua stessa domanda senza una chiara risposta,
restando così un vuoto a livello esegetico sul conto di Gesù. È un paradosso
considerato che gli evangeli sono stati scritti e tramandati fino a noi col
preciso scopo di ammaestrarci sulle cose di Dio.
Quale spiegazione dare allora?
Alla luce di mie concezioni esposte in
questo scritto mi viene di formulare questa ipotesi.
Gesù è il Figlio di Dio e per questo
caso si rivela in lui la verità che Egli ripone “scrivendo” per terra, da cui
fu tratto il fango unito alla saliva del Creatore dell’uomo. Quasi a costituire
il sacello tombale dell’episodio che si stava preparando per l’adultera
trasgressiva. Egli, così facendo, forse volle dimostrare che Suo tramite,
l’episodio dell'adulterio della donna, con la legge mosaica infranta e la
tentata lapidazione, ma non attuata, venivano riposte nella terra. Nulla
doveva dunque essere dimenticato, per il Suo giudizio finale. E allora viene da
pensare che veramente la terra, attraverso la sua morfologia, in qualche modo è
simile ad un hard disk di immenso computer in cui è riposta la memoria di tutta
la storia della Terra. E se così fosse in che modo? Ma prima di fare una certa
ipotesi esaminiamo un altro mistero legato alla Terra, nell'intento di
rafforzare al suddetta ipotesi che la Terra conservi la memoria della storia
umana. Cioè che potere ha Terra in relazione all'uomo che, in seguito
all'ammonimento di Gesù col "Segno di Giona", mostra una
cecità nel capire la lezione che vi deriva.
Gesù guarisce il cieco
nato
Sorge una prima idea sul segno di Giona proposto
da Gesù agli uomoni increduli, forse l'unico in grado di distoglierli dalla
loro cecità, quasi che fossero dei "ciechi nati": la
guarigione del "cieco nato" nel vangelo di Giovanni (8,12). E qui
riemerge qualcosa che si lega al fatto inspiegabile di Gesù che scrive due
volte sulla sabbia supposto da me in stretta relazione con il fango con cui
fu generato l'uomo dal Creatore.
>> Chi segue me, avrà la luce della vita
>> (Gv 8,12).
Gesù
dona la luce a quanti vogliono accoglierla. L’episodio viene descritto subito
dopo che Gesù ha avuto un confronto acceso con i giudei, tanto che volevano
lapidarlo; ed egli è uscito di nascosto dal Tempio. A questo punto Gesù vede un
uomo cieco dalla nascita; unica occasione, tra le varie guarigioni di ciechi,
in cui è specificato che lo era dalla nascita, dato che prelude a un evento
straordinario. La presenza del cieco dalla nascita è motivo di discussione,
tanto che i discepoli, condizionati dalla logica della ‘retribuzione’ (per cui
a ogni azione corrispondono le equivalenti conseguenze buone o cattive),
chiedono a Gesù se la cecità fosse la conseguenza del peccato dell’uomo o dei
suoi genitori. Anche se già alcuni profeti come Geremia ed Ezechiele avevano
criticato la ‘dottrina retributiva’, tuttavia a livello popolare essa
sussisteva ancora. Ma Gesù non asseconda la logica popolare, e dichiara
piuttosto che l’uomo è in quello stato “perché in lui siano manifestate le
opere di Dio” (Gv,9,3), annunciando così il prodigio che, prima ancora di essere
compiuto, è anticipato dalla definizione che Gesù dà di se stesso come “luce
del mondo”.
Ora l’apice della scena,
il miracolo:
>>
sputò per terra, fece
del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi >> (Gv 9,6).
Perché
il fango? Sant’Ireneo
di Lione ritiene che il fango alluderebbe alla terra dalla quale è stato tratto
il primo uomo. Gesù effettivamente dona la vita donando al cieco nato la vista.
E il rimando alla creazione (luce, acqua, vita) è confermato dal fatto che poi
il cieco è invitato da Gesù ad andare a lavarsi nella piscina di Siloe, piscina
già menzionata dal profeta Isaia, sita fuori le mura della città vecchia di
Gerusalemme e alimentata dalle acque del torrente Ghicon. Era un luogo
significativo per gli ebrei, che vi andavano a festeggiare il ricordo del
miracolo dell’acqua sgorgata dalla roccia. La tradizione afferma: “Chi non ha
mai visto l’allegrezza della festa dell’attingimento dell’acqua, non ha mai
visto in vita sua l’allegrezza autentica” (Mishnah Sukkat), in riferimento al corteo
che andava ad attingere acqua in occasione della festa delle Capanne, e che
aveva valore messianico (da qui il legame con il nome di Siloe che significa
‘Inviato’).2
E poi
vale rammentare le parole che compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il
peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla
fatica del lavoro e alla morte. Egli dice:
>> Memento
homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris >>,
ovvero:
«Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai».
Sono le
parole che si dicevano e si dicono tutt'ora in chiesa all’atto del
cospargimento del capo dei fedeli di cenere nel mercoledì dopo martedì grasso.
Ed
ecco ancora la polvere che impastata con la saliva di Gesù dona col
"fango" la vista al "cieco nato"!
Che si
vuole di più per credere, allora, che la Terra, tramite la sua morfologia, come
già ipotizzato, sia veramente immenso "hard disk" di memoria
simile a quello dei computer!
E allora diamoci da fare per fare un esperimento a
campione, esaminando una mappa particolare che sembra mostrare una curiosa
morfologia davvero sorprendente. Ma già si capisce che si tratta della mappa di
Assisi la città del Santo Poverello, Francesco di Bernardone, poiché il tema di
questo scritto si rivela attraverso il titolo
relativo, cioè
"Il piede del peccato di Assisi
sanato da San Francesco"
Ma che
significato ha il piede? Perché sono i piedi a rilasciare le impronte sulla
terra e, dunque, a costituire la memoria nell'ipotetico hard disk terrestre
in questione. E come Gesù si addossò i peccati degli uomini per la loro riabilitazione animica, che prima era
"cieca" e non vedeva la luce di Dio, così San Francesco, con la sua
disposizione a fare altrettanto con il prossimo, scegliendo la povertà
assoluta, liberò dal peccato la sua Assisi.
Promemoria del 1997 su
Assisi
Il 10 dicembre 1997 scrissi alcune note su San Francesco di Assisi a commento di alcuni disegni che eseguii a ricalco della mappa di Assisi (illustr.1) definendole cartografie mappali. Oggi le riporto su questo saggio perché portano luce sul messaggio che da esse sembra trapelare e che si riflette sui tempi nostri tempi.
Illustrazione 1: Mappa di Assisi
Già
si è colpiti dall'immagine che si presenta all'osservazione della mappa di
Assisi come divisa in due parti: quella in primo piano, sembra chiaramente una
scarpa che ci riporta al discusso piede di Assisi, argomentato in precedenza; e
quella a sinistra una sorta di un grosso pesce che ingoia la Basilica di San
Francesco. Il passo è breve per intravedere nel pesce la balena del famoso
Segno di Giona, argomentato ampiamente in precedenza, e che ci ha indirizzati a
cercare nella morfologia terrestre per intravedervi il segno col suo
segreto ivi riposto.
La via del "segno" è difficile da far digerire alla
ragione umana di questo millennio rivolto alla scienza e alla pura ragione
umana, ma, per la fede nelle scritture evangeliche e bibliche, unito al
possibilismo dello scienziato che tenta coraggiosamente la strada sperimentale
per giungere a scoprire una nuova legge scientifica, parimenti non c'è altro
modo per giungere a rintracciare uno spiraglio della luce di Dio.
>> Audaces fortuna iuvat (La fortuna aiuta gli audaci)
recita un vecchio proverbio popolare, poiché costoro sono sicuri di sé, non
indietreggiano di fronte ai rischi e non temono di esporsi. Sono capaci da
azzardare e questo li mette in risalto. Non c’è forza più grande. Sinonimi di
audace, a seconda dei diversi contesti, si può può essere considerati: ardito,
coraggioso, intrepido, valoroso, avventato, rischioso, imprudente,
sconsiderato, spericolato, temerario, insolente, irriverente, provocante,
sfrontato, spudorato e perfino innovativo e originale. [...]
Potrebbe
sembrare strano al lettore, dopo aver letto il significato della parola
Audacia, associare questa parola alla Chiesa. [...]
Una
chiesa audace non può non essere anche creativa! Se la Chiesa, infatti, vuole
ringiovanire il proprio volto, deve riscoprire la creatività nel dire Dio,
riscoprire l’audacia dell’annuncio dell’amore di Dio, rivisitando e mettendo in
discussione i modi di fare abituali, partendo dall’ascolto del Vangelo,
discernendo con creatività le strade su cui il Signore chiama la comunità a
vivere nuovi orizzonti, a gettare nuovamente le reti in quei mari dove a volte
ci sembra di aver pescato solo fallimenti, delusione, scoraggiamenti. >>3
La maledizione di San Francesco
La scarpa col puntale
Francesco,
che si trova alla Porziucola, riceve notizie non buone sulla sua comunità,
poiché da Bologna arrivano segnali di allarme.
>>
In
quella città i "minori" sono tentati più che altrove di abbandonare
la via della semplicità e della povertà. Nell'autunno del 1222 un brutto
terremoto colpisce l'Italia settentrionale e moltissimi sono convinti che sia
un castigo di Dio predetto da Francesco. In verità il "poverello aveva
parlato in toni molto aspri, riferendosi sopreattutto ai problemi della
comunità che ha fondato, senza però fare previsioni del tipo di quelle che gli
venivano attribuite dalla fantasia popolare.
Per cercare di estirpare il male alla
radice torna a Bologna e, fose per la prima volta nella vita perde la calma
serafica.
Nela città
che ospita forse l'embrione di un rivolta si rivolge con accenti accorati
all'Onnipotente, presenti tutti i frati che vorrebbero una vita più comoda.
>> Signore Gesù
Cristo, tu che hai scelto i dodici Apostoli, dei quali anche se uno venne meno,
gli altri però rimasero fedeli ed hanno predicato il santo Vangelo animati
dall'unico Spirito, tu, o Signore, in questa ultima ora, memore della antica
misericordia hai fondato l'Ordine dei frati a sostegno della tua fede e perché
per loro mezzo si adempisse il mistero del tuo Vangelo.
Chi dunque ti darà soddisfazione per
loro, se quelli che hai mandato a questo scopo, non solo non mostrano a tutti
esempi di luce, ma piuttosto le opere delle tenebre?
Da Te, o Signore santissimo, e da tutta
la Corte Celeste e da me tuo piccolo siano maledetti quelli che col loro
cattivo esempio confondono e distruggono ciò che un tempo tu hai edificato per
mezzo dei santi frati di questo Ordine e non cessi di edificare!
Dove sono
quelli che si dichiarano felici della sua benedizione e si vantano di essersi
accaparrati a loro piacimento la sua amicizia? Se, Dio non voglia, si troverà
che hanno mostrato le opere delle tenebre con pericolo del prossimo, senza
pentirsene, guai a loro, guai di dannazione eterna! >>
È davvero
duro l'intervento del figlio di Pietro di Bernardone. Ilverbo maledire non era
stato mai conigato da questo mite personaggio amico dei poveri, dei diseredati,
degli umili, degli uccelli e dei pesci ai quali durante la quaresima al lago
Trasimeno aveva dettodi non farsi ingannare dai pescatori.
Ma
proseguendo nella requisitoria contro i presunti "traditori" va anche
oltre.
>> Verrà tempo - dice - nel quale pei mali
esempi la diletta religione di Dio sarà diffamata così che i suoi membri
dovranno vergognarsi di uscire tra la gente. >>
>> Gli amici più intimi raccontano che
Francesco ha avuto un sogno profetico. Avrebbe visto - secondo la testimonianza
dei suoi seguaci - una statua: la testa sembrava d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre di cristallo e le gambe di piombo. >>7
La maledizione di Francesco deve aver
lasciato il segno sulla terra di Assissi che si conforma ad una particolare
scarpa con un puntale acuminato, come si può riscontrare dalla cartografia
dell'illustr. 2.
E ancora
meglio in forma di una scarpa di quelle degli uomini d'arme del XV secolo, come
si vede dall'illustr. 3.
Illustrazione 2: La scarpa col puntale, di Assisi. La
maledizione di San Francesco. Il piede del "Peccato" di Assisi
Del puntale disegnato da me e di tutto
il resto, oltre la scarpa, se ne parla ora, Apocalisse di Giovanni alla mano.
Si vede un'enorme testa del Dragone rosso dell'Apocalisse che lotta con un altro Drago verde dalla coda di pesce.
Di loro così racconta l'Apocalisse:
Scoppiò quindi una guerra nel cielo:
Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva
insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in
cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e
satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono
precipitati anche i suoi angeli. Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
«Ora
si è compiuta
la
salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e
la potenza del suo Cristo,
poiché
è stato precipitato
l'accusatore
dei nostri fratelli,ù
colui
che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte. >>(Ap 12,7-1)
alto,
come adagiata sulla coda del Drago verde (di Michele e i suoi angeli), è la «donna
vestita di sole» (Ap 12,1) che era incinta, e ha partorito «un figlio
maschio destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro». (Ap
12,2-5).
Nella
posizione in cui si trova la «donna vestita di sole» è come se fosse in
salvo nel deserto, al riparo del Dragone Rosso che aveva tentato di aggredirla,
mentre il figlio è «rapito verso Dio e il suo trono». (Ap 12,5-6)
Ma
la «donna vestita di sole» è anche la donna della cartografia dell'illustr. 4
che rappresenta una particlare "donna nera in carriera del XX secolo, profetizzata
da San Francesco col sogno della statua descritta in precedenza.
Si
sarà capito che la testa del Dragone verde, in sede della Basilica di
San Francesco, è rappresentato dal puntale della scarpa di acciaio
dell'illustr. 4.
Nello
scudo sulla sinistra in basso dell'illustr. 3, si vede che si fronteggiano le
forze della Croce di Dio con quelle di un leone rampante, il Dragone rosso.
La lavanda dei piedi
simbolo di lavacro del peccato
Il Vangelo di Giovanni, al capitolo 13,
racconta l'episodio della lavanda dei piedi. Gesù
>> avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò sino alla fine >> (Gv 13,1), e
>> Mentre cenavano, quando già il diavolo
aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù
sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e
a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se
lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare
i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto
>> (Gv 13, 2-5)
Fu
un gesto inaudito, perché riservato agli schiavi ed ai servi, quello di lavare
i piedi degli Apostoli, asciugandoli poi con l’asciugatoio di cui era cinto.
Bisogna
sottolineare che a quell’epoca si camminava a piedi su strade polverose e
fangose, magari sporche di escrementi di animali, che rendevano i piedi,
calzati da soli sandali, in condizioni immaginabili a fine giornata. La lavanda
dei piedi era una caratteristica dell’ospitalità nel mondo antico, era un
dovere dello schiavo verso il padrone, della moglie verso il marito, del figlio
verso il padre e veniva effettuata con un catino apposito e con un “lention”
(asciugatoio) che alla fine era divenuto una specie di divisa di chi serviva a
tavola.
Quando fu il turno di Simon Pietro,
questi si oppose al gesto di Gesù:
>> «Signore, tu lavi i piedi a me?».
Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai
dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù:
«Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore,
non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto
il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi
siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse:
«Non tutti siete mondi». >> (Gv 13, 7-11)
Questa
lavanda è una delle più grandi lezioni che Gesù dà ai suoi discepoli, perché
dovranno seguirlo sulla via della generosità totale nel donarsi, non solo verso
le abituali figure, fino allora preminenti del padrone, del marito, del padre,
ma anche verso tutti i fratelli nell’ umanità, anche se considerati inferiori
nei propri confronti.
Lavanda dei piedi, Papa vicino a Francesco d’Assisi
>> Papa Francesco ha modificato le
rubriche liturgiche del Messale Romano circa il rito della “Lavanda dei piedi”
«affinché esprimano pienamente il significato del gesto compiuto da Gesù nel
Cenacolo, il suo donarsi “fino alla fine” per la salvezza del mondo, la sua
carità senza confini». Nel decreto di attuazione si ricorda che «tale rito era
tramandato col nome di Mandatum del Signore sulla carità fraterna secondo le
parole di Gesù (cfr. Gv 13,34), cantate nell’Antifona durante la celebrazione»;
si è «invitati a conformarsi intimamente a Cristo che “non è venuto per farsi
servire, ma per servire”».
Anche in questo la decisione papale
richiama Francesco d’Assisi, il Santo da cui Bergoglio ha preso il nome
pontificio quasi a indicarne un riferimento non solo per il proprio pontificato
ma per il momento storico attuale. Infatti l’Assisiate nel suo Testamento
afferma che l’avvenimento determinate del suo cambiamento di vita fu l’usare
misericordia con i lebbrosi (cfr. Paolo Martinelli – Pietro Messa, Francesco e
la misericordia, Bologna 2015). Tale notizia autobiografica fu ripresa dagli
agiografi e Buonaventura da Bagnoregio la inserì persino nella cosiddetta
Legenda minor, ossia la prima vita del Santo d’Assisi scritta appositamente per
l’uso liturgico. In tale narrazione, che ebbe una vastissima diffusione proprio
a motivo del suo inserimento nella liturgia, si racconta che la misericordia verso
i lebbrosi si esplicitò anche nella lavanda dei piedi:
>> Da allora, amante di tutta l’umiltà, si dedicò a onorare i
lebbrosi per imparare, prima di insegnarlo, il disprezzo di sé e del mondo,
mentre si assoggettava alle persone miserabili e ripudiate con il giogo del
servizio. E, in verità, prima egli era abituato ad avere in orrore i lebbrosi
più che ogni altra categoria di uomini; ma, quando l’effusione della grazia
divenne in lui più copiosa, egli si diede come schiavo a ossequiarli con tanta
umiltà di cuore che lavava i piedi e fasciava le piaghe e spremeva fuori la
marcia e ripuliva la purulenza. Perfino, per eccesso di fervore inaudito, si
precipitava a baciare le piaghe incancrenite: poneva, così, la sua bocca nella
polvere, saziandosi di obbrobri, per assoggettare con piena potestà l’arroganza
della carne alla legge dello spirito e, soggiogato il nemico di casa, ottenere
in pacifico possesso il dominio di sé
(Franciscus liturgicus. Editio fontium
saeculi XIII, a cura di F. Sedda, Padova 2015, p. 244). >>8
Piede e Peccato
>> La
tradizione ebraica ci consegna la parola “peccato” come violazione dell’ordine
voluto da Dio, che Coehlo ne “Il cammino di Santiago” così ci restituisce: La
parola “peccato” viene da “pecus” che significa “piede difettoso”, piede incapace di percorrere un
cammino. Il modo per correggere il peccato è quello di camminare sempre
diritto, adattandosi alle situazioni nuove e ricevendo in cambio le migliaia di
benedizioni che la vita concede con generosità a coloro che chiedono.
Diversamente, nella Sloka 1 della Stanza V di “Theogenesis” è scritto come
l’energia universale Fohat, ponte del percorso tra spirito e materia, diriga
l’evoluzione dell’uomo e del cosmo tramite i propri passi, uno alla volta,
così che il progresso proceda in infinitesimali periodi di tempo, il cui
intervallo è rappresentato dal piede sollevato tra un passo stesso e l’altro:
Diventerete così audaci da ostacolare la mia volontà? – gridò Fohat nella
sua ira (…) – badate che non abbassi il mio piede così pesantemente da
demolire il ponte tra gli dèi e gli uomini; allora non potrete più soccorrere
gli uomini, né far risuonare accordi pienamente armonici.
Vediamo ora
le analogie metaforiche, sul rispetto o meno delle Leggi di Natura (la
discendenza), tra il monito cristiano del IV comandamento e le narrazioni
mitologiche, partendo da Edipo, che a sua insaputa diverrà parricida nonché
incestuoso, e iniziamo dall’etimologia. Infatti, il suo nome significa il piede
gonfio che in metafora ci dà il concetto seguente: il piede offeso non può
tenere l’equilibrio, al pari di tutti gli zoppi e ciechi nominati, in seguito,
nei testi biblici. Si tratta di una stortura metaforica che indica la
confusione dei ruoli creata dall’uomo rispetto all’ordine della legge divina.
Se infatti andiamo a ricercare nella genealogia edipica, abbiamo Cadmo
fondatore di Tebe che però uccise il drago sacro ad Ares, segue Penteo che con
atto di hybris disprezzerà i riti dionisiaci e Laio, padre di Edipo, che in
barba alla xenìa (la legge sacra dell’ospitalità) stuprò Crisippo, figlio di
un suo ospite.
Il monito
qual'è? Onorare il padre e la madre va concepito nell’ottica del rispetto
delle leggi divine, nel rispetto dell’ordine che Dio ha dato al creato.
Purtroppo, come a Tebe furono sovvertite le leggi divine, così oggi vorrebbero
che avvenisse nella nostra società quando ritroviamo altrettanta confusione
nei ruoli di genere (ben riassunti dalla teoria gender e dalla conseguenza di
fluid sexualitye utero in affitto, affiancati ai neologismi di Genitore 1 e
Genitore 2) in quanto deviazione che allontana dalla biologia-natura, che al
contrario è divina poiché direttamente dal volere divino e naturale
scaturisce. Perciò, più siamo zoppi, meno viene rispettato l’equilibrio
universale. Lo stesso Asmodeo il distruttore è il diavolo appartenente alla
gerarchia degli angeli di Satana ed è il simbolo della discordia coniugale
(Libro di Tobia) raffigurato con un arto artificiale, poiché appunto zoppo,
dacché distruttore delle leggi di natura. [...] >>9
La statua del sogno di San Francesco d'Assisi
Il riscatto: la donna nera in carriera del secolo XX
Donne afroamericane che hanno fatto del
loro mestiere una missione: eliminare i pregiudizi sulla razza. Donne che hanno
scelto di portare in vita donne di speranza, determinazione, grinta e grazia
perché questo è quello che sono. La loro integrità è impeccabile.
Donne che
hanno aperto la strada ad altre donne nere che hano osato fare carriera
nell’intrattenimento, ma per essere la strada.
Queste sono
le 10 (splendide) donne afroamericane che stanno scrivendo (letteralmente) la
storia.
>> Un'attrice, una giornalista,
un'imprenditrice, una scrittrice, una modella, una presentatrice, una deputata,
una bellerina, due cantanti, una chef. No, non è l'inizio di una barzelletta
divertente ma di una storia straordinaria, o meglio di dieci storie
straordinarie. Dieci simboli di empowerment femminile, dieci esempi di come il
coraggio e la determinazione possano cambiare il mondo e fare la differenza,
dieci changemaker e teste di serie che hanno stravolto le coordinate di genere
nei rispettivi campi, facendo sentire sempre e comunque la propria voce
nonostante le intemperie e gli sgambetti. Dieci donne afroamericane
(individuate e celebrate da Refinery29 a fine del 2019) che stanno scrivendo la
storia e di cui Michelle Obama, Oprah Winfrey e Beyoncé non potrebbero essere
più fiere, e noi tutte ancora di più. Oggi più che mai.10
Kiki Layne
La sua
performance in Se la strada potesse parlare (If Beale Street Could Talk) l'ha
catapultata direttamente nell'olimpo delle attrici più talentuose e promettenti
di tutta Hollywood (e il look incredibile by Atelier Versace sul red carpet
degli Oscar 2019 ha contribuito a legittimare il suo ruolo di attrice di serie
A). Per ottenere il ruolo di Tish ha dovuto "sfidare" 300 colleghe
molto più famose e conosciute, ma alla fine il regista Barry Jenkins
(Moonlight) si è innamorato di lei. E non è l'unico.
Kamala Harris
Tra i
candidati dem anti Trump più quotati, Kamala Harris, senatrice e già
procuratore generale della California e seconda donna di colore a ricoprire
questa carica negli Stati Uniti, non a caso viene chiamata The Female Barack
Obama. Si è espressa chiaramente sui temi più caldi e controversi della
presidenza Trump, ovvero aborto, immigrazione, gender equality e diversità (è
stata una delle madrine del Gay Pride di New York) ed è già diventata un punto
di riferimento per le minoranze (bistrattate dall'attuale presidenza).
Ego Nwodim
Egobunma
Nwodim è tra le star della 44esima stagione del Saturday Night Live. Il suo
ingaggio da leading nel team del più celebre show comico del tubo catodico a
stelle e strisce è stato qualcosa di epocale. Perché le donne afroamericane non
sono habitué del celebre SNL (tanto che nella stagione 39 fu chiamata Kerry
Washington a vestire i panni di Michelle Obama in uno sketch comico per la
totale assenza di imitatrici di colore) e la Nwodim ha fatto la storia.
City Girls
Le Destiny's Child Millenial Edition. Le City Girls
aka Caresha Romeka "Yung Miami" Brownlee e Jatavia Shakara
"JT" Johnson sono sulla cresta dell'onda dall'agosto 2017 dopo il
lancio della riuscitissima Fuck Dat Nigga. Apprezzate per i testi forti e
potenti, hanno elevato il girl power a un altro livello, dimostrando che anche
le donne possono parlare in modo crudo, reale e vibrante.
Erica Lall
Misty
Copeland è stata la prima donna afroamericana a diventare prima ballerina
all'American Ballet Theater, una delle principali compagnie di balletto
classico al mondo. Al suo fianco da qualche mese, tra esercizi alla sbarra,
attitude e arabesque la giovane e talentuosa Erica Lall, considerata dagli
esperti la sua degna erede.
Tomi Adeyemi
Per la
scrittrice Tomi Adeyemi il suo libro Figli di sangue e ossa è
"un’allegoria dell’essere neri oggi". Una storia di inclusione e
empowering, in cui la protagonista è una forte e coraggiosa ragazzina di colore
(la protagonista è Zélie Adebola, la giovane figlia di un pescatore che
combatte contro il re per far tornare la magia nel regno di Orisha, nell’Africa
Occidentale ndr). La prima volta che il fantasy ci regala un'eroina di colore,
e sinceramente, era ora.
Adut Akech
Segnatevi
questo nome perché la metamorfosi del fashion system verso la diversità e
l'inclusione passa da Adut Akech Bior. Classe 1999 e originaria del Sud Sudan è
una delle modelle più richieste, più ammirate, più desiderate del momento. Adut
è di una bellezza rara e potente (nonostante sia stata bullizzata a scuola
proprio per il colore della pelle, i capelli e la distanza tra i due incisivi) ed
è riuscita a portare la black heritage sul tetto del mondo.
Adrienne Cheatham
Adrienne
Cheatham ama raccontarsi attraverso il cibo. Da chef a Le Bernardin, Red
Rooster e poi come personaggio televisivo nello show Top Chef ha tradotto le
tradizioni culinarie black mainstream, ha portato le sue origini sul bancone
mediatico, sfidando lo status quo e parlando per la prima volta di Soul Food.
Yamiche Alcindor
Durante una
conferenza stampa, Yamiche Alcindor ha chiesto (retoricamente) al presidente
Trump se si poteva definire "un suprematista bianco". E lo ha fatto
con il sorriso dimostrando di non avere paura. Yamiche è una giornalista
preparata, conosce il suo mestiere, è conosciuta e rispettata per la sua
dedizione. Ed è una delle poche a cui è concesso di dare la possibilità anche
alla storia afroamericana di avere un posto in prima pagina.
Melissa Butler
Melissa
Butler ha lasciato il suo lavoro di analista finanziaria a Wall Street per
lanciarsi nel vuoto. E ha fatto bene. Ha lanciato una linea di make up, The Lip
Bar, pensata per tutte le donne, senza eccezioni. Una linea di rossetti vegani
e cruelty-free su cui nessuno avrebbe puntato ma che oggi vale quasi mezzo
milione di dollari. Yes women can. >>
Brescia, 30 giugno 2021
1 Filippa Castronovo. Il
segno di Giona.
https://www.paoline.it/blog/bibbia/3195-il-segno-di-giona.html
2Fonte: https://www.lavoce.it/cura-per-la-cecita-dellanima/
3I LINGUAGGI DELLA PASTORALE. Comunità
Audaci e Creative. Don Elio Santaniello
7Ibidem - 3 - pag. 133.
8 Fonte:
https://www.sanfrancescopatronoditalia.it/notizie/fede/Lavanda-dei-piedi-Papa-vicino-a-Francesco-d%E2%80%99Assisi-36807
9Fonte:
https://www.ereticamente.net/2021/06/piede-e-peccato-triade-e-tetrade-costanza-bondi.html?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=piede-e-peccato-triade-e-tetrade-costanza-bondi
10Articolo di Monica
Monnis. 02.06.2020.
https://www.elle.com/it/magazine/women-in-society/a28588164/donne-afroamericane-famose-2019/
2 commenti:
È come se tu avessi pubblicato IL VOLO DEL GRUCCIONE e fatto andare a nozze la tua LYUBA. La stessa di Salomone del Cantico dei Cantici: «Bruna sono ma bella,/ o figlie di Gerusalemme,/ come le tende del Kedar,/ come i padiglioni di Salma. / Non state a guardare che sono bruna, / poiché mi ha abbronzata il sole.».
Gaetano
Mi ha abbronzato il sole ma ora mi impediscono di andare al mare ad abbronzarsi 😒
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