venerdì 1 marzo 2024

CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello

Gilles di Paola Tassinari 

“Gilles” è il titolo di questa opera del 2008, acrilico su tela, dimensioni 100X100 cm. Gilles è il pagliaccio, non certo stereotipato, è ognuno di noi che vive con la propria maschera, ha paura di toglierla, quindi piange per la sua codardia, perché sa che così non vivrà la sua vita, ma quella che vogliono gli altri per lui. Avevo ricevuto una commissione per la realizzazione di un ritratto di un pagliaccio, quello “classico”, col volto imbiancato, sorridente e con, sul cucuzzolo del naso, una specie di pomodoro Pachino, naturalmente rifiutai, ma le insistenze furono talmente tante che alla fine giunsi a un compromesso, avrei dipinto un pagliaccio (uno dei temi che non mi piace in 102 assoluto) ma a modo mio, il risultato alla fine non piacque al committente, non piacque a nessuno, neanche a mia madre e il quadro lo appesi a casa mia, dopo qualche anno, lo volevano tutti, mia madre, gli amici e gli ospiti che arrivavano a farmi visita, persino il mio medico, offrendomi buone cifre, ma a quel punto mi ero affezionata a Gilles e nonostante le insistenze è ancora sulla parete del salotto di casa mia. Il dipinto ha uno sfondo informale lavorato con gesti veloci in tonalità di rosso scuro. Il simbolo del colore rosso, come tutti i simboli, ha valenze sia positive che negative, qui essendo scuro, mescolato col nero esprime il lato oscuro, il pericolo per chi tenta di conoscere il futuro, perché in questo caso il pagliaccio/Gilles che occupa quasi tutto lo spazio della tela, appare come una profetessa o come una 103 Cassandra. Gilles, infatti, è un volto di donna, imbiancato e solcato da segni scuri, gli occhi cupi con lacrime di sangue di colore nero, questo colore rappresenta la negazione, la capitolazione e la resa, Cassandra piange e soffre perché non è ascoltata nelle sue profezie. A che serve la profezia se non è ascoltata? Ecco allora che Gilles/Cassandra ha i capelli di paglia giallo/verde, l’allegria del giallo si sporca, diviene disagio e acredine, Gilles/Cassandra si interroga… perché devo scrutare il futuro, con grave pericolo per la mia salute mentale e spirituale e poi non mi ascoltano, ma mi dicono che sono pazza? Cassandra nella mitologia greca, è figlia del re di Troia, Omero la chiama “la più bella tra le figlie di Priamo e di Ecuba”, fu sacerdotessa nel tempio di Apollo da cui ebbe la facoltà della 104 preveggenza, prevedeva terribili sventure ed era pertanto invisa a molti; predisse la guerra di Troia, mise in guardia i Troiani sul Cavallo di legno (ideato da Ulisse), ma non fu ascoltata, la sua ultima profezia riguardò la sua stessa sorte, quando, catturata come schiava di guerra dal re di Micene Agamennone, predisse la morte di lui e la propria per mano di Clitennestra, quest’ultima era la moglie di Agamennone che si vendicò in quanto non riuscì mai a perdonare al marito la morte di Ifigenia, la loro figlia sacrificata per volere di Artemide, affinché i Greci potessero salpare per Troia. Gilles/Cassandra sorregge il volto con due mani piegate formando la lettera “M” che riporta a Maria, alla Madonna, infatti, si intravede anche un po’ blu, colore che oltre a Maria evoca l’esperienza del bello, la 105 meditazione, la quiete, la moderazione e il controllo. Gilles/Cassandra scruta il futuro non come una cartomante, ma per ascoltare il divino e aiutare l’umanità. Perché la mia opera è intitolata Gilles, se alla fine risulta essere una Cassandra? Antoine Watteau Valenciennes (1684-1721) è stato un pittore francese rococò. Il Rococò è un nuovo stile nato in Francia alla fine del Seicento e diffusosi poi in tutta Europa. Si affermò sotto Luigi XV e si sviluppò sino alla metà del XVIII secolo quando subentrò il Neoclassicismo. Questo stile interessò anche la musica e la pittura, ma si realizzò soprattutto nell’architettura degli interni e nelle arti applicate cioè arazzi, mobili, porcellane, stucchi, destinati a ornare i salotti aristocratici. È un’arte che proviene dal Barocco, ma molto più leggera, con forme 106 curve e sinuose, con soggetti, graziosi ed eleganti, stile che non amo particolarmente ma Watteau è diverso, dipinge rococò perché quella è la società di allora ma ne è disturbato, non la avvalla. Watteau nel 1718/19 dipinge “Gilles” (conosciuto anche come Pierrot detto Gilles) custodito al museo del Louvre di Parigi, questo Gilles/Pierrot è raffigurato da Watteau grande, grosso e infiocchettato, ma dal volto fortemente malinconico, con uno sguardo triste e perso come se dicesse… sono qua cosa devo fare? Quello di Watteau è un mondo artefatto, gli anni in cui visse sono un po’ come i nostri anni odierni, in cui tutto è falsità, tutto è teatro, dove noi siamo marionette, coi fili esterni mossi dalle mode volute dal mercato, ma anche tenuti prigionieri da misteriosi e inflessibili legacci interni. Sotto l’apparente 107 frivolezza di Watteau si cela un sentimento di malinconia che riflette la consapevolezza della fugacità dei piaceri terreni. Questa intensità poetica pervade le sue opere di un vago senso di finito ed infinito. Watteau era noto per il suo temperamento irritabile e irrequieto. Morì prematuramente di tubercolosi; si è ipotizzato che l’umore malinconico dei suoi quadri fosse connesso all’ossessivo pensiero della morte. Egli usava materiale scadente, di poco conto, perciò molte sue opere sono in condizioni precarie, in lui c’era già quel raccogliere il gettato, il riutilizzare lo scarto che può far pensare ad una stessa matrice insita anche nell’Arte Povera, movimento artistico italiano degli anni Sessanta in cui serpeggia la stanchezza della stanchezza morale, da me molto amato. Ho scritto un romanzo ispirato a questo dipinto 108 il cui titolo è “I viaggi di Gilles”, un racconto dove antico e moderno si incontrano, è la storia della ricerca del Graal in terra di Romagna… un nuovo ritorno al Divino.
 

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