sabato 1 marzo 2025

CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello

 


Matera - La Bruna di Paola Tassinari Arte Digitale, stampa su Polionda 70x100 cm., è realizzabile in diverse misure, eseguita nell’agosto del 2020, il titolo è “Sono Bruna e sono Bella e son di Matera”. Su una base nera, scura come il caos o la notte, rinvia al nostro vivere ormai senza il senso del Sacro. Ho inserito una foto, elaborata al computer, di luci decorative realizzate dagli artisti delle luminarie per la Festa della Madonna della Bruna, su cui si stagliano i ritratti da me eseguiti a matita e penna su carta, della statua della Bruna e del Bimbo creata per la Processione di questo anno 2020, ispirata all’affresco bizantino risalente al 1270 della Madonna della Bruna con il Bambino benedicente con due dita, secondo il rito 314 greco, attribuito a Rinaldo da Taranto e ubicato sull’altare nella prima campata della navata sinistra della Cattedrale di Matera. Ho inserito i volti in primo piano, a mezzo busto, con in testa la corona d’oro, regalità, i pizzi bianchi al collo, purezza, la Vergine volge gli occhi in basso a noi, mentre il Bimbo alza la mano benedicendoci. Non mi sono mai rivolta alla Madonna, sino a non molto tempo fa, ero solita farlo con Gesù, era Lui che avevo amato per primo, diversamente “la Vergine mi incuteva un tale rispetto che non osavo disturbarla”. Non le avevo mai dedicato un’opera! Non sentendomi pronta a catturarne il senso del Sacro, ho realizzato solo delle copie simboliche, nella versione terrena, della iniziale Dea Madre dei tempi antichi e remoti, soprattutto per il mio romanzo del 2015 dedicato alle Madonne 315 Nere e intitolato: “Sono bruna e sono bella” , titolo che deriva da un passo del Cantico dei Cantici di Salomone. (Forse, teologicamente non è corretto, scrivere della Dea Madre come prefigurazione di Maria, ma personalmente credo che tutto il ‘pregare antico’, prima dell’Avvento, antropologicamente sia traslato nella devozione alla Madonna, non solo più Madre Terra, ma soprattutto Madre di Dio) Dopo aver realizzato “Il sogno di Vito”, in modo impellente ho sentito il desiderio di creare un’opera per la Bruna. Ho come sentito che Lei, mi dicesse che potevo farlo, perché la Bruna anche se ha il volto bianco è una Madonna Nera, con la stessa forte sacralità e simbologia delle Madonne festeggiate nelle domeniche in albis, (cioè la domenica dopo Pasqua. In albis ‘vestibus’, significa in bianche vesti. Un tempo i 316 battezzandi di Pasqua, indossavano una tunica bianca che deponevano la domenica dopo; dal 2000 la Chiesa cattolica celebra in questa data anche la domenica della Divina Misericordia) della Vergine del Fuoco, o dell’Acqua o dell’Albero. Sono Madonne le cui effigi sono legate a delle leggende, sono state trovate in modo misterioso o hanno creato prodigi, sono Madonne dei miracoli, Madonne delle Grazie spesso festeggiate il 2 luglio il giorno della Visitazione di Maria a Elisabetta, che anticamente si svolgeva il lunedì in Albis, sono le Stella Maris (Stella del mare) un titolo, fra i più antichi. Una delle più importanti è la Madonna di Loreto, in quanto vi è la Santa Casa e la Bruna ne ha tutti i simboli, in primis quel galletto/fischietto che in realtà antropologicamente rivela ben altro. Come individua 317 ben altro lo “strazzo”, il rito finale della processione della Bruna. Il carro viene sfasciato e i pezzi/pezzettini portati a casa dai fedeli come buon auspicio o protezione, con evidenti riferimenti a riti arcaici e pagani quando il corpo del paredro, (nel Neolitico, con la scoperta dell’apporto maschile nella creazione della vita, alla donna/dea/madre, si affianca il dio della vegetazione chiamato paredro della grande dea, che nasce e muore annualmente) il compagno della dea madre, veniva sacrificato e fatto a pezzettini per propiziare la fertilità. Ciò non deve scandalizzare perché la chiesa ha raccolto nei millenni tutto ciò che era “sacro” limitandosi a “lavarlo”, togliendo ciò che andava tolto. La Chiesa scarta ciò che non serve, per il resto salvaguardia le tradizioni. La Chiesa col Nuovo Testamento non ha lasciato il Vecchio 318 ma, raccoglie tutta la conoscenza possibile per offrircela secondo la nostra comprensione. Se stiamo dentro al recinto della Chiesa non diventeremo pecore pazze, correndo a sinistra e a destra dalle nuove religioni o da quelle orientali, la religione cattolica non è ignorante come ci dicono è… conoscenza e conoscenza e ancora conoscenza, oltre che spiritualità… Tanto per fare un esempio, la psicanalisi, nuova branca scientifica, da centinaia di anni è perpetrata dai religiosi con la Confessione… Il perdono non è alla base di ogni star bene della psiche? Mi fermo perché altrimenti non la finisco più, un solo ultimo punto, sui Maestri delle luminarie, che nel giorno di festa per rendere omaggio alla Bruna creano merletti e ricami di luce. Immaginate le luci usate per riscaldare le notti davvero buie dei nostri antenati, allora 319 il buio era veramente buio pesto, quindi pensate quello che poteva essere un punto luce. La luce è l’essenza di Dio ed è il primo elemento che ha creato. Come omaggiare Dio e i Santi se non con la luce? In origine le fonti di luce erano torce e candele. Per un fedele la luce rappresenta la personificazione di Cristo che sconfigge la morte. È per noi un segno di affetto e devozione accendere una candela o un lumino elettrico, come ringraziamento e gratitudine alla Madonna, a Cristo, ai Santi e i Martiri, è da queste candele che hanno origine le luminarie. Questi Maestri di luminarie e di fuochi artificiali, luci lanciate al cielo, le ho ammirate, incantata e meravigliata di bellezza, da Ravenna, quando il Festival di Ravenna, uno dei più importanti festival multidisciplinari d’Italia, nell’anno 2000 320 organizzò una grande festa popolare, invitando i Maestri del fuoco e delle luci da tutta Italia: luminarie e stupefacenti fuochi d’artificio invasero la mia città. Siccome il titolo di quest’opera “Sono Bruna e sono Bella e son di Matera” è ispirato sia alla Bruna di Matera che al mio romanzo dedicato alle Madonne Nere, inserisco in questo scritto un estratto da “Sono bruna e sono bella” in riferimento al simbolo del fischietto/gallo (da noi in Romagna abbiamo il fischietto/oca), del paredro/sacrificio e della prefigurazione della Vergine. …Prima l’uomo è rimasto affascinato dal fischio ed ha imparato a fischiare, poi ha acquisito il linguaggio degli uccelli, che poi ha dimenticato, forse con l’inizio della scrittura. Per lingua degli uccelli si intende 321 un linguaggio mistico, mitologico o fiabesco usato dagli uccelli per comunicare con gli iniziati. L’esistenza di questo linguaggio è ipotizzato nella mitologia e nella letteratura medievale. Secondo la scienza, il canto degli uccelli va considerato come un linguaggio non articolato, ma rispondente a situazioni che si verificano, quali situazioni di pericolo, disagio, aggressività, richiesta di cibo, corteggiamento ecc. Lo studio del canto degli uccelli rientra nell’ambito di una nuova scienza, la bioacustica musicale, che studia i fenomeni sonori in relazione alle forme di vita del mondo animale. Nel sufismo il linguaggio degli uccelli è un mistico linguaggio angelico. Il poema ‘Il Verbo degli uccelli’ è un poema mistico, la ricerca allegorica di Dio. Gli uccelli si riuniscono tutti per eleggere il loro re. Si dice che la 322 saggezza proverbiale di Salomone derivasse dalla sua conoscenza del linguaggio degli uccelli. E San Francesco, il mio Santo preferito, non predicava agli uccelli? Quindi, prima che diventassero dei souvenir, i fischietti avevano una funzione di testimonianza religiosa, si è addirittura ipotizzato che l’uomo antico, nelle grotte dipinte, fischiasse in segno di ‘devozione’. Il fischietto/ochetta di Cesena, ancora fino a poco tempo fa, si era soliti omaggiarlo alla fanciulla preferita con chiaro segnale di corteggiamento [...] Arriviamo a Loreto, scendiamo proprio di fronte all’albergo, ma non ci ritiriamo… E’ una serata dolce e mite, così andiamo alla scoperta del Santuario, almeno per la parte esterna. Intanto mi incuriosisce la fontana che è posta qui, proprio di fronte alla fermata della corriera: 323 presenta quattro galli e un drago… Io non ho mai visto una fontana con un tripudio di pollame e dire che sono abituata alla simbologia del gallo. In Romagna lo troviamo come simbolo della città di Forlì, sulla caveja ed anche sui tetti delle case come banderuole. La Fontana dei Galli, nell’omonima piazza fu commissionata dal Cardinale Antonio Maria Gallo tra il 1614-1616. È chiamata anche fontana del ritorno, in quanto veniva alimentata da una tubatura proveniente dalla fontana maggiore in cui giungeva l’acqua direttamente dall’acquedotto. La vasca, anticamente era utilizzata come abbeveratoio per i cavalli che vi transitavano da e per Loreto, specialmente nel periodo delle fiere. La fontana ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli. E’ abbellita da quattro galli di bronzo che 324 rappresenterebbero il Cardinale Gallo e un drago in onore di Papa Paolo V. Le sculture sono state realizzate dai fratelli Jacometti. E ora vediamo un po’ la simbologia del gallo, che abbiamo già trovato con Esculapio assieme al serpente e all’oca. Questo volatile doveva avere, in tempi remoti, una simbologia molto forte, è ancora oggi vessillo della Francia. In passato questa nazione era dominata dai Celti, chiamati Galli dai romani, in quanto avevano due ali di gallo disegnate sull’elmo. E perché avevano proprio due ali di un gallo? Il gallo è presente su diverse monete galliche e su alcune raffigurazioni gallo-romane è rappresentato a fianco di Mercurio-Lugh. Pur essendo un simbolo solare, il gallo viene associato al mondo sotterraneo e al Mercurio celtico nel suo aspetto oscuro, oltre che alla Dea Madre 325 Terra. Alcuni galli venivano sacrificati durante il giorno dedicato alla dea celtica Brigit e pertanto questo animale, pur essendo anche un simbolo di mascolinità, aggressività e protezione dalle intrusioni, è connesso con la Dea. Secondo una tradizione celtica il gallo scaccerebbe i fantasmi e gli spiriti maligni che si aggirano nella notte grazie al suo canto, grido di annuncio per il sorgere del sole. E così ho risolto il mistero: il gallo non è propriamente solo simbolo maschile o del sole ma è anche associato alla ‘grotta’ e alla Dea Madre. Inoltre, si associa molto bene anche all’esoterismo del gatto, questi come ho già scritto, è un’animale legato alla luna, al regno dei morti, alla profezia e alla terra dove il seme germina. Un proverbio irlandese dice che gli occhi del gatto sono la porta dell’Altro Mondo. Sempre in Irlanda vi è una 326 leggenda di una grotta abitata da una regina/gatto che stava seduta su una sedia d’argento, chiaro riferimento alla luna; come tutti sappiamo la falce di luna è presente ai piedi della Vergine in numerose raffigurazioni [...] In epoca precristiana il gallo era la rappresentazione simbolica del sole ed anche del rinnovamento, ma è con l’avvento del cristianesimo, il quale si sovrappone alle altre religioni, assorbendo e trasformando, ma non eliminando, che diviene simbolo di Cristo/Luce. Il suo canto annuncia il finire delle Tenebre e il sorgere della Luce. Similmente anche la Massoneria intende il gallo in questa versione di Luce della Conoscenza. Tornando al gallo, non fu l’animale che cantò tre volte, ad ogni tradimento di San Pietro verso Gesù? Il gallo quindi rende visibile il tradimento, che non si 327 può più occultare. Luigi mi prende per mano: “Finiscila di fantasticare, andiamo a vedere la Basilica”. Mi costringe ad una piccola corsa che mi causa il fiatone, però mi fa anche ridere, con Luigi mi sto divertendo molto, senza fare niente di particolare, sto bene con gli altri e con me stessa. Arriviamo alla Piazza della Madonna, grande, armonica, al centro si trova una fontana dove zampilla acqua illuminata, pare fosforescente, miracoli dell’energia elettrica, adorna di sculture in bronzo, è un’opera di Carlo Maderno. A sinistra un porticato snellisce l’impatto massiccio del Palazzo Apostolico, il campanile svetta a destra accanto al palazzo Illirico, una costruzione in laterizio, un tempo ospitava i Gesuiti, oggi funge da ostello per i pellegrini e soprattutto per ‘i treni dei malati’. Difronte a noi la 328 maestosa facciata marmorea del Santuario, biancheggia e snella si innalza al cielo: ‘Turris Eburnea’, dal Cantico dei cantici di Salomone… il tuo collo come una torre d’avorio, è un aggettivo dedicato a Maria. La Madonna divenne ‘Torre’ dopo la costruzione delle cattedrali. A volte discorrendo ci si interroga sulle chiese contemporanee, non piacciono, non sono imponenti, risultano ‘vuote’, i simboli sono pop, non affascinano né inducono alla meditazione. Diversamente nel Medioevo si aveva un’alta concezione dell’arte, la quale traduceva nel reale la Bellezza ideale come riflesso del Divino. La costruzione di una chiesa, richiedeva perizia tecnica e la conoscenza del filosofo ma, anche l’entusiasmo, l’intuito e il soffio dell’anima. È la stessa cosa quando qualcuno elenca un sacco di buone azioni, di pregi su sé stesso e 329 tu lo guardi perché sai in effetti che si comporta diversamente, forse tu hai travisato i suoi gesti? O senti il vuoto delle parole a cui non corrisponde il gesto? [...] Con il passare degli anni e la tecnologizzazione le divinità maschili spodestarono la religione matriarcale, sostituendola con una patriarcale. La ‘Grande Madre’, questo l’appellativo generale e comune a tutte le latitudini e longitudini, veniva chiamata Iside, Ishtar o Gea o con altri nomi secondo la zona. Caratteristica peculiare di questa divinità, di fatto la Dea Terra, è il suo duplice aspetto: uno positivo/luminoso, in quanto apportatrice di fertilità, raccolto, abbondanza e l’altro negativo/oscuro, addirittura tremendo, di dea dell’infertilità, della carestia, della distruzione. 330 L’ininterrotto della vita, un ciclo continuo ed eterno, distinto da venuta al mondo, decesso, nuova nascita oppure divenire, essere, morire, era rappresentato da questa divinità. Da questa poi il fiorire di immagini, allegorie e simboli presenti anche in culture successive e in ambienti moderni. In Europa, come peraltro negli altri continenti, i punti di culto della Grande Madre sono numerosissimi, qualcuno in superficie, diversi sottoterra, nascosti, segreti, sotterranei, scavati o semplicemente reimpiegati in anfratti a significare il ‘contenitore’ che generò la vita dell’uomo: l’utero della Madre. Questi luoghi sotterranei erano posti in stretta attiguità con le fluenti cariche energetiche; si pensi alle forze telluriche dell’entroterra. Quelle che gli studiosi di storia dell’arte definiscono le ‘Vergini nere’ e cioè Madonne 331 dal volto scuro venerate in molti santuari in Borgogna, in Alvernia e in Linguadoca, deriverebbero dalla Grande Madre. La domanda che viene da porci è la seguente: quale mistero si cela dietro le loro forme e il loro simbolismo? Passando trasversalmente da un passato lontano, animato da popoli vari: Celti, Galli, Romani, Arabi, con i propri culti e rituali, il percorso conduce al Medioevo. Quest’ultimo ci appare insolitamente rutilante di colori, di saghe e di leggende. I personaggi che ci aiutano a comprendere tutto questo, l’humus che permea questa storia di ricerca della Madre, rievoca il nome di categorie che oggi vanno per la maggiore in trasmissioni televisive in seconda serata e che vendono migliaia di best seller, infrangendo ogni 332 record nelle vendite di libri: Catari, Pellegrini, Santi, Templari, Eretici, Streghe, Alchimisti, Trovatori, Dame dell’amor cortese e altro. La Madonna nera è collante di un fitto intreccio che abbraccia enigmaticamente la civiltà europea e quella islamica. Il viaggio parrebbe terminare ai giorni nostri, in cui una crescente e militante teologia femminista si riallaccia o almeno tenta di riallacciarsi, alla religione primigenia della Grande Madre. In Germania, negli Stati Uniti e in altri paesi europei, gruppi di donne recuperano antichi rituali legati alla figura della Dea Terra, mettendosi insieme per farli rivivere e parlando a tale proposito di ‘religione del futuro’… un culto che, tra l’altro, va di pari passo con il movimento 333 ecologico perché ‘come madre’ (la Madonna Nera) può esigere che i suoi figli riflettano sul modo in cui essi trattano l’uno con l’altro e si servono delle risorse concesse dalla vita. Particolare scomodo quest’ultimo perché riallaccia a molte visioni e messaggi tollerati anche dalla Chiesa cattolica. Dunque un messaggio che vorrebbe dirci che anche Maria, Madre di Dio e nostra Madre Celeste, ci richiami ad un rispetto della vita e delle risorse? Oppure che questi gruppi attingano a fonti cattoliche senza rendersene conto? Oppure che vi è una saggezza anche in questi culti un po’ confusi ed alquanto astrusi che fondano anche sulla magia? Fanatismi religiosi, nuove interpretazioni della storia della Chiesa e nella stessa teologia cattolica. In realtà il ruolo delle donne nei Vangeli, la rievocazione del ruolo della Madre è già nel 334 pontificato di Giovanni Paolo II col suo avvicinarsi, in un giusto rapporto, alla figura femminile, scevro da ogni misoginia [...]. La storia della Chiesa è ricca di singolarità e peculiarità, caratteristiche che ne hanno tracciato i segni dalla notte dei tempi. Su tutti è da leggersi l’insegnamento paolino nella storia della diffusione del Cristianesimo. L’Apostolo delle Gentisi è fatto promotore, artefice e diffusore di quel comandamento cristico “Andate e portate la Buona Novella”. Quando in Europa iniziò la cristianizzazione ed i primi missionari cristiani scoprirono in Gallia un gruppo di Celti immersi nella venerazione di una figura femminile nell’atto di dare alla luce un bambino, svelarono agli indigeni che, senza saperlo, stavano adorando un’immagine della Madonna e che loro erano già cristiani. 335 Su quel sito sacro venne costruita una chiesa cristiana e l’idolo pagano, trasferito al suo interno, si santificò ‘automaticamente’ per devozione religiosa in una raffigurazione cristiana. Per questo motivo, per darne una giustificazione, i teologi coniarono il termine ‘Prefigurazione della Vergine’. Con questa definizione si intende dunque la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria. Sul nostro continente sono innumerevoli i siti in cui si praticava il culto della Grande Madre [...] anche in Marocco, nel Libano, in Egitto, Siria e Turchia, sono numerosi e assai frequentati dai musulmani i Santuari mariani. La devozione islamica verso la Madonna è presente ovunque e corrisponde all’eccezionalità della figura di Maryam secondo lo stesso Corano. Recentemente, 336 cristiani e musulmani del Libano hanno proposto di proclamare il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione, festa nazionale. L’idea è stata ufficialmente accolta dal primo ministro Saad Hariri, sunnita musulmano. La Madonna potrebbe essere legame, ramoscello d’ulivo per un incontro fra Oriente e Occidente [...] James Fraser, antropologo scozzese, premio Nobel per la letteratura, nel suo libro, il ‘Ramo d’Oro’, ce lo raffigura: “La persona del Re è concepita come il centro dinamico dell’universo dal quale si dipartono linee di forza che si irradiano in tutti i punti del Cielo; ogni suo gesto, quindi, volgere il capo, alzare una mano, si ripercuote immediatamente e talvolta, con conseguenze catastrofiche, su qualche parte della natura”. Il sovrano è il perno su cui poggia la bilancia del mondo e la minima irregolarità da parte 337 sua può sconvolgere quel delicatissimo equilibrio [...] Se, infatti, egli muore di malattia, la sua anima abbandonerà necessariamente il corpo in condizioni di estrema debolezza e spossatezza e, così infiacchita, continuerà a trascinare un’esistenza languida e apatica in qualsiasi altro corpo venga trasferita. Invece, uccidendo l’uomo-Dio si era, in primo luogo, sicuri di catturarne l’anima uscente e trasferirla in un degno successore; e, in secondo luogo, eliminandolo prima che perdesse le forze, avrebbero sicuramente evitato che il mondo si deteriorasse come si deteriorava l’uomo. Dopo la castrazione il Re Sacro veniva mangiato euristicamente, come testimoniano parecchie leggende della dinastia pelopide” [...] Robert Graves è un poeta e romanziere britannico, ha approfondito lo studio antropologico di 338 James Frazer e la teoria dell’esistenza di un continuo cultuale in tutti i popoli indoeuropei. Ciò che egli scrive, è una lettura un po’ forte. “Questo Eracle è accompagnato da dodici arcieri, tra cui il suo gemello armato di lancia, che è Tanist (parola irlandese che indica il successore di un re) il suo sostituto, ed ogni anno celebra il suo matrimonio silvestre con la regina dei boschi. Il modo della sua morte può essere ricostruito da tutta una serie di leggende, usanze popolari e altre sopravvivenze religiose. A metà dell’estate, alla fine di mezzo anno di regno, Eracle viene ubriacato di idromele e condotto al centro di un cerchio di dodici pietre disposte intorno ad una quercia, di fronte alla quale c’è un altare di pietra. La quercia è 339 stata sfrondata fino a farle assumere la forma di una T. Eracle viene legato all’albero con funi di salice e con il sistema del quintuplice legame, che unisce polsi, collo e caviglie ed è percosso dai compagni fino a perdere i sensi; poi viene scuoiato, accecato, castrato, trafitto con un paletto di vischio e infine, smembrato sull’altare di pietra. Il suo sangue viene raccolto in un bacile e asperso sull’intera tribù per renderla vigorosa e feconda. I pezzi del corpo vengono arrostiti su fuochi gemelli, di rami di quercia, accesi con il fuoco sacro che è il fuoco, debitamente conservato, di un fulmine che ha colpito una quercia, oppure è ottenuto mediante lo sfregamento di un trapano di legno di ontano o di corniolo in un ceppo di quercia [...] I compagni si nutrono delle carni del re, i cui resti vengono poi bruciati, eccetto i genitali e 340 la testa che, posti in una barca sono trasportati su un’isola; altre volte la testa viene invece conservata per uso oracolare. Il suo Tanist gli succede per la seconda metà dell’anno, assumendo dignità di sovrano, grazie al matrimonio con la regina che rappresenta la Dea ed all’aver mangiato qualche porzione sacra del corpo dell’Eracle. Gli succede a sua volta l’Eracle dell’anno nuovo, reincarnazione dell’ucciso, che lo decapita e ne divora il capo. Questa ripetizione del sacrificio eucaristico conferiva continuità alla regalità, giacché ogni re era per un certo periodo il dio-sole amato dalla dea-luna regnante”. Graves ci spiega anche il perché la mitologia parli tanto dei talloni, in particolare quello di Achille, perché il piede era causa di morte, in realtà era effetto di vita. 341 “Quando alla morte rituale del re si sostituì il culto di un re che invece regnava a lungo senza morire violentemente, la morte venne sostituita dalla castrazione e azzoppamento del re. Più tardi ancora, a questi supplizi, vennero sostituiti la circoncisione e l’uso di scarpe regali chiamate i “coturni” (degli zoccoli molto alti). Ecco svelata la contraddizione. Il Re deve essere integro e morire, poi deve essere vivo, ma menomato e infine egli deve solo recare addosso il simbolo della sua regalità, senza più patire sofferenze o morte”.

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