sabato 15 giugno 2019

VACANZE ROMANE romanzo a puntate,XV parte


Betty si era appoggiata ad un recinto, ma ora voleva di nuovo incamminarsi per raggiungere il Palatino, poi si rese conto che si era addossata allo steccato del Lapis niger- proprio su questo mi dovevo accostare, che porta iella! - 
 Lapis niger, il nome deriva dal fatto che anticamente il luogo era stato coperto da lastre di marmo “nero”, con risvolti sinistri legati alla tomba profanata di Romolo.
Si trova nella zona più antica del Foro, forse facente parte del Volcanale un antichissimo santuario dedicato al dio Vulcano.   
Nel 1899, fu rinvenuto un grosso pezzo di pavimentazione in marmo nero, tra cui un altare, un tronco di colonna e un cippo con un’iscrizione in latino arcaico e bustrofedica, ovvero una scrittura antica, in cui la direzione cambia da riga a riga, cioè da sinistra a destra, poi da destra a sinistra, e così via, come i buoi che arano.
Bustrofedico, infatti, deriva dal greco e contiene due termini: bue e girare.
Si tratta dell’iscrizione monumentale latina più antica mai rinvenuta e il luogo del ritrovamento era quasi certamente sacro, perché l’iscrizione minacciava i violatori di terribili punizioni, quali la consacrazione alle divinità infere, che equivaleva a una condanna a morte… Chi violerà questo luogo sia maledetto.
I caratteri sono molto antichi, vicini a quelli dell’alfabeto greco calcidese, da cui deriva quello latino.    
Dionigi di Alicarnasso, uno scrittore greco vissuto nell’età di Augusto, aveva scritto che nel Volcanale vi era una statua di Romolo con accanto un’iscrizione in caratteri greci.
Dionigi, quindi, potrebbe aver visto una copia del cippo e la statua di Romolo, sistemati nel Volcanale dopo il seppellimento del santuario più antico.   
Stando ad Orazio, i Galli invasori, penetrati in Roma nel 390 a. C., avrebbero disperso le ossa di Quirino, altro nome di Romolo, profanandone la tomba.  
Nell’antichità una leggenda raccontava che qui era sepolto Romolo e che l’area venne sepolta e recinta nella tarda età repubblicana, coperta da un pavimento di marmo nero e considerata un  “luogo funesto”, a causa della profanazione della sepoltura da parte dei galli.
Betty non l’aveva profanata, ma proprio qui doveva appoggiarsi, con un sospiro scrollò le spalle - ora mi godo la bellezza senza tante paturnie, che la iella non esiste, se fosse un po’ meno caldo però… - e intanto la mente andava alla scrittura bustrofedica dell’alfabeto greco calcidese, da cui derivava il latino, calcidese le ricordava un qualcosa sugli etruschi, ma cosa?
Betty era testarda come un mulo e curiosa come una scimmia, iella o non iella, lei sarebbe stata appoggiata al Lapis niger, sino a quando non avesse fatto luce sull’arcano, prese il cellulare e cominciò a digitare su santo Google.


immagine: Lapis niger

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