Sulle
origini dei libri sibillini, che tutti dovevano credere che fosse una raccolta di
profezie della Sibilla, c’è una storia mitologica, ideata quasi certamente da Tarquinio
il Superbo.
Solitamente
quando un re desiderava che il suo lavoro legislativo non andasse perduto alla
sua morte si inventava qualche cosa in modo il popolo rimanesse legato alle
nuove leggi come se fossero un rito antico… Solone ad Atene, Licurgo a Sparta
fecero credere che le leggi, che avevano dato alle rispettive città, non
potevano essere cambiate, finché i loro corpi, una volta che essi si erano
allontanati dalle rispettive città, non fossero tornati in patria.
Tarquinio, fece
intendere che i suoi precetti erano insegnamenti arrivati a lui tramite le
visioni divine e profetiche di una sibilla, il mito racconta che… “Un giorno
una donna, si presentò a Tarquinio per vendergli nove libri di oracoli della
Sibilla. Tarquinio si rifiutò di acquistare i libri al prezzo, che la donna
chiedeva e quella si allontanò per bruciare tre dei nove libri. Poco dopo tornò
dal re per vendergli allo stesso prezzo i restanti sei libri. Pensando che fosse
una pazza, il re la derise, perché gli chiedeva di acquistare allo stesso prezzo
un numero minore di libri. La donna si allontanò nuovamente e bruciò la metà dei
libri e presi i restanti tre li offrì al re allo stesso prezzo. Tarquinio,
meravigliato dalla insistenza della donna, si rivolse allora agli Auguri ( sacerdoti
romani)e raccontati i fatti, chiese cosa occorresse fare. Gli Auguri avendo
capito da alcuni presagi che ciò che era stato disprezzato era un dono divino,
affermarono che era stata una grande disgrazia non aver comperato tutti i
libri. Aggiunsero che bisognava dare alla donna la somma che chiedeva per
salvare gli oracoli restanti. La donna dopo aver consegnato i libri e dopo aver
diffidato a rispettarli, non fu più vista fra gli esseri viventi”.
immagine: Tarquinio il Superbo
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