L’attività
dei Feziali era sottoposta al rispetto di un cerimoniale, che è stato riportato
integralmente da Tito Livio in occasione di una guerra mossa dal terzo re di
Roma Tullo Ostilio contro gli Albani.
“Il feziale
così chiese al re:
‘Vuoi tu o
re che io concluda il patto con il padre patrato del popolo albano?’
Avuto
l’assenso del re, diceva:
‘O re io ti
chiedol’erba sacra!”
Il re
rispondeva:
“Prendila
pura!” (guarda caso lo stesso concetto vale per 'l'erba sacra odierna')
il feziale
prendeva della verbena e gridava:
“O re
dichiari che io sono regio nunzio del popolo romano dei Quiriti, insieme ai
miei arredi ed ai miei assistenti?”
Il re
rispondeva:
“lo
dichiaro, a condizione che ciò avvenga senza danno per me e per il popolo
romano dei Quiriti!”
A questo
punto il feziale toccava con la verbena colui che sarebbe stato il padre patrato,
il quale veniva insignito, nel modo che si è ricordato, per rendere sacro il patrato
(il giuramento).
A questo
punto l’insignito padre patrato rendeva il giuramento con frasi sacre e con un
lungo canto.
immagine: Sibilla cumana
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