Gli Equi e i
Volsci, sotto la guida di Coriolano ed Atto Tullio, il re dei Volsci, arrivarono,
vittoriosi a due passi da Roma, la distruzione di Roma pareva inevitabile.
I Romani, ormai
alla disperazione, implorarono la madre la moglie e i figli di Coriolano, di
farlo desistere dalla presa di Roma.
Coriolano dopo
essere arrivato a due passi dalla vendetta, si lasciò convincere dalla madre e
dalla famiglia, per cui rinunciò alla vendetta e costrinse l’esercito alleato
ad abbandonare la guerra, salvando Roma.
La pace durò
poco, gli animi si riscaldarono di nuovo per un nuovo attrito fra patrizi e plebei.
Il motivo
della contesa era legato ad una bellissima ragazza plebea, ancora minorenne,
alla cui mano aspiravano un giovane nobile ed un plebeo. La madre della ragazza
era per il nobile, mentre i tutori stavano per il giovane plebeo. Non
trovandosi un accordo, nacque una contesa militare, in cui vennero coinvolti i
Volsci, per la parte plebea, ed i Romani per il giovane patrizio di Ardea.
La battaglia
fu affrontata dalle parti davanti alle mura di Ardea, si concluse con la
vittoria romana e con l’umiliazione degli sconfitti costretti a passare sotto
il giogo.
Nell’anno 388
a.C. gli Equi, dopo poco più di cento anni di guerre, erano ormai domati, anche se continuarono ancora le scaramucce.
immagine: i parenti implorano Coriolano di non attaccare Roma
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