mercoledì 1 marzo 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 24

E poi gorgheggiando la laringe si modificò

 

 

Per Lyuba, l’attrazione per il nascosto e il misterioso era talora sopita e sonnecchiante, altre volte accadeva un minimo evento, come il ritrovamento del gruccione, per partire per la tangenziale del complotto onirico, un’avventura di sogni e pensieri, che poi diventavano quasi reali con la possibilità dell’esistenza di un intrigo internazionale, una cospirazione vecchia di millenni, una catena di eventi sia politici, sociali che naturali, guidati da un gruppo di persone di stirpe nobile o illuminate o unte o predestinate che interloquivano fra loro con il linguaggio  dei simboli e l’uso della magia, a volte uniti, talvolta in contrasto, alternandosi alla guida del mondo e delle genti, secondo il loro pensiero filosofico, morale e sociale. Così Lyuba, riusciva a mettere in atto un calderone con tante di quelle cose dentro che non trovava più il bandolo della matassa nemmeno lei stessa; ma ormai era dentro alla ricerca e doveva seguire l’arcobaleno, iniziato col volatile, poi   là dove finiva, come racconta la leggenda, avrebbe trovato la pentola piena d’oro, ma per ora era in alto mare e il porto sembrava irraggiungibile.

Di questo suo interesse al non visibile, Lyuba ne aveva un certo timore, aveva così lasciato alle spalle la pericolosa decifrazione della scacchiera politica, in quanto dopo la pubblicazione delle sue ricerche, non ne era certa, in quanto è difficile comprendere il nascosto, ma in quel frangente si era sentita come teleguidata, qualcun altro pensava al suo posto, si era salvata perché aveva un attaccamento alla famiglia e alla religione inviolabili. Vero, non vero, le ricerche oniriche sugli eventi politici ed economici li aveva lasciati perdere perché, anche senza la teoria del complotto, pasticciona com’era poteva incamminarsi non volendo in simboli pericolosi ed evocare la magia nera, non era un’eventualità remota in quanto il districarsi tra i simboli orientali e occidentali che col tempo si sono sovrapposti, travisati, mal tradotti e falsificati, era complicatissimo se non impossibile, poteva prendere lucciole per lanterne e ottenere il contrario di ciò che auspicava; comunque lei era mossa solo al bene, all’amore universale, alla pura conoscenza con l’animo della bambina curiosa e credulona.     

Il filosofo romano Cicerone riteneva la superstizione una specie di sopravvivenza, pensava al superstizioso come colui che stancava talmente gli dei con offerte e preghiere, che alla fine era accontentato per sfinimento e così il superstizioso diventava il superstite.

Detto ciò, in merito al gruccione ritrovato, Lyuba doveva indagare seriamente e smetterla di andare dalle amigdale, alle costellazioni e ai miti più strani che tanto non sarebbe mai riuscita a sbrogliare il tutto, meglio per lei focalizzarsi solo sul gruccione.

In tutte le culture gli uccelli, con tutte le loro parti, le penne, le ali, il canto e l’uovo, vengono percepiti come la manifestazione dell’invisibile, i volatili vengono visti allegoricamente come messaggeri celesti, come fossero degli angeli che vogliono comunicare qualcosa.

Doppiamente doveva indagare perché ultimamente aveva a che fare con elementi che secondo certe teorie testimoniavano il contatto con gli angeli, così trovava piume nelle zone più disparate, le arrivavano ondate di profumi inebrianti e allo stesso tempo leggeri e delicati, il suo sguardo si posava spesso sulle farfalle e spesso si incantava al cinguettio dei passeri, perdeva cose che poi ritrovava dove aveva cercato, tornava a casa e trovava le luci accese mentre era sicura di averle spente, non aveva mai amato le nuvole e ora si ritrovava ad osservare in loro forme di stelle, croci, frecce e  pesci e cuori, tanti cuori e tante stelle; se aveva scritto sulla stella argeade, di cui non conosceva l’esistenza, era perché l’aveva vista formata in cielo tra le nuvole, aveva cercato in Internet tra le immagini delle stelle e aveva trovato Il Sole di Verghina.

Trovava monete nei luoghi più impensabili, aveva persino trovato 5 euro nell’acqua del mare mentre vi passeggiava con le gambe a mollo!

E poi, inavvertitamente si infilava abiti e mutande a rovescio, con le cuciture in evidenza, addirittura era arrivata al mare col bikini a rovescio e se n’era accorta solo quando si era stesa sul telo da mare.

E poi, e poi, certe volte all’improvviso le si svuotava la testa, tutto girava e sembrava che qualcuno volesse entrare dentro di lei, questi secondo certe teorie sono tutti segnali di contatto con gli angeli.

A volte se non si vuole svelare la fonte di una qualche notizia si dice scherzosamente me l’ha detto un uccellino. Una frase certo non vera ma nei detti popolari a volte si trovano verità o comunque un rimasuglio di una credenza antica.

Esiste una lingua degli uccelli?

Forse sì, forse no.

Questa credenza probabilmente proviene da tempi arcaici, forse l’uomo della pietra ascoltando il suono melodioso degli uccelli e vedendoli saettare nel cielo, pensò che fossero esseri magici, forse imitò i loro gorgheggi e come noi impariamo una nuova lingua, il nostro progenitore imparò a comunicare con loro e poi gorgheggiando la laringe si modificò e fu così possibile iniziare a parlare con le prime parole che so, mamà, dadà o bubù.

Comunque sono veramente tanti i religiosi e gli artisti che hanno parlato di questo linguaggio magico.

Per esempio i sufi, i monaci spirituali dell’Islam; Salomone la cui saggezza era dovuta al fatto che   capiva il linguaggio degli uccelli; San Francesco che predicava agli uccelli.

Poi ci sono le leggende sui Santi, come San Benedetto che dava da mangiare a un corvo che obbediva ai suoi comandi o San Paolo eremita che ritiratosi nel deserto in una solitaria grotta, aveva la compagnia di un corvo che all’ora del pasto gli portava il pane e il profeta Elia che fu sfamato da un altro corvo.

Nella magia e nell’alchimia, la lingua degli uccelli era considerata un qualcosa di perfetto, era anche un linguaggio segreto usato dai trovatori, collegato ai tarocchi; vi sarebbe pure una corporazione talmente segreta da non esistere: la Società Angelica, chiamata anche la Nebbia, formata da letterati e artisti che usavano un codice cifrato chiamato lingua degli uccelli, soliti ritrovarsi al cabaret del Gatto Nero a Montmartre… bè erano pure spiritosi, il gatto ama acchiappare i volatili e prima di ucciderli sadicamente ci gioca.      

Nelle favole spesso si trova l’eroe che dialoga coi volatili, come pure nell’opera lirica del Flauto Magico di Mozart e poi c’è l’opera teatrale Gli uccelli di Aristofane e chissà quanto altro ancora…anche Gli uccelli, il film del 1963 diretto da Alfred Hitchcock ha qualcosa a che fare col mistero dei pennuti.

Se poi andiamo al mondo pagano, troviamo gli àuguri, i sacerdoti che si occupavano di trarre previsioni, dal volo e dal canto degli uccelli oltre che attraverso i tuoni, i lampi, le eclissi, le comete e altro ancora.

Gli etruschi, poi mutuati dai romani, furono maestri di questa arte divinatoria, tanto che era detta etrusca disciplina.

L’àugure era il sacerdote che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi osservando il volo degli uccelli, a partire dalla loro tipologia, dalla direzione del loro volo, dal fatto che volassero da soli o in gruppo e dal tipo di versi che emettevano; da questi elementi il sacerdote traeva gli auspicia (che significa osservare gli uccelli) per capire se gli dèi approvavano o meno l’agire umano sia nell’ambito pubblico che in quello privato, sia in pace che in guerra.

L’àugure come insegna, aveva un bastone ricurvo: il lituo, simile al pastorale della Chiesa cattolica, l’osservazione avveniva al centro di un recinto tenendo conto delle porzioni di cielo da cui provenivano i pennuti tramite cippi astronomici.

La loro attività era a vita ed erano molto venerati, al punto che per chi li offendeva era prevista la pena di morte.

In guerra, dato che erano necessari segni di rapida consultazione, non si poteva quindi aspettare che arrivassero volatili dal cielo ci si serviva dei polli sacri, erano chiamati Auspicia Pullaris. Se i polli mangiavano, l’auspicio era favorevole, se poi mangiavano molto avidamente facendo ricadere a terra briciole di cibo la previsione era ottima, se mangiavano poco il segnale era infausto.

A questo proposito Lyuba ricordava che la bisnonna quando sparpagliava sull’aia il becchime alle galline, e Lyuba le chiedeva di farlo lei, la bisnonna rispondeva che non era possibile, in quanto dare da mangiare ai polli era una cosa molto particolare che se non si faceva bene, poi i polli non avrebbero mangiato e magari il giorno dopo ci sarebbe stato un temporale o un altro contrattempo.

Lyuba doveva chiedere scusa anche ad Onorio, fratello di Galla Placidia, che fu imperatore alla fine del IV secolo, quando la capitale dell’impero era Ravenna, perché aveva sempre ridacchiato sull’ aneddoto raccontato dallo storico bizantino Procopio di Cesarea, eppure sapeva che questo Procopio era una malalingua e un pettegolo, basti leggere cosa ha scritto su Teodora.

La storiella racconta che all’imperatore Onorio un eunuco, annunziò che Roma era perita. Onorio esclamo: “Ma come! Se ha appena mangiato dalle mie mani!” L’imperatore aveva un gallo di dimensioni enormi, a cui aveva dato il nome di Roma. L’eunuco, comprendendo l’equivoco, disse che Roma, la città, era perita per mano di Alarico. Onorio con un sospiro di sollievo, rispose: “Temevo che il mio pollo Roma fosse morto!”.

Tanta, infatti tramandano, fosse l’inettitudine dell'imperatore.

Ora alla luce di quello che aveva scoperto, poteva pensare che Onorio si dedicasse agli Auspicia Pullaris e che avendo visto il suo gallo Roma mangiare avidamente aver creduto ad un responso assai favorevole e fosse rimasto allibito dall’esito reale nefasto…quindi Procopio può essere accusato di blasfemia.

A questo punto Lyuba poteva cercare di decifrare il messaggio angelico sul ritrovamento del gruccione e su ciò che stava accadendo nella sua vita.

Il gruccione era stato ritrovato alla sua destra, quindi il probabile evento era giusto e corretto, il suo piumaggio era per lo più verde, indicando quindi un sacco di cose belle… amore, emozioni, relazioni, armonia, unità, compassione, perdono, guarigione, benessere.

Un pensiero improvvisò l’allarmò e se il gruccione non si salvava?

Che vorrà dire?

Forse qualcosa riguardo al mio percorso di castità, infatti il gallo è colorato e vivace ma se lo castrano diventa un cappone e il suo piumaggio diventa bianco… bastaaa quante corbellerie, adesso mi alzo e porto il gruccione al Centro di recupero, disse a se stessa Lyuba stiracchiandosi.

 

 

 

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