Capitolo 26
Le toccava andare nel
bosco, il gruccione era morto per portarle il messaggio
Lyuba stava
girando su e giù nella zona delle Bassette ma la via degli Zingari non riusciva
a trovarla neanche con l’aiuto del cellulare, per fortuna che non si era messa
in cerca ieri sera col buio.
Il gruccione
stava nello scatolone sul sedile dell’auto e lei ogni tanto occhieggiava per
vedere cosa faceva, non si muoveva di un millimetro.
Finalmente
trovò la strada, era una specie di carraia polverosa, andando avanti diventava poco
più di un sentiero fra sterpaglie e canneti, in poche centinaia di metri era
passata da una zona commerciale e industriale in una specie di bosco.
Stava quasi
per tornare indietro quando arrivò davanti ad una casa con un grande recinto:
era il Centro di recupero… era arrivata.
Scese
dall’auto, vide una grande casa chiamata Cà Ponticelle, un gran recinto con un
mucchio di volatili e animali e sul fondo un paio di uomini che lavoravano con
uno escavatore e che le fecero da lontano una specie di saluto, ma Lyuba non
ricambiò il saluto, come in trance proseguì dritto davanti a lei.
Una strana
forza l’attraeva verso il bosco, sentiva il gorgoglio dell’acqua, si avviò col
gruccione nella scatola verso il sentiero che conduceva nella boscaglia, mentre
pensieri come saette veloci, le arrivavano nella mente, un coacervo di rimandi,
di cavalieri e di pellegrini che entrano nella foresta e hanno tante avventure,
Dante che entra nella selva, Ernst Junker e il ribelle, Der Waldgang, colui che passa al bosco, il proscritto, il bandito,
l’eremita, l’esule, lo zingaro, lo scout, il partigiano ecc., colui che
abbandona il mondo nichilista e materialistico dominato dalle macchine per
ritrovare la propria libertà e spiritualità. Junker nel Trattato del Ribelle
scrive incisivo, quasi che al posto di un pennino avesse uno stiletto: “Ogni tirannia ha bisogno di giustificarsi.
Per questa ragione organizza false elezioni democratiche dove è utile che vi
siano anche alcuni voti contrari, veri. Possibilmente non più del 2%. Questi
coraggiosi che osano sfidare il regime nelle urne, nonostante il rischio di
venir scoperti con trucchi diretti (spie nel seggio) o indiretti (schede
numerate con macchine da scrivere senza nastro), sono comunque utili alla
dittatura che, se avesse il 100% dei consensi, non potrebbe più fingere di
credere nella democrazia”. Junker scartavetrando le false sicurezze identificava
due figure: l’Operaio e il Milite Ignoto, il primo figlio della devastazione tecnica e meccanica (già ne
parlava Chaplin nei suoi film) il secondo figlio delle guerre, dei massacri, dei
regimi. Il primo è il simbolo della padronanza e del predominio dell’uomo sulla
tecnica mentre il secondo rappresenta le gloriose vite sacrificate in nome
della democrazia.
A queste due
si viene ad affiancare la figura del Ribelle, colui che passa al bosco, Lyuba non
aveva proprio voglia di fare la ribelle, eppure ormai sapeva che il gruccione
le era stato inviato come messaggero… cosa avrebbe fatto Lyuba?
Avrebbe
continuato le ricerche?
Avrebbe
lasciato le sue sicurezze, il suo essere arrivata per darsi alla macchia?
“Signora, ma
dove va? Torni indietro, là non c’è niente, l’entrata è qua”.
Un uomo
vestito di pantaloni color kaki e una felpa verde militare, la stava
rincorrendo, era sicuramente un operatore del Centro avifauna, Lyuba tornò
indietro velocemente con la sua scatola che diede all’uomo.
“Non sapevo
di questo bosco, sembra una bella passeggiata, ha il sentiero segnalato,
comunque ecco qua il gruccione. Si salverà?”
“Ci proviamo,
sembra che abbia i sintomi di un avvelenamento”.
“La prego, mi
faccia sapere qualcosa, sia che si salvi, sia che non ce la faccia”.
Dopo i
convenevoli di rito e i saluti Lyuba risalì in auto, riservandosi di tornare
con più calma.
Passarono una
ventina di giorni, ma nessuno la chiamò e quando si decise lei a telefonare, le
risposero che il gruccione era morto per emorragia interna, che anche se
dall’esterno non si vedeva certamente aveva preso un colpo mortale, forse da un’auto,
chissà.
Lyuba decise
che era venuto il momento del suo Der
Waldgang, cioè di andare nel bosco, le toccava il gruccione era morto per
portarle il messaggio.
Nei giorni
che erano passati Lyuba non era stata con le mani in mano, ma si era recata in biblioteca e si era procurata dei libri che trattavano degli zingari, in
particolare sul loro olocausto, dato che la via del Centro salva uccelli era intitolata agli Zingari caduti nei lager.
Era rimasta
giorni e giorni fra le scartoffie, cercando di trovare un senso dove non era possibile
trovarlo, con la testa piena di dati che si contraddicevano, decise di
chiudere, con le sciocchezze che aveva macinato sino ad ora, ritenendo che
stabilire la provenienza iniziale degli zingari fosse qualcosa che in fondo non
aveva importanza.
Gli zingari
erano nomadi come lo erano stati un tempo antico tutti gli uomini prima di
diventare stanziali, forse mantenevano usanze che avevano mutuato nei vari
paesi dove si erano spostati lungo i millenni e non aveva intenzione di
chiedersi il perché fossero considerati maledetti.
Lyuba si
sentiva triste, non sapeva il perché, si sentiva triste e basta.
Aveva creduto
veramente a qualcosa di oltre al mondo fisico, di particolari messaggi che lei
era in grado di decifrare, si era fatta uno di quei viaggi visionari descritti,
nei romanzi che parlano di templari, di graal, di merovingi, di sangue reale,
ma ora vedeva tutto ciò come etichette di corte, con la stessa funzione del
marchio nei vestiti o negli accessori, per cui un borsa di plastica poteva
costare dai 10 euro ai 3000 euro, etichette per legittimare il potere, che
servivano anche a creargli intorno un po’ di magia, ben più utile sarebbe
liberarsi di queste simbologie/archetipo, ricomparse in modo massiccio tramite la
pubblicità.
-Cielo,
quando andavo a scuola, guai se i professori mi trovavano a leggere l’oroscopo
e ora, la prima cosa che mi chiedono non è manco il nome ma il segno zodiacale- disse fra sé Lyuba, tristemente si rendeva
conto che lei era caduta completamente nella superstizione, altro che magia, per capire e modificare la realtà, non
era maturata per niente, altro che arrivata era incontentabile non le bastava
la realtà; come quando da bambina forò il pallone e la mamma gliene comprò un
altro, ma la piccola Lyuba piangeva perché pensava che se non avesse forato il
primo ora ne avrebbe avuti due o forse già intuiva che anche le cose seriali a
volte non sono mai le stesse, cambiano col momento che stai vivendo, che è
sempre diverso, così uno spremiagrumi un giorno ti può apparire utilissimo e
sorseggi con gioia il succo d’arancia e un’altra volta antipatico e complicato
perché ti spruzza le piastrelle della cucina e non hai voglia per niente di
pulirle.
I giorni
passavano e si sentiva sempre più depressa, tutta la sua ricerca era priva di
contenuto, semplicemente si era imbattuta in un volatile ferito, lo aveva
soccorso e con la sua fantasia aveva creato un castello fantastico, restava il
fatto che il gruccione non lo aveva salvato, tutto era stato inutile come i
suoi trastulli mentali… la realtà era tangibile, tutto il resto follia.
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