lunedì 10 aprile 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 28

 Mi fissava con gli occhi liquidi, una specie di membrana li velava

 

 

Il gruccione è detto anche Merope, come il genere a cui appartiene e Merope è anche una stella appartenente alla costellazione delle Pleiadi.

Nella mitologia greca il nome Merope è associato ai miti riguardanti Orione e Fetonte, quindi   connessi al Sole, ad Arianna e Minosse, al toro, a Enea e a Teti, con riferimenti a Venere e poi agli eraclidi e anche ai veggenti e agli indovini, Lyuba accettò con indifferenza il fatto che lei avesse indagato su questi personaggi in modo inconsapevole perché non sapeva che il gruccione era chiamato anche Merope, ma questa sincronia, che pochi giorni fa l’avrebbe resa euforica, ora non le alzò l’umore di un millimetro.

Lyuba era triste perché si era creduta una illuminata, una risvegliata, capace di profetare e questo la rendeva importante, sentendosi presa in una specie di missione.

Una cosa era certa, lei si era sentita arrivata, ma in realtà non lo era, perché aveva bisogno di un incarico, di una specie di apostolato per sentirsi viva.

A questo punto Lyuba si accorse di aver perso uno dei suoi talismani, il bracciale con gli zirconi non era più al suo posto.

Il bracciale di zirconi che aiutava a superare l’ansietà e le paure, dava fiducia in se stessi, facendo aspirare a grandi ambizioni, che era anche pericoloso, poiché poteva trasformare il suo proprietario dandogli la chiaroveggenza, lo aveva perso e non aveva idea di quando era successo né dove poteva averlo smarrito, glielo aveva regalato Rocco, ormai erano passati mesi da quando si erano lasciati, si rese conto che ancora sperava in un suo ritorno, la perdita del bracciale era un po’ come se avesse perso l’ultimo legame, l’ultima speranza.

Lyuba si sentì stesa, stesa a terra come i serpenti… aveva preteso di conoscere e sbrogliare matasse, credendosi immune dalla superbia ed era caduta, ora strisciava in cerca dell’allegria che aveva perso per filosofeggiare.

Suonò il cellulare, era Rico un suo amico più squinternato di lei, addirittura credeva nell’esistenza degli alieni, oltre al direttore della biblioteca era l’unico con cui aveva parlato del gruccione e delle sue fantasie, non rispose non ne aveva voglia, ma poi si ricordò di una storiella, in cui un naufrago su una zattera pregava Dio che lo salvasse, passò una barca, poi uno yacht e poi una nave, ma lui non se ne accorse intento com’era a supplicare e così morì di sete e di fame. Giunto in cielo incontrò Dio e gli disse di averlo implorato tanto, ma di non aver ricevuto nessun aiuto, Dio gli rispose: “Non ti ho aiutato? Ma se ti ho inviato una barca, uno yacht e una nave, mezzi sempre più grandi perché li vedessi, ma tu niente, hai disprezzato il mio aiuto, perciò vai un po’ in Purgatorio a pregare ancora”. 

Così richiamò Rico.

“Ciao, ero in bagno, ho visto ora la tua chiamata”.

“Hai tempo per parlare un poco? Volevo parlarti del gruccione, della possibilità che tu abbia ricevuto un contatto dagli alieni nordici, i pleiadiani, sai, quelli che provengono dalle Pleiadi, le stelle che fanno parte della costellazione del Toro e comunicano con noi terrestri con l’aspetto di Angeli o di Santi, potrebbe essere questo il messaggio che cerchi, mi hai accennato che hai pensato al volatile come a un messaggero divino e poi l’ultima volta che ci siamo sentiti per telefono, hai parlato e riparlato sulla simbologia del Toro e delle Pleiadi, potrebbe essere che il gruccione sia il tramite fra te e gli alieni nordici quelli la cui stirpe è detta angelica”.

“Potrebbe essere e allora mi hai cercato solo per dirmi questo? Sai che non credo agli alieni, te l’ho già detto più volte”.

“Ma questa volta ho una notizia eccezionale, Rocco, sai quel mio amico molto addentro ai misteri ufologici, quello che partecipa a quelle riunioni che chiamano sulle stelle, aperte a tutti e in realtà solo per pochi”.

“Scusa ti interrompo, trovo il tuo amico Rocco un uomo affascinante, galante, ma sicuramente inquietante, le sue amicizie importanti, di cui non ha mai rivelato un nome, lasciando intendere chissà quali cose, il suo squadrarmi quasi facendomi la radiografia con quegli occhi da gatto, ecco il tuo amico Rocco può ben essere un alieno e non voglio sentire niente su di lui, proprio niente solo il suo nome mi irrita la pelle e mi fa incassare il collo tra le spalle con un brivido”.

“Lyuba, lo so che hai avuto una breve storia con Rocco, anche se non me lo hai mai detto, me ne ero accorto che eri tutta presa da lui, ma questa volta te ne devo parlare assolutamente, perché riguarda le ricerche che stai facendo sul gruccione, anche se so che non ti piace chi prende l’esoterismo sul serio”.

“Hai tradito la mia fiducia, ti avevo parlato del gruccione e delle mie ricerche e tu le hai spifferate a Rocco, anche se non hanno portato a nulla e non hanno rivelato nessun mistero, tranne la mia schiocca infantilità, rimane il fatto che hai tradito l’amicizia fra di noi”.

“Ma che dici, non ho detto nulla a Rocco, è lui che mi ha parlato di un segreto, qualcosa che stanno ricercando in molti in varie parti del mondo e che secondo me ha che fare col tuo gruccione”.

“Rico, ancora il gruccione? Mi prendi in un momento in cui trovo ridicola la storia del volatile, come messaggero divino, l’avevo presa come un gioco, poi era diventata una specie di missione, poi mi ha nauseata e ora arrivi tu con Rocco, che non ho mai capito se sia un templare, un iniziato ai segreti sugli alieni o a quelli sugli egiziani, sicuramente un sangue freddo, cosa a che fare Rocco col mio gruccione?”

“È appunto per questo che ti ho chiamata, ma non posso parlarti di questo al telefono, sai  benissimo che certe parole sono captate dagli algoritmi e così poi risalgono a noi, l’anonimato oggi è la maggior garanzia e…”.

“No scusa, ti interrompo, non cominciare con l’agente segreto che è in te, tu potrai anche restare senza carte di credito e persino carta d’identità, io non ne sono capace, sono troppo comode e non ho bisogno di restare anonima, tanto non ho nulla da nascondere”.

“Questo lo credi tu, cara Lyuba tu sei spiata, non solo dagli addetti alla sicurezza o…”.

“Ti prego risparmiami di dirmi che sono spiata anche dai pleiadiani, dai grigi o dai rettiliani, questi ultimi davvero sono una grande bufala, come fai ad esserne convinto per davvero. I rettiliani, una specie di lucertole umanoidi, dall’antichità sul nostro pianeta e che oggi sarebbero al centro del potere politico ed economico con l’obiettivo di imporci un Nuovo Ordine Mondiale, ora che ci penso il tuo amico Rocco potrebbe essere un rettiliano, a volte mi guardava in uno strano modo brrr, mi viene freddo a pensarci, era l’unico momento in cui non sembrava impassibile, mi fissava con gli occhi liquidi, una specie di membrana li velava  e sai che aveva uno strano modo di baciare, che mi piaceva molto, ma era strano, arrotolava la lingua, dici che era per nascondere la lingua biforcuta?”

“Lyuba, non essere cattiva, Rocco è mio amico, non si sparla dei non presenti e tu smettila di non aver rispetto per chi è…”

“Schiavo dei rettiliani…”

“Eh no, adesso basta, mi interrompi sempre…”

“Ma dici sempre le stesse cose, sono sicura che avresti detto: i rettiliani ci hanno sottomesso, sono in pochi ma governano il nostro pianeta, favoriscono le catastrofi, la fame, la disoccupazione, l’avvelenamento del pianeta perché si nutrono di energia cattiva, si nutrono della nostra tristezza, della nostra paura e giocano con la nostra mente… non volevi dire questo?”

“Continua a scherzarci sopra, no, non volevo dire questo, intendevo che oggi siamo spiati anche dall’esercito degli impiegati, persone comuni, che hanno la password per entrare nel nostro database, non dovrebbero farlo, ma stai sicura che nei ritagli di tempo e di meritato svago, vanno a spulciare le informazioni del vicino, del conoscente ecc., questo volevo dirti, quindi cerca di stare un po’ più attenta”.

“Scusami Rico, sono un’antipatica, quando sono giù di morale divento saccente e polemica, forse sono io una rettiliana, infatti poco prima che suonasse il telefono, mi sentivo un serpente, dimmi allora per parlare con calma, vieni a casa mia?”

“No, il luogo più sicuro è sempre un ritrovo pubblico”.

“Allora che dici, ci ritroviamo fra un’ora al forno pasticceria di Via d’Azeglio, così ci deliziamo con quelle paste sfoglie al cioccolato che fanno solo lì”.

“Ok, a fra poco, ciao”.  

 

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