giovedì 20 luglio 2023

Il volo del gruccione


 Capitolo 38

Sono chiamati anche bilancioni o padelloni

 

 

La Baiona, lo si capisce dal nome è una grande baia, una laguna in cui si incontrano le acque del mare con quelle del fiume.

La Baiona non è grande solo per la sua estensione lo è anche per bellezza.

È chiamata anche pialassa. 

Pialassa è la forma veneta, termine che pare confermare il concetto di luogo che piglia e lascia l’acqua.  Piglia l’acqua marina per due volte al giorno durante l’alta marea, poi la lascia per altrettante volte durante la bassa marea.

La Baiona è caratterizzata da ampi specchi d’acqua aperti e da estesi prati salmastri tra cui il cosiddetto prato Barenicolo, che presenta un habitat di estrema importanza naturalistica.

Si tratta di una prateria popolata da piante ed erbe e molti animali di piccola taglia.

Avocette, cavalieri d’Italia, garzette, gabbiani, marangoni, mignattini e anche l’elegante fratino, oltre a molte altre specie, si muovono in una rete di canali artificiali e chiari salati o salmastri, in mezzo ad abbondante vegetazione: soprattutto con ogni tipo di giunco, di salicornieti, di nuvole colorate di settembrini e poi gli arbusti come i tamerici e i prugnoli e poi rovi, tanti rovi da cui raccogliere in agosto le more per farne una gustosa marmellata, tanto più saporita perché arricchita dalla difficoltà di raccolta dovuta ai tanti spini.

La presenza dei vecchi capanni da pesca racconta la storia di questo luogo e ne caratterizza il paesaggio particolarmente suggestivo, soprattutto al tramonto.

Sono chiamati anche bilancioni o padelloni per le grandi reti a forma di bilancia, così caratteristiche con tutti quei fili e pali, così seducenti quando verso sera si illuminano di luce dorata e si specchiano nelle mille sfumature oleose dell’acqua, forse un poco abusate da sfilze di pittori e di hobbisti che le hanno raffigurate migliaia di volte senza catturarne l’atmosfera, ma viste dal vero catturano e attraggono con un forte magnetismo.     

Alcuni capanni sono stati ristrutturati e dotati di ogni comodità e i bilancioni che un tempo venivano faticosamente alzati tramite argani azionati a mano, ora sono meccanizzati.

Molti capanni sono in multiproprietà, vengono usati in una specie di rotazione secondo turni prestabiliti, dividendo così i giorni di utilizzo e i costi di gestione, solo i ravennati più abbienti hanno un capanno tutto per loro, che comunque dividono con gli amici, perché il capanno è sinonimo di amicizia e di condivisione.

I capanni stanno là da lungo tempo, non c’è ravennate che non abbia passato qualche giorno in queste specie di palafitte con a fianco la barchetta e con annesso le reti per pescare; a volte si pesca altre volte no, ma questo non importa, tanto i capannisti si portano dietro salame e spaghetti e mangiano e giocano a carte e discutono.

Cosa discutono?

Si racconta che le decisioni economiche e politiche si prendevano, e forse si prendono ancora oggi, qui nel padellone, il quale aveva quasi la stessa funzione della dacia russa che serviva per incontri culturali e sociali, nei capanni tra una grigliata di carne e una di pesce, si discutevano le linee guide della politica locale.

L’apparato del PCI di Ravenna soleva incontrarsi in un capanno da pesca di Porto Fuori, luogo di  incontro, fin dagli anni Sessanta dei militanti con i loro leader, da Pajetta e Berlinguer a D’Alema e Bersani… oggi il capanno potrebbe essere abbattuto in quanto pare sia abusivo, ma questa dell’abusivismo edilizio è una spina nel fianco per tutti i capannisti

In uno di questi capanni, trovò rifugio Giuseppe Garibaldi, durante la fuga nel 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana, qui il 4 Agosto dello stesso anno, trovò la morte la sua amata Anita. Il capanno di Garibaldi è custodito dal 1882 dalla Società Conservatrice del Capanno Garibaldi. A Ravenna il Risorgimento, l’identità e i valori repubblicani sono molto sentiti: da qualche anno, il 31 dicembre, viene organizzata una suggestiva fiaccolata che illumina a giorno la costruzione… chissà forse ha funzionato: nelle ultime elezioni Ravenna è un po’ meno rossa.

Si sa, in terra di Romagna i repubblicani e comunisti apparentemente non vanno tanto d’accordo,  in realtà stanno uniti come in un cocomero, che ha la scorza verde, la polpa rossa ed i semi neri, cioè sono allo stesso tempo un po’ repubblicani, un po’ comunisti e un po’ anche fascisti.

 

 

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