Capitolo 38
Sono chiamati anche
bilancioni o padelloni
La Baiona, lo
si capisce dal nome è una grande baia, una laguna in cui si incontrano le acque
del mare con quelle del fiume.
La Baiona non
è grande solo per la sua estensione lo è anche per bellezza.
È chiamata
anche pialassa.
Pialassa è la
forma veneta, termine che pare confermare il concetto di luogo che piglia e
lascia l’acqua. Piglia l’acqua marina per due volte al giorno durante l’alta marea,
poi la lascia per altrettante volte
durante la bassa marea.
La Baiona è
caratterizzata da ampi specchi d’acqua aperti e da estesi prati salmastri tra
cui il cosiddetto prato Barenicolo, che presenta un habitat di estrema
importanza naturalistica.
Si tratta di
una prateria popolata da piante ed erbe e molti animali di piccola taglia.
Avocette,
cavalieri d’Italia, garzette, gabbiani, marangoni, mignattini e anche
l’elegante fratino, oltre a molte altre specie, si muovono in una rete di canali
artificiali e chiari salati o salmastri, in mezzo ad abbondante vegetazione:
soprattutto con ogni tipo di giunco, di salicornieti, di nuvole colorate di settembrini
e poi gli arbusti come i tamerici e i prugnoli e poi rovi, tanti rovi da cui
raccogliere in agosto le more per farne una gustosa marmellata, tanto più
saporita perché arricchita dalla difficoltà di raccolta dovuta ai tanti spini.
La presenza dei
vecchi capanni da pesca racconta la storia di questo luogo e ne caratterizza il
paesaggio particolarmente suggestivo, soprattutto al tramonto.
Sono chiamati
anche bilancioni o padelloni per le grandi reti a forma di bilancia, così
caratteristiche con tutti quei fili e pali, così seducenti quando verso sera si
illuminano di luce dorata e si specchiano nelle mille sfumature oleose
dell’acqua, forse un poco abusate da sfilze di pittori e di hobbisti che le
hanno raffigurate migliaia di volte senza catturarne l’atmosfera, ma viste dal
vero catturano e attraggono con un forte magnetismo.
Alcuni capanni
sono stati ristrutturati e dotati di ogni comodità e i bilancioni che un tempo venivano
faticosamente alzati tramite argani azionati a mano, ora sono meccanizzati.
Molti capanni
sono in multiproprietà, vengono usati in una specie di rotazione secondo turni
prestabiliti, dividendo così i giorni di utilizzo e i costi di gestione, solo i
ravennati più abbienti hanno un capanno tutto per loro, che comunque dividono
con gli amici, perché il capanno è sinonimo di amicizia e di condivisione.
I capanni
stanno là da lungo tempo, non c’è ravennate che non abbia passato qualche
giorno in queste specie di palafitte con a fianco la barchetta e con annesso le
reti per pescare; a volte si pesca altre volte no, ma questo non importa, tanto
i capannisti si portano dietro salame e spaghetti e mangiano e giocano a carte
e discutono.
Cosa
discutono?
Si racconta
che le decisioni economiche e politiche si prendevano, e forse si prendono ancora
oggi, qui nel padellone, il quale aveva quasi la stessa funzione della dacia
russa che serviva per incontri culturali e sociali, nei capanni tra una
grigliata di carne e una di pesce, si discutevano le linee guide della politica
locale.
L’apparato
del PCI di Ravenna soleva incontrarsi in un capanno da pesca di Porto Fuori, luogo
di incontro, fin dagli anni Sessanta dei
militanti con i loro leader, da Pajetta e Berlinguer a D’Alema e Bersani… oggi il
capanno potrebbe essere abbattuto in quanto pare sia abusivo, ma questa
dell’abusivismo edilizio è una spina nel fianco per tutti i capannisti
In uno di
questi capanni, trovò rifugio Giuseppe Garibaldi, durante la fuga nel 1849,
dopo la caduta della Repubblica Romana, qui il 4 Agosto dello stesso anno,
trovò la morte la sua amata Anita. Il capanno di Garibaldi è custodito dal 1882
dalla Società Conservatrice del Capanno Garibaldi. A
Ravenna il Risorgimento, l’identità e i valori repubblicani sono molto sentiti:
da qualche anno, il 31 dicembre, viene organizzata una suggestiva fiaccolata
che illumina a giorno la costruzione… chissà forse ha funzionato: nelle ultime
elezioni Ravenna è un po’ meno rossa.
Si sa, in
terra di Romagna i repubblicani e comunisti apparentemente non vanno tanto d’accordo,
in realtà stanno uniti come in un
cocomero, che ha la scorza verde, la polpa rossa ed i semi neri, cioè sono allo
stesso tempo un po’ repubblicani, un po’ comunisti e un po’ anche fascisti.
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