ADAMO ED EVA DI GUSTAV
KLIMT
Un dipinto che non può
considerarsi incompiuto
Di Gaetano Barbella
Una Lilith per una dialettica della bellezza dai riflessi preraffaelliti.
L’immagine
di Adamo ed Eva di Gustav Klimt è paradossale: Lady Lilith è un soggetto reso
oltremodo sensuale dallo sguardo dell’artista, ma è anche una donna forte, che
esercita il proprio potere sull’uomo.
I
suoi lunghi capelli sono arricciati e mimetizzano la pelliccia di animali,e qui
se ne vedono due. Uno a sinistra chiaramente con un grosso naso quasi marcato
per farlo vedere - una volpe forse - e, incerto l'altro in alto prossimo alla
mano di lei, con un occhio che si fa notare.
I
capelli dei preraffaelliti erano rossi di fuoco. Ma all'elemento fuoco sono
collegati tutti gli animali dotati di zanne e artigli (l'orso, i felini, il
lupo, la volpe, ecc.) compreso il mitologico drago. Di qui il messaggio dei
capelli "impelliccati" klimtiani della prima mitica Eva di Adamo che
erano rossi per i preraffaelliti.
Quella
Lilith che il Genesi chiama con altri nomi e che secondo la Qabbalah, pur di
non soggiacere al proprio sposo, essendo ella creata dalla stessa terra di lui,
sceglie di lasciare l’Eden e mutarsi in demone notturno, a sua volta
generatrice di una stirpe di creature oscure, i Lilìm. Lilith che in
Mesopotamia sarà venerata e temuta come la prima vampira e continuerà a
muoversi nelle notti dei secoli a venire, succube ed incubo al tempo stesso,
musa oscura di artisti e di poeti.
Io
vivo sempre insieme ai miei capelli
I
capelli, parte assai malleabile del nostro aspetto, non appartengono solo
all’ambito estetico, ma principalmente fotografano la posizione sociale e
morale della donna. Fatta eccezione per il viso, i capelli sono l’unica parte del
corpo costantemente in vista.
Raccolti
e legati dopo il matrimonio; coperti in chiesa e durante le occasioni formali:
i capelli sciolti e fluenti erano considerati non casti, il correlativo
oggettivo di una donna lasciva o, peggio, depravata. Tutte costrizioni che
accentuano il rifiuto della donna di assoggettarsi alle costrizioni imposte
dalla società.
Ditelo
con un fiore
Importante
è anche il simbolismo floreale del dipinto; i fiori sono resi con rigorosa
precisione botanica e nutriti di complessi significati simbolici.
La
Lilith di Gustav Klimt è posta in trono su un cuscino di fiori, anzi è come se
sorgesse da essi.
Sulla
sinistra, a due terzi della coscia di lei, troviamo un papavero, che segnala
l’intorpidimento dei sensi indotto dall’oppio, e simboleggia la morte.
Chi
dei due, Adamo o Asmodai, il demonio irato, amò Lilith?
Una
fonte nella storia che descrive Lilith come la prima figura femminile vista da
Adamo è L'alfabeto di Ben-Sira, scritto anonimo attribuito a un fittizio Yeshua
ben Sira, sedicente figlio illegittimo del profeta Geremia, ma risalente al X
secolo d.C.
Nel
libro viene raccontato che Lilith, mentre in un primo momento provocò Adamo,
poi fu spiritualmente vinta da quest'ultimo ed abbandonò il Giardino dell'Eden.
Come prova della superiorità morale ed etica, spirituale e sapienziale del
genere umano sui demoni, che stanno sul mondo dell'impurità conosciuto come
l'altro lato, è scritto:
«Ella
disse: 'Non starò sotto di te,' ed egli disse 'E io non giacerò sotto di te, ma
solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per
stare sopra.»
Lilith
pronunciò infuriata il nome di Dio, prese il volo e abbandonò il giardino del
Paradiso, rifugiandosi sulle coste del Mar Rosso. Lilith abbandonò il Paradiso
di propria iniziativa, prima della caduta dell'uomo e non avendo toccato
l'Albero della Conoscenza non fu condannata alla mortalità.
In
seguito Lilith si accoppiò con Asmodai, creando un'infinita generazione di jinn
o demoni detti Lilim. Adamo chiese a Dio di riportare indietro Lilith così tre
angeli, chiamati Senoy, Sansenoy e Semangelof, furono mandati per ricercarla.
Quando i tre angeli la trovarono e le ingiunsero di tornare minacciandola di
morte, lei rispose che non sarebbe potuta tornare da Adamo dopo aver avuto
relazioni con i demoni e che non sarebbe potuta morire in quanto immortale. Ma
quando gli angeli minacciarono di uccidere i figli che lei aveva generato con i
demoni, lei li supplicò di non farlo promettendo che non avrebbe toccato i
discendenti di Adamo ed Eva, se solo si fossero pronunciati i nomi dei tre
angeli.
[Il
maestro] Muore nel 1918, lasciando incompleta l’opera ” Adamo ed Eva” ove la
donna in primo piano ha centralità assoluta con la sua trionfale carnalità. E’
illuminata da un sorriso enigmatico, mentre l’uomo rimane a occhi chiusi
nell’ombra alle sue spalle.
Ma
è proprio così?
A
Gustav Klimt parve l'Eldorado quando si fermò a Ravenna, folgorato dai mosaici
bizantini della cattedrale, ma poi col tempo si rese conto che gli macava il
vero oro. Egli tentò in extremis di lasciare scritto questo suo dramma con
l'opera Adamo ed Eva che però non riuscì a compiere perché la morte lo colse.
Ma
questa presunta incompiutezza ha un valore immenso perché cela tutto il mistero
di Gustav Klimt.
Tutti
sono concordi nel ritenere Eva il vero soggetto del dipinto di "Adamo ed
Eva" di Gustav Klimt, mentre Adamo è quasi nell'ombra. Ma non si conosce
bene il Klimt artista se si giudica in tal modo la sua opera, non solo per
questo caso.
Gustav
Klimt si definiva “un povero pazzo”, ma a chi cercava di delinearne la
camaleontica personalità un giorno rispose: “Chi vuole sapere di più su di me,
cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente
i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio”.
Ed
ecco che si scopre l'arcano, perché per vederlo si osservi bene l'Adamo in
secondo piano dietro Eva che impersona la sua prima moglie Lilith. E
l'attenzione va riposta là dove doveva esserci la mano di lei ma anche quella
di lui.
Ahimè
non ci fu tempo per dipingere la possibile mano destra di Lilith stretta nella
mano di Adamo, il tempo ne aveva spazzato la memoria. Ma il maestro Klimt non
avrebbe mai potuto nemmeno dipingere le due mani legate fra loro perché la
morte lo colse. Forse lo presagiva mentre dipingeva perché nell'intento di
porre un simbolo floreale funesto su Lilith la vampira, dipinse sulla sinistra,
a due terzi della coscia di lei, un papavero, che segnala l’intorpidimento dei
sensi indotto dall’oppio, e simboleggia la morte.
Adamo
è ritratto in un secondo piano, quello terrestre dei mortali, e mentre la sua
vecchia sposa Lilith, immortale, appare sempre giovanile e luminosa di
bellezza, il solcato suo volto è appesantito dal tempo. Il lavoro dei campi lo
ha imbrunito e segnato nelle membra, non più giovanili, come al tempo
dell'amore con Lilith e poi con Eva. Ma lui, ad occhi chiusi, sogna quei tempi
nei momenti di riposo come se fosse in sintonia con la testa reclinata come
quella dell'amata antica, se pur preso dal vecchio rancore del
"sotto" e "sopra". Ma ironia della sorte, il maestro Gustav
lo dispone sotto di lei a soggiacere finché piacerà a lei.
Il
quadro di Adamo ed Eva non è incompiuto, così andava fatto.
Ebbene è in Adamo che Klimt si riflette,
l'artista in attesa per quella stretta di mano che non fu possibile concepire.
Gli fu possibile un bacio rimasto memorabile, ma la mano nella mano è un'altra
cosa. Ricorda il camminare insieme di due giovani innamorati appena conosciuti,
svagati ma uniti, parlando e ridendo. A volte incrociando gli sguardi come in
un amplesso furtivo non ancora avvenuto. Un preludio che nello scenario del
dipinto, sa di morte che di lì a poco avvenne. Ed ecco l'incompiutezza rimasta
nel tempo, ma che si estingue se due giovani innamorati ammirano il dipinto di
Adamo ed Eva e vi si immedesimano.
Il dettaglio e la sua
carica
In
occasione di un seminario ad Amburgo nel 1925 Aby Warburg afferma che «il
buon Dio abita nel dettaglio».
Hermann Usener – uno dei docenti che ha
maggiormente influenzato il giovane Warburg – nei suoi corsi di mitologia
sosteneva che
«è nei punti più piccoli che
risiedono le forze più grandi».
È
così che entrambi gli studiosi, con parole diverse, intendevano attribuire ad
un luogo minimo – come il dettaglio in relazione all’intera opera d’arte – la
forza di un valore espressivo che quasi sempre si sviluppa in profondità e
parla attraverso il tempo inattuale del Nachleben.
Warburg ha potuto riconoscere, nel corso
dei suoi studi, che il sintomo sceglie proprio il dettaglio per infrangere la
superficie: è manifestandosi sotto forma di formula di pathos che investe e
carica il dettaglio di forza ed energia pulsionale[1].
Ed ancora.
Dio è nei frammenti
«Un giorno in cui riceveva degli ospiti
eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: ”Dove
abita Dio?”. Quelli risero di lui. “Ma che vi prende? Il mondo non è forse
pieno della sua gloria?”. Ma il Rabbi diede lui la risposta alla domanda: “Dio
abita dove lo si lascia entrare”.
Ecco ciò che conta in ultima analisi:
lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova e
dove ci si trova realmente, dove si vive e dove si vive una vita autentica. Se
instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato… allora
lasciamo entrare Dio» (M. Buber, Il cammino dell’uomo).
A volte la realtà ci sembra troppo
piccola e banale, altre volte troppo insignificante la vita di tutti i giorni:
solite persone, soliti problemi, solite difficoltà. Eppure è proprio questo il
«piccolo mondo che ci è affidato» del quale dobbiamo aver cura, in cui dobbiamo
accendere un brivido di vita vera. Inutile e fuorviante cercare altrove: quella
è la porta attraverso la quale dobbiamo far passare l’infinito con i suoi sogni
e le sue speranze. Anche se a volte ci sembra difficile...»2.
La
geometria composita
Scopo
di questo scritto è anche sondare l'opera di "Adamo ed Eva" di Klimt
in base a degli esami di geometria composita che, impropriamente, potrebbero
considerarsi di "laboratorio" e così permettere di svelare una nuova
realtà non conosciuta che convalida ed amplia i concetti espressi dalla critica
dell'arte più o meno concordanti fra loro, ma che esce a sorpresa da questi
limiti temporali per illuminare a giorno l'arte.
Il metodo da me seguito, per sviluppare
lo studio della geometria composita non è una mia novità, poiché è lo stesso
praticato dai critici d’arte che si avvalgono della geometria composita per
entrare “dentro l’opera” di artisti del Rinascimento che ne facevano uso. Però
io fuoriesco dai loro canoni con l’intento di mettere in luce risvolti geometrici
che sono difficili da attribuire all’effettiva intenzione degli artisti
rinascimentali, e in particolare di Gustav Klimt epocale, per il tema in corso,
nell’accingersi ad iniziare l’opera pittorica, non essendoci peraltro
documentazioni autografe a riguardo.
Comunque quel che si accetta nel mondo
accademico delle Belle Arti è che sicuramente gli artisti del Rinascimento
utilizzavano schemi geometrici, a volte complessi, per impaginare le loro
figure nella composizione generale, ed è altrettanto vero che tali schemi, il
più delle volte ricostruibili “a posteriori” (ossia solo sulla base dell’opera
e non degli studi autografi), per essere credibili devono intersecarsi con i
punti salienti della composizione. Altrimenti, potremmo sovrapporre a questo o
quel quadro figure geometriche a iosa o selve di linee il cui percorso
finirebbe per essere del tutto arbitrario.[2]
Ma la geometria non finisce mai di
meravigliare, poiché approfondendo l’indagine conoscitiva correlata alle
ricerche geometriche composite per "Adamo ed Eva" di Gustav Klimt,
che andrò a sondare con questo intento, portano a supporre talune cose
fondamentali che l'autore austriaco ha immaginato di concepire. Erano cose note
alla sua interiorità che le traduceva in una magica disposizione pittorica,
"pilotando" la sua mano nel dipingere, altrimenti su che basi si
poggerebbe il ricorso antico, per esempio del Rinascimento, alla geometria
composita?
Dunque, se questo approccio alle opere
d'arte dell’uomo, è sostenibile, nulla vieta di pensare ad un “potenziale”
effettivamente disponibile in seno ad "Adamo ed Eva" che, ad certo
momento, si esplica attraverso un
imprevedibile “visitatore” capace, di dinamicizzarlo in toto o in parte per dar
luogo a singolari resoconti.
Prima fase della
geometria composita
Figura 1: Partic. Adamo ed Eva di Gustav Klimt. Le porte di accesso nell'interiorità dell'opera disegnate in rosso. |
Riporto un trafiletto tratto dall'inizio di questo scritto:
«I suoi lunghi capelli
sono arricciati e mimetizzano la pelliccia di animali, e qui se ne vedono due.
Uno a sinistra chiaramente con un grosso naso quasi marcato con colore
blu per farlo vedere - una volpe forse -, e l'altro in alto prossimo
alla mano di lei, con un occhio che si fa notare.»
Ma si tratta del grosso
naso blu molto marcato, come se Klimt abbia cercato di porlo in evidenza per
far capire qualcosa importante. Infatti è legato ai capelli correlati alla
pelliccia, in questo caso a quella rossiccia della volpe, propria della donna
"Lilith".
Le porte di accesso
per concepire il telaio della geomeria composita sono segnati con le lettere A,
B, C, D: i capezzoli e l'ombelico di lei e il naso della probabile volpe.
Procedura della
geometria:
1. Si traccia il
triangolo con i vertici A, B e C;
2. si traccia il
cerchio inscritto al triangolo ABC;
3. si tracciano
gli assi cartesiani, orizzontale e verticale, xx e yy passanti per il centro O
del cerchio appena tracciato;
4. con centro in
O, si traccia un secondo cerchio passante per il punto D.
Seconda fase della
geometria composita
Figura 2: Partic. Adamo ed Eva di Gustav Klimt. Il pentagramma. |
Procedura della geometria
Iniziando
da D, si traccia la retta tangente al cerchio interno fino a congiungersi in E
con il cerchio esterno. Successivamente si tracciano nello stesso modo, una ad
una, altre quattro rette, tutte tangenti
al cerchio esterno fino a congiungersi con il punto D dell'inizio. Si ottiene
così un pentagramma, ossia un poligono stellato regolare a cinque cuspidi.
Il commento
Il
pentagramma, noto come il Pentalfa ha molteplici significati, il primo dei
quali è di rappresentare l'uomo, ma se rovesciato indica la bestia, il demonio
e non è difficile capire che si tratta della risposta alla domanda fatta in
precedenza, ossia:
Chi dei due, Adamo o
Asmodai, il demonio irato, amò Lilith?
La cuspide D ha valicato
di pochissimo l'asse xx e la risposta porterebbe a far capire che è Asmodeo
il preferito da Lilith. Tuttavia è così piccola la differenza per
immaginare che Lilith ha comumque nel suo cuore Adamo che non ha
dimenticato anche se poi ha preferito Asmodeo. Tutto per la vecchia questione
di ripicca:
«Ella disse: 'Non starò
sotto di te,' ed egli disse 'E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per
te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra.»
Può essere anche che
l'esecuzione grafica è pur sempre approssimata e disponendo i punti A, B e C, e
non tanto D piuttosto esatto, in modo più centrato, può essere che la cuspide E
capiti sull'asse xx, o lo valichi anche di poco. E allora è Adamo il
preferito. Ma comunque resta tutto incerto...
Ma resta il tempo a sanare
i mali antichi.
Durante i lunghi millenni
della sua sottomissione a Lilith, Adamo si è riscattato diventando immortale
anche lui. Ma è anche la profezia sulla sorte di Gustav Klimt, l'autore della
storia del dipinto di Adamo ed Eva che non ha potuto stringere la mano, di
chissà, quale donna amata più delle altre nella sua vita a causa della
sopraggiunta morte.
Brescia, 31
luglio 2023
[1] Tesi di laurea 2007-2008 della laureanda Elisa
Danesin - Ricerche sulle Giuditta di Klimt. Uno sguardo warburghiano -
Esercizi Filosofici 5, 2010, pp. 31-52
ISSN 1970-0164 - link:
[2] Marco Bussaghi - DENTRO
L'OPERA - Rivista Art e Dossier di ottobre 1997 - Gruppo Editoriale Giunti.
Marco Bussaghi. Geometrie del sorriso.
https://matematica.unibocconi.eu/articoli/geometrie-del-sorriso
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