giovedì 20 giugno 2024

CON GLI OCCHI, CON LE MANI, CON IL CUORE (la fotografa, la pittrice, il poeta) di Annamaria Antonelli Paola Tassinari Vito Coviello



Omaggio a Mondrian di Paola Tassinari 

Questa stampa su canvas, 100x100 cm, è Arte Digitale, ovvero una creazione basata su una elaborazione a computer affiancata dal disegno libero. Un autoritratto a mano libera creato col mouse del computer su un fondo rimaneggiato, (cioè sfocato tramite un programma di manipolazioni di immagini), di un tema del grande pittore Mondrian. L’Arte Digitale e Piet Mondrian, in ambito artistico, sono i miei amori più forti, prima vi scriverò di loro, poi racconterò di questa immagine e la sua strana storia. L’arte Digitale ha come “pennello” il computer, genera opere elaborando le immagini in digitale che poi possono essere stampate in varie dimensioni e materiali. Può attingere a 161 diversi campi dell’arte, partire da una foto o completamente da zero usando lo schermo del computer come una tela, ma soprattutto può interagire con ambienti diversi, spingersi fino a simulazioni di realtà virtuale, inglobare movimenti e suoni. Per quanto sia una tecnica con molte possibilità creative, è ancora spesso sottovalutata come arte, forse perché la “tecnica” del computer la rende riduttiva, rispetto all’arte del passato, come accade per esempio in ambito letterario con Wikipedia l’enciclopedia in rete, molti “puristi” storcono il naso, ma vorrei prendere uno di questi sapientoni con la puzza sotto il naso, quando hanno bisogno di verificare un qualcosa che sanno ma, di cui non sono certi, se vanno a scartabellare nei loro appunti o libroni, perdendo ore di tempo o se vanno su Internet. In realtà la Art Digital è un’altra 162 rivoluzione nel sempre vivace campo dell’arte. Il nuovo non sempre è buono, in più spaventa, eppure il nuovo può appoggiarsi sulle spalle della tradizione, (‘siam nani sulle spalle di giganti’, è una metafora che esprime molto bene il rapporto di dipendenza della cultura moderna rispetto all’antica) come in questo mio lavoro dove il digitale è ispirato a Piet Mondrian. Mondrian (1872/1944) è stato un pittore olandese, fondatore assieme a Theo van Doesburg del gruppo artistico chiamato “Neoplasticismo” o” De Stijl”, in sintesi un’astrazione geometrica che esclude la rappresentazione figurativa, elimina qualsiasi decorazione e accetta solo linee e segmenti retti. Lo scopo dell’arte neoplastica era di natura filosofica: raggiungere, utopisticamente, un equilibrio e un’armonia, non solo nell’arte, ma anche nella società 163 affinché arrivasse a riflettere l’ordine dell'universo. Paradossalmente questa ricerca del “De Stijl”, dell’ordine e della razionalità, (che fu propria anche della Grecia del periodo classico, del Rinascimento e del Neoclassicismo e che si riversò anche nel design e nell’architettura, nei primi decenni del Novecento: il Razionalismo italiano, la corrente architettonica che si è sviluppata in Italia negli anni 1920/30 proseguendo sino agli anni Settanta, ha idee proprie del Funzionalismo, per cui l’aspetto di ogni edificio deve chiaramente rispecchiare lo scopo per cui è creato. Le origini del Funzionalismo risalgono a prima della Grande Guerra e raggruppa concetti alla base anche dei movimenti del De Stijl e del Bauhaus) sfociò negli orrori della Seconda Guerra Mondiale. L’arte di Mondrian fu 164 sempre intimamente legata ai suoi studi spirituali e filosofici, aderì alla Teosofia di Helena Petrovna Blavatsky. La Blavatsky riteneva che tutte le religioni del mondo conservassero residui parziali di un’unica verità divina conosciuta nelle varie epoche da un numero ristretto di grandi iniziati. La Teosofia tende a combinare la mistica di tutte le religioni e derivare la conoscenza dallo studio dei testi sacri o di possederla per un’illuminazione diretta della divinità. Mondrian nasce in Olanda, studia a Parigi, poi va in Inghilterra ed infine a New York, sempre teso a cercare l’armonia nelle sue composizioni dominate da linee nere. Mondrian, inizialmente fu ispirato dai Postimpressionisti e dal Cubismo, poi col suo nuovo stile di forme geometriche si servì solo di colori puri, usando il bianco, il nero, il 165 rosso, il giallo e il blu. Egli è legato alla matematica, tenta di ordinare il caso. La sua arte è un connubio fra caso/rigore. Il nero gli serve per esaltare la forma del rettangolo, Mondrian impersona il legame fra idea della forma e forma dell’idea. Mondrian è l’azzeramento della pittura, da cui ripartire, un nuovo realismo impregnato di Altro, di simboli, archetipi, del divino. Cosa cerco di fare attraverso l’arte? Dio è morto ha detto Nietzsche, io voglio farlo resuscitare. L’importante non è sapere se Dio esista o no, l’importante è sapere che l’uomo senza Dio non può stare. L’evidenza è l’oggi, dove una massa ondivaga non sa più dove sbattere la testa, parlo dell’Occidente, grasso, sazio e intriso del nulla, del niente, è questo il perché sono tanto legata a Mondrian: la ricerca del divino. Questo lavoro è del 2010 ed è contrap- 166 posto e speculare al dipinto “Gilles” che ho presentato più indietro, è strutturato allo stesso modo, con il volto che occupa quasi tutto lo spazio, se Gilles piange, questo autoritratto ride, ha un grande e bellissimo sorriso, ma gli occhi sono piccoli e pensierosi e i capelli sono cortissimi alla “maschietta”; il taglio dei capelli simboleggia la perdita di qualcosa, Gilles piangeva ma aveva capelli fluenti, qui i capelli sono stati tagliati, il senso è questo: ripartiamo da zero, purifichiamoci dal peccato e dal passato, cancelliamo/tagliamo gli errori in modo da non avere sporco dentro di noi, solo così ci può essere un nuovo inizio senza rimorsi, colpe o pesi che ci trattengono come zavorre, tramite il pentimento e poi il perdono, è per questo che l’autoritratto disegnato con il tremulo segno del mouse ha uno sfondo 167 classico di Mondrian, quadrati e rettangoli delimitati da contorni neri e due rettangoli riempiti di colore, uno blu e uno giallo, i colori del divino. Lo sfondo dei rettangoli di Mondrian è però sfocato, lontano: aldilà delle religioni ugualmente importanti, del loro studio approfondito, in fondo basta solo amare Dio e gli altri come se stessi, in fondo è tutto qui il punto principale. E ora la storia di questa opera. Questo è il mio autoritratto eseguito nell’esatto momento della mia “liberazione” dal reparto psichiatrico dove venni ricoverata per una grave depressione: piangevo giorno e notte per il male nel mondo, stavo malissimo piangevo soprattutto per l’Olocausto, affinché fossimo perdonati per questa infamia (Gilles con quelle lacrime nere era stato profetico). Arrivata a casa, dopo un paio di giorni eseguii questo mio 168 ritratto, dove sorrido a un nuovo inizio dove le colpe sono state cancellate dalle lacrime versate. A differenza di Gilles, tutti inizialmente volevano quest’opera, alla fine, dopo molte insistenze fu venduta a un mio amico che lavorava come dirigente in una comunità di recupero, con la motivazione che questa immagine avrebbe fatto bene agli ospiti, avendo un così bel sorriso. Mi dispiacque molto e tante volte me ne sono pentita, quell’immagine era troppo importante per me, testimoniava un periodo molto doloroso, ma vinto. Destino volle che, dopo qualche anno, il mio amico fosse trasferito a Torino e prima di andarsene mi riportò l’opera, non volendo neanche essere rimborsato, era il suo regalo d’addio. Nel maggio del 2019 quest’opera è stata esposta all’evento “Lo stato dell’arte ai tempi della 169 58° Biennale di Venezia” a cura di Giorgio Grasso, a Palazzo Zenobio, Collegio degli Armeni, Venezia e ora si trova nella mia casa di campagna.

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