Strega di Paola Tassinari Questo dipinto su tela, è un acrilico, dimensioni 60X80 cm., del 2017 si intitola “Strega” o “Dea dei serpenti”, è un autoritratto simbolico, che segue gli autoritratti di Gilles/Cassandra e di Omaggio a Mondrian. Ricordo che quest’ultimo autoritratto con il taglio dei capelli simboleggia la perdita di qualcosa, mentre Gilles aveva i capelli fluenti ma piangeva… e ora col terzo ritratto da strega cosa voglio dire? Il volto spigoloso è di tre quarti, è su uno sfondo rosso/peccato, immaginatevi un divano rosso con grandi ed enormi cuscini, ha il cappellino da strega messo in modo vezzoso, il sorriso ironico, pungente e canzonatorio, un gatto nero, che evoca subito le streghe, le avvolge il collo come una soffice sciarpa, gli occhi del gatto sono gialli come quelli della strega/dea dei serpenti. In Oriente il giallo è il colore del sole, della fertilità e della regalità mentre nell’antica Grecia era il colore dei pazzi. Nel medioevo era il colore della veste imposta agli ebrei come distintivo ingiurioso, come era gialla la stella, utilizzata allo stesso modo denigratorio, durante il nazismo. Il giallo è stato usato anche come colore di guerra, alcune tribù dei Pellerossa si cerchiavano gli occhi di giallo, pensando così di ipnotizzare il nemico. Dunque gli occhi gialli significano regalità e autostima, ma anche segnale di pericolo, questo segnale di pericolo si avverte anche dal forte contrasto dello sfondo rosso contrapposto dal cappellino, i capelli e il gatto di colore nero… Attenzione a cosa? Il senso è questo: la strega è consapevole di essere diversa, ecco la differenza con gli altri autoritratti che accettavano la diversità come una punizione. Diversa, ma consapevole, nel cercare e ricercare, diversa nella sua grande curiosità ma, ora è conscia che deve fare attenzione perché occorre andare cauti con la conoscenza, perché è possibile, se non preparati, di cadere nel pozzo. Il dipinto è ispirato all’arte minoica, in particolare per la posa e i colori all’affresco della “Parigina”, anche conosciuto come la Signora Minoica, che fu probabilmente dipinto sulla parete della Sala del Santuario nel palazzo di Cnosso. Nell’affresco della Parigina, colpisce l’elaborata acconciatura e l’uso del colore nero per enfatizzare la forma degli occhi e il rosso per le labbra. Per il titolo e per il gatto mi sono ispirata a una piccola scultura chiamata Dea dei serpenti. La statuetta risale al 1700 a.C. e fu ritrovata a Cnosso. Ha il seno scoperto, i vestiti che corrispondono agli abiti delle donne cretesi del tempo, in mano tiene dei serpenti ed in testa ha un piccolo gatto. Il serpente può simboleggiare il potere dell’oltretomba poiché sbuca dal terreno ma è anche un simbolo fallico e può rappresentare gli organi genitali maschili; il gatto è connesso con la civiltà egizia, con cui i cretesi hanno avuto stretti rapporti e si lega al culto diffusissimo della dea Buba (dea gatto) e del suo santuario di Bubasti, situato alle foci del Nilo nel basso Egitto. La dea Buba, chiamata anche Bastet dea-leonessa o Bast dea-gatta è collegata alla procreazione ed è una figura di divinità zoomorfa di grande importanza. Il culto dei gatti ebbe un largo seguito: ogni anno, migliaia di pellegrini si recavano a Bubasti. Si pensa che i gatti selvatici furono addomesticati e poi venerati in Egitto in quanto deterrenti ai topi, roditori che attaccavano le loro riserve di grano. Una decina di anni fa, quando mi dedicavo al recupero di oggetti dal cassonetto, di cui ho già scritto, ho realizzato una piccola scultura, utilizzando una bottiglia di acqua vuota poi con gesso ed altri materiali ho creato la mia Dea dei Serpenti. Volendo dare un’aurea antica e mistica ad un prodotto di scarto, elevando il rifiuto a divinità… dal basso all’alto e viceversa, traendo ulteriore ispirazione da Ermete Trismegisto, una figura leggendaria, associata anche al dio egiziano Thot, a cui è attribuita la fondazione della corrente filosofica nota come ermetismo, di cui cito solo la legge più famosa… Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso.
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