martedì 14 luglio 2015

STORIA DI UN MELANGOLO ( seconda parte)



 Pietro Bembo è stato il primo letterato a descrivere le pene d'amore, sia al maschile che al femminile. Sino al suo capolavoro letterario, gli "Asolani".
Per un maschio era assolutamente disdicevole raccontare, e forse anche provare, pene d'amore. Con il suo libro, questi sentimenti divengono oggetto di struggimenti descritti senza alcuna remora.
Per l'epoca fu quasi una rivoluzione culturale.
Giorgione rappresenta in una sua opera le pene d'amore, dove vengono dipinti due giovani. L'uno, in primo piano, è sognante, malinconico e stringe in mano un melangolo, frutto simbolo dell'amore nelle sue diverse sfaccettature. Alle sue spalle, rubizzo e fiero, un secondo giovane affronta con tono assai diverso la passione amorosa, a simboleggiare l'amore sensuale, fisico, che non si pone troppi problemi. Due facce di un medesimo sentimento, meravigliosamente raccontate sia dalla scrittura del Bembo che dal pennello del Giorgione.
 Melangolo, Citrangolo o più comunemente Arancio amaro sono i nomi volgari del Citrus aurantium, un alberello sempreverde, dalla chioma folta, che si fa notare soprattutto per i frutti che spiccano, nel fogliame di un bel verde intenso e brillante, come globi d'oro.
I botanici hanno chiamato questi frutti  "esperidi".
È un nome che ci rimanda alla mitologia greca, alle Esperidi appunto, mitiche figlie della Notte, di una notte che cela in sé il sole, i suoi frutti d'oro.
 Le Esperidi infatti, con i loro quattro nomi (Lipara, Crisotemi, Asterope e Igea) indicano quattro fondamentali qualità solari, rispettivamente: la morbida luce, l'ordinamento aureo, il folgorio, la salute.
Le Esperidi perciò erano poste a guardia di un giardino di piante solari, portatrici di pomi d'oro.
Quindi il melangolo porta malinconia d'amore, ma a  Oriente c'è il sole e da  Oriente provengono le arance, tutte anche il  melangolo, quindi a me piace pensare  che l'amaro del  melangolo sia solo l'amarezza di un amore che finisce, amarezza dovuta all'incapacità di coltivare questo amore, il quale è come un fiore che  appassisce se non gli si da acqua.


immagine di Teoderica

 


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