martedì 24 gennaio 2017
VIAGGIO IN FRANCIA VI
”Girovagando qua e là, nella cittadella di Carcassonne, in mezzo alle
merci di ogni tipo, si possono notare silenziose viuzze da cui sbucano
suore o associazioni dedite alla beneficenza. Abbiamo cenato in un
ristorante che ci ha consigliato il nostro ospite irlandese, dove, amici
lettori ho mangiato benissimo, ma mi son “ingozzata” per il troppo
cibo. Ho avuto l’idea di prendere il loro piatto tipico, il famoso
cassoulet, conteneva: salsiccia, pancetta affumicata, maiale salato,
pezzi di oca, di montone, di anatra, inoltre zampetto di maiale e pezzi
di cotenna di maiale. Il tutto condito da fagioli e sugo di pomodoro, in
una serata afosa di luglio, da sfinirmi. Tra l’altro il pasto era
innaffiato da ottimo vino, della zona è ricca di vigneti. Come ho già
scritto Carcassonne è molto frequentata da turisti, nonostante gli
ultimi attacchi terroristici avvenuti in Francia, l’atmosfera era
tranquilla, l’integrazione con gli islamici mi sembra esista, non
c’erano perdigiorno, solo qualche zingara elemosinante vicino alle
chiese. Il mercato ricco e colorato è gestito da magrebini e indiani, si
vende ancora la stoffa a metro, bellissimi rotoli di tessuto
coloratissimi. In questa atmosfera gaia e rilassata risultavano un po’
inquietanti i militari equipaggiati di fucile in spalla a ispezionare
controllando i vari luoghi, almeno due volte al giorno. Di Carcassonne
vi ho raccontato ormai tutto. Ho tenuto per la fine del racconto due
ciliegine: la cattedrale, dentro alla cittadella, di Saint-Nazaire e
Saint-Celse e la cattedrale, fuori alle mura, di Saint-Michel.
Quest’ultima si presenta imponente, con una torre e un bel rosone: fu
costruita per ordine del re Luigi IX nel 1247 durante l’incendio
appiccato dalle truppe del Principe Nero (cioè Edoardo di Woodstock ,
principe di Galles, definito il “Principe Nero”, episodio che risale a
due secoli dopo la sua morte. Probabilmente dovuto ai francesi, che
avevano subito i suoi attacchi). La chiesa di San Michele uno dei pochi
edifici rimasti in piedi e oggi è ben integrata nel substrato urbano.
E’ il cuore del mercato che si tiene nei suoi pressi. E’ fuori da ogni
dubbio, che la cattedrale di Saint-Nazaire e Saint-Celse valga il
viaggio sino a Carcassonne .Merita di essere vista; le bellissime
vetrate del transetto tra cui, nella cappella della Vergine quella
dell‘Albero di Jessé del XIII/XIV secolo, che illustra la genealogia di
Cristo. Quella della cappella della Croce, con l‘Albero della Vita, un
albero del paradiso i cui frutti donavano l‘immortalità e le vetrate a
rosone, un gioco di colori e di figure matematiche intricate fra
loro,ricordo sfumato dell l’arte islamica. Ma l’interno è pieno di opere
d’arte: una emozionante Pietà policroma, una rara, forse unica Trinità,
in cui il Padre è unito al Figlio tramite la lingua di Dio che si
tramuta in una colomba.Lo Spirito Santo e uno strano e intricato
manufatto chiamato: “Pierre du siège”; si tratta di un frammento di
bassorilievo di un sedile della prima metà del XIII secolo. Diverse sono
le ipotesi, forse rappresenta la morte di Simon di Montfort, ucciso
fuori dalle mura di Tolosa.E’ possibile, appunto, che sia uno dei pezzi
della tomba del capo della crociata contro i catari. Tutto ciò mi ha
come catapultato in una specie di estasi a bocca aperta, contribuendo a
ciò, il sagrestano claudicante e con una giacca/grembiule bordeaux, che
riforniva di lumini la statua di Sant’Antonio da Padova. Illuminata a
giorno, mi ha ricordato Quasimodo, il gobbo di Notre Dames de Paris, e
io non potevo che essere… Esmeralda. Uscendo ho notato infissa, tra un
anfratto delle mura esterne, il simulacro di un gufo o una civetta,da
suggerire che le idee possono stare nascoste, ma prima o poi escono alla
luce.
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