I catari rifiutavano l’idea di un giudizio universale e di un inferno
eterno, essi ponevano la responsabilità nelle mani del credente, il
proprio destino di vivere nella gioia o nel dolore era determinato dal
proprio pensiero e dalla propria azione. L’essere, uguale a
responsabilità, non so come la mettiamo oggi, con l’incapacità di
rispondere di ciò che facciamo, si ha paura della responsabilità, si
fugge, ma la “colpa” ti segue, ti rimane dentro. In questi casi la
Chiesa che ha a cuore tutte le pecore, se c’è pentimento sincero, ti
accoglie e ti aiuta a sollevarti per vivere con “leggerezza” (vivere è
leggero, anche nelle prove della croce, se si ha Fede in Gesù, nel fatto
che Lui non ti abbandonerà mai, aiutandoti anche se tu pensi che non lo
faccia, Lui ti aiuta sempre). La procreazione, per i catari, era
considerata impura, era tollerata la libera unione senza matrimonio,
purché si usassero metodi di contraccezione, (questo mi sembra molto in
contrasto con la Chiesa che è sempre per la vita e ama i bambini, come
diceva Cristo,… lasciate che vengano a Me); anche gli alimenti che
ricordavano l’origine della vita, come la carne, le uova, il formaggio
ed il latte, erano vietati a favore di uno stretto regime vegetariano,
interrotto da periodi di digiuno purificante. Il suicidio per fame,
chiamato “endura”, veniva considerato un atto virtuoso, (e qui proprio
non ci siamo con la Chiesa, anche se oggi è molto più tollerante e
assolve chi si suicida in un momento di crisi esistenziale, esercitando
un sentimento di pietà religiosa, ma certo non assolve chi inneggia al
suicidio) massima dimostrazione di fede, perché la morte avrebbe
impedito il ritorno nel peccato. Coloro che volevano diventare
“perfetti” dovevano rinunciare a tutti i piaceri del corpo e vivere in
castità, umiltà e povertà, vestendo sempre di nero e mangiando
pochissimo e infine, cosa non da poco, i catari non avevano templi per
il loro culto; il loro rigidissimo ascetismo e il loro ardore fecero
grande presa sulle folle. La Chiesa romana, con suo orrore, si rese
conto che non solo la popolazione ma anche i Signori delle terre del Sud
in molti casi sostenevano l’eresia, qua sarebbe successo un pandemonio,
come poteva la Chiesa cattolica, con le sue ricchezze e la voglia di
comandare e possedere le cose terrene, reggere il confronto con queste
idee ascetiche e spirituali? E poi ai Signori del Nord non sarà parso
vero incamerarsi le terre dei Signori del Sud, patria della splendida
civiltà occitana che in pieno Medioevo precorse il Rinascimento: era la
terra dei trovatori che cantavano l’amor cortese, dei giochi floreali,
sostenuta dalla potenza e dalle ricchezze dei conti di Tolosa, che
venivano, con disprezzo e invidia, chiamati “i re del Mezzogiorno”.
C’era anche un motivo in più, per odiare la Linguadoca: questa terra era
stata per due secoli seguace dell’arianesimo, poi aveva ospitato
tranquillamente Musulmani ed Ebrei, con spirito tollerante. All’inizio
la Chiesa usò contro gli eretici metodi pacifici: si pensò di mandare i
monaci cistercensi a catechizzare gli abitanti, ma le prediche ebbero un
insuccesso totale: gli eleganti predicatori, incarnazione del fasto
delle abbazie furono accolti con freddezza, con derisione o con astio
dal popolo. Il vescovo spagnolo Diego d’Osma e il suo collaboratore,
Domenico de Guzman, escogitarono un nuovo modo di predicare, più
semplice e vicino al popolo, nacquero i domenicani, ma il popolo reagì
con indifferenza. (Non so perché ma i domenicani, tutt’oggi non sono
amati come i francescani, perché ritenuti troppo sapienti e col marchio
dell’inquisizione appiccicato, non capisco ciò perché anche i
francescani amano lo studio ed operarono nell’inquisizione al pari dei
domenicani). E così fu la Crociata… degli invidiosi che non potevano
proprio non potevano adeguarsi a vivere in semplicità.
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