martedì 5 luglio 2022

Il volo del gruccione - prefazione di Gaetano Barbella


 Lyuba, capelli scuri raccolti in due codini, procede lungo la stradina che congiunge la pista ciclabile di Punta Marina con quella di Marina di Ravenna. È una bella giornata di fine agosto e Lyuba pedala felice. Ad un tratto intravede sul margine del viale un uccello colorato, con le ali aperte, il gruccione del titolo di questo romanzo. È quasi morto, dopo essere stato investito da un automilista che è appena sfrecciato. Si agita appena. Di qui, con questo racconto si alza il sipario di un immaginario dialogo, iniziato appunto sul gruccione, un uccello dai bei colori vivaci che la caritatevole Lyuba provvede a porre in una scatola, non appena giunta alla sua casa. Gli dà mangiare con del cibo adatto per essa, e poi contatta chi possa accoglierlo, ma è un po' lontano da casa. Nel gruccione Paola Tassinari, l'autrice di questo romanzo, è come se vi riponesse una conoscenza perduta, tale da riuscire a intravederla nella leggendaria araba fenice degli antichi sapienti dell'oriente che tanto ricorda il sofferente gruccione. Ricorda le numerose leggende del "tappeto volante", in particolare un dipinto omonimo, olio su tela del 1880 di Viktor Michajlovič Vasnecov: il principe Ivan Carevič che trasporta l'uccello di fuoco da lui catturato, l'araba fenice appunto, posto in una luminosa gabbia di vetro. I tappeti volanti sono un immaginario mezzo di trasporto delle fiabe, dei sogni segreti di ogni bambino, sono i sogni che non si avvereranno mai. Vedremo che sono i sogni segreti di Lyuba. La leggenda di "Mille e una Notte", è la celebre raccolta di novelle orientali del X secolo, in cui si racconta del "tappeto volante". Il numero 1001, in arabo significa “innumerevoli” e quindi 1001 significa un numero infinito. Ed è già con questo 1001 che è come se si entrasse nel racconto di Paola Tassinari, "Il volo del gruccione", tante sono le storie che vi sono raccontate. Ma non ci si aspetti storie di fatti antichi, bensì del presente, tanto che il romanzo è come se fosse un condensato, un insolito "calderone" magico. « Per Lyuba, l’attrazione per il nascosto e il misterioso era talora sopita e sonnecchiante, altre volte accadeva un minimo evento, come il ritrovamento del gruccione, per partire per la tangenziale del complotto onirico, un’avventura di sogni e pensieri, che poi diventavano quasi reali con la possibilità dell’esistenza di un intrigo internazionale, una cospirazione vecchia di millenni, una catena di eventi sia politici, sociali che naturali, guidati da un gruppo di persone di stirpe nobile o illuminate o unte o predestinate che interloquivano fra loro con il linguaggio dei simboli e l’uso della magia, a volte uniti, talvolta in contrasto, alternandosi alla guida del mondo e delle genti, secondo il loro pensiero filosofico, morale e sociale. Così Lyuba, riusciva a mettere in atto un calderone con tante di quelle cose dentro che non trovava più il bandolo della matassa nemmeno lei stessa; ma ormai era dentro alla ricerca e doveva seguire l’arcobaleno, iniziato col volatile, poi là dove finiva, come racconta la leggenda, avrebbe trovato la pentola piena d’oro, ma per ora era in alto mare e il porto sembrava irraggiungibile. » Ma che cos'è un tappeto volante? É una favola, un mito, e la metafora è quella del viaggio, come movimento, scambio e metamorfosi perenne. Del resto tappeto volante è un termine della tradizione orientale, associata all'idea di levitazione, magia e nomadismo. Il tappeto, tessuto arrotolato e successivamente srotolato, rappresenta la scrittura, la musica, la preghiera e la guerra. É l'oggetto del viaggio, la testimonianza della vita nomade. L'arte ne ha sempre subito il fascino. Ma la magia del tappeto volante, ha trovato esplicazione attraverso la pratica alchemica per legarlo ad un ipotetico “campo di forza”, risultato che equivale alla Pietra Filosofale. E se fin dai primi capitoli il lettore è investito da una sfilza di concezioni al limite della cronaca della scienza, della storia, della politica, della psicanalisi e via dicendo, non si scoraggi, perché è appunto il suddetto "campo di forze", incredibilmente vitale, benefico. Ma è come un certo risvolto negativo, forse sgradevole, simile a una complicata "confessione" di una paziente in una seduta da uno psicanalista. E allora si capisce appieno l'effetto del tappeto volante, perché si tratta del fenomeno di un'immaginaria levitazione in cui, un soggetto in seduta dallo psicanalista è sotto questo effetto. L’Araba Fenice, del citato principe Ivan Carevič che trasporta l'uccello di fuoco da lui catturato e riposto in una luminosa gabbia di vetro, del famoso quadro, è un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e proprio per questa ragione, simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi. Ecco il beneficio delle numerose storie che Lyuba racconta, quasi un tormento per il lettore. Ma certe medicine bruciano purtroppo e procurano molto dolore. Ed è così che si risolvono per incanto, in un intreccio disordinato, tutti i suoi problemi. Ma il gruccione, la magica araba fenice «Si salverà?», si domanda Lyuba. Che equivale a dire «morirà»? Perché se non muore non rinasce a nuova vita, al pari dell'Araba Fenice. « Passarono una ventina di giorni, ma nessuno la chiamò e quando si decise lei a telefonare, le risposero che il gruccione era morto per emorragia interna, che anche se dall’esterno non si vedeva, certamente aveva preso un colpo mortale, forse da un’auto, chissà. Lyuba decise che era venuto il momento del suo Der Waldgang, cioè di andare nel bosco, le toccava farlo, in quanto il gruccione era morto per portarle il messaggio. » « Arrivò l’autobus e Lyuba salì e fece il biglietto alla macchinetta e si sedette tranquilla osservando dal finestrino la bellezza della natura, l’argine del fiume con le canne alte e fitte, l’azzurro pallido del cielo e il sole sfocato, poi pensò al silfio, alle sue furiose e pazze ricerche, al mostro o mostriciattolo che fosse, importava se era realtà o fantasia? L’importante era gettarselo alle spalle, Lyuba sorrise fra sé lasciandosi cullare dal tran tran della corriera... » Furono le ultime riflessioni di Lyuba « e si addormentò come di solito fa un bambino piccolo quando si porta giro in macchina. » Nello stesso istante, fuori campo, Lyuba si svegliò sollecitata da un po' di buffetti sulle guance dallo psicanalista. Gaetano Barbella

1 commento:

Gaetano ha detto...

Occorreva un caprio espiatorio per punire l'automobilista che aveva investito il gruccione, uccidendolo. Questo non si poteva fare nel racconto da Lyuba, ma la mia prefazione intesse tutta una versione esoterica e allora si profila una "coincidenza significativa" che lo psicanalista Jung cataloga nella sua "sincronicità". «La lingua batte dove il dente duole»: “il pensiero va sempre a ciò che ci fa soffrire”. Ciò che per il lettore è parso un errore, invece è il segno per capire l'arcano del presunto capro espiatorio nei riguardi dell'autore della prefazione in discussione con la frase:
«È quasi morto, dopo essere stato investito da un automilista che è appena sfrecciato.» Non si può punire un "automilista", chi è, non si sa. E nemmeno sembra che abbia a che fare con un'autovettura.
Perché tutta questa spiegazione? Alla gente di questo mondo, in genere, poco importano le cose dell'esoterismo, dell'alchimia, dell'occultismo, che non si spiegano con la ragione. Tanto che il buon parroco consiglia di starvi alla larga. E chi si ostina a mettere perfino per iscritto le cose dell'esoterismo, va messo in croce: diventa capro espiatorio. L'"automilista" per Gaetano.