sabato 20 maggio 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 32

Col ritrovamento avrebbe perso Lyuba per sempre

 

 

Duga, mise lo smartphone con cifratura integrata nella tasca della giacca, si effettuavano intercettazioni su intercettazioni, eppure il metodo per evitarle era molto semplice bastava  investire un poco di più acquistando un telefono in grado di criptare con algoritmi molto sicuri le telefonate, ovviamente occorreva che entrambi i cellulari della telefonata fossero protetti allo stesso modo. Duga era per un abbinamento fra i metodi tradizionali e quelli più tecnologici, così anche se aveva un cellulare criptato, la chiamata col Maestro l’aveva effettuata in un bagno pubblico con tutti i rubinetti aperti, un vecchio metodo di disturbo dell’ascolto, che non ha mai sbagliato.

Duga, era di corporatura normale, atteggiamenti normali, di quelle persone normali che non si notano in mezzo agli altri, che sembrano uguali a tante altre, un po’ come succede coi neri o gli indiani o i cinesi che ci paiono tutti simili, atteggiamento che Duga aveva acquisito dopo un lungo addestramento. Non aveva neppure il fisico d’atleta, non molto alto, un po’ tracagnotto, eppure nonostante l’età, quest’anno aveva compiuto sessant’anni, grazie all’allenamento e all’esperienza si sentiva in grado di mettere ko qualsiasi pischello, nella corsa, nella salita e in qualsiasi arte marziale, col paracadute o in immersione subacquea, con 99 piattelli colpiti su 100 era imbattibile nel tiro e nella mira e poi aveva una dote unica… quella della pazienza e quella di saper fiutare, aveva infatti un grosso naso che pareva vibrare come quello dei cani, l’occasione e il momento giusto.      

Vestiva con colori neutri, pantaloni un po’ sformati e maglioncini a collo alto, d’estate polo a mezze maniche sempre in tinte neutrali, i suoi colori erano tutte le tonalità di grigio e di marrone, dal beige fino al marrone scuro, persino i suoi capelli erano di quel colore, per il resto non si notavano né la pelle, né il colore degli occhi, anche se si permetteva un vezzo, un azzardo, indossava una giacca in tweed che portava di solito un po’ stropicciata, che lo faceva sembrare ancora più normale, ma se avesse incontrato una donna o un gay, di quelli che conoscevano bene i tessuti e a cui non sfuggiva niente di moda, si sarebbero resi conto che quell’omino non indossava una giacca normale ma un Harris Tweed, un tessuto in pura lana vergine tinta e filata a mano dagli isolani nelle Ebridi Esterne della Scozia, dai magnifici colori che ricordavano le campagne scozzesi, verde ortica o erica, rosso lichene, viola bacche di sambuco o il giallo autunnale delle rocce e delle erbe.   

Duga, uscì dal retro di un caffè in centro a Ravenna, che aveva la caratteristica, passando dall’entrata sul posteriore, di poter entrare in bagno senza essere visti, un luogo pubblico è sempre il posto più sicuro per non farsi notare e per ingarbugliare, che lui non si affidava completamente agli aggeggi tecnici, utilissimi per carità, ma ormai usati da una moltitudine di persone per i più disparati controlli, ladri a tutti gli effetti in quanto è reato rubare informazioni personali: verso la moglie per verificare se si hanno le corna, per spiare i dipendenti o solamente perché dei guardoni, degli ossessivi e dei maniacali che non hanno un razzo da fare che spiare le tendenze sessuali, i pensieri, la religione, i soldi che hanno in banca, la casa e il tipo di auto che hanno i loro vicini o i loro conoscenti, o le persone o famose o una qualsiasi persona su cui si incuriosiscono e poi un sacco di telecamere in ogni angolo di muro, questo temeva Duga, non le intercessioni  autorizzate che ottenerle non è per niente semplice, in quanto occorreva dimostrare dei sospetti fondati e reali sulla colpevolezza di qualcuno e inoltre  erano assai costose: i gestori telefonici, approfittandosene, richiedevano somme folli.

Duga era di questa illegalità inconsapevole di cui aveva timore, dell’imprevisto che poteva creare un cretino giocando con mezzi tecnologici di cui non comprendeva l’abc, così anche se era sicuro di non essere intercettato aprì il cassonetto dell’indifferenziata, tolse la sim che disintegrò e che poi bruciò in un portacenere/bidone della spazzatura, mise lo smartphone dentro a una scatola vuota di sigari, con i resti bruciacchiati della sim, infilandola dentro un sacchetto di carta e gettando il tutto nell’immondizia, aveva calcolato gli orari dello svuotamento e infatti il camion  dei rifiuti era fermo all’altra isola ecologica, pochi minuti e avrebbe  sgombrato anche questi… ora si sentiva sicuro, perché solo senza cellulare si era liberi di muoversi senza essere controllati.

Si avviò pigramente verso la banca di cui era direttore, una copertura serviva sempre, la sua costruita in lunghi anni di lavoro, era quella di un amministratore capace e autorevole, che aveva rifiutato un posto di prestigio governativo in quanto appassionato di arte e di cultura, un filantropo che sosteneva una notevole attività benefica sia in ambito religioso che nella vita culturale della città, ma in modo sempre molto riservato, senza mai apparire, così a Ravenna era  misconosciuto ai più e i pochi che lo conoscevano si guardavano bene dallo spettegolare in quanto erano ben pagati, ben trattati ma anche timorosi in quanto da lui emanava pure un qualcosa che lampeggiava come dangerous e quindi stavano in apprensione ogni volta che lo vedevano, preferivano sfuggirlo, era ritenuto un grande uomo ma strano, forse a causa della passione artistica, si dilettava a frequentare certi ambienti un po’ underground, dove si credeva fosse un aristocratico decaduto e un po’ bizzarro con le sue storie esoteriche, ma era rispettato nonostante ormai avesse un’età un po’ avanzata per fare l’anarchico.

Duga, ormai non sapeva neanche più chi era lui, abituato com’era a interpretare vari personaggi, era stato un quindicenne irrequieto e propenso all’occulto, al rock, al beat, a tutto ciò che andava contro all’autorità, all’ipocrisia e alla nobiltà e a quell’educazione perbenista dove esteriormente era tutto per benino poi bastava grattarne un po’ la doratura e veniva fuori tutta l’ambiguità. Nel gruppo che frequentava vi era qualche nome altisonante che si vergognava di esserlo e vestiva l’eskimo e lasciava la scuola per andare a fare l’operaio, oggi gli stessi ormai sessantenni, occupavano posti di prestigio e ostentavano il loro sangue blu, che era ritornato in auge a scapito  del sangue plebeo dell’operaio, e pensare che si erano laureati senza frequentare nessuna università, manco il liceo avevano bazzicato, l’avevano abbandonato per fare i metalmeccanici e i ribelli per poi tornare da mammà e paparino con una bella laurea comprata.

Durante il liceo, Duga aveva studiato assai poco, era fra i più ribelli, ma aveva certe intuizioni che lo rendevano brillante, il professore di matematica gli dava sempre quattro, perché anche se risolveva il tutto, era sempre impreciso e il prof. gli diceva che non gli importava se lui sapeva aggiustare le Ferrari se poi non era capace di riparare una 500.

Fu il professore che lo iniziò al lavoro, chiamiamolo di agente segreto, in un progetto che prevedeva una ricerca su determinati messaggeri divini, i 144mila di cui parlava la Bibbia, questi dovevano incarnarsi oppure si sarebbero risvegliati al momento opportuno, poco si sapeva: dovevano nascere nel 1975 e sarebbero stati  dei geni inconsapevoli di saperlo, inoltre avevano la possibilità, dato la congiunzione astrale favorevole, che accadeva all’incirca ogni mille anni, di realizzare ciò che era il loro scopo in questa vita e quindi di portare pace e prosperità al pianeta.

Negli anni Settanta, questa venuta dei messaggeri divini era tenuto molto segreta, solo pochissimi papaveri e i cinquemila addetti alla cerca sapevano, ma poi c’era tutto attorno l’esercito impiegatizio e qualcosa era fuoriuscito, qualcosa che indicava un rinnovamento religioso. La massa delle persone percepiva qualcosa, forse sentiva l’enorme energia in circolo: sette che predicavano la fine del mondo, altre che aspettavano il nuovo arrivo di Cristo, nascevano un po’ ovunque. Il peace and love attraeva i giovani che giravano con pochi mezzi o in autostop il mondo, creavano comuni pensando di poter vivere senza lavorare, avevano i capelli e le barbe lunghe come i profeti o i santi, molti erano sicuri della presenza degli alieni, alcuni addirittura ritenevano di essere stati rapiti da astronavi scese nel loro giardino di casa.

Il culmine di questa pazzia fu il 18 novembre del 1978, quando 912 persone, adepti della setta religiosa del Tempio del Popolo, si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown, nella giungla della Guyana, bevendo del cianuro, facendo la fila davanti a un enorme bidone pieno di veleno assecondando il volere del reverendo Jim Jones, che diceva di essere in grado di compiere miracoli, in quanto si riteneva la reincarnazione di Cristo e di Lenin insieme.  

La congiunzione astrale che doveva attuarsi non ci fu, la lettura dei tarocchi degli zingari, la cabala e ogni altra scienza esoterica confermava che nel mondo c’era troppa negatività, le coscienze umane poco responsabili: in questo millennio non ci sarebbe stata la tanto aspettata svolta evolutiva, che si sperava fosse più benevola e grande della rinascita dell’anno Mille, che fu caratterizzata da una rinnovata religiosità ma soprattutto da uno sviluppo economico che portò un nuovo benessere nella vita sociale.

Con gli anni Ottanta, si chiuse il libro della ricerca e della selezione sui nati del 1975, la cerca non fu ritenuta più molto importante, i bambini e le bambine già identificati vennero comunque seguiti e osservati nella loro crescita, molti furono in seguito inseriti in posti chiave, a loro insaputa, essendo in loro la potenzialità di menti elette, altri divennero geni del male, in quanto l’energia che assorbivano era negativa.

Duga non sapeva nulla degli altri come lui sparsi nel mondo, che seguivano altri inviati celesti con altre cerche e altri compiti, lui aveva cercato e seguito gli inviati nati nei paesi che si affacciavano sul Mediterraneo, questi messaggeri avevano come scopo della loro venuta di riportare in Terra lo   spirito intuitivo antico che avrebbe permesso di trovare il graal del Duemila, ovvero il mezzo che avrebbe dato lo stimolo per un nuovo sviluppo economico incentrato sul benessere sparso in ogni luogo del mondo e non come quello odierno in cui in alcuni paesi si era a malapena alla sopravvivenza e in altri luoghi si era a un eccesso di benessere tale da diventare malessere.

Aveva seguito appena diciottenne, una decina di bambini, selezionati fra i nati nel 1975, in un certo giorno, una certa ora, un certo luogo e con congiunzioni astrali particolari, tra loro vi era Lyuba.

Poi il suo controllo sui bambini, si limitò alla lettura degli atti amministrativi della scuola, dello sport ecc., in quanto dopo gli anni Ottanta si riteneva non possibile l’attuazione completa del programma.

Gli ideatori del modello sociale/economico/religioso incentrato sui 144mila messaggeri accantonarono il progetto, al potere andarono gli uomini del consumismo sfrenato, del divertimentificio, dei consumi basati sui vizi delle persone, che portò molta ricchezza, creando però le premesse dell’11 settembre 2001.

Paradossalmente con questo evento nefasto, riapparve inaspettatamente la congiunzione astrale favorevole.

Così Duga dal 2001 iniziò un controllo totale sulla ventiseienne Lyuba, perché dei bambini che aveva seguito negli anni Settanta solo in lei era rimasto una briciola dello spirito primitivo.

In Lyuba pareva possibile un risveglio, gli altri lo avevano perso stando troppo a contatto con la tecnologia.    

Duga aveva sempre protetto Lyuba dai suoi eccessi, che creativa e artistica com’era passava a sostenere i gruppi più disparati in totale incoscienza, testarda come un mulo, intrapresa una strada non mollava sino a che non sbatteva la testa.

Duga la sorvegliava anche facendo in modo che ogni manchevolezza fosse pagata, Lyuba certo non poteva immaginare che dietro alle piccole infrazioni che faceva, come ad esempio di andare ai 70 in un centro abitato o di parcheggiare una mezzora senza biglietto, a lei tac arrivava sempre una multa, bè dietro a quelle multe c’era Duga, in quanto ciò serviva per non far cadere Lyuba nel degrado dei costumi, visto gli ambienti illegali e modaioli che frequentava.

Lyuba era stata un’adolescente tutta chiesa e oratorio, poi siccome era vanitosa come poche, si lasciò conquistare dai complimenti, smise di andare a messa che era out, iniziò a vestirsi in modo firmato e ricercato, pensando solo a come aggiustarsi i capelli, passando da una cosa ad un’altra con una grande facilità, annoiandosi facilmente in quanto aveva una mente insaziabile di conoscenza che sperperava in vanitoserie, voleva essere amata per sé stessa e poi cercava tutti i modi per essere sempre più  bella, mai sarebbe uscita senza rossetto, la sua vanità era così spontanea e strabordante da renderla deliziosa e così Duga si era pazzamente innamorato, anche se non sapeva quali sarebbero stati gli ordini se lei fosse riuscita a ritrovare il silfio.

Duga sapeva come entrare in contatto telepatico con lei, ma due anni prima, cioè l’ultima volta aveva esagerato, era un periodo in cui aveva perso ogni speranza e riteneva inutile il suo lavoro segreto, era stanco dell’attesa, la congiunzione astrale sembrava completarsi, poi invece gli astri si allontanavano, nel 2013 ci fu il passaggio di due comete, la prima in marzo segnalò sicure sventure, la seconda in novembre preannunciava nuova vita, ma quando sarebbero finiti gli influssi negativi della cometa di marzo?

Potevano durare anche per decenni e Duga era stanco di fare il baby sitter a Lyuba, aveva voglia di lasciare perdere tutto e di presentarsi in carne e ossa a Lyuba che era sempre piena di idee e faceva il passo più lungo della gamba, poi piagnucolava e stava depressa, o sorrideva anche con gli occhi o stava tutta triste dalla punta dei capelli ai piedi.  

Gli era venuto voglia di giocare, divertendosi a chiederle cose strane, le ordinava, usando la telepatia o il controllo mentale, di saltare cancelli, di introdursi in una caserma di carabinieri per dichiarare che aveva gli acufeni, oppure di spettinarsi tutta prima di uscire, di andare a ballare da sola, facendole credere che lui si sarebbe manifestato realmente e non solo nella sua mente.

La induceva, in pieno inverno, di infilarsi vestita girando coi piedi a mollo dentro la fontana ai piedi della Montagnola di Bologna, oppure di andare nelle chiese a suonare le campanelle, tutte sciocchezze che lei faceva con grande impegno, in quanto il suo premio, come una Psiche moderna, sarebbe stato di incontrare l’amore vero, quell’uomo che non sapeva chi era ma che le dominava la mente e che l’aveva conquistata… evento che non sarebbe mai avvenuto.

Duga però esagerò, si lasciò prendere la mano dal gioco senza rendersi conto che Lyuba era al limite della sofferenza, che non sopportava più l’attesa di qualcuno che le prometteva di arrivare se lei faceva questo o quello e poi non arrivava mai, infatti captò nella sua mente il pensiero del suicidio, quindi non entrò mai più in modo diretto nel suo animo.

Doveva però controllare e conoscere i suoi pensieri, quindi fece in modo che Lyuba incontrasse Rocco e teleguidò il loro innamoramento, prendendo possesso mentale di Rocco nei momenti in cui facevano all’amore, riuscendo per mezzo dell’amplesso a capire quello che Lyuba pensava e meditava, questo metodo gli piaceva un sacco, ma anche lì esagerò perché induceva Rocco nel voler fare sempre all’amore con lei, fu così che Lyuba lasciò Rocco, decidendo un percorso casto.

In questo modo Duga non ebbe più la possibilità del controllo telepatico, in quanto non poteva rischiare di entrare in lei direttamente, Lyuba poteva riconoscerlo, spaventarsi e riavere pensieri di suicidio, né di entrare in un qualsiasi altro partner, perché la volontà di Lyuba era la castità e con il suo solito fervore ora andava a Messa ogni domenica comunicandosi, realizzando inconsapevolmente una barriera che Duga non riusciva a far crollare.   

Erano dieci mesi ormai che seguiva Lyuba, senza uno stretto legame telepatico, ora lei aveva anche perso o rotto il bracciale di zirconi, che aveva una microspia, ma Duga non era preoccupato, perché ormai aveva tutti i tasselli, sapeva dove si trovava il silfio: tramite il controllo mentale su Rico aveva letto nei pensieri di Lyuba, certo solo parzialmente perché non era la stessa cosa di un controllo tramite la completezza di un rapporto sessuale, anche un bacio poteva andare bene, ma Rico era solo un amico per Lyuba e non un amante e non poteva lanciare troppo Rico a mettere le mani su di lei.  

Era comunque riuscito a leggere i suoi ricordi più nascosti, che in lei a livello inconscio erano già riaffiorati chiaramente e a sapere dove si trovava il silfio.   

Non aveva detto niente al Maestro, perché voleva pensare bene al da farsi, senza fretta… col ritrovamento del silfio avrebbe perso Lyuba per sempre.

 

 

 

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