Capitolo 32
Col ritrovamento
avrebbe perso Lyuba per sempre
Duga, mise lo
smartphone con cifratura integrata nella tasca della giacca, si effettuavano
intercettazioni su intercettazioni, eppure il metodo per evitarle era molto
semplice bastava investire un poco di
più acquistando un telefono in grado di criptare con algoritmi molto sicuri le
telefonate, ovviamente occorreva che entrambi i cellulari della telefonata
fossero protetti allo stesso modo. Duga era per un abbinamento fra i metodi
tradizionali e quelli più tecnologici, così anche se aveva un cellulare
criptato, la chiamata col Maestro l’aveva effettuata in un bagno pubblico con
tutti i rubinetti aperti, un vecchio metodo di disturbo dell’ascolto, che non
ha mai sbagliato.
Duga, era di
corporatura normale, atteggiamenti normali, di quelle persone normali che non
si notano in mezzo agli altri, che sembrano uguali a tante altre, un po’ come
succede coi neri o gli indiani o i cinesi che ci paiono tutti simili,
atteggiamento che Duga aveva acquisito dopo un lungo addestramento. Non aveva
neppure il fisico d’atleta, non molto alto, un po’ tracagnotto, eppure
nonostante l’età, quest’anno aveva compiuto sessant’anni, grazie all’allenamento
e all’esperienza si sentiva in grado di mettere ko qualsiasi pischello, nella
corsa, nella salita e in qualsiasi arte marziale, col paracadute o in
immersione subacquea, con 99 piattelli colpiti su 100 era imbattibile nel tiro
e nella mira e poi aveva una dote unica… quella della pazienza e quella di
saper fiutare, aveva infatti un grosso naso che pareva vibrare come quello dei
cani, l’occasione e il momento giusto.
Vestiva con
colori neutri, pantaloni un po’ sformati e maglioncini a collo alto, d’estate polo
a mezze maniche sempre in tinte neutrali, i suoi colori erano tutte le tonalità
di grigio e di marrone, dal beige fino al marrone scuro, persino i suoi capelli
erano di quel colore, per il resto non si notavano né la pelle, né il colore
degli occhi, anche se si permetteva un vezzo, un azzardo, indossava una giacca
in tweed che portava di solito un po’ stropicciata, che lo faceva sembrare
ancora più normale, ma se avesse incontrato una donna o un gay, di quelli che conoscevano
bene i tessuti e a cui non sfuggiva niente di moda, si sarebbero resi conto che
quell’omino non indossava una giacca normale ma un Harris Tweed, un tessuto in
pura lana vergine tinta e filata a mano dagli isolani nelle Ebridi Esterne
della Scozia, dai magnifici colori che ricordavano le campagne scozzesi, verde
ortica o erica, rosso lichene, viola bacche di sambuco o il giallo autunnale
delle rocce e delle erbe.
Duga, uscì
dal retro di un caffè in centro a Ravenna, che aveva la caratteristica,
passando dall’entrata sul posteriore, di poter entrare in bagno senza essere
visti, un luogo pubblico è sempre il posto più sicuro per non farsi notare e
per ingarbugliare, che lui non si affidava completamente agli aggeggi tecnici,
utilissimi per carità, ma ormai usati da una moltitudine di persone per i più
disparati controlli, ladri a tutti gli effetti in quanto è reato rubare informazioni
personali: verso la moglie per verificare se si hanno le corna, per spiare i
dipendenti o solamente perché dei guardoni, degli ossessivi e dei maniacali che
non hanno un razzo da fare che spiare le tendenze sessuali, i pensieri, la
religione, i soldi che hanno in banca, la casa e il tipo di auto che hanno i
loro vicini o i loro conoscenti, o le persone o famose o una qualsiasi persona
su cui si incuriosiscono e poi un sacco di telecamere in ogni angolo di muro,
questo temeva Duga, non le intercessioni
autorizzate che ottenerle non è per niente semplice, in quanto occorreva
dimostrare dei sospetti fondati e reali sulla colpevolezza di qualcuno e inoltre
erano assai costose: i gestori
telefonici, approfittandosene, richiedevano somme folli.
Duga era di
questa illegalità inconsapevole di cui aveva timore, dell’imprevisto che poteva
creare un cretino giocando con mezzi tecnologici di cui non comprendeva l’abc, così
anche se era sicuro di non essere intercettato aprì il cassonetto
dell’indifferenziata, tolse la sim che disintegrò e che poi bruciò in un
portacenere/bidone della spazzatura, mise lo smartphone dentro a una scatola
vuota di sigari, con i resti bruciacchiati della sim, infilandola dentro un
sacchetto di carta e gettando il tutto nell’immondizia, aveva calcolato gli
orari dello svuotamento e infatti il camion dei rifiuti era fermo all’altra isola
ecologica, pochi minuti e avrebbe sgombrato anche questi… ora si sentiva sicuro,
perché solo senza cellulare si era liberi di muoversi senza essere controllati.
Si avviò
pigramente verso la banca di cui era direttore, una copertura serviva sempre,
la sua costruita in lunghi anni di lavoro, era quella di un amministratore
capace e autorevole, che aveva rifiutato un posto di prestigio governativo in
quanto appassionato di arte e di cultura, un filantropo che sosteneva una
notevole attività benefica sia in ambito religioso che nella vita culturale
della città, ma in modo sempre molto riservato, senza mai apparire, così a
Ravenna era misconosciuto ai più e i
pochi che lo conoscevano si guardavano bene dallo spettegolare in quanto erano
ben pagati, ben trattati ma anche timorosi in quanto da lui emanava pure un
qualcosa che lampeggiava come dangerous
e quindi stavano in apprensione ogni volta che lo vedevano, preferivano
sfuggirlo, era ritenuto un grande uomo ma strano,
forse a causa della passione artistica, si dilettava a frequentare certi
ambienti un po’ underground, dove si credeva fosse un aristocratico decaduto e
un po’ bizzarro con le sue storie esoteriche, ma era rispettato nonostante ormai
avesse un’età un po’ avanzata per fare l’anarchico.
Duga, ormai
non sapeva neanche più chi era lui, abituato com’era a interpretare vari
personaggi, era stato un quindicenne irrequieto e propenso all’occulto, al
rock, al beat, a tutto ciò che andava contro all’autorità, all’ipocrisia e alla
nobiltà e a quell’educazione perbenista dove esteriormente era tutto per benino
poi bastava grattarne un po’ la doratura e veniva fuori tutta l’ambiguità. Nel
gruppo che frequentava vi era qualche nome altisonante che si vergognava di
esserlo e vestiva l’eskimo e lasciava la scuola per andare a fare l’operaio, oggi
gli stessi ormai sessantenni, occupavano posti di prestigio e ostentavano il
loro sangue blu, che era ritornato in auge a scapito del sangue plebeo dell’operaio, e pensare che
si erano laureati senza frequentare nessuna università, manco il liceo avevano bazzicato,
l’avevano abbandonato per fare i metalmeccanici e i ribelli per poi tornare da
mammà e paparino con una bella laurea comprata.
Durante il
liceo, Duga aveva studiato assai poco, era fra i più ribelli, ma aveva certe
intuizioni che lo rendevano brillante, il professore di matematica gli dava
sempre quattro, perché anche se risolveva il tutto, era sempre impreciso e il
prof. gli diceva che non gli importava se lui sapeva aggiustare le Ferrari se
poi non era capace di riparare una 500.
Fu il
professore che lo iniziò al lavoro, chiamiamolo di agente segreto, in un
progetto che prevedeva una ricerca su determinati messaggeri divini, i 144mila di cui parlava la Bibbia, questi
dovevano incarnarsi oppure si sarebbero risvegliati al momento opportuno, poco
si sapeva: dovevano nascere nel 1975 e sarebbero stati dei geni inconsapevoli di saperlo, inoltre
avevano la possibilità, dato la congiunzione astrale favorevole, che accadeva all’incirca
ogni mille anni, di realizzare ciò che era il loro scopo in questa vita e
quindi di portare pace e prosperità al pianeta.
Negli anni
Settanta, questa venuta dei messaggeri
divini era tenuto molto segreta, solo pochissimi papaveri e i cinquemila addetti
alla cerca sapevano, ma poi c’era tutto attorno l’esercito impiegatizio e
qualcosa era fuoriuscito, qualcosa che indicava un rinnovamento religioso. La
massa delle persone percepiva qualcosa, forse sentiva l’enorme energia in circolo:
sette che predicavano la fine del mondo, altre che aspettavano il nuovo arrivo
di Cristo, nascevano un po’ ovunque. Il peace
and love attraeva i giovani che giravano con pochi mezzi o in autostop il
mondo, creavano comuni pensando di poter vivere senza lavorare, avevano i
capelli e le barbe lunghe come i profeti o i santi, molti erano sicuri della
presenza degli alieni, alcuni addirittura ritenevano di essere stati rapiti da
astronavi scese nel loro giardino di casa.
Il culmine di
questa pazzia fu il 18 novembre del 1978, quando 912 persone, adepti della
setta religiosa del Tempio del Popolo,
si suicidarono in massa nella loro comune di Jonestown, nella giungla della
Guyana, bevendo del cianuro, facendo la fila davanti a un enorme bidone pieno
di veleno assecondando il volere del reverendo Jim Jones, che diceva di essere
in grado di compiere miracoli, in quanto si riteneva la reincarnazione di
Cristo e di Lenin insieme.
La
congiunzione astrale che doveva attuarsi non ci fu, la lettura dei tarocchi
degli zingari, la cabala e ogni altra scienza esoterica confermava che nel
mondo c’era troppa negatività, le coscienze umane poco responsabili: in questo
millennio non ci sarebbe stata la tanto aspettata svolta evolutiva, che si
sperava fosse più benevola e grande della rinascita dell’anno Mille, che fu
caratterizzata da una rinnovata religiosità ma soprattutto da uno sviluppo
economico che portò un nuovo benessere nella vita sociale.
Con gli anni
Ottanta, si chiuse il libro della ricerca e della selezione sui nati del 1975, la
cerca non fu ritenuta più molto importante, i bambini e le bambine già identificati
vennero comunque seguiti e osservati nella loro crescita, molti furono in
seguito inseriti in posti chiave, a loro insaputa, essendo in loro la potenzialità
di menti elette, altri divennero geni del male, in quanto l’energia che
assorbivano era negativa.
Duga non
sapeva nulla degli altri come lui sparsi nel mondo, che seguivano altri inviati celesti con altre cerche e altri
compiti, lui aveva cercato e seguito gli inviati nati nei paesi che si affacciavano
sul Mediterraneo, questi messaggeri avevano come scopo della loro venuta di
riportare in Terra lo spirito intuitivo antico che avrebbe permesso
di trovare il graal del Duemila, ovvero il mezzo che avrebbe dato lo stimolo
per un nuovo sviluppo economico incentrato sul benessere sparso in ogni luogo
del mondo e non come quello odierno in cui in alcuni paesi si era a malapena
alla sopravvivenza e in altri luoghi si era a un eccesso di benessere tale da
diventare malessere.
Aveva seguito
appena diciottenne, una decina di bambini, selezionati fra i nati nel 1975, in
un certo giorno, una certa ora, un certo luogo e con congiunzioni astrali
particolari, tra loro vi era Lyuba.
Poi il suo
controllo sui bambini, si limitò alla lettura degli atti amministrativi della
scuola, dello sport ecc., in quanto dopo gli anni Ottanta si riteneva non
possibile l’attuazione completa del programma.
Gli ideatori
del modello sociale/economico/religioso incentrato sui 144mila messaggeri
accantonarono il progetto, al potere andarono gli uomini del consumismo
sfrenato, del divertimentificio, dei consumi basati sui vizi delle persone, che
portò molta ricchezza, creando però le premesse dell’11 settembre 2001.
Paradossalmente
con questo evento nefasto, riapparve inaspettatamente la congiunzione astrale
favorevole.
Così Duga dal
2001 iniziò un controllo totale sulla ventiseienne Lyuba, perché dei bambini
che aveva seguito negli anni Settanta solo in lei era rimasto una briciola dello
spirito primitivo.
In Lyuba pareva
possibile un risveglio, gli altri lo avevano perso stando troppo a contatto con
la tecnologia.
Duga aveva
sempre protetto Lyuba dai suoi eccessi, che creativa e artistica com’era
passava a sostenere i gruppi più disparati in totale incoscienza, testarda come
un mulo, intrapresa una strada non mollava sino a che non sbatteva la testa.
Duga la
sorvegliava anche facendo in modo che ogni manchevolezza fosse pagata, Lyuba
certo non poteva immaginare che dietro alle piccole infrazioni che faceva, come
ad esempio di andare ai 70 in un centro abitato o di parcheggiare una mezzora
senza biglietto, a lei tac arrivava sempre una multa, bè dietro a quelle multe
c’era Duga, in quanto ciò serviva per non far cadere Lyuba nel degrado dei
costumi, visto gli ambienti illegali e modaioli che frequentava.
Lyuba era
stata un’adolescente tutta chiesa e oratorio, poi siccome era vanitosa come
poche, si lasciò conquistare dai complimenti, smise di andare a messa che era
out, iniziò a vestirsi in modo firmato e ricercato, pensando solo a come
aggiustarsi i capelli, passando da una cosa ad un’altra con una grande
facilità, annoiandosi facilmente in quanto aveva una mente insaziabile di
conoscenza che sperperava in vanitoserie, voleva essere amata per sé stessa e
poi cercava tutti i modi per essere sempre più
bella, mai sarebbe uscita senza rossetto, la sua vanità era così
spontanea e strabordante da renderla deliziosa e così Duga si era pazzamente
innamorato, anche se non sapeva quali sarebbero stati gli ordini se lei fosse
riuscita a ritrovare il silfio.
Duga sapeva
come entrare in contatto telepatico con lei, ma due anni prima, cioè l’ultima
volta aveva esagerato, era un periodo in cui aveva perso ogni speranza e
riteneva inutile il suo lavoro segreto, era stanco dell’attesa, la congiunzione
astrale sembrava completarsi, poi invece gli astri si allontanavano, nel 2013
ci fu il passaggio di due comete, la prima in marzo segnalò sicure sventure, la
seconda in novembre preannunciava nuova vita, ma quando sarebbero finiti gli
influssi negativi della cometa di marzo?
Potevano
durare anche per decenni e Duga era stanco di fare il baby sitter a Lyuba,
aveva voglia di lasciare perdere tutto e di presentarsi in carne e ossa a Lyuba
che era sempre piena di idee e faceva il passo più lungo della gamba, poi
piagnucolava e stava depressa, o sorrideva anche con gli occhi o stava tutta
triste dalla punta dei capelli ai piedi.
Gli era
venuto voglia di giocare, divertendosi a chiederle cose strane, le ordinava,
usando la telepatia o il controllo mentale, di saltare cancelli, di introdursi
in una caserma di carabinieri per dichiarare che aveva gli acufeni, oppure di
spettinarsi tutta prima di uscire, di andare a ballare da sola, facendole
credere che lui si sarebbe manifestato realmente e non solo nella sua mente.
La induceva,
in pieno inverno, di infilarsi vestita girando coi piedi a mollo dentro la
fontana ai piedi della Montagnola di Bologna, oppure di andare nelle chiese a
suonare le campanelle, tutte sciocchezze che lei faceva con grande impegno, in
quanto il suo premio, come una Psiche moderna, sarebbe stato di incontrare l’amore
vero, quell’uomo che non sapeva chi era ma che le dominava la mente e che l’aveva
conquistata… evento che non sarebbe mai avvenuto.
Duga però
esagerò, si lasciò prendere la mano dal gioco senza rendersi conto che Lyuba
era al limite della sofferenza, che non sopportava più l’attesa di qualcuno che
le prometteva di arrivare se lei faceva questo o quello e poi non arrivava mai,
infatti captò nella sua mente il pensiero del suicidio, quindi non entrò mai
più in modo diretto nel suo animo.
Doveva però
controllare e conoscere i suoi pensieri, quindi fece in modo che Lyuba
incontrasse Rocco e teleguidò il loro innamoramento, prendendo possesso mentale
di Rocco nei momenti in cui facevano all’amore, riuscendo per mezzo
dell’amplesso a capire quello che Lyuba pensava e meditava, questo metodo gli
piaceva un sacco, ma anche lì esagerò perché induceva Rocco nel voler fare sempre
all’amore con lei, fu così che Lyuba lasciò Rocco, decidendo un percorso casto.
In questo
modo Duga non ebbe più la possibilità del controllo telepatico, in quanto non poteva
rischiare di entrare in lei direttamente, Lyuba poteva riconoscerlo,
spaventarsi e riavere pensieri di suicidio, né di entrare in un qualsiasi altro
partner, perché la volontà di Lyuba era la castità e con il suo solito fervore
ora andava a Messa ogni domenica comunicandosi, realizzando inconsapevolmente
una barriera che Duga non riusciva a far crollare.
Erano dieci
mesi ormai che seguiva Lyuba, senza uno stretto legame telepatico, ora lei
aveva anche perso o rotto il bracciale di zirconi, che aveva una microspia, ma Duga
non era preoccupato, perché ormai aveva tutti i tasselli, sapeva dove si
trovava il silfio: tramite il controllo mentale su Rico aveva letto nei
pensieri di Lyuba, certo solo parzialmente perché non era la stessa cosa di un
controllo tramite la completezza di un rapporto sessuale, anche un bacio poteva
andare bene, ma Rico era solo un amico per Lyuba e non un amante e non poteva
lanciare troppo Rico a mettere le mani su di lei.
Era comunque
riuscito a leggere i suoi ricordi più nascosti, che in lei a livello inconscio erano
già riaffiorati chiaramente e a sapere dove si trovava il silfio.
Non aveva
detto niente al Maestro, perché voleva pensare bene al da farsi, senza fretta…
col ritrovamento del silfio avrebbe perso Lyuba per sempre.
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