lunedì 1 maggio 2023

Il volo del gruccione

Capitolo 30

I semi del silfio erano a forma di cuore

 

 

Non sapeva se iniziare ad indagare sugli zingari o sul Silfio, poi si decise.

La cirenaica produceva il silfio, un arboscello celebre nel mondo antico, che secerneva una gomma chiamata laser, la pianta era usata sia come cibo che come medicina, già molto rara ai tempi di Nerone, a cui fu presentato un fusto di questa pianta come un tesoro unico.

Secondo le numerose testimonianze di autori antichi, il silfio apparve improvvisamente, e misteriosamente, scomparve. Era una pianta annuale spontanea, simile ad una specie di finocchio gigante alto sino a due metri con una grossa radice, dal lungo fusto rigato verticalmente all’esterno e cavo all’interno, da cui partivano altri gambi su cui sbocciavano fiori ad ombrello; i  semi maturavano a fine primavera ed erano a forma di cuore. L’odore e il gusto era un misto tra quello del finocchio e della menta; dalla radice si estraeva una gommoresina solubile in acqua denominata laserpitium cioè latte di silfio. Inutili furono i tentativi di coltivarla in altri luoghi, cresceva solo sulla Montagna Verde, l’altipiano che si innalza fino a mille metri, quasi a picco sul Mediterraneo, per poi digradare lentamente verso il deserto, che si snoda dalla Cirenaica fino all’Egitto.

Si usava tutta la pianta, radice e stelo tagliati a pezzettini e conditi con aceto erano un cibo di pregio, gli scarti servivano da foraggio per ottenere una carne speciale; dai succhi del fusto si otteneva la spezia per eccellenza, quella più ricercata e costosa, il cui uso era simbolo di ricchezza di raffinatezza; dai fiori si ricavava un ricercato profumo.

La maggior risorsa era però la gomma estratta dalla radice, il laserpicium, che, secondo la preparazione e il dosaggio veniva usato per una miriade di mali: per trattare la tosse, la gola irritata, la febbre, l’indigestione, le verruche, per i dolori articolari e ginecologici, il trattamento delle ferite, le contratture muscolari, ma anche contro i tremori, l’epilessia e la depressione, contro la caduta dei capelli e per la bellezza della pelle. Nonostante tutte queste virtù, ciò che rendeva inestimabile il silfio erano i suoi poteri afrodisiaci e soprattutto, di funzionare anche come anticoncezionale. In poche parole il silfio era un farmaco che univa le qualità dell’aspirina, con quelle del collagene, del viagra e della pillola del giorno dopo. Considerato ciò non sorprende la sua ampia fama in tutto il mondo antico, e il fatto che la lavorazione e il commercio del Silfio costituisse la ricchezza del regno di Cirene, tanto da essere raffigurato sulle monete libiche.

I semi del silfio erano a forma di cuore.

Cirene la città fondata nel 630 a. C dai dori provenienti da Santorini, che si dicevano imparentanti con Eracle, diventò un centro fiorente di cultura con in sede una famosa scuola di medicina e farmacologia, tutto grazie al silfio e al benessere che aveva portato.

Ma già ai tempi di Augusto il silfio originale, sì perché anche anticamente c’erano le contraffazioni e le merci taroccate, era ormai talmente raro da essere pagato a peso d’oro. Qualcuno, sostiene che l’ultima pianta venne donata all’imperatore Nerone, anche se risulta che nel 93 d.C. Roma riuscì a trovarne qualche chilogrammo, ma forse non era autentico. Mentre è certo che nel 111 il farmacista comasco Aulo Geminio Giusto, amico di Plinio, effettuò una apposita spedizione in Cirenaica alla ricerca dell’ormai mitica pianta, senza riuscire a trovarne alcun esemplare.

Nel 1800 una Società francese sovvenzionò un premio per la ricerca di piante di silfio, che ovviamente non venne mai attribuito.

La ragione dell’estinzione del silfio non è ben accertata.

Fu l’aumento della domanda di carne speciale e pregiata di animali cresciuti nutrendosi della pianta?

Scomparve per eccesso di raccolta?

Fu la desertificazione progressiva del Sahara?     

O fu soltanto colpa della avidità umana?

Oppure semplicemente scomparve per manipolazione genetica, il silfio impiantato dall’uomo come il grano, si estinse perché si propagava solo nel crescere selvatico?

Non è chiara la sua scomparsa ma gli effetti furono netti e sicuri, portando il declino di Cirene e delle popolazioni del Nord Africa: come se oggi all’improvviso finisse il petrolio negli Emirati Arabi.

Un antico mito egizio racconta che Thot, una divinità egizia, dio della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della matematica e della geometria avesse celato il suo sapere in libri nascosti per il mondo, che sarebbero stati trovati al momento opportuno solo  da uomini degni e virtuosi che avrebbero utilizzato le loro scoperte per il bene dell’umanità, se c’è un pizzico di verità, magari in uno di questi libri c’è scritto come ritrovare il silfio.

-Bè, se quel tale Duga, avesse le qualità del principe di Machiavelli: forza, astuzia e ragione e si ritrovasse qualche seme a forma di cuore del silfio, si potrebbe veramente creare un nuovo Rinascimento, questa volta meno guerresco e non solo ristretto alle corti, ed avere così un periodo di pace e prosperità limitando la violenza nel mondo- Lyuba stava pensando ad un El Dorado odierno da realizzare su tutta la Terra, un luogo con immense quantità di silfio, così da poter avere ricchezza per tutti.

Ricchezza tramite il silfio, la pianta donata dagli dèi, quindi un ritorno al sacro e alle religioni osservate e rispettate, un luogo dove i bisogni materiali e spirituali fossero appagati e gli esseri umani potessero vivere in pace tra loro godendo della vita senza aver paura della morte... bastava credere e amare.

L’amore è credere senza vedere né toccare, l’amore non finisce se si crede e se si ama senza aspettarsi niente.

La pianta del silfio, come la storia del graal, era apparsa e poi svanita misteriosamente.

Il gruccione le aveva fatto scoprire il silfio, una pianta magica che poteva essere la radice di un nuovo sviluppo tecnologico meno invasivo sul fronte della Natura e soprattutto meno eccessivo, meno incentrato sul consumismo sfrenato basato sui vizi delle persone.

Era pura illusione sperare di ritrovare i semi del silfio, che una persona o un gruppo di persone capitanate da un certo Duga, li stesse ricercando, lungo il Delta del Po, era pure possibile, il mondo è pieno di eccentrici e a volte ci azzeccano pure.

Quali conoscenze avessero, lyuba non ne aveva proprio idea, cosa c’entrasse lei, non lo sapeva, anche perché essere al corrente di tale cerca non le portava nessun vantaggio e tanto meno lo portava agli altri, Lyuba non era certo in grado di mettersi a cercare il silfio a piedi o in bicicletta lungo le pinete e  le valli del Delta, se non lo avevano trovato col concorso del 1800, non si sarebbe trovato neanche ora, ma come suole dire… la speranza è l’ultima a morire, magari questo fantomatico Duga ci riusciva.

Lyuba poi, non era nemmeno certa che una società ordinata e senza vizi fosse auspicabile, aveva  letto anni fa, qualcosa su un certo Mandeville: La favola delle api, un poemetto satirico in cui si   narrava di un ricco alveare, dove le api, intente ai loro traffici, erano invidiose, astute, ambiziose, vanitose e corrotte, non erano però capaci di comprendere che la loro propensione al vizio e al lusso, di cui si lamentavano, costituiva la loro prosperità. Le api pregarono gli dèi di trasformare i   vizi in virtù, furono accontentante ma la nuova comunità di api virtuose andò presto in rovina, perché era dai vizi che proveniva la ricchezza, il lusso fastoso dava lavoro a milioni di poveri, la stessa invidia fra gli industriali faceva fiorire le arti e il commercio, la stravaganza nel mangiare e nella moda del vestiario benché a volte esagerati erano la parte più redditizia del commercio, il vizio poi produceva l’astuzia dei governanti in quanto dovevano correggere le leggi per prevenire l’errore dei vizi e l’astuzia così si prodigava in ogni dove creando nuove invenzioni e nuovi consumi.

Lyuba era tale e quale ad un’ape viziosa, era benestante, sicuro aveva più agi di sua madre e molti, ma molti più di sua nonna eppure stava a lamentarsi dei vizi della società e dell’eccessivo consumismo -eh Lyuba, se tu vivessi in una capanna africana guarderesti alla tua condizione attuale come all’EL Dorado, altro che salvare il mondo, è già salvato almeno il tuo-.

 

 

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