Capitolo 30
I semi del silfio
erano a forma di cuore
Non sapeva se
iniziare ad indagare sugli zingari o sul Silfio, poi si decise.
La cirenaica
produceva il silfio, un arboscello celebre nel mondo antico, che secerneva una
gomma chiamata laser, la pianta era usata sia come cibo che come medicina, già
molto rara ai tempi di Nerone, a cui fu presentato un fusto di questa pianta come
un tesoro unico.
Secondo le
numerose testimonianze di autori antichi, il silfio apparve improvvisamente, e
misteriosamente, scomparve. Era una pianta annuale spontanea, simile ad una
specie di finocchio gigante alto sino a due metri con una grossa radice, dal
lungo fusto rigato verticalmente all’esterno e cavo all’interno, da cui partivano
altri gambi su cui sbocciavano fiori ad ombrello; i semi maturavano a fine primavera ed erano a
forma di cuore. L’odore e il gusto era un misto tra quello del finocchio e
della menta; dalla radice si estraeva una gommoresina solubile in acqua denominata
laserpitium cioè latte di silfio. Inutili furono i tentativi di coltivarla in
altri luoghi, cresceva solo sulla Montagna Verde, l’altipiano che si innalza
fino a mille metri, quasi a picco sul Mediterraneo, per poi digradare
lentamente verso il deserto, che si snoda dalla Cirenaica fino all’Egitto.
Si usava
tutta la pianta, radice e stelo tagliati a pezzettini e conditi con aceto erano
un cibo di pregio, gli scarti servivano da foraggio per ottenere una carne
speciale; dai succhi del fusto si otteneva la spezia per eccellenza, quella più
ricercata e costosa, il cui uso era simbolo di ricchezza di raffinatezza; dai
fiori si ricavava un ricercato profumo.
La maggior
risorsa era però la gomma estratta dalla radice, il laserpicium, che, secondo
la preparazione e il dosaggio veniva usato per una miriade di mali: per
trattare la tosse, la gola irritata, la febbre, l’indigestione, le verruche,
per i dolori articolari e ginecologici, il trattamento delle ferite, le
contratture muscolari, ma anche contro i tremori, l’epilessia e la depressione,
contro la caduta dei capelli e per la bellezza della pelle. Nonostante tutte
queste virtù, ciò che rendeva inestimabile il silfio erano i suoi poteri
afrodisiaci e soprattutto, di funzionare anche come anticoncezionale. In poche
parole il silfio era un farmaco che univa le qualità dell’aspirina, con quelle
del collagene, del viagra e della pillola del giorno dopo. Considerato ciò non
sorprende la sua ampia fama in tutto il mondo antico, e il fatto che la
lavorazione e il commercio del Silfio costituisse la ricchezza del regno di
Cirene, tanto da essere raffigurato sulle monete libiche.
I semi del silfio
erano a forma di cuore.
Cirene la città
fondata nel 630 a. C dai dori provenienti da Santorini, che si dicevano imparentanti
con Eracle, diventò un centro fiorente di cultura con in sede una famosa scuola
di medicina e farmacologia, tutto grazie al silfio e al benessere che aveva
portato.
Ma già ai
tempi di Augusto il silfio originale, sì perché anche anticamente c’erano le
contraffazioni e le merci taroccate, era ormai talmente raro da essere pagato a
peso d’oro. Qualcuno, sostiene che l’ultima pianta venne donata all’imperatore
Nerone, anche se risulta che nel 93 d.C. Roma riuscì a trovarne qualche
chilogrammo, ma forse non era autentico. Mentre è certo che nel 111 il
farmacista comasco Aulo Geminio Giusto, amico di Plinio, effettuò una apposita
spedizione in Cirenaica alla ricerca dell’ormai mitica pianta, senza riuscire a
trovarne alcun esemplare.
Nel 1800 una Società
francese sovvenzionò un premio per la ricerca di piante di silfio, che
ovviamente non venne mai attribuito.
La ragione
dell’estinzione del silfio non è ben accertata.
Fu l’aumento
della domanda di carne speciale e pregiata di animali cresciuti nutrendosi
della pianta?
Scomparve per
eccesso di raccolta?
Fu la
desertificazione progressiva del Sahara?
O fu soltanto
colpa della avidità umana?
Oppure
semplicemente scomparve per manipolazione
genetica, il silfio impiantato dall’uomo come il grano, si estinse perché
si propagava solo nel crescere selvatico?
Non è chiara
la sua scomparsa ma gli effetti furono netti e sicuri, portando il declino di
Cirene e delle popolazioni del Nord Africa: come se oggi all’improvviso finisse
il petrolio negli Emirati Arabi.
Un antico
mito egizio racconta che Thot, una divinità egizia, dio della Luna, della
sapienza, della scrittura, della magia, della misura del tempo, della
matematica e della geometria avesse celato il suo sapere in libri nascosti per
il mondo, che sarebbero stati trovati al momento opportuno solo da uomini degni e virtuosi che avrebbero
utilizzato le loro scoperte per il bene dell’umanità, se c’è un pizzico di
verità, magari in uno di questi libri c’è scritto come ritrovare il silfio.
-Bè, se quel
tale Duga, avesse le qualità del principe di Machiavelli: forza, astuzia e
ragione e si ritrovasse qualche seme a forma di cuore del silfio, si potrebbe
veramente creare un nuovo Rinascimento, questa volta meno guerresco e non solo
ristretto alle corti, ed avere così un periodo di pace e prosperità limitando
la violenza nel mondo- Lyuba stava pensando ad un El Dorado odierno da
realizzare su tutta la Terra, un luogo con immense quantità di silfio, così da
poter avere ricchezza per tutti.
Ricchezza
tramite il silfio, la pianta donata dagli dèi, quindi un ritorno al sacro e
alle religioni osservate e rispettate, un luogo dove i bisogni materiali e
spirituali fossero appagati e gli esseri umani potessero vivere in pace tra
loro godendo della vita senza aver paura della morte... bastava credere e
amare.
L’amore è
credere senza vedere né toccare, l’amore non finisce se si crede e se si ama
senza aspettarsi niente.
La pianta del
silfio, come la storia del graal, era apparsa e poi svanita misteriosamente.
Il gruccione
le aveva fatto scoprire il silfio, una pianta magica che poteva essere la
radice di un nuovo sviluppo tecnologico meno invasivo sul fronte della Natura e
soprattutto meno eccessivo, meno incentrato sul consumismo sfrenato basato sui
vizi delle persone.
Era pura
illusione sperare di ritrovare i semi del silfio, che una persona o un gruppo
di persone capitanate da un certo Duga, li stesse ricercando, lungo il Delta
del Po, era pure possibile, il mondo è pieno di eccentrici e a volte ci
azzeccano pure.
Quali
conoscenze avessero, lyuba non ne aveva proprio idea, cosa c’entrasse lei, non
lo sapeva, anche perché essere al corrente di tale cerca non le portava nessun
vantaggio e tanto meno lo portava agli altri, Lyuba non era certo in grado di
mettersi a cercare il silfio a piedi o in bicicletta lungo le pinete e le valli del Delta, se non lo avevano trovato
col concorso del 1800, non si sarebbe trovato neanche ora, ma come suole dire…
la speranza è l’ultima a morire, magari questo fantomatico Duga ci riusciva.
Lyuba poi, non
era nemmeno certa che una società ordinata e senza vizi fosse auspicabile,
aveva letto anni fa, qualcosa su un
certo Mandeville: La favola delle api,
un poemetto satirico in cui si narrava
di un ricco alveare, dove le api, intente ai loro traffici, erano invidiose,
astute, ambiziose, vanitose e corrotte, non erano però capaci di comprendere
che la loro propensione al vizio e al lusso, di cui si lamentavano, costituiva la
loro prosperità. Le api pregarono gli dèi di trasformare i vizi in virtù, furono accontentante ma la
nuova comunità di api virtuose andò presto in rovina, perché era dai vizi che
proveniva la ricchezza, il lusso fastoso dava lavoro a milioni di poveri, la
stessa invidia fra gli industriali faceva fiorire le arti e il commercio, la
stravaganza nel mangiare e nella moda del vestiario benché a volte esagerati erano
la parte più redditizia del commercio, il vizio poi produceva l’astuzia dei
governanti in quanto dovevano correggere le leggi per prevenire l’errore dei
vizi e l’astuzia così si prodigava in ogni dove creando nuove invenzioni e
nuovi consumi.
Lyuba era
tale e quale ad un’ape viziosa, era benestante, sicuro aveva più agi di sua
madre e molti, ma molti più di sua nonna eppure stava a lamentarsi dei vizi
della società e dell’eccessivo consumismo -eh Lyuba, se tu vivessi in una
capanna africana guarderesti alla tua condizione attuale come all’EL Dorado,
altro che salvare il mondo, è già salvato almeno il tuo-.
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