venerdì 7 agosto 2009

IL CAPPUCCETTO ROSSO E IL LUPO MANNARO 4 PUNTATA

Il lupo confessò che la signora dal cappuccetto rosso aveva ragione, e intestò a lei il suo covo, le sue case e i suoi poderi. 
- Ah!- disse allora Cappuccetto rosso. -Tutto ciò che è sicuro è sicuro! Può venire un terremoto che fa crollare le case. Può venire un' inondazione che porta via le terre. È più saggio che io venda tutto e porti il denaro in città, alla Cassa di risparmio, dove mi danno il tre e mezzo per cento...-
E fece come disse. 
Da allora in poi il lupo condusse una vita abbastanza misera. 
Danaro non ne aveva più, e la donna non gliene dava. E tutto quel poco che egli poteva ancora guadagnare con un lavoro duro e faticoso, gli bastava appena per pagare le quote all'Istituto delle assicurazioni per la polizza a favore della sua signora e degli eventuali nascituri suoi rampolli... Ora aveva dei momenti in cui, esasperato malediva di essersi lasciato tagliare le unghie, di essersi fatto mettere in ordine i denti, rasare, e di essersi ammogliato. 
Ma tutto ciò non si poteva ormai più cambiare. 
Sì. Se fosse stato più giovane! 
Allora forse le sue unghie sarebbero rinate, allora avrebbe forse trovato tanta forza anche solo nelle sue mascelle, che nell' impeto dell' ira e del furore avrebbe preso per la gola Cappuccetto rosso e l' avrebbe divorata... Ma così... Così Cappuccetto rosso divorò il lupo. FINE.

9 commenti:

Gianna ha detto...

Però...e chi l'avrebbe detto : finale inaspettato e il lupo fa tenerezza.

pierperrone ha detto...

A guardarlo bene, il Lupo di Cappuccetto Rosso è come il povero Giuda dei Vangeli, condannato ad un ruolo che nessuno vorrebbe interpretare mai, nè nella vita, nè nella finzione rappresentativa.
Questo povero Lupo finisce divorato come quel povero Cristo di Giuda finisce impiccato.
Poco di buono tutti e due, si direbbe. Se la sono cercata.
Eh, no! Non se la sono cercata affatto. Sono capitati lì per caso, o meglio per colpa di un destino davvero crudele, che li ha inchiodati per sempre ad espiare con la vita, attraverso la morte, una vita che non gli avva offerto altre chances.
Succede così in questo racconto, vero Paola mia ?, Ma succede lo stesso anche nella favola popolare di Cappuccetto Rosso, quella dei fratelli Grimm.

utilizerapagain ha detto...

Mi pare di avere anticipato la fine del lupo nel precedente commento.
Non esistono piu' i Cappuccetto Rosso di una volta... anche se nella fiaba fa sempre un brutta fine.
Carissima hai trasposto in chiave moderna la metafora della fiaba.
In un mondo dove la ''morte'' e' il cacciatore (alias Cappuccetto Rosso) non c' e' tempo per dubbi o rimpianti, neanche per i lupi.
Buonanotte
Vale

Gaetano ha detto...

E qui, cara Paola e amici miei, occorre andare a vedersi la storia d'Ungheria. E il nostro Heltai, autore di questa succosa storiella dai risvolti moraleggianti, è vissuto a cavallo di un'epoca densa di vicende turbolente a dir poco. Sappiamo che Heltai morì nel 1957, proprio l'anno successivo di una data memorabile per il popolo magiaro che insieme all'Austria formava un grande impero in Europa.
Ma vediamo i fatti per capire l'ironia insita nella decisione di tradurre in denaro la proprietà del lupo da parte di Cappuccetto Rosso e poi depositarlo in banca, ritenendo la cosa più saggia da fare, giusto un sicuro «tre e mezzo per cento». Ma non aveva tenuto conto dell'inflazione e il crimine organizzato di lì alla porte!

L'impero austro-ungarico entrò nella I guerra mondiale come alleato della Germania - con risultati catastrofici - e subito dopo la guerra fu sostituito con una repubblica. Salirono allora al potere i comunisti ungheresi, ma furono rovesciati 5 mesi dopo da truppe inviate dalla Romania. Nel 1920, gli Alleati modificarono i confini del paese con il trattato del Trianon riducendone drasticamente le dimensioni. L'Ungheria cercò l'aiuto dei governi fascisti tedesco e italiano per riottenere i propri territori ma ancora una volta si trovò dalla parte degli sconfitti nella II guerra mondiale.

Nel 1947 delle elezioni manipolate portarono al potere i comunisti. All'interno del partito cominciò una serie di aspri scontri e purghe e processi pubblici di tipo stalinista divennero la norma. La nazione fu ulteriormente dilaniata dalla rivolta del 1956, una rivoluzione antisovietica che provocò migliaia di morti. Dopo le rappresaglie - le peggiori nella storia del paese - e il consolidamento del regime, János Kádár cominciò un programma di comunismo 'goulash' (orientato ai consumatori). Le sue riforme funzionarono e intorno alla metà degli anni '70 l'Ungheria era la nazione più sviluppata, più liberale e ricca della regione. Tuttavia, il continuo spettro della disoccupazione, l'inflazione galoppante e l'aumento del debito pubblico portarono alla deposizione di Kádár nel 1988. Dopo aver accelerato la caduta del comunismo smantellando le recinzioni lungo il confine con l'Austria, il paese è divenuto nel 1989 Repubblica d'Ungheria, indicendo elezioni libere - le prime dopo oltre 40 anni. Malgrado l'iniziale successo nel frenare l'inflazione e nell'abbassare i tassi di interesse, una serie di problemi economici ha rallentato lo sviluppo. Nel 1998 l'Ungheria è stata colpita da una ondata di omicidi e di attentati che la polizia ha collegato alla criminalità organizzata. Una delle vittime è stato un informatore della polizia, fatto saltare in aria in pieno giorno con un'auto imbottita di esplosivo in un quartiere turistico (l'esplosione ha ucciso anche tre passanti). Nel 1999 ci sono stati altri attentati, anch'essi collegati con il crimine organizzato. Nell'aprile dello stesso anno, l'Ungheria è entrata a far parte della NATO.



Come dire che finì tutto il "bianco" per la nostra cara magiara della favola, rossa e pimpante. E il disegno ne lascia vedere ancora i contorni, vaga memoria di bei tempi di un regno pieno di promesse...



Gaetano

Gaetano ha detto...

«Così Cappuccetto rosso divorò il lupo. FINE». Il concetto evocato con questa frase conclusiva, però, è quello del serpente che si mangia la coda, anche detto Uroboro. Era una divinità indiana, a forma di braccialetto e rappresentava un simbolo di rinascita, della vita che si rinnova, di eterno ritorno degli stadi dell'esistenza. Veniva consideravano un drago, che nella cultura indiana è femmina.

L'uroboro è il simbolo dell'eternità (il tempo è ciclico quindi si rinnova in eterno)
rappresenta la natura ciclica delle cose.
È un simbolo usato in alchimia
Nasce nell'antico egitto.

Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Il lupo ha fatto tenerezza anche a me.....per questo ho realizzato un post con l' aggiornamento sul Lupo.
Ciao e buona domenica.

Paola Tassinari ha detto...

Bè, la favola di Cappuccetto non mi è mai piaciuta, io amo le favole che finiscono bene.
Non perdere il prossimo post con l' aggiornamento sul Lupo.......poi mi dirai.
Ciao :-)

Paola Tassinari ha detto...

Caro Pier , Heltai l' ho scelto perchè mi sembra attuale oggi, ma ...... evidentemente un bello scritto è sempre attuale.
Sento spesso dire oggi: ...non ci sono più uomini e donne di una volta .......
Ma questo veniva detto detto anche ieri.
Ciao e buone mangiate , queste sono serate in cui il convivio è l' ideale.

Paola Tassinari ha detto...

Sì Gaetano, i contorni ci sono ma il resto è in bianco.
Tu l' hai messo in storia, ti ringrazio per il pezzo storico sull' Ungheria, io avevo pensato ai rapporti su uomo/donna e alla femminilizzazione del primo.
Femminilizzazione in atto , l' aggressività non è più in auge,l' uomo ha paura delle donne, non le capisce più e si rivolge al suo sesso.A me personalmente non piace l' aggressività, ma chiedo all' uomo ugualmente "protezione" e questo lupo senza più denti non mi piace.Farò un altro finale.
Credo che qualche donna non sarà in sintonia con me.
Come sempre cogli il punto saliente.......dopo una fine non ci può essere che un nuovo inizio.
Ciao ed una soleggiata e fresca domenica per te.