giovedì 20 agosto 2009

UN DRAMMA NELL' ARISTOCRAZIA 1 PUNTATA

ARCADIO AVERCENKO ( Sebastopoli 1881/ Praga 1925 ) fu uno fra i più divertenti scrittori russi. 

 Nei ricchi appartamenti del conte Birdin si udì un gemito doloroso. Gli occhi dilatati dallo spavento, il conte era rimasto pietrificato e il suo sguardo errava sulla pagina aperta di un giornale illustrato. 
-Sì è così- pronunciò con voce sorda -Non ci può essere dubbio!- 
E lasciandosi sfuggire un' imprecazione, afferrò il giornale e si slanciò verso il boudoir di sua moglie. La contessa Birdin, una donna dalle forme stupende, era sdraiata su un elegante divano. Il seno fiorente e le braccia grassocce facevano concorrenza, in candore, alla serica e trasparente stoffa della vestaglia, mentre la curva sinuosa delle anche avrebbe fatto impazzire l' anacoreta più indurito. 
Stravolto il conte irruppe come un uragano nel boudoir della contessa.    Ammirate!- pronunciò il conte, con un gemito -Ammirate! Avete letto?- 

-Cos'è ?- La contessa si sollevò su un gomito - Una disgrazia?- 
- Sì, ehm... È difficile chiamarla diversamente!- 
Esclamò il gentiluomo con amarezza. 
La contessa afferrò il giornale e lesse ad alta voce l' articolo indicatole dal marito:"Nell' imminente stagione, torneranno di moda le donne magre. Le figure giunoniche, che tanto hanno furoreggiato nella stagione scorsa, stanno per tramontare ed essere fuori moda" 
La contessa rimase muta accasciata sotto il colpo. 
Il suo sguardo si fermò sulle pantofole che calzavano il piedino paffutello. 
Un lamento di dolore sfuggì dalle labbra della gentildonna. 
Come spezzata, ella si prostrò ai piedi del conte. 
-Mi perdonerai, mio adorato??! Comprendimi bene io non sono colpevole...Oh non mi abbandonare!..- 

Con la fronte corrugata il conte lasciò errare un vago sguardo in un angolo della stanza. 
-OH! Ti supplico, non guardarmi così -mormorò, in un soffio, la contessa- Se vuoi lasceremo il mondo delle nostre conoscenze. Ti seguirò dove tu vorrai! 
- Ah! Ah! Ah!- rise amaramente il conte -Dove io vorrò! Ma la moda ci seguirà. Non troveremo mai un posto, in cui la gente ci guardi senza una malignità velenosa. Disprezzati da tutti , trascineremo dovunque la nostra croce. Dio è orribile... - 
Ascoltami... -sussurrò la contessa - Forse tutto si aggiusterà!-
Si aggiusterà ?- soggiunse il conte Birdin -Dimmi: la nostra casa, è stata o non è stata fino ad oggi , considerata la più elegante, la più di moda della capitale?- 
-Oh sì- Esclamò la contessa. 
-Come dunque verrà considerata d' ora in poi, al primo inizio della nuova stagione, metterò in mostra una padrona già tanto fuor di moda, come può esserlo il cappellino della vecchia parente di un assessore di provincia? Che ne dite , voi contessa?! 
-Oh non mi disprezzate!- singhiozzò la nobildonna- Cercherò... tenterò tutti i mezzi per dimagrire... continua alla prossima puntata.

11 commenti:

Gaetano ha detto...

Ci sarebbe da chiederci, cara Paola, cosa c'è dietro... ma dietro dietro, adesso, ancora a quest'altro racconto di Arkadij Timofervič Averčenko. Ma tu vai diritta come un fuso perché sei un'istintiva: devi solo mostrare... e dipingere, cose che valgono come punto di domanda. Ai tuoi amici visitatori, dunque la sentenza!
Non si riuscirebbe a rispondere sul "dentro dentro" - secondo me -, senza aver discusso sulla bella Rosina incappucciata in rosso di Jeno Heltai, oltre al resto sull'amore. Ma si è notata la differenza sostanziale che traspare nei racconti dei due scrittori?
Attenzione, siamo nell'intimo della costituzione umana divisa fra anima e spirito e tenuti insieme da un complesso biofisico! Dunque non resta che capire dove collocare i due racconti, ovvero renderci conto sulla loro incisività.
Con questa storia del "dramma" del conte Birdin si riesce subito a capire che il mondo su cui influisce non è l'anima, dove si agitano i sensi; dove l'amore (di qualsiasi natura) fa il il bello e cattivo tempo influendo sul corso degli eventi. Si tratta dunque dello spirito e così pure il primo racconto di quel generale e l'inventore, di un tutto fuori dai canoni della ragione umana.
Queste due storie sembrano fatte col criterio dei nuovi cartoni animati che simulano le fattezze reali umane ma non riescono a trasmettere le cose dell'anima. Sono fredde, mentre i vecchi cartoni animati dei personaggi presi dal bestiario, invece no. Ecco la differenza che è anche quella dei racconti in questione dei due scrittori in causa. (Ripeto si tratta di mie impressioni)
Prova ne è l'ultimo racconto, questo a commento, il cui centro nevralgico è nel preoccuparsi di "essere alla moda" per "stare a corte". Si tratta del mondo in cui governa una certa "divinità" (spirituale), cui occorre adeguarsi, da intravedersi nella "moda". Qui non comandano i sensi e il calore solare non funzione perché è assente: funziona a meraviglia invece il freddo.

Col racconto di questo post potrebbe andare bene come antitodo una delle favole di Guido Gozzano, "I tre Talismani" che comincia così:

«Quando i polli ebbero i denti
e la neve cadde nera
(bimbi state bene attenti)
c'era allora, c'era... c'era...

...un vecchio contadino che aveva tre figliuoli.
Quando sentì vicina l'ora della morte li chiamò attorno al letto per l'estremo saluto.

– Figliuoli miei, io non son ricco, ma ho serbato per ciascuno di voi un talismano prezioso. A te, Cassandrino, che sei poeta e il più miserabile, lascio questa borsa logora: ogni volta che v'introdurrai la mano troverai cento scudi. A te, Sansonetto, che sei contadino e avrai da sfamare molti uomini, lascio questa tovaglia sgualcita: ti basterà distenderla in terra o sulla tavola, perché compaiano tante portate per quante persone tu voglia. A te, Oddo, che sei mercante e devi di continuo viaggiare, lascio questo mantello: ti basterà metterlo sulle spalle e reggerlo alle cocche delle estremità, con le braccia tese, per diventare invisibile e farti trasportare all'istante dove tu voglia.

Il buon padre spirò poco dopo: e i tre figli presero piangendo il loro talismano e si separarono...»

Del resto del racconto (un po' lunghetto), se interessa posso citare la fonte per rintracciarlo, a meno che non serva...

Cari abbracci,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano......tac.....hai colpito.....
i due racconti che hai accomunato, hanno un filo rosso che li lega ( secondo il mio parere).
Entrambi parlano di un' epoca ormai lontana, ma i "difetti" legati all' apparenza e al denaro già esistevano, ciò mi rincuora perchè vuol dire che ogni epoca ha le sue ombre e le sue luci.
Questo racconto incentrato sull' essere alla moda mi è piaciuto molto e l' ho voluto proporre sul blog.
Mi ha fatto riflettere su come oggi indossiamo capi firmati ostentando la firma.........non sembra un paradosso, pagare profumatamente vestiario facendo pubblicità all'azienda ........dovrebbe essere l' azienda a pagare noi.
Questo vestire firmato non "tocca"solo le donne ma anche gli uomini, liberiamoci dal clichè della moda , vestiamoci come ci piace, l' abito esprime ciò vogliamo essere........vogliamo che siamo come siamo??????
In fin dei conti abbiamo solo una vita , meglio essere noi stessi , che essere quello che vogliamo, perchè il vogliamo spesso è camuffato con cio' che è alla moda.
ho fatto un po' di "casino" ma sono sicura che i miei amici mi comprenderanno.
Buon fine settimana Gaetano.
PS Cosa ne pensate della moda?

Gaetano ha detto...

LA MODA

Cara Paola, non ho altro di meglio, per improvvisare la risposta richiesta, che proporti un racconto di autore ignoto dal titolo «La lezione del barattolo e della vita». (1)

«Un professore, prima di iniziare la sua lezione di filosofia, pose alcuni oggetti davanti a sé, sulla cattedra.
Senza dire nulla, quando la lezione iniziò, prese un grosso barattolo di maionese vuoto e lo riempì con le palline da golf. Domandò quindi ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora, il professore rovesciò dentro il barattolo una scatola di sassolini, scuotendo leggermente. I sassolini occuparono gli spazi fra le palline da golf. Domandò quindi, di nuovo, ai suoi studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero di sì.
Il professore, rovesciò dentro il barattolo una scatola di sabbia. Naturalmente, la sabbia occupò tutti gli spazi liberi. Egli domandò ancora una volta agli studenti se il barattolo fosse pieno ed essi risposero con un sì unanime.
Il professore tirò fuori da sotto la cattedra due bicchieri di vino rosso e li rovesciò interamente dentro il barattolo, riempendo tutto lo spazio fra i granelli di sabbia. Gli studenti risero! «Ora», disse il professore quando la risata finì, vorrei che voi consideraste questo barattolo la vostra vita.
«Le palline da golf sono le cose importanti; la vostra famiglia, i vostri amici e le cose preferite; cose che se rimanessero dopo che tutto il resto fosse perduto riempirebbero comunque la vostra esistenza.
«I sassolini sono le altre cose che contano, come il vostro lavoro, la vostra casa, l’automobile. La sabbia è tutto il resto, le piccole cose.
«Se metteste nel barattolo per prima la sabbia -, continuò -, non resterebbe spazio per i sassolini e per le palline da golf. Lo stesso accade per la vita. Se usate tutto il vostro tempo e la vostra energia per le piccole cose, non vi potrete mai dedicare alle cose che per voi sono veramente importanti». Curatevi delle cose che sono fondamentali per la vostra felicità. Giocate con i vostri figli, tenete sotto controllo la vostra salute. Portate il vostro partner a cena fuori. Giocate altre 18 buche! Fatevi un altro giro sugli sci! C’è sempre tempo per sistemare la casa e per buttare via l’immondizia.
Dedicatevi prima di tutto alle palline da golf, le cose che contano sul serio. Definite le vostre priorità, tutto il resto è solo sabbia.
Una studentessa alzò la mano e chiese che cosa rappresentasse il vino. Il professore sorrise. «Sono contento che tu l’abbia chiesto. Serve solo a dimostrare che per quanto possa sembrare piena la tua vita c’è sempre spazio per un paio di bicchieri di vino con un amico».

Ecco, può anche non risultare convincente, ma la moda è assimilabile al vino, che al limite fa ubriacare, o ancora peggio fa diventare alcolizzati, come per quel conte di Birdin, e anche la moglie, entrambi presi senza scampo per la moda.

Gaetano

(1) A cura di Renata Mucci - Giornale di Brescia – 13.08.2009

Gaetano ha detto...

Meglio ancora può andare una frase di Einstein, per ridimensionare l'essere presi per la moda. Dice così:
“Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore”
Un uomo di valore spesso non ha né soldi né fama, però ha grandi qualità e capacità che lo rendono un vero uomo.

Buon mattino,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano, il racconto mi è piaciuto moltissimo, come pure è centrata la frase di Einstein, come sempre tu hai la sensibilità giusta nella scelta delle parole. Amo tanto la vita che ho paura a sciuparne anche un minuto,nel senso di essere ad "occhi aperti" in tutto quello che accade, non sono per niente "buddista", sento fortemente il dolore ma anche fortemente i momenti sereni e quelli , rari, di felicità.
Mi spiace vedere tante persone succubi della moda , ne sono stata schiava anche io,anche io volevo essere "modaiola" andando contro ciò che volevo veramente , e così soffrivo di depressione.Per questo mi dispiace, perchè l' ho provato, dare affidamento all' apparenza e soffrire considerandoti una nullità.
Come sempre l' importante è la " giusta misura" perchè poi mi piace ancora vestirmi "carina"ma in maniera consapevole .
Ti lascio con uno di quei bei saluti alla tirolese .....yeeiuiiiii....uiiii
Ieri , ho incontrato una donna che mi ha fatto questo saluto, era partita con un carrettino, a piedi, dalla Sicilia e proseguiva per Bolzano, mi ha detto che sta facendo ciò perchè ha avuto dei problemi.
Il suo saluto è stato così simpatico ed empatico che giro un po' di questa allegria a te.
YUiaooooo....yuiooooo.....iiiaooo....iiiiooo.

Gaetano ha detto...

YUiaooooo....yuiooooo.....iiiaooo....iiiiooo.

Ma ti sfugge che io sono un tirolese di nascita. Sono nato a Bolzano e la mia prima gioventù l'ho trascorsa a Trento. Potrei chiamarmi uno “Schützen” a ragione di ciò. Gli Schützen, (letteralmente "difensori", in italiano detti anche bersaglieri o scizzeri o sizzeri), erano nel passato dei guerrieri adibiti esclusivamente alla difesa del territorio tirolese.

Oggigiorno sono presenti, in Trentino-Alto Adige, bassa Austria e Baviera.

Vai al sito IL MONDO DEGLI SCHÜTZEN, qui, e troverai un paio di miei scritti. Su Andreas Hofer (Associazione Petra: riflessioni sulla morte L'edelweiss di Mantua) e fra le pubblicazioni varie.

YUiaooooo....yuiooooo.....iiiaooo....iiiiooo.

Però nella terra dei miei padri, la Campania, sono Tanino, ovvero Gaetano

Gianna ha detto...

Teo non vedo l'ora di continuare a leggere...
Buona fine settimana.

Vieni a scrivere un tuo dolce pensiero da me?

Paola Tassinari ha detto...

Oh, Tanino, Tanino, che eri tirolese mi era proprio sfuggito, ma forse non era sfuggito al mio istinto.
Buona domenica.

Paola Tassinari ha detto...

Cara Stella, corro a scrivere da te, il web mi ha reso grafomane.
Ciao.

Annarita ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Annarita ha detto...

Ciao, Teo, tra non molto posterò una poesia che ha un fil rouge con questo racconto! L'ho scritta qualche giorno fa e tu vai a proporre un racconto in tema con quanto ho voluto esprimere.

La poesia costituisce il mio commento a questo post...aspetta qualche giorno e poi comprenderai.

baci
annarita