mercoledì 22 settembre 2010

E SE LA GIOCONDA NON FOSSE AL LOUVRE?

Il 22 agosto 1911, il furto della Monna Lisa venne scoperto. 
Il poeta francese Guillaume Apollinaire venne arrestato e condotto in prigione, in quanto sospettato del furto, e anche Pablo Picasso venne interrogato in merito, ma entrambi furono in seguito rilasciati. 
A quell'epoca il quadro si riteneva perso per sempre. 
Si scoprì che un impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, convinto che il dipinto appartenesse all'Italia e non dovesse quindi restare in Francia, lo rubò uscendo dal museo a piedi con il quadro sotto il cappotto. 
Comunque, la sua avidità lo fece catturare quando cercò di venderlo a un mercante d'arte di Firenze; il quadro venne esibito in tutta Italia e restituito al Louvre nel 1913. 
Vincenzo Peruggia ebbe una pena mite anche se i Francesi pretendevano una sentenza esemplare. 
Due anni, il Louvre restò senza la Gioconda per due anni. 
Molto probabilmente la Gioconda fu acquistata dal re di Francia Francesco I direttamente da Leonardo, quest' ultimo passò gli ultimi anni della sua vita ad Amboise vicino alla residenza del re; ma ci sono scritti che indicano l'erede della Gioconda in Salai (Gian Giacomo Caprotti) il quale fu prima allievo, poi uomo di fiducia di Leonardo, e Salai avrebbe riportato la Gioconda in Italia. 
 Salai ( oltre alla Gioconda avrebbe ereditato anche: San Giovanni Battista, Leda, Sant' Anna, San Gerolamo) fu ucciso con un colpo di schioppo. 
Se ciò fosse vero e la morte di Salai fosse stata ordita per portargli via le opere del suo Maestro da lui ereditate? 
La Francia si dichiara legittima proprietaria, ma se la Monna Lisa oggi esposta al Louvre fosse un falso? 
 L'estro e la passione artistica degli italiani, nonché la bravura di questi ultimi nelle falsificazioni potrebbe riservare sorprese...Vincenzo Peruggia dopo aver rubato la Gioconda potrebbe averne fatto fare una copia e solo allora sarebbe venuto allo scoperto e avrebbe tentato di vendere non la Gioconda ma una sua copia ben fatta e l' originale potrebbe averlo nascosto. 
Vi pare impossibile? 
Fantasticherie? 
E se fosse vero?

13 commenti:

Raffaele ha detto...

Buon Giorno Carissima Teodorica,
tutto è possibile quando si tratta di occultare certe celate verità, così come è successo in ogni tempo... LA STORIA E' STATA SEMPRE ALTERATA DA ESSERI PRIVI DI UN VERO CUORE...Ma oggi quella maggiore risvegliata coscienza collettiva, attraverso quell'analisi comparata in sinergica fusione con l'analisi soprasensibile sta riesumando la verità su tante cose.

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Raffaele,
che piacere sentirti...chissà se a qualche verità verrà tolto il velo...il difficile è credere...pensare che non sopporto San Tommaso...evidentemente mi riconosco nella sua mancanza di fede...ma mi attraggono i misteri , ma solo i piccoli, piccolissimi, i grandi misteri mi spaventano.
Buone cose.

Raffaele ha detto...

Carissima Teoderica,
è stato proprio San Tommaso ad aprire il mio cuore a ricercare certe celate verità, Anche su San Tommaso c'è stato tanto falso occultamento e depistaggio..
Ti ricordo solo che era il fratello GEMELLO si sangue del V.M. Yeshua Ben Joseph che non mori sulla croce, ma a tarda età insieme al fratello Simone e Tommaso nel kashimir con nome di Yuz Asapf... Immagina tutto il resto... Verità? Non verita? Basta porseli poggiandoli sulla propria coscienza, perché? Perché forse eravamo in tanti in quel particolare periodo dellal nostra storia, della Storia vecchia di 2000 anni? Si Carissima. Ma com’è possibile? Se vuoi continua tu carissima Teoderica

Paola Tassinari ha detto...

Caro Raffaele,
c'è tanto depistaggio ed occultamento, ma mi piace pensare che le verità si svelino solo quando è arrivato il momento...e il momento non è lo stesso per tutti...
Carissimi saluti.

Raffaele ha detto...

Buon Giorno Carissima Teoderica,
giuste e sagge parole dettate dal tuo prezioso cuore, ma sappi solo che ci sono momenti e tempi che ci fanno partecipi tutti... E' come il ciclico sole che rinasce a nuovo giorno, ma ci sono eventi ciclici che per la loro maggiore temporalità abbiamo perso la traccia, ma non il ricordo che conserviamo nel nostro essere immortale che va in manifestazione nell'oblio dell'anima, ma non del cuore. E' solo il cuore può parlare con quelle radiosi e vibrazioni che si manifestano sotto forma di sensazioni/intuizioni/emozioni ecc... Attraverso quell’introspezione interiori, basta applicare una maggiore attenzione, per portare ad una vera rivoluzione di coscienza, che schiava vive da dentro e fuori in un mondo pieno di illusioni, che certi esseri privi di un vero cuore vogliono imporre ai propri fratelli con tantissime celate induttanze che rendono sordi e ciechi e schiavi di un sistema che si basa sul potere.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Raffaele,
ti ringrazio per l' attenzione che mi presti, quello di cui mi parli è paragonabile alle sinapsi del cervello...come è possibile che la memoria dei miei ricordi d' infanzia sia iscritto nella sinapsi di questo momento, sinapsi che cessa "muore", ma quella seguente ha le stesse caratteristiche di quella prima, anzi ha qualche memoria in più...quindi Raffaele io mi informo, non giudico,accetto...aspettando la luce.
Grazie e cari saluti a te ed alla tua compagna di vita.

Annarita ha detto...

Ho trovato questo articolo in rete:

VARESE La vera Gioconda non sarebbe quella esposta al Louvre di Parigi ma si troverebbe ancora in Val Veddasca, nella nostra provincia, in questa terra di misteri che, al confine tra Italia e Svizzera, è stata al centro del più grande giallo del secolo scorso.
Ma procediamo con ordine. L'anno prossimo ricorrerà il centenario del furto del dipinto più celebre di tutta la storia dell'arte, la Monnalisa dipinta da Leonardo Da Vinci. La sottrazione del dipinto fu scoperta il 22 agosto 1911. La storia «ufficiale» incolpa l'imbianchino Vincenzo Peruggia, il quale del resto ha costruito su quel fatto la sua fama di patriota che ingenuamente avrebbe sottratto la Gioconda perché la riteneva italiana. Ma c'è chi ha dedicato una vita a risolvere quello che ha sempre considerato un mistero in realtà mai risolto e oggi, a un anno dal centenario, sta per svelarlo. È Graziano Ballinari, cultore di storia e gestore dell'osteria «Cose di altri tempi». Dove il 22 agosto, con un anno di anticipo, organizzerà un doppio evento legato alla storia della Monnalisa: l'esposizione delle Giocondissime, una mostra che riunirà tutte le più buffe caricature della Gioconda realizzate nel corso dei decenni, e il Gioconda party.
«Ho passato una vita a raccogliere le prove che il dipinto esposto al Louvre è un falso – dice Ballinari – e che il vero autore del furto non fu Peruggia. La storia della Gioconda è più complessa e l'unico dato certo è che tutto si svolse tra Parigi e la Val Veddasca».

continua

Annarita ha detto...

continuazione

La valle tra il Varesotto e il Canton Ticino avrebbe, dunque, nascosto un segreto. «E lo nasconde ancora – assicura Ballinari – perché il dipinto originale, che non è mai tornato al Louvre, si trova ancora lì, nascosto per un secolo dalla gente del paese».
Peruggia sarebbe solo un prestanome. «Il vero autore del furto fu Vincenzo Lancellotti, decoratore assunto al museo, con la complicità di suo fratello Michele. Originari di Cadero Val Veddasca, erano emigrati a Parigi. Il loro scopo era vendere il dipinto a un antiquario londinese, ma non ci riuscirono e lo portarono in Val Veddasca per nasconderlo». Ma la storia è più intricata e vede tra i protagonisti un nobile argentino, che ha commissionato il furto ai due fratelli. «Il giornalista americano Karl Decker, raccontò che il suo amico argentino Edoardo Valfierno nel 1911 avrebbe incontrato i fratelli Lancellotti per commissionare loro il furto della Gioconda per un compenso di 100 mila franchi francesi. Valfierno viveva in Francia e si arricchiva vendendo quadri antichi ma anche falsi. Secondo Decker quando Valfierno ingaggiò i Lancellotti, in realtà aveva già pronte sei copie false, in procinto di partire per l'America, dirette ad altrettanti collezionisti d'oltreoceano».
Insomma, il furto sarebbe servito per vendere a più acquirenti diversi falsi. L'opera originale invece non sarebbe mai tornata a Parigi, ma sarebbe stata nascosta nel paese dei Lancellotti, incastonata in un tavolo della Locanda Garibaldi, di proprietà dei Lancellotti. Lì il segreto venne custodito da tutti i paesani. Almeno fino a quando il padre dei Lancellotti, un maresciallo della Guardia di Finanza, preoccupato dal fatto che il furto potesse macchiare il suo buon nome, costrinse i figli a trovare un capro espiatorio. E quindi i fratelli offrirono 10 mila franchi a Peruggia, per recarsi a Firenze con un falso. Peruggia era l'uomo ideale, perché aveva vissuto negli stessi anni a Parigi ed era anche lui impiegato al Louvre. Ma il quadro che portò a Firenze, e tornò a Parigi, era un falso e le autorità francesi fecero finta di niente per non rimediare l'ennesima figuraccia. Le tracce per risalire alla vera Gioconda le ha in mano Ballinari, il cui padre Marino era amico di famiglia dei Lancellotti.
Buona parte della verità venne svelata al Ballinari da Maria Monaco, moglie di Michele Lancellotti. La quale assicurò che il quadro originale, che non è su tela ma su una tavola di quercia e quindi non è mai stato arrotolato, come invece ha raccontato il Peruggia, si trova ancora in una intercapedine di una casa di quel paese. Ma il luogo sta per essere svelato.
Marco Tavazzi

Annarita ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Annarita ha detto...

In realtà, la faccenda è molto più complessa.

C'è chi mette in dubbio l'autenticità della Gioconda del Louvre, ma per altri motivi. Benché ci sia una sicura tradizione che Leonardo abbia dipinto la Gioconda bisogna pure sapere che in realtà esistettero ben 5 quadri praticamente uguali che rappresentavano questo stesso soggetto. La cosa è spiegabile col fatto che in ogni atelier, oltre al maestro, dipingevano anche gli allievi che erano incaricati di eseguire copie dei quadri di maggiore successo cui magari il maestro dava gli ultimi ritocchi. Oppure il maestro stesso impostava il quadro che poi gli allievi completavano.
Al momento attuale, oltre alla versione del Louvre, sembra che esista (in mano di privati) almeno un'altra versione sopravvissuta. Chi le ha esaminate riferisce che sono praticamente identiche.
Non potendosi parlare per entrambe con sicurezza, di falsità o autenticità, mancando termini di paragone, ci si deve accontentare del fatto che siano verosimilmente almeno parzialmente autentiche.

Un salutone.
annarita

Gaetano Barbella ha detto...

Cara Paola, ma è così interessante questo tuo discorso dei sé, che non è solo tuo? È così importante che la Gioconda del Louvre, data per falsa da voci incerte di media, compromette la visione dei visitatori che la vedono come un'estranea? E così pure tutti coloro che l'hanno ammirata fino ad ora?
Dal racconto di Annarita, che è stata così accorta a riportare fedelmente certe "voci di corridoio" sul punto di essere rivelate, sembra che ci siano due o forse anche più Monna Lisa in circolazione, tutte eguali fra loro. Ma c'è di più, perché se è vero il fatto che lo stesso Leonardo sovrintendeva alla copiatura del dipinto in questione da parte dei suoi allievi, significa che a fine lavoro le approvava. Dunque si può immaginare che fossero opere originali anche queste riprodotte da altre mani, ma che erano guidate dalla sua, in fondo.
Questo è un lato della questione che porta a stimare le due (o più?) Gioconde come un gioco di specchi, quanto basta per entrarvi dentro e coglierne l'esperienza interiore, giusto come ci racconta Lewis Carrol con le storielle di Alice e lo specchio.
«Come sarebbe bello poter entrare nella Casa dello Specchio! Sono sicura che ci sono delle cose meravigliose! Facciamo finta che il vetro sia diventato morbido come la nebbia e che possiamo passare dall’altra parte. Ecco, guarda: sta diventando una specie di brina, proprio in questo momento, te lo dico io! Andate di là sarà facilissimo...».
L'altro lato è più importante, ma solo per chi cerca nella Gioconda il segreto riposto dall'autore, l'oro alchemico - diremo -, per prenderne un atomo e con questo produrre altro oro: è così che si procede nell'Arte Regia.
Si tratta di risalire alla trama geometrica in base alla quale gli artisti del Rinascimento riponevano il sigillo personale servendosi di orditure facente capo molto spesso alla divina proporzione, ossia alla nota sezione aurea, ma anche ad altre cose come ideogrammi e così via.
Ma il guaio di chi va a caccia di oro alchemico è che, finchè è "interessato" per propri fini spirituali (ma non è il giusto termine) senza "esserlo" in effetti (difficile da capire), non lo trova. Nel senso che, pur rintracciando la geometria impostata dal Leonardo nel nostro caso, non significa che comincia a sgorgare da una certa fonte l'oro "potabile" (un termine alchemico) che poi servirà come lievito per fabbricare la Pietra Filosofale.
In quanto alla possibile geometria in questione, come tu sai, cara Paola, me ne sono occupato compiutamente mettendo su un certo saggio dal titolo "L'enigma della Monna Lisa", vedi qui.
In conclusione è tempo perso stare a fare secondo il detto "chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati".
Ma se non altro resta il gioco a mosca cieca e perciò ad ognuno il suo.

Buon mattino,
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Cara Annarita,
ti ringrazio veramente tanto per il commento in cui riporti il racconto del furto della Gioconda; io non lo avevo trovato, avevo visto anni fa, su RAISATART ( un canale dismesso per mancanza di fondi), un servizio in cui si parlava proprio del fatto così come lo racconti tu.
I miei lettori avranno così l' opportunità di approfondire il discorso...io come appassionata d' arte sento un brivido di piacere nell' immaginare che l' opera d' arte per eccellenza possa essere nascosta in Italia e questo arricchirebbe ancora di più il celebre sorriso beffardo della Monna Lisa.
^_^

Paola Tassinari ha detto...

Gaetano, Gaetano,
mi tiri le orecchie, ma io amo il gioco degli specchi e mi piaceva soffermarmi su ciò che sembra certo ed invece non lo è...non riuscirò ad afferrare l' oro ma non voglio illudermi con la pirite ( ed invece ci casco sempre perchè mi piace credere all' impossibile)...ho letto da qualche parte che le scimmie imparano qualcosa di nuovo e difficile solo quando sono piccole perchè lo prendono come un gioco...ecco fai conto che io sia una scimmietta curiosa e giocosa...col gioco si vince la paura.
Buona domenica, caro Gaetano.
PS lo so, l' ho letto il tuo saggio sulla Gioconda, ma credo che mi farà bene rileggerlo.