Minerve, città martire e antico rifugio di eretici catari, è
un paese scolpito nella roccia, dove esistono ancora recinzioni, porte
fortificate, stradine lastricate di ciottoli di fiume, torri e “il Candela”,
ultimo bastione rimasto del castello. Vi si giunge tramite una strada ricca di
vigneti, il villaggio è stato la capitale del Minervois cioè della regione
vinicola. Un paesaggio incantevole con gole e forre, con uno strano prato di
erba grassa e fitta su un tavoliere riarso dal sole, ad un certo punto
incontriamo un monumento dedicato alla bicicletta, si è corso qui, un tratto
del Tour de France nel 2016. Si parcheggia l’auto e poi si scende a piedi di
trecento metri circa, il ponte principale che conduce al villaggio è chiuso a
tutti i veicoli, tranne i residenti. Si
entra in paese accolti dall’imponenza del Candela, qui ho perso i miei
compagni, non vedendoli più, ho girato per il paese cercandoli, non trovandoli
ho preso in mano il telefonino per chiamarli, spaventata ho visto che il
telefono era “morto”. L’ansia è sopraggiunta, sono tornata al Candela, qui vi
era un bar, si trovava accanto alla Casa dei Templari, mi sono fermata ad un
tavolino all’ombra di un fico che cresceva dalla roccia, pensando al da farsi.
La signora che gestiva il locale, vedendomi preoccupata mi ha chiesto se avevo
bisogno di qualcosa; spiegandomi un po’ in francese, un po’ coi gesti sono
riuscita a farmi capire; la signora mi ha procurato il caricabatterie, poi mi
ha fatto accomodare in una poltrona e mi ha acceso il ventilatore per
rinfrescarmi, intanto che aspettavo che il telefono si ricaricasse. Lo racconto
perché questi gesti di gentilezza sono oggi assai rari, per ringraziarla l’ho
abbracciata e baciata sulle guance, lei ha ricambiato sorridente, le ho
lasciato il mio indirizzo perché se verrà in Italia, mi piacerebbe ospitarla
per un paio di giorni. Ritrovati i miei compagni sono andata alla scoperta del
paese, veramente piccolo, ci abitano un centinaio di persone. La chiesa di
Saint-Étienne, in stile romanico, spoglia ma assai suggestiva, davanti al sagrato “la colomba di luce”
scolpita nella roccia dall’artista locale Jean-Luc Séverac, in pratica, una
finestra nella roccia in forma di colomba, qualche negozio artistico di
souvenir e una bellezza panoramica da togliere il fiato, il paese è tutto qui.
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