martedì 11 aprile 2017

VIAGGIO IN FRANCIA XXI




Minerve, città martire e antico rifugio di eretici catari, è un paese scolpito nella roccia, dove esistono ancora recinzioni, porte fortificate, stradine lastricate di ciottoli di fiume, torri e “il Candela”, ultimo bastione rimasto del castello. Vi si giunge tramite una strada ricca di vigneti, il villaggio è stato la capitale del Minervois cioè della regione vinicola. Un paesaggio incantevole con gole e forre, con uno strano prato di erba grassa e fitta su un tavoliere riarso dal sole, ad un certo punto incontriamo un monumento dedicato alla bicicletta, si è corso qui, un tratto del Tour de France nel 2016. Si parcheggia l’auto e poi si scende a piedi di trecento metri circa, il ponte principale che conduce al villaggio è chiuso a tutti i veicoli, tranne i  residenti. Si entra in paese accolti dall’imponenza del Candela, qui ho perso i miei compagni, non vedendoli più, ho girato per il paese cercandoli, non trovandoli ho preso in mano il telefonino per chiamarli, spaventata ho visto che il telefono era “morto”. L’ansia è sopraggiunta, sono tornata al Candela, qui vi era un bar, si trovava accanto alla Casa dei Templari, mi sono fermata ad un tavolino all’ombra di un fico che cresceva dalla roccia, pensando al da farsi. La signora che gestiva il locale, vedendomi preoccupata mi ha chiesto se avevo bisogno di qualcosa; spiegandomi un po’ in francese, un po’ coi gesti sono riuscita a farmi capire; la signora mi ha procurato il caricabatterie, poi mi ha fatto accomodare in una poltrona e mi ha acceso il ventilatore per rinfrescarmi, intanto che aspettavo che il telefono si ricaricasse. Lo racconto perché questi gesti di gentilezza sono oggi assai rari, per ringraziarla l’ho abbracciata e baciata sulle guance, lei ha ricambiato sorridente, le ho lasciato il mio indirizzo perché se verrà in Italia, mi piacerebbe ospitarla per un paio di giorni. Ritrovati i miei compagni sono andata alla scoperta del paese, veramente piccolo, ci abitano un centinaio di persone. La chiesa di Saint-Étienne, in stile romanico, spoglia ma assai suggestiva,  davanti al sagrato “la colomba di luce” scolpita nella roccia dall’artista locale Jean-Luc Séverac, in pratica, una finestra nella roccia in forma di colomba, qualche negozio artistico di souvenir e una bellezza panoramica da togliere il fiato, il paese è tutto qui.     



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