lunedì 6 agosto 2018

SALVADOR DALI' 2


Non starò a soffermarmi sui dati tecnici, che sono sempre assai importanti, ma sull’idea di fare di un volto un appartamento (1934/35). Salvador Dalí ha fatto questo lavoro, di cui vedete le immagini, su una foto di giornale dell’attrice Mae West, un’icona degli anni ’20 per poi realizzare realmente la stanza (1947) che io ho visto riproposta alla mostra di Palazzo Albergati a Bologna. Per Salvador Dalí, Mae ha rappresentato un modello femminile di bellezza, di cui senz’altro Dalì ne apprezzava anche l’ironia, l’attrice era famosa per le sue ironiche battute… hai una pistola in tasca o ti stai eccitando vedendomi? Usando il suo metodo paranoico-critico, Salvador Dalí crea una scena realistica dalla fotografia dell’attrice. Adesso la paranoia è fatta di pensieri distorti e sbagliati non voluti, meglio sarebbe dire che Dalì immagina e poi realizza sogni, perché questo è un sogno non un incubo.  I tratti del viso di Mae diventano mobili e motivi ornamentali, gli occhi sono le finestre sono delle immagini e infatti gli occhi fotografano ciò che vediamo, il naso diventa un camino ed infatti ha le canne pelosette e quindi scure come un camino. I capelli di Mae diventano tende e la nostra capigliatura è il nostro velo, che incornicia il volto. Le labbra di Mae diventano quel divano rosso che è diventato un’icona del design, come poteva non essere? Le labbra sono morbide e cuscinose, invitanti e carnose e i baci rilassano quindi è azzeccata l’idea di un sofà. Ecco che la magia di Dalì è svelata… quanta fantasia, quanta intelligenza, quanta conoscenza? Tanto di tutto ciò. E’ per questo che il ritratto a collage o la stanza attraggono e piacciono, c’è fantasia, c’è gioco, ma sotto sotto c’è tanta analogia, tanta similitudine… alla fine questa Mae West/appartamento non è altro che una fiaba realizzata.    

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