venerdì 17 agosto 2018

Salvador Dalì 4

L’immagine dell’Elefante appare per la prima volta nei quadri di Dalí nel 1941, nel dipinto Sogno Causato dal Volo di un’Ape, per poi incarnarsi come simbolo nel famoso dipinto dell’artista del 1946, La Tentazione di Sant’Antonio che vedete nell’immagine. Nel deserto appare piccolo e indifeso e nudo Sant’Antonio che si difende alzando una croce, da un cavallo imbizzarrito e da una teoria di elefanti che stanno trasportando le tentazioni. Il cavallo è associato alla pazzia, mentre le tentazioni sono raffigurate simbolicamente, con la donna lussuriosa, la piramide, il palazzo, la torre tutto ciò che riguarda i sensi sia erotici che quelli legati alla ricchezza e al potere. Gli elefanti di Dalí hanno zampe lunghe e sottili, che accentuano il contrasto tra la robustezza e la fragilità, gli elefanti in tacchi a spillo, gli elefanti leggeri che si muovono come ballerine con le gambe lunghe come quelle degli insetti. All’età di cinque anni Dalí vide un insetto mentre veniva divorato dalle formiche, del quale non rimase nulla, eccetto il guscio. Le formiche nei dipinti e nelle sculture di Dalí fanno riferimento alla morte e al declino, ricordano la mortalità dell’essere umano, rappresentano anche il desiderio sessuale. Forse allora Dalì vuole accentuare quanto peso delle passioni sia deleterio, forse vuole rendere paradossalmente ancora più pesanti gli elefanti ma a me non fanno quest’effetto. Questi elefanti leggeri mi intrigano perché Dalì usa le basi della pittura, per dare rilievo per dipingere qualsiasi cosa si gioca col contrasto del chiaro/scuro ebbene con gli elefanti Dalì gioca sui contrasti, alla pesantezza degli elefanti oppone un’inusuale loro essere lievi, dotandoli di lunghe e filamentose zampette facendoli diventare degli insettoni, creando dei nuovi animali che ci paiono assai indovinati. Questo dipinto è realistico anche se irrealistico, dipinto con eccellente tecnica, ma è l’idea nuova che ci cattura… quella degli elefanti ballerini. 

Nessun commento: