mercoledì 22 aprile 2009

AMBIGUITÀ

Casa Melandri è il salotto letterario di Ravenna. Venerdì 20 marzo è stato presentato il libro "AMBIGUITÀ" della psicanalista Simona Argentieri. Per l'autrice ambiguità è una parola chiave per capire la società di oggi, pervasa da un pensiero "fumoso" che le permette di evadere le responsabilità. Ambiguità è il nostro bel cappotto alla moda che ci permette di nasconderci quando ne abbiamo voglia. Oggi l'ambiguità dilaga: nel linguaggio, nella politica, nei comportamenti pubblici e privati. Nella sessualità, l'aspetto più evidente è il transgender, ma dilagano perversioni patologiche che sono ormai accettate come normali grazie alla loro promozione TV. Pedofili e trans sono sempre stati presenti nella storia dell'umanità, ma oggi sono divenuti il simbolo di una mal interpretata libertà sessuale che ci invade dalla pubblicità alla moda. Ambiguità anche nella famiglia, dove nessuno sembra più fare il padre, questi infatti è divenuto una sorta di "mammo".

8 commenti:

pierperrone ha detto...

Cara Paola, amica mia, condivido tutto. E ti devo dare il merito di avere visto il legame fra l'ambiguità che tutto nasconde, oggi, ed il trionfo dell'ambiguità sessuale che sembra diventare una fiaccola olimpica.
Forse sono antiquato ma tanta sessualità consumata in modo "omo" io non la capivo proprio. Non capivo neanche la velocità con cui i costumi si stanno modificando, almeno sui media.

Però tu hai dato una chiave di lettura davvero chiara.

Un abbraccio (me lo concedi?)

Paola Tassinari ha detto...

Caro Piero, io ho solo riportato il riassunto del libro di Simona Argentieri che è una psicanalista, quindi non ho nessun merito.Nel blog riporto ciò che mi colpisce , ciò su cui mi interrogo .A volte mi chiedo , come te , se sono troppo antiquata. Un tempo dicevo a mia madre che era dell' età della pietra, forse lo sono ora io,ciò non toglie che questi siano tempi veramente ambigui, anzi ascoltando la psicanalista mi veniva da pensare che l' aggettivo più calzante per oggi sia proprio AMBIGUITA'. Mi consola che tu sia sulla mia stessa sponda, un abbraccio anche a te . Ciao.

Annarita ha detto...

Un'opera interessante. Da legger. Grazie, Teo, per averla segnalata. Sarà tra le mie lettrue la prossima estate.

Baci.
annarita

Floriana ha detto...

Ciao Teodorica, approvo in pieno quello che dici sull'ambibuità. Mi soffermo sulla parte finale, l'ambiguità del ruolo paterno.
Qualche mese fa per un esame di Pedagogia, ho letto "Memorie di cure paterne", un libro accademico, anche un po' pesante, dove si analizzavano le figure dei padri di alcuni personaggi famosi, alcuni eccezionalmente educatori attenti, premurosi, al posto delle madri; altri moralmente diseducativi. I sociologi, antropologi e filosofi hanno ipotizzato che la crisi dell'uomo moderno è da ricercare nella messa in discussione del ruolo "paterno". Ferrarotti dice: "L'autorità paterna è stata formalmente intaccata dalle leggi ed erosa dall'interno del nuovo costume. Oggi si fa strada l'idea che si tratti di una perdita grave". Ci sono libri "profetici" degli anni '60 come "Verso una società senza padre", (un po' fuori luogo per l'epoca femminista) dove coraggiosamente l'autore avverte il rischio che corre la società moderna senza il ruolo "centrale" del padre: "il rapporto con il padre precede quello con il maestro, con il padrone, con il governatore locale, ecc..", insomma con l'autorità. Ma questa realtà allude solo apparentemente a una maggiore democrazia, dove la rarefazione della figura paterna elimenerebbe l'aspetto personale dei rapporti di potere rendendo impossibile configurarli in un'immagine. Un bambino senza padre (e sempre più spesso senza madre) diventa un adulto "senza padrone" che esercita funzioni anonime e viene guidato da funzioni anonime".
E' chiaro che per "padrone" s'intende l'autorità in generale, le regole da rispettare, l'educazione moralmente corretta, i valori comuni che ci rendono "civili". Ma il dibattito è ancora aperto e gli "esperti" attuali stanno ancora analizzando il "fenomeno".
A me è rimasto un bel ricordo di questo libro, tanto da spingermi a scrivere di mio padre:
http://traguardi.blogspot.com/2008/11/i-traguardi-del-passato.html

Un abbraccio

Gaetano ha detto...

Cara Paola,
come al solito, decidi per il testo di un post - questo mettiamo - un argomento che al momento più ti colpisce, e poi ti dai da fare a comporre un disegno come ti passa per la mente. È così mi pare. O il contrario?
Ecco, per cominciare, si può dire che già questo accoppiamento si dimostra ambiguo, non balenando al lettore una vattelapesca di relazione fra le due cose che meriterebbero una spiegazione. E così il tuo lume sulla questione dell’ambiguità ti permetterebbe di essere protagonista del post e non la psicanalista che tu hai messo sul podio. Ma è vero anche che mai nessuno, a parte me, è preso dal tuo disegno.
Rimanendo sulla relazione iniziale – se c’è (c’è, non è vero Paola?) –, noto da parte mia un pescatore che forse si diletta come tanti, e quel che è peggio distrattamente, forse.
In realtà, riflettendo, non ha bisogno di portare a casa del pesce per sfamare la sua famiglia, tanto meno venderlo per i propri bisogni.
I pesci, che si notano in acqua (distintamente sei), potrebbero continuare a vivere e così proliferare ed essere pescati da chi di dovere. In questo modo sarebbe salvo il principio ecologico per un sano vivere sul pianeta Terra, espandendo il concetto in altri ambiti.
Ma non ci sarebbe nemmeno il libro discusso in casa Melandri di Ravenna e tu, Paola, a mettere su questo post e tanti altri.
Non ci sarebbero nemmeno tanti blogger a gareggiare fra loro per il primato dei visitatori. I loro post, i loro servizi – diciamo la verità – si dimostrano tutti ambigui, poiché il loro fine, didattico culturale o comunque informativo, è solo occasionale. Serve quasi sempre a far salotto come in casa Melandri, e vedere elevato il contatore delle visite, come già detto.
Però, devo riconoscere che te, Paola, hai preso a cuore problematiche come questa del post a commento, ed è lodevole, perché è la prova della tua coerenza di pensiero con l’azione. Devi essere così anche nella vita.
L’ambiguità vista in tal modo, ovvero come da te, è benedetta ed è cosa buona che sia diffusa, ma l’altra votata al primato personale in tanti modi, non è poi tanto nobile se non peggio.
Quei pesci che tu hai posto nel disegno possono benissimo identificarsi a noi amici tuoi qui convenuti a commentare e che tu hai “allamato” con la tua lenza. Perciò sei tu quel pescatore nella barca. Ma al momento in cui intervieni anche tu con un tuo commento, diventi pesce. Nota l’approfondimento che lascia intravedere la tua interiorità che emerge e ti dispone, magari a rivedere o a confermare il tuo pensiero sul tema in discussione. Ecco che l’ambiguità diventa utile, se pur intrisa dalla necessità di ricorrere, con un successivo post, ad altra pesca. Chiara anche la conseguenza dell’ambiguità che è causa di mescolanze ibride come quella di certi papà “mammo” e certe mamme “babbo”. Però sarebbe meglio per le mamme e i papà fare insieme la parte del “mambo”, che ne dici Paola? Il mambo italiano con pizza e maccheroni...
In quanto alla mescolanza generata dall’ambiguità che appare deleteria al comune pensare, chi può dire che porta male? Ma se proprio questo scopo hanno sempre cercato di ottenere i filosofi quando parlano della “materia del filosofi”, del “mercurio dei filosofi”, della “pietra dei filosofi”, ma i termini sono tanti ancora. Mettiamo, internet è il “mare dei filosofi”, ossia questa materia dove si combattono i due Leoni ermetici, il Verde ed il Rosso. La “salamadra” che è focosa e irriducibile e la “remora” che è fredda e fra loro il combattimento è all’ultimo sangue. La salamandra, traslando il discorso ad un post, è il blogger che dispone il suo gioco, fa le carte come gli pare. Se questi è contraddetto da un commentatore, quindi una “remora”, farà di tutto per non perdere la faccia e zittirla. Ma non sempre ci riesce.
Una brutta cosa? Nella vita pratica agli occhi degli altri, sì. Ma è solo in questo modo che si cambia strada per far crescere la nostra interiorità che, non piacendoci, la vestiamo col bel “cappotto alla moda” o altro, come dice la psicoanalista di casa Melandri di Ravenna.
Gaetano

Paola Tassinari ha detto...

Ciao Annarita, quanti libri lodevoli da leggere ci sono, ma il tempo per leggere con gli anni diminuisce, anche perchè con l' età gli occhi si stancano. :-) Ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Cara Floriana, tu hai un taglio certamente più esperto ed approfondisci l' argomento ."E' chiaro che per "padrone" s'intende l'autorità in generale, le regole da rispettare, l'educazione moralmente corretta, i valori comuni che ci rendono "civili"" Certamente la nostra epoca non ha il rispetto delle regole, paradossalmente le regole aumentano e più aumentano più non vengono rispettate. ( hai notato che tante auto non mettono più la freccia per sorpassare o svoltare e questa è una regola che non costa nessun sforzo )Sono andata a leggere il post su tuo padre , io sinceramente non so adeguarmi ai tempi ed ho nostalgia di quelle persone che non avevano studiato , ma avevano tanto buon senso. Buon senso che forse gli derivava da una vita pratica e a contatto con la natura. Ciao.

Paola Tassinari ha detto...

Caro Gaetano,di solito ( ma a volte procedo esattamente come hai detto tu) prima disegno , quello che sento interiormente . Mi libero , osservo il disegno , la foto e poi faccio affiorare l' immagine che ho in me, vado avanti , passo dopo passo , so quello che devo aggiungere e quando devo fermarmi.Tu hai spiegato benissimo il pescatore che pesca i pesci, di cui può fare a meno , ma allo stesso tempo non può farne a meno. Ho esaltato ciò , anche col colore, verde e azzurro sono colori simili , che fra loro si confondo , sono ambigui.Il mio blog è nato per le immagini, i testi li aggiungo per fare capire l' immagine e sono coerentemente il mio sentire incoerente. Paradossalmente per me, l' avere frequentatori è stimolante ma a volte imbarazzante, perchè qualcuno potrebbe sapere di me più di quel che so io. Ma un' artista deve essere sincero altrimenti non ha senso ed il tempo trascorso sul blog sarebbe tempo inutile.Io non so usare le parole, forse neanche le linee e i colori, e dovrei domandarmi che follia è quella di raccontarsi ( perchè scrivendo ciò che mi colpisce e disegnando ciò che è nell' immaginario mi racconto)forse è solo il fascino del racconto o una ricerca di radici o un senso alla vita? Boh? Gaetano , grazie di esistere, tu mi fai sentire meno " ingarbugliata"Ciao.
PS La mia interiorità a volte mi piace, a volte mi fa schifo, a volte "ni" ma non è così per tutti?Riciao